Tutto è lecito in Guerra, Tutto è lecito in Amore di KodochaLife (/viewuser.php?uid=733930)
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Tutto è lecito in Guerra, Tutto è lecito in Amore
Terralivia era una nota
città italiana, dal fiorente commercio e dalle persone raffinate
e colte. Sebbene fosse di dimensioni modeste, molti celebri personaggi
si erano stabilii lì, rendendola ancora più famosa e
sognata. Tra le molte persone che camminavano nelle sue stradine
affollate, che giravano nel mercato, che si incontravano nelle piazze
in cerca di compagnia, una giovane ragazza dai sedici anni
d'età, i lunghi capelli rossi tenuti sempre da due nastri e la
carnagione chiara e delicata viveva la sua nobile e tranquilla vita,
anche se i tempi erano grigi e le Crociate occupavano la mente delle
persone.
Questa ragazza era una
giovane ricca di sogni e speranze, che non potevano rendersi
realtà a causa delle condizioni sociali di quell'epoca, ma
comunque continuava a vivere la vita aiutando le persone in
difficoltà. Si chiamava Sana Kurata, ed era una dama ribelle e
coraggiosa. Camminava tranquilla per le vie della città, e si
dirigeva verso il castello di sua madre, ormai vedova, anche se non era
la sua vera madre: l'aveva trovata sotto una cassa al mercato e l'aveva
presa con sè. Appena rientrata nel familiare vicolo di campagna,
iniziò ad ammirare l'enorme fortezza che fungeva per lei da
casa: un enorme portone in legno chiudeva un insieme di muri di pietra
grigi, che a loro volta coprivano un giardino verde e varie costruzioni
dedite all'agricoltura, al commercio e alle risorse primarie.
Alzò lo sguardo e vide le quattro torri che si stagliavano alte
nel cielo blu e limpido, rendendo ancora più visibile l'enorme
costruzione in cui abitava.
Sana aprì il portone aiutata da due guardie appostate lì e entrò nella sua "umile" dimora.
-Salve Madre! Sono
andata al mercato e ho comperato alcuni oggetti interessanti: un pezzo
di legno con dei crini di cavallo chiamato "spazzola", due pezzi di
vetro rotondi tenuti insieme da un filo di ferro chiamati "occhiali" e
un martello fatto interamente in legno!
-Ma che cose interessanti, Sana! Credo che saranno utili qui nel castello...-
-Io dico di no, Saggia
Dama Kurata, perchè credo che quegli oggetti vengano
dall'oriente...e se la vedessero con quelli? La definirebbero
un'eretica! E così oltre che a cercare le spie arabe
nell'impero, la Chiesa cercherebbe anche lei!Li butti via! Come
potrebbe Messer Naozumi Kamura vedere la Signorina con quelle
cianfrusaglie!?-disse Rei, il suo maggiordomo.
-Cosa!? Nao verrà qui al castello!? Perchè non me l'hai detto!?-
-Signorina, parli in
modo corretto, e non come quei popolani privi di cultura! E comunque lo
deve trattare con rispetto, perchè le deve fare una
dichiarazione di matrimonio!Ops!-
-Co...co...cosa!?
Ma..ma..matri...trimonio!? Ma neanche se domani gli arabi attaccassero!
Non sposerò mai Nao, voglio essere libera, e sono ancora
giovane...Madre, la prego, non accetti questo matrimonio, mi appoggi!-
-Mi spiace Sana, ma io...vedi, io ho già accettato...è per il tuo bene...-
-Per il mio bene, per il
mio bene!? Basta, io odio la vita di corte, voglio vivere come quegli
umili popolani senza cultura! Almeno loro vivono tranquilli! Addio
Rei, addio Madre, io me ne vado!- e prese le sue cose e se ne
andò via per sempre.
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-Akito! Akito! Abbiamo una nuova missione per te!- disse Tsuyoshi
-Cosa, di già? L'ultima è stata appena ieri!-
-Ehm...i cristiani
attaccano di continuo, quindi abbiamo bisogno di più persone del
solito...ora alzati dal letto e sbrigati, o ti puniranno!-
-Si, mi sbrigo...-
A parlare era stato un
giovane assassino arabo, che arabo proprio non sembrava: aveva due
occhi ambrati che incutevano soggezzione, una carnagione chiara e dei
capelli biondi quasi sempre arruffati, Sembrava uno di quei guerrieri
cristiani che cercavano di ucciderlo.
Akito, così si
chiamava, aveva sedici anni, ma ne dimostrava molti di più: fin
da piccolo era stato trattato come un mostro, perciò era
cresciuto in fretta senza l'amore della sua famiglia. Poi,
all'età di udici anni era entrato nell'Accademia, e fin da
allora loro erano la sua vera famiglia. Era stato addestrato da
assassino, e una volta preso il diploma, a quindici anni, aveva ucciso
la sorella, mentre il padre era stato ammazzato in guerra. Akito non
aveva alcun risentimento sulle scelte della sua vita, perciò
viveva tranquillo nella sua "casa". Però Akito non era mai stato
felice, neanche una volta in vita sua. Ora si stava cambiando e dopo
dieci minuti era pronto: indossava una tuta nera, una cintura in cuoio
gli fasciava la vita e conteneva coltelli, pugnali e armi di ogni
genere. Per finire indossò il suo mantello nero. Akito non era
un soldato: era stato addestrato per uccidere in incognito, all'ombra,
dove era riparato dagli attacchi nemici e dove poteva attaccare meglio.
Anche se può sembrare più sicuro, il suo lavoro non era
affatto semplice: aggirarsi senza fare il minimo rumore era difficile
di suo, ma attaccare facendolo era quasi impossibile. Comunque, Akito
era il miglior assassino dell'Accademia e completava sempre le sue
missioni.
-Akito!!!!! Ci stanno aspettando!-
-Si...si....ciao Tsu, ci vediamo in battaglia...-
Così Akito si diresse verso il campo di battaglia.
Non lo sapeva ancora, ma all'Accademia non ci sarebbe più tornato.
Bene, ciao a tutti!!! Questa
storia mi è venuta in mente ieri, e spero che vi sia piaciuta!
Leggete e ditemi se ci sono errori mooooooooooooolto gravi,
perciò grazie a tutti!!!!!!!!! Questo era una specie di prologo,
perciò era un po' corto, spero che i prossimi capitoli mi escano
più lunghi...allora, a presto!!!!!!!!!!!
Love<3
KodochaLife
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