Disaster

di madelifje
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Crack the spine.



Dire che Niall Horan ci rimase male sarebbe l’eufemismo del secolo. Mi guardava con i suoi occhi blu, che improvvisamente erano diventati rotondi e speravano di aver capito male. Invece no.
Aveva capito perfettamente.
Io, Aubree Emily Styles, avevo rifiutato la sua proposta di matrimonio.
Mi si stava spezzando il cuore. Speravo davvero che lui mi capisse, non aveva appena detto di amarmi? Non lo stavo rifiutando. Rifiutavo la proposta, non lui. E non venitemi a dire che è la stessa cosa. Pregavo solo che mi permettesse di spiegare, senza dare di matto.
Mi inginocchiai lentamente, fino a trovarmi al suo livello, e accennai un timido sorriso.
Niall mi guardava ancora sconvolto e apparentemente incapace di parlare, così dovetti dargli io qualche spiegazione.
- Ti ho detto di no – ripetei – perché non voglio che le circostanze siano queste. Non ti voglio sposare perché Liz è fuori dai piedi e i tuoi genitori sicuramente non riuscirebbero a insabbiare due scandali. Ti voglio sposare quando saremo entrambi più grandi, quando Sophie potrà ricordarsi del matrimonio e quando tu sarai sicuro al cento per cento di amarmi.
- Amy, ma io…
- Ho visto il casino che hanno combinato i miei genitori e il disastro in cui si è ficcato mio fratello. Non voglio fare quella fine, Niall, soprattutto non con te. Ci tengo troppo, che cavolo. Ti amo come non ho mai amato nessuno e sono sicura che sarà così anche tra qualche anno. Dovrebbe essere lo stesso anche per te, o non mi avresti fatto questa proposta.
- Forse hai ragione, però…
- Niall – dissi, e non ci fu bisogno di aggiungere altro. Lui mi aveva guardato e aveva capito, o almeno, così sembrava.
In quel momento, neanche a farlo apposta, le luci dell’ascensore si riaccesero.

 
***


Quando la corrente era saltata, Sue Callaghan si trovava a bordo della sua macchina, diretta ad Holmes Chapel. Era pronta a sopportare tre ore e passa di macchina, quella volta ne valeva la pena. Non si era accorta del black-out che aveva colpito quasi mezza Londra, il grande evento le sarebbe stato raccontato solo in seguito da Louis Tomlinson.  Per il momento, lei era a conoscenza solo della propria frustrazione e della voglia che aveva di mandare all’inferno Harry Styles. Dopo “l’incidente” con Amy e Louis, la coppia si era vista solo due volte. Entrambe si erano concluse allo stesso modo, ovvero con loro due nudi nello stesso letto. Sue voleva porre fine a questa storia, magari in modo definitivo.
L’ultimo messaggio le era arrivato alle 10.25 di quella mattina, quando cioè lei si trovava ad Anatomia e ovviamente aveva dimenticato di togliere la suoneria al cellulare. Un po’ di occhiatacce da parte dei suoi compagni e dal prof, però, le poteva sopportare; si era addirittura concessa lo sfizio di leggere il messaggio. E per poco non ci era rimasta secca.
Parcheggiò fuori dal vecchio appartamento dei ragazzi, dove era sicura si trovasse Harry. Entrò nell’edificio che aveva visto così tante volte e prese l’ascensore per raggiungere quel particolare appartamento. Nelle due case comunicanti che fino a un anno prima erano state un porto di mare, adesso ci vivevano solo tre persone: Niall, il quale appena poteva schizzava nella capitale, ed Harry con la moglie. Jenny in quel momento si trovava fuori città, dalla madre. Il messaggio che le aveva inviato Harry riguardava proprio questo e Sue, suo malgrado, avvertiva una certa emozione all’idea di incontrarlo. Harry avrà avuto centinaia e centinaia di difetti, ma forse lei lo amava.
Continuò così la lunga serie di errori che era iniziata con Sue che continuava a frequentare un uomo sposato ed era proseguita fino a quel momento, in cui lei non aveva bussato ma aveva recuperato direttamente le chiavi dal portaombrelli. Ingenuamente, sperava di cogliere Harry Syles di sorpresa.
Quello che la povera Sue Callaghan non poteva immaginare, era che l’unica davvero sorpresa sarebbe stata lei.

 
***


Forse William avrebbe dovuto dire qualcosa ad Edward, il quale chiaramente non l’aveva riconosciuto. Però “Ehi, sono il fratellastro bastardo di Amy” non è che suonasse troppo bene, perciò lui preferì tenere la bocca chiusa e continuare a parlare.
La cosa peggiore? Edward C. Sheeran in fondo gli era simpatico.
Più si parlavano, più a Billy veniva voglia di vederlo una seconda volta. E più gli veniva voglia di vederlo, più la faccenda riguardante Amy Styles e un certo grado di parentela sarebbe diventata difficile da nascondere. Che poi quest’idiota avrebbe anche potuto ricordare tutto quello che era successo quella sera - dall’incendio al compleanno della tizia con i capelli blu, a Billy che fregava una macchina e al conseguente arresto - !, non era stata esattamente una nottata difficile da dimenticare. Invece no, quel pel di carota lo trattava come se non si fossero mai visti.
Lui era disgustosamente gentile e William a Londra non aveva neanche uno straccio di amico. Sì, perché a casa di Amy l’unica persona che lo sopportava non aveva neanche un anno ed era priva della capacità di intendere e di volere. Messo bene, pensò con rabbia.
Quando la corrente tornò, si trovò quasi a sperare che Ed lo liquidasse con un “è stato bello, buona vita anche a te”. Ovviamente non fu così. I due finirono gli acquisti dentro il Mediaworld e poi si trovarono in uno di quei pub che a Londra sembrano essere ovunque.
- Sei a Londra da tanto? – gli chiese Ed, due boccali di birra dopo. Era stato imbarazzante. William aveva dovuto fingere di aver dimenticato a casa i documenti, in modo che il rosso si offrisse di ordinare al posto suo.
Salve, sono il fratellastro bastardo e pure minorenne di Amy Styles. Come va?
Cristo, ma perché era così sfigato?
- No, sono appena arrivato. Sto a casa di un amico per un mese.
- Solo un mese?
Pensa, Billy, pensa.  – Sì, sto facendo uno stage in una pasticceria.
Avrebbe voluto che gli alieni venissero a prenderlo. Da dove cazzo gli era uscita una scusa del genere? Se Ed gli avesse chiesto il nome della pasticceria, avrebbe confessato tutto. Ma, ancora una volta “I miei non mi lasciano solo a casa perché ho già tentato il suicidio” suonava terribilmente male. Una frase del genere implicava l’essere minorenne e abitare ancora con i genitori. Che poi, quando aveva iniziato a considerare Anne Cox come un genitore? Quella donna aveva generato Harry e Amy.
-Pasticceria? Grande! Mi fai assaggiare qualcosa, eh.
Contaci. – Chi lo sa!
- Senti un po’, Billy, dammi il tuo numero. Mi sa che ti servirà qualcuno per imparare a conoscere Londra.
Era maledettamente vero.

 
***


Come spiegai più tardi a Bella, mi ero sbagliata. Niall Horan non aveva capito, o non mi avrebbe abbandonato non appena fosse stato in grado di lasciare l'ascensore. Si era allontanato in fretta, con la coda tra le gambe e l’ego ferito, lasciandomi con la spesa e l’insopportabile odore di naftalina. Arrivata a casa – rigorosamente a piedi – ero scoppiata a piangere.
Presi il telefono e composi il primo numero che mi venne in mente, il quale, neanche a farlo apposta, apparteneva all’unica felicemente sposata delle mie amiche.
- Aspetta. Niall Horan si dichiara e tu dici di no? Amy, cosa cazzo hai bevuto?
Per poco non lanciai il cellulare giù dalla finestra. Quello sì che si chiamava supporto morale.
- Amore mio, non tutti sono come te. Alcuni hanno dei figli e non possono rischiare di mandare tutto all’aria. Cosa che è successa comunque, visto che adesso Niall mi odia.
Ci fu un sospiro da “oh, che povera idiota”, poi Bella Malik parlò. – Non ti odia.
- No?
- No. Hai solo ferito il suo povero ego. Niall è un maschio, gli passerà.
Mi sarebbe piaciuto essere così fiduciosa.  – Tu sei d’accordo con la mia decisione, vero?
Pausa. – Io al tuo posto non l’avrei fatto. Quindi deve essere stata la cosa giusta, quella coscienziosa sei tu.
Allora siamo freschi, pensai. Non dissi niente, perché Isabella Malik detestava il vittimismo, e lei colse l’occasione per continuare a parlare.
- Comunque gli passerà. Gli deve passare.
- Perché?
- Oh Gesù. Amy, settimana prossima tua figlia compie un anno. Hai intenzione di non invitare il padre alla festa?
Oh. Oh.
Mi ero completamente dimenticata della festa di Sophie. Che mamma di merda.
- Potrebbe anche decidere di venire solo per la figlia, non per me – puntualizzai. – Comunque grazie per avermelo ricordato, devo iniziare ad invitare un po’ di gente…
- Io e Zayn dovremmo… aspetta. ZAYN! – Dall’altra parte ci fu un “Cosa, Izzy?” – CI SIAMO PER IL COMPLEANNO DI SOPHIE HORAN?
- Quante Sophie conosci? – domandai, venendo prontamente ignorata. “Sì, amore!” strillò Zayn.
- Zayn dice “Sì, amore!”.
Ridacchiai. – Perfetto. Allora devo solo chiedere a Noelle, Niall, Louis, Ed, Sue e Billy, mio malgrado. Ah già, mio fratello. Jules e Liam non ce la fanno a venire dall’Irlanda, vero?
Lei fece come se non avesse sentito la mia domanda. – Sue? Devi proprio?
- Sì – sbuffai. – Vuoi dirmi perché avete litigato?
- Sì, perché è una puttana.
- Izzy!
- Zayn vi ha contagiati, stupendo. Senti Em, devo andare. Tu rilassati, perché Niall è schifosamente innamorato di te e la festa della tua figlioletta sarà degna di quel programma su MTV. Ciao ciao.
Riattaccò prima ancora che potessi farle notare che, a volte, l’amore non basta.

 
***


Sue Callaghan abbandonò la giacca sull’attaccapanni e indossò il suo migliore sorriso. Era quello con le fossette incluse, quello che sembrava comparire solo con Harry Styles nei paraggi.
Prese il cellulare, rilesse per la centesima volta il messaggio e sospirò, felice. Era arrivato il momento di fare quella sorpresa.
 
Harry: Ehi. Jen mi ha lasciato, starò ad Holmes Chapel per un po’. Sue, se vuoi venire, mi faresti un favore. Sto veramente da cani.
 
Una persona meno coinvolta emotivamente si sarebbe ricordata che Harry Styles nei messaggi non usa mai né la punteggiatura né le maiuscole. Avrebbe anche trovato strano quel “mi faresti un favore”. A Sue, ovviamente, il pensiero non passò neanche per l’anticamera del cervello.
Arrivò in salotto. Non avrebbe mai dimenticato l’espressione che fece Harry Styles dopo aver sentito il suo “Ehi”. La gioia iniziale venne quasi subito sostituita prima dallo stupore, poi da un’inspiegabile agitazione.
- Co… Cosa ci fai qui? – balbettò.
- Ho letto il tuo messaggio. Quello per cui ho fatto una grandissima figura di merda all’università, hai presente? – fece sarcastica, senza però smettere di sorridere.
E Harry Styles divenne pallido come un fantasma. Lanciò una rapida occhiata al corridoio, poi raggiunse Sue in due passi e le prese un polso.
- Sue, io non ti ho mandato nessun messaggio.
Lei non si preoccupò. Non ancora. – Come no? Dai, Harry, ammett…
- Sue, ma che sorpresa.
 
C’è un momento, mentre si sta risolvendo un indovinello particolarmente complicato, in cui viene la cosiddetta illuminazione. Tutti i pezzi vanno magicamente al loro posto e tu ti senti come la reincarnazione di Albert Einstein.
Quando Sue Callaghan udì quella voce, ripensò al messaggio incriminato e, finalmente, notò tutte le stranezze. Capì anche che Harry non le avrebbe mai chiesto di raggiungerlo ad Holmes Chapel per una cosa del genere, ma sarebbe stato lui ad andare da lei.
Non era stato Harry Styles ad inviare quel messaggio.
Si voltarono a rallentatore verso la proprietaria della voce, raggelati, la mano di Harry ancora stretta intorno al polso della ragazza.
Sue dovette deglutire un paio di volte prima di dire – Jenny.
- Ci avrei giurato – rise questa, – sapevo che saresti venuta. Harry, amore, dovresti cancellare il registro delle chiamate del tuo cellulare.
Visto che Harry ancora non capiva, Sue prese parola. – Hai inviato tu il messaggio. – Non era una domanda. In quel momento provava diverse emozioni: tristezza, rabbia, delusione e, soprattutto, una profonda vergogna per se stessa.
Cos’aveva detto Bella? “Voglio che venga il giorno in cui ti renderai conto di essere una puttana, solo per dirti che te l’avevo detto.” Aveva ragione, ovviamente. Sue le doveva delle scuse.
Avrebbe dovuto scusarsi anche con Jen, o sarebbe stato ridicolo?
- C’erano troppe chiamate tra te e mio marito – spiegò Jenny. – Eravamo qui ad Holmes Chapel per andare a trovare dei parenti di Harry e ho deciso di fare la prova del nove. Chiaramente non mi sbagliavo.
Era un’idea troppo astuta per Jen, sicuramente gliel’aveva suggerita qualcuno. Il pensiero fece scappare un sorriso a Sue e la scena diventò ancora più grottesca.
Erano lì, marito, moglie e amante, a parlare tranquillamente nel salotto.
- Vuoi che ti dica cosa succederà adesso?
Sue annuì. Le lacrime già le pungevano gli occhi, così si guardò la punta delle scarpe. Ma perché Harry non parlava?
- Tu adesso girerai sui tacchi, non rivolgerai più la parola né a me né a mio marito. Farò una scenata la prossima volta che ci saranno tutti, così capiranno chi è davvero Sue Callaghan. Mi dispiace, cara, la pubblica umiliazione è il minimo. Potrai divertirti con un altro ragazzo. Le puttane di solito trovano facilmente un rimpiazzo, vero?
La vergogna per se stessa era diventata disgusto allo stato puro. Le lacrime ormai scendevano incontrollabilmente giù per le guance. Tremava tutta. Sue non saprebbe dire dove diavolo abbia trovato il coraggio necessario a sollevare la testa e parlare.
- Non è solo colpa mia – articolò.
- Scusa?
- Non sono io che ti ho tradito. Harry non è finito nel mio stesso letto per sbaglio, perché credeva che al mio posto ci fossi tu. – Piccolo singhiozzo. – Era abbastanza consenziente, sai?
Per la prima volta, il diretto interessato emise un suono. “Sue”.
- Sue?! SUE?! È tutto quello che hai da dire? – gridò. Ormai piangeva, ma non gliene fregava niente. Non era quella la cosa peggiore.
- Sai cosa ti dico, Jenny? Tienitelo. Tieniti un marito che andava con un'altra e poi al telefono sosteneva di amarti. È tutto tuo, te lo meriti. E io forse sono una persona schifosa, ma non ho il coraggio di guardare in faccia mia moglie nonostante… tutto. Sono la puttana, non la traditrice. Addio.
Disgustata, girò sui tacchi e lasciò quella casa, dimenticando la giacca sull’attaccapanni. 


 
- Non mi avevi detto che ci sarebbero stati anche loro.
- Certo, o tu saresti rimasta a casa. Noccioline?


 
Saaalve :)
Non sono morta. Ho scritto su ask che stavo lavorando al capitolo e non ho resistito alla tentazione di pubblicarlo.
In tante mi avete chiesto se quello "scossi la testa" fosse un sì o un no. L'avevate immaginato? 
I miei poveri personaggi non hanno vita facile. Scrivere l'ultima parte del capitolo mi ha praticamente ucciso, spero che a voi sia piaciuta. È stato molto meglio scrivere il pezzo di Ed e Billy ahahaha
Al solito, fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi lascio i miei contatti e un invito a passare dalle altre storie.
baci,
la vostra Gaia

P.S. solo nel mio pc efp è molto più piccolo?




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