CAPITOLO 3°
AMORE, DOLCE OSSESSIONE…
Dopo quella
sera i giorni a scuola presero a trascorrere abbastanza velocemente a detta di Ginny e prima di quanto pensasse arrivò il giorno della
prima visita ad Hogsmeade. Aveva sempre adorato quei
momenti, andare in giro per il piccolo paese, bersi una burrobirra
ai Tre Manici di Scopa e scorazzare con Harry, Ron ed Hermione
per le viuzze della cittadella. Non l’aggravava il pensiero di non potersi
permettere niente all’infuori di qualche caramella da Mielandia
e, anche se così fosse stato, non le avrebbe poi migliorato tanto la
situazione. Per cui era sempre genuinamente felice di passare un po’ di tempo
in più a scherzare e a divertirsi senza il pensiero delle lezioni e dei
compiti.
Riguardo al
rapporto con Giulia non aveva avuto il coraggio di troncarlo così, senza
neanche poterle dare una spiegazione precisa sul motivo, ed inoltre lei non
voleva abbandonare la sua amicizia alla quale, anche se tremendamente dolorosa,
già teneva moltissimo. Man mano che i giorni passavano e la loro amicizia si
rafforzava Giulia le raccontava sempre più della sua vita e anche Ginny aveva cominciato a rivelare qualcosa della propria
famiglia e di se stessa, cercando di tralasciare argomenti che avrebbero potuto
mettere entrambe a disagio. Inoltre era sempre piacevole stare assieme a
parlare e a fare i compiti, quindi perché avrebbe dovuto non parlarle più se
stava così bene in sua compagnia? Semplicemente non si sarebbe avvicinata in
presenza di Draco, non sarebbe dovuto essere così
difficile. Avrebbe solo dovuto prendere qualche accorgimento in più. Così aveva
continuato a frequentare la biondina e, con suo grande piacere, il fratello
Angelo, che trovava un ragazzo adorabile. Sempre dolce e carino con lei,
simpatico in un modo in cui solo Ron sapeva essere. Aveva sempre il sorriso in
bocca, riusciva, anche nei giorni più neri, ad infonderle un pizzico del suo
innato buonumore e l’aiutava in Pozioni, in cui scoprì di essere sensibilmente
migliorata passando da una T ad una A con sommo dispiacere di Piton. Era un ragazzo molto simpatico e spesso l’aiutava a
non pensare a ricordi tristi che avrebbero potuto irrimediabilmente rovinarle
la giornata.
Tuttavia non
bastava. Avere sempre Angelo attorno con una delle sue battutine pronte all’uso
non la distraeva abbastanza da farle completamente dimenticare la sua vita
passata aiutandola a riprendersi del tutto. Certo, da quando lo aveva
incontrato poteva benissimo dire che era l’unico, assieme ad Harry, in grado di
farle tornare il buonumore, ma spesso, quando si trovava sola in biblioteca, o
quando era a letto, non poteva frenare il flusso di pensieri della sua mente e
più di una volta si era “inspiegabilmente” ritrovata in lacrime il mattino
dopo, con il cuscino molto simile ad una spugna tanto era bagnato. E allora si
chiedeva spesso cosa avrebbe dovuto fare per porre fine a quel suo dolore
silenzioso e tutto ciò che riusciva a fare per cercare di migliorare la sua
situazione sentimentale era asciugarsi le lacrime con una mano e il cuscino con
un colpo di bacchetta, confondendosi nella calca informe di studenti così da
dimenticare per un po’ i propri pensieri. Avrebbe tanto voluto riassaporare il
calore delle sue mani sul suo corpo, sentire il proprio collo baciato dal suo
respiro caldo e regolare… avrebbe tanto voluto poter
baciargli la mandibola, stringerlo fino a farsi male…
avrebbe tanto voluto rivivere ogni attimo passato assieme e cancellare ogni
residuo del suo dolore lacerante. Ma, anche se Ginevra Weasley
non se ne accorgeva, era proprio quell’”avrebbe voluto” al condizionale che
condizionava irreparabilmente il suo volere.
“Ginny…” il dormitorio femminile Grifondoro
era illuminato dalla luce del sole che filtrava attraverso le finestre e le tende,
creando un cono di polvere volante lungo la sua traiettoria. Quasi tutti i
letti erano già vuoti e messi apposto, fatta esclusione ovviamente di quello
della rossa, che dormiva ancora profondamente senza prestare alcuna attenzione
agli scarsi tentativi di sveglia di Hermione. Aveva
uno sguardo corrucciato nel sonno e le mani erano serrate a pugni sul bordo
delle coperte. I capelli erano sparpagliati disordinatamente sul cuscino e
creavano un forte contrasto con il suo candore, e il suo respiro era irregolare,
come se stesse correndo ininterrottamente da un’ora. Ma Hermione
non prestò molta attenzione a questo suo stato, cercando di svegliarla e
pensando che l’amica stesse facendo uno dei tanti incubi che era solita fare in
quell’ultimo periodo della sua vita.
Ron era stato
molto chiaro. Inizialmente Hermione aveva creduto che
a tavola stesse solo scherzando sul controllo perentorio di ogni singola mossa
della rossa o che comunque fosse spinto
dalla tensione del momento, ma giunti nella Sala Comune l’aveva tirata da parte
e molto chiaramente le aveva dato l’”ordine” tassativo di controllarla. Come se
lei non avesse una vita, come se lei non avesse alcun tipo di interesse, no,
lei era solo l’addetta alla sorellina, solo una stramaledetta balia. Ma in fin
dei conti si era rassegnata a tutto ciò e aveva dato il suo assenso, sicura che
se non lo avesse fatto il rosso non le avrebbe più rivolto la parola per tutta
la sua misera vita. Questo voleva dire quindi che avrebbe dovuto svegliare Ginny e accompagnarla personalmente ad Hogsmeade,
facendo attenzione a che non sfuggisse dal suo campo visivo così da poter
combinare qualche incredibile cazzata, come le aveva detto Ron serio. Ed Hermione voleva davvero tanto pensarla come il suo amico,
ma non riusciva a pensare altro riguardo quella situazione se non che fosse
stramaledettamente patetica e ridicola fino all’inverosimile.
“Ginny, Gin…” scosse un pochino le
spalle della ragazza tentando di fare il più delicatamente possibile e tutto
ciò che ottenne fu un grugnito di protesta. Poi Ginny
schiuse lentamente gli occhi, richiudendoli subito dopo per la luce accecante
del giorno, e piano li adattò alla luminosità presente nella stanza, cercando
di focalizzare ciò che la circondava. Hermione si
alzò in piedi riacquisendo un minimo del suo solito contegno come era solita
fare.
“Certo
che svegliarti è un problema. E meno male che questa mattina non abbiamo
lezioni, su vestiti ci stanno aspettando di sotto, siamo già in ritardo.” La
rossa ancora imbambolata per il sonno la guardò corrugando la fronte. Poi
spostò lo sguardo al calendario appeso lì vicino e cercò di individuare il
giorno. Improvvisamente saltò giù dal letto e andò alla ricerca della
biancheria pulita nel cassetto.
“Mi
chiedevo quanto ci avresti messo a rendertene conto!” disse Hermione,
poi si sedette sul letto osservando i movimenti frenetici dell’altra.
“E’
mai possibile che mi dovete sempre svegliare all’ultimo secondo?” disse Ginny trovando finalmente ciò che cercava.
“Dovete?”
“Si,
tu, Katie, Jen… mi svegliate quando sapete che ormai
il ritardo è assicurato.” Detto questo s’infilò nel bagno lasciando l’amica
fuori. Pochi secondi dopo riaprì la porta rivolgendosi seria ad Hermione.
“Puoi
andare se vuoi.” L’altra scosse repentinamente la testa in segno di diniego.
“No.
Ti aspetto.” Ginny fece un’impercettibile alzata di
spalle poi sparì dietro la pesante porta di legno massiccio. Un quarto d’ora
dopo uscì dalla porta con una gonna più corta di quella solita della divisa
della scuola e una camicetta priva di cravatta e leggermente sbottonata nella
parte superiore. Con un incantesimo arricciò un po’ alle punte i capelli e li
fece ricadere liberi sulle spalle tenendo il mantello nero con lo stemma Grifondoro su un braccio. Si diede un’ultima occhiata allo
specchio e si voltò sorridente verso Hermione.
“Andiamo.”
*******
Nella
Sala Grande del castello, invece, un ragazzo consumava pigramente la colazione
dando un’occhiata disinteressata alle notizie della Gazzetta del Profeta
arrivatagli poco prima. Rita Skeeter aveva scritto un
altro incredibile articolo sul famigerato Harry Potter, il mago più potente di
tutti i tempi dopo Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Storse le labbra perfette in una smorfia di assoluto disgusto facendo scorrere
lo sguardo su alcune righe dell’articolo.
Harry Potter. Un nome,
una leggenda, un semplice ragazzo di periferia. I più piccoli lo venerano, i
più grandi lo stimano, i suoi nemici lo temono. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato
lo teme.
Draco Malfoy allargò le labbra in
un sorrisetto ironico nel leggere quelle parole. Voldemort
paura? Tutto ciò che in quel momento avrebbe avuto voglia di fare sarebbe stato
urlare a tutti quanti che Voldemort non avrebbe mai
temuto un piccolo verme come Potter, che probabilmente se avesse letto quelle
poche parole avrebbe ucciso Rita Skeeter senza
neanche un briciolo di reticenza. Se solo avesse voluto, avrebbe già ucciso
anche Harry Potter. Ma era stato molto chiaro in merito, con lui e suo padre e
tutti i Mangiamorte. Non è ancora tempo di grandi battaglie…
Ma se è così perché
non ci salva? Perché non salva tutto il mondo dalla morsa del male, perché non
utilizza la sua maestria e le sue arti magiche oscure e potenti per sconfiggere
chi potrebbe portare il Mondo Magico in crisi e potrebbe uccidere ogni singolo babbano, mezzosangue o impuro, portando alla distruzione
della Comunità non Magica? E, con grande dispiacere, io, Rita Skeeter, attraverso le mie attendibilissime fonti, sono
arrivata a sciogliere i nodi dal pettine mettendo in chiaro la situazione…Harry Potter è solo un mito…
e nient’altro. Un diciassettenne come tutti gli altri, che frequenta ancora la
scuola, che non ha alcuna maestria nell’uso della magia e che non sarebbe in
grado di mettere in salvo da questo dramma che interessa il mondo intero
neppure la sua civetta. È un ragazzino, che per di più ha trascorso gran parte
della sua vita tra i babbani, è quasi un babbano in base all’educazione ricevuta per i primi undici
anni della sua vita. Secondo voi riuscirebbe a salvare il mondo e ad uccidere
il Mago Oscuro? Ne dubito fortemente.
Per anni egli non ha
fatto che accrescere i suoi poteri, limare le sue capacità già molto elevate,
spargere il sangue delle sue vittime su una terra del tutto innocente di tutto
il male al quale ha assistito. Credete che sarebbe tanto difficile per lui
mozzare per sempre il respiro di un bambino come Harry Potter? No, per questo
io dico che Harry Potter non vale nulla per il bene della nostra comunità, per
il mio bene e per il vostro bene e quello dei vostri figli. Forse Silente è
troppo vecchio per rendersi conto…
“Draco?” quella voce. Troppe volte l’aveva sentita per
poterla dimenticare, troppe volte aveva pronunciato il suo nome, con allegria
contagiosa, con passione ardente… troppe volte lui si
era lasciato cullare addormentandosi e abbassando tutte le sue difese. Troppe volte…
“Giulia…” il suo cuore smise di pulsare prepotentemente nel
petto e il sangue riprese ad affluire correttamente per tutto il suo corpo.
Perché?
Perché con lei non era lo stesso? Perché le farfalle che aveva avuto fino a un
momento prima nello stomaco, quando aveva creduto che fosse qualcun altro,
erano volate via e non avevano lasciato nulla se non…
indifferenza? Il suo sorriso era bianco e trasmetteva tutta la chiarezza dei
suoi sentimenti ma lui, lui era degno di…
“Cosa
fai questa mattina?” disse sedendosi accanto a lui irritando Blaise, che dovette stringersi di più a Tiger per farle
posto. Draco piegò il giornale abbandonando il muffin
che stava piluccando fino a poco prima sul suo piatto.
“Credo
che rimarrò qui.” E poté leggere dispiacere, puro e semplice dispiacere nei
suoi occhi verdi, quei bellissimi occhi verdi maledettamente espressivi…
“Però
se vuoi potremmo stare assieme in Sala Comune stasera...” si affrettò a dire
mordendosi subito dopo la lingua per tale oscenità. Sorrise e lui non poté fare
a meno di gioire per essere stato la causa di quell’esplosione di
allegria.
“Oh
va bene…hai bisogno che ti prenda qualcosa ad Hogsmeade?” ed era di nuovo felice. Genuinamente felice di
poter stare con lui, e questo era da lei… lei che per
tanto tempo lo aveva fatto impazzire con quel suo comportamento da bambina.
“Niente…” poi sembrò pensarci un po’ di più ricordandosi di
qualcosa di importante.
“Oh,
un po’ di lucido per scope effettivamente mi servirebbe.” Lei sorrise di nuovo
mettendolo improvvisamente di buon umore.
“Bene,
lucido per scope… ci vediamo dopo.” Così dicendo gli
posò un lieve bacio sulle labbra per salutarlo e se ne andò di gran corsa fuori
dalla Sala Grande. Blaise tornò al suo posto
pulendosi lo sporco invisibile (Che poi tanto invisibile non è!) lasciatogli da
Tiger.
“Certo
che quella farebbe di tutto pur di accontentarti come d’altronde tutte le
ragazze di questa maledetta scuola.” Il biondino si voltò verso il cugino con
una certa nota di spavalderia.
“Non
si può dire lo stesso di te invece.” Il moro si rabbuiò ancora di più a
quell’affermazione.
“Già.”
Disse solamente arrendendosi all’evidenza. Draco rise
impercettibilmente, poi riprese il muffin dal piatto addentandolo con gusto.
*******
I
vicoli della piccola cittadella erano bui e stretti, vi si sarebbe potuto
perdere qualcuno che non vi era mai passato prima, ma la strada principale era
affollata e larga e piena di negozi dove fare compere. Mielandia,
Zonko, Madame Zefira, Mr. Quidditch, I Tre Manici di Scopa, La Testa di Porco. C’era
una così grande varietà di negozi e locali dove passare allegramente il tempo
che spesso, soprattutto ad Harry e Ron, il tempo a disposizione non bastava
mai. Ma il negozio che ai due amici piaceva di più era sicuramente “Lo Stanzino
delle Scope”. Il nome forse non era un granché ma sicuramente era il negozio
più bello del paesino dal punto di vista di un accanito tifoso e giocatore di Quidditch. Trattava ogni tipo di scopa, dalle più vecchie
alle più veloci, vendeva ogni tipo di trattamento per il proprio manico e
particolari oli che garantivano l’inalterabilità della sua velocità nel corso
del tempo. Negozio dove, fatta esclusione di Mielandia,
Harry e Ron facevano tappa fissa per il solo piacere di fissare i nuovi modelli
in vetrina, lasciando Ginny ed Hermione
libere di vagare per un po’ da sole senza la presenza asfissiante dei due
ragazzi.
Quando
si trattava di Quidditch anche Harry diventava
insopportabile. Così Ginny ed Hermione
avevano optato, come d’altronde facevano sempre, per una buona burrobirra da Madama Rosmerta, in
attesa che i due si scollassero dal vetro.
“Allora
ragazze, cosa posso portarvi?” una donna grassoccia con un largo grembiule
legato ai fianchi prosperosi comparve di fronte alle due ragazze con un piccolo
block notes dove appuntare le ordinazioni e una piuma malridotta. Ginny le sorrise sinceramente.
“Due
burrobirre fumanti.”
“Altro?”
chiese con il suo timbro forte la donna rispondendo al sorriso.
“No.”
Risposero all’unisono.
“Bene,
arrivano tra un momento.” Così dicendo scomparve dietro il bancone. Proprio in
quel momento entrò nel locale una ragazza mora con i capelli leggermente mossi
legati in una coda. Vide Ginny seduta poco distante
dall’entrata e la salutò gesticolando più del solito e baciandola su una
guancia una volta che si fu avvicinata abbastanza da poterlo fare.
“Hey, è
da un po’ di giorni che ti cerco ma non ti trovo mai da nessuna parte, è
successo qualcosa?” chiese sedendosi accanto ad Hermione
e abbandonando la sua tracolla pesante sulla sua coscia. La bruna si spostò un
po’ scocciata.
Non
aveva mai sopportato quella Serpeverde amica di Ginny, come d’altronde lei non aveva mai sopportato Hermione, anche se non lo dava mai a vedere limitandosi
semplicemente a ignorarla, come stava facendo in quel momento. La rossa sembrò
non rendersi conto del fastidio dell’amica, contenta di rivedere Mery, la sua vecchia compagna di guai.
“No,
è che sto studiando molto con Giulia…” a quel nome
l’altra strabuzzò gli occhi spalancando leggermente la bocca come un pesce fuor
d’acqua.
“Giulia?
Ma non avevi già finito di scontare la punizione?”
“Si
ma siamo diventate amiche, sai avevi ragione, è molto simpatica alla fin fine.”
L’altra la guardò ancora più stupita di prima.
“No,
Ginny e Giulia amiche, certo che…”
stava per fare qualche allusione ma data la presenza ben visibile di Hermione preferì deviare il discorso su un sentiero meno
ripido.
“Ricordi
vero di domani?” Ginny corrugò la fronte senza
capire.
“Non
mi dirai che ti sei già dimenticata?”
“A
dire il vero… si.”
“Bhè comunque non importa, è stato rimandato tutto alla
prossima settimana, giovedì precisamente.”
“Ma
COSA esattamente è stato rimandato tutto alla prossima settimana?” la moretta
sorrise sollevando le sopracciglia in una espressione buffa.
“Questa
è una sorpresa.” Ginny la guardò seriamente
incrociando le braccia al petto.
“Mery?”
“Dai
Gin, stai tranquilla!”
“Non
sono mai stata tranquilla con te e sai una cosa?” l’altra accennò un no con la
testa sorridendo divertita.
“Ho
sempre fatto bene.” Poi arrivarono le burrobirre in
tavola e Ginny si riprese prendendo una lunga sorsata
dal suo boccale fumante.
“Ne
vuoi una anche tu?”
“No
grazie…” disse la riccia alzandosi dal suo posto e
prendendo la tracolla.
“Io
vado, devo ancora sbrigare un sacco di faccende e poi…
mi aspettano!” la rossa corrugò la fronte poi decise di non indagare oltre
salutandola con un bacio sulla guancia. Non appena la ragazza mora uscì dal
locale facendo svolazzare da tutte le parti la sua gonna a pieghe verde
smeraldo Hermione si sporse verso Ginny,
che proprio in quel momento aveva ripreso a bere dal suo boccale, chiedendo
spiegazioni.
“Ginny, non credo di aver capito molto ma…
dov’è che vai giovedì?” l’altra fece spallucce posando con un tonfo il boccale
sul tavolo, dove andarono a posarsi alcune gocce del liquido caldo.
“Ah
non lo so!” la moretta si avvicinò ancora di più per essere sicura che nessuno
ascoltasse la loro discussione.
“Ginny… ma ti rendi conto di ciò che stai facendo? Come ti è
saltato in mente di accettare senza sapere neanche dove esattamente devi
andare?” disse agitandosi sulla panca e portando una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
“A
dire il vero non ho accettato, ma mi ha accennato che aveva paura…
ah si, di Blaise. Dice che se avesse avuto strane
idee, in mia presenza non avrebbe potuto fare niente.” L’altra strabuzzò gli
occhi a quelle parole.
“Ma
Ginny, e come credi di dirglielo a tuo fratello? Se
non ti manda neanche in Dormitorio senza che qualcuno di fiducia ti accompagni
credi davvero che ti manderebbe sola con una Serpeverde
in un luogo misconosciuto dal mondo?” Ginny roteò gli
occhi.
“Hermione sta calma, stai rendendo la situazione tragica… semplicemente non dirò nulla a mio fratello, se
fosse per lui non andrei neanche in bagno da sola… e
non verrà mai a saperlo, a meno che qualcuno non glielo dica ovviamente.”
Immediatamente le guance rosee di Hermione divennero
di un forte color porpora.
“Non
dirò niente a Ron, ma se ti scopre…”
“Non
succederà.”
“E
se ti succedesse qualcosa? Se fosse tutta una trappola per…”
“HERMIONE!
Calmati, non mi succederà assolutamente niente. E poi credo che tornerò quasi
subito, non ho mai amato fare la terza in comodo.” Così dicendo vuotò del tutto
il boccale con un unico sorso asciugandosi delicatamente la bocca con un
fazzoletto. Hermione si rilassò poggiandosi allo
schienale della panca di legno massiccio.
“Ragazzeeeeee, hey!” un ragazzo
dalla chioma rossa attirò l’attenzione di Ginny, Hermione e tutto il locale, facendo ondeggiare le mani in
segno di saluto. Ginny ebbe solamente il tempo di
portare l’indice alla bocca mostrandolo ad Hermione
prima di accogliere affettuosamente la furia di suo fratello Ron.
*******
L’acre
odore di muffa mescolato a quello pungente delle migliaia di intrugli
perfettamente posizionati sugli scaffali gli stava dando alla testa. In più lo
spazio ristretto e chiuso era tanto impregnato di quell’odore disgustoso che
gli sembrava quasi non ci fosse più spazio per l’ossigeno vitale di cui aveva
bisogno in quel momento. Richiuse la porta inspirando a pieni polmoni l’aria
pulita del corridoio. Forse avrebbe fatto meglio a chiedere al professor Piton. Forse lui era abituato ad entrare lì dentro. In
questo modo si sarebbe potuto risparmiare di entrare in quella stanza
maleodorante rischiando di soffocare per assenza di ossigeno. Ma sapeva che
sarebbe stato troppo pericoloso. Se avesse chiesto spiegazioni? Se gli avesse
sequestrato la pozione? C’erano troppi se ed inoltre senza pozione non avrebbe
potuto seguire le indicazioni del padre, andando incontro a morte certa. Se Piton li avesse traditi di nuovo? Se in verità fosse sempre
stato dalla parte di Silente? Se fosse stato solo un doppiogiochista? Ancora
troppi se nei suoi pensieri, perciò era sicuro che sarebbe stato senza dubbio
meglio sopportare quell’odore per qualche minuto invece che un’altra estate
chiuso nella sala torture di Malfoy Manor.
“Draco,
si può sapere che cosa ti è saltato in mente?” Draco
chinò il capo mantenendo straordinariamente fermo tutto il suo corpo. Non
avrebbe tremato, non avrebbe pianto, non lo avrebbe implorato. Non avrebbe
fatto niente di tutto questo. Non era più un bambino ormai, era un uomo, un
futuro Mangiamorte. Avrebbe mantenuto il capo chino
in segno di rispetto verso suo padre, colui che aveva contribuito a darlo alla
luce, ma non si sarebbe fatto intimorire da nulla. Neanche da Voldemort in persona. Probabilmente avrebbe affrontato
anche la morte, in quel momento, a cuore aperto. Giusto per sentire il gusto di
vedere lo sguardo di suo padre più furente di quanto già non fosse.
“Nulla, padre.” Lo
sguardo di Lucius Malfoy
divenne ancor più duro di quanto già non fosse e una leggera contrazione della
mascella mostrò a Draco quanto in verità fosse
profondamente adirato.
“Ti ripeto, Draco Malfoy,
CHE-COSA-TI-E’-SALTATO-IN-MENTE?” il suo urlò penetrò le mura del castello
disperdendosi nell’aria calda di fine Giugno. Draco
poteva benissimo vedere dal basso, con la testa china, il piede del padre
chiuso in una scarpa nera e lucida molto costosa che sbatteva incessantemente
sul marmo bianco della Sala d’Ingresso. Non gli aveva dato neppure il tempo di
entrare. Erano entrambi lì, sulla soglia, quando Lucius
cominciò il suo interrogatorio. Ovviamente Lucius
sapeva già tutto. E Draco sapeva che suo padre era
già al corrente di tutto. Pansy sapeva essere molto
vendicativa quando voleva ed inoltre Draco sapeva che
non gli avrebbe mai perdonato di preferire una Grifondoro
dai capelli color carota, come lei sempre diceva, ad una ragazza bella e
seducente come lei. E Lucius Malfoy
si era sempre divertito profondamente a spaventare il figlio, guardandolo
tremare e chiedere infinite volte perdono. Ma questa volta non avrebbe tremato,
né chiesto perdono.
Draco
alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi mostrando per la prima volta una freddezza
calcolatrice che non aveva mai avuto, un’espressione gelida vuota di ogni
sentimento. Lucius Malfoy
si avvicinò ancor di più al figlio scrutandolo attentamente attraverso le sue
iridi chiare come il cristallo.
“Sei cresciuto Draco.” gli disse posandogli una mano aperta sulla spalla.
Ma Draco non sentì di essere felice per l’ammirazione
del padre, anche perché sapeva che non lo ammirava affatto. Continuò a rimanere
immobile mantenendo lo sguardo fermo su quello del padre. Poi Lucius Malfoy diede le spalle al
figlio e cominciò a dirigersi verso il piano di sopra. Il rumore dei suoi passi
era attutito dal tappeto verde muschio, l’aria era intrisa di odio, ostilità.
Nessun altro sentimento viveva in quella casa a parte la sfiducia e il rancore.
Draco per la prima volta da quando era entrato mollò
la presa ferrea che aveva sulla sua bacchetta, nascosta sotto al mantello. Ma
in quel momento Lucius si voltò di scatto ed in una
manciata di secondi scaraventò il figlio a terra con un potente incantesimo. Tutto
ciò che Draco poté distinguere prima di svenire
completamente fu il suo sangue di un rosso vivo, fresco, spandersi come una
macchia d’olio gigante sul pavimento dell’atrio, facendo uno spaventoso
contrasto con il candore del marmo bianco striato da piccole venuzze nere; e poi l’urlo della madre appena uscita dal
salone; ed il rumore dei suoi passi, delle sue scarpe di ottima fattura a
contatto con il suo sangue caldo.
Aprì
nuovamente la porta avvolgendo la chiave in un pezzo di stoffa, per evitare che
il rumore attirasse qualcuno. Non che in verità potesse succedere, dato che
quasi tutta la scuola era ad Hogsmeade, ma preferiva
comunque prendere precauzioni. Meglio prevenire che curare. Così estrasse dalla
tasca la boccetta ancora integra arrivatagli via posta dal padre e cominciò a
cercare tra gli scaffali sperando di trovarne una uguale. Ne avrebbe avuto per
molto tempo con le mille e più pozioni che c’erano in quella stanza. Voleva
assolutamente capire cosa fosse quella strana sostanza, questo perché di certo
non aveva alcuna intenzione di bere un intruglio di cui non conosceva gli
effetti. Soprattutto un intruglio fatto dal padre. Dopo più o meno un’oretta si
lasciò scivolare a terra esausto. Era riuscito a cercare solo su uno scaffale e
non aveva trovato niente paragonabile solo lontanamente alla sua pozione. Veritaserum, Polisucco, altre
pozioni che lui non aveva mai visto, figurarsi realizzato…
doveva ammettere che Piton avrebbe potuto avvelenare
tutta la scuola con tutto quello che aveva nel suo deposito. Doveva avere
proprio un grande controllo su se stesso se non aveva ancora provato a
somministrare niente di tutto quello al suo acerrimo nemico Harry Potter.
Rise
al pensiero di trovare dopo pranzo Potter morto avvelenato nella Sala Grande.
Probabilmente tutta la scuola avrebbe pianto, allagando la Sala. La Granger gli si sarebbe buttata al collo strozzandolo ed
uccidendolo, se solo ci fosse stata una minima emissione di fiato dalla sua
bocca, e l’amico Ron si sarebbe scaraventato su di lui, Draco,
solo per il piacere di spegnere il sorriso sulle sue labbra. E Poi Ginny, la sua Ginny, sarebbe
stata immobile, avrebbe pianto silenziosamente e sarebbe scappata via. Se lui, Draco, fosse morto, sarebbe mai stata in grado di fare la
stessa cosa? Quando avrebbe letto della sua morte sulla Gazzetta del Profeta in
seguito ad una battaglia, avrebbe pianto per lui? Sperava davvero che forse, se
qualcuno lo avesse ricordato provando sentimenti diversi dall’odio e dal
rancore, la sua vita da morto sarebbe stata migliore.
I
suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal rumore di passi che sembrava si
avvicinasse sempre di più a dove si trovava lui in quel momento. Intascò la
boccetta e, avvolgendo la chiave con il pezzo di stoffa richiuse la porta, scappando
giusto in tempo prima che Piton sbucasse da dietro
l’angolo. Lo osservò avvicinarsi allo sgabuzzino, aprirlo provocando un cigolio
fastidioso e scomparire dietro la porta. Dopo un po’ ne uscì con qualcosa in
mano. Richiuse la porta e per un attimo si guardò attorno circospetto. Che lo
avesse sentito? Poi si voltò verso la direzione da dove era arrivato e imboccò
di nuovo le scale che portavano di sopra. Draco emise
un sospiro di sollievo. Decise, sempre per precauzione, di prendere la strada
opposta andando diritto verso la propria Sala Comune. Non aveva voglia di
apparire come un cucciolo abbandonato. Avrebbe aspettato che i suoi compagni
arrivassero dal paesino tentando di decifrare il contenuto di quella strana
sostanza. Anche se era già sicuro che non avrebbe fatto altro che un grosso
buco nell’acqua.
*******
Le
viuzze di Hogsmeade erano davvero stupende per
potervi passeggiare con gli amici. Le strade erano sempre affollate, i negozi
altrettanto. Nonostante tutto però non c’era il bisogno di farsi largo a
spintoni tra la folla. Si parlava, si scherzava, si rideva. Non si studiava.
Era tutto così perfetto per Ginny. E constatando ciò
si stupì di pensare che mancava davvero qualcosa di importante per rendere
tutto perfetto. E si rese conto dell’imperfezione di quella giornata soleggiata
apparentemente unica ed irripetibile. Non mancava lui, Draco.
Mancava l’amore in generale. O forse era solo lei, solo lei che ne sentiva la
mancanza e non riusciva a divertirsi come avrebbe dovuto. Forse per Hermione non era così. Forse per lei era davvero la
giornata perfetta. Certo, per lei sicuramente era così. Era accanto al ragazzo
che amava ed anche se era consapevole che lui ancora non lo aveva compreso era
solo felice di poter passare un po’ di tempo con lui. Se solo avesse saputo che
Ron non faceva che parlare di lei tutta l’estate. Se solo avessero avuto un
pizzico di coraggio in più e fossero stati in grado di svelare i propri
sentimenti all’altro. Fu attraverso il pensiero di suo fratello ed Hermione che la sua mente cominciò a vagare verso tempi
lontani, tempi diversi, quando ancora la guerra non era imminente, ma
abbastanza vicina da scorgerne i primi invisibili segni.
Il lieve fruscio delle
foglie della grande quercia che torreggiava imponente su di loro accompagnò la
fine del loro bacio e con essa, l’inizio delle spiegazioni. Cosa aveva fatto Draco? Aveva baciato Ginny Weasley. E cosa aveva fatto Ginny?
Aveva risposto al bacio di Draco Malfoy.
Ma non era questo il tipo di spiegazioni che avrebbero voluto. Il rumore di un
potente schiaffo risuonò nei giardini di Hogwarts
mescolandosi allo sbattere continuo dei rami sotto il vento diventato
improvvisamente più forte. Nello stesso momento una smorfia di disgusto si
dipinse sulle labbra del biondino. Si alzarono entrambi di botto guardandosi in
cagnesco. Ma nessuno dei due parlò. Incrociarono i loro sguardi furenti, come
se fossero arrabbiati più con se stessi che con l’altro. Il vento forte fece
scorrere velocemente le pagine del libro di Trasfigurazione di Ginny facendolo chiudere con un tonfo che li risvegliò
entrambi. Fu quello il momento esatto in cui decisero di parlare assieme.
“CHE DIAVOLO HAI
FATTO?” dissero all’unisono e i loro sguardi si accesero ancora di più.
“Te la farò pagare per
questo Weasley!” disse sfiorandosi appena la guancia
arrossata per lo schiaffo appena ricevuto.
“Piuttosto sono io che
dovrei fartela pagare a te, sei tu che… stupido… STUPIDO FURETTO!”gli urlò in faccia con tutto il
disgusto che potesse trovare in se stessa, mentre sentiva ancora la piacevole
sensazione delle sue labbra soffici sulle sue. Draco
si mise a ridere aprendo le braccia e rivolgendo lo sguardo argenteo al cielo.
“Dio, sta delirando.
Io che… cosa? Cosa Weasley?
Mi sei saltata addosso come una piovra! Non ho avuto il tempo di fare
assolutamente niente. Dovrò lavarmi con la candeggina adesso.”e sulle sue
labbra spuntò un sorriso di scherno mentre prendeva ad osservarla intensamente
dalla testa ai piedi. Ginny incrociò istintivamente
le braccia al petto e le sue guance si colorarono di rosso.
“Cosa sono questi
piccola Weasley? I vestiti smessi di tua nonna?”lei
di risposta alzò lo sguardo e prese il libro a terra stringendoselo al petto.
“Non cambiare discorso
perché non sai rispondere Malfoy…” disse e poté
benissimo leggere l’incredulità negli occhi di lui.
“E soprattutto non ti
avvicinare più a me, la sola idea di averti rivolto la parola mi scombussola lo
stomaco.” Così dicendo si diresse verso la scuola a passo spedito. Aveva
cambiato discorso perché non aveva nulla da rispondere? No, lui aveva
semplicemente cercato un modo per offenderla.
Poco dopo si diresse
anche lui verso la scuola, quando vide che ormai la rossa era scomparsa
definitivamente dietro il grande portone. Mentre camminava tentava in tutti i
modi di capire perché avesse mai baciato una sporca Weasley.
Non trovò mai una risposta alle sue domande, così decise di pensare ad altro.
Ma ormai non riusciva a pensare ad altro se non alle sue labbra rosse e carnose
e all’effetto che inaspettatamente gli avevano provocato.
“Hey Gin, tu cosa ne pensi?” la rossa fu ridestata
improvvisamente dai suoi pensieri. Si voltò verso Ron senza capire di cosa
stesse parlando.
“Riguardo
cosa?”
“Come
riguardo cosa? È da tre ore che ne parliamo. Allora andiamo alla nuova
gelateria che hanno aperto?” Ginny si voltò verso il
fratello. Dietro di lui una grande insegna raffigurava una grossa coppa fatta
interamente di cioccolato piena di tante piccole palline multicolori, infilzate
da una cialda triangolare ed un’altra cilindrica striata di bianco e rosa.
Un
ombrellone quadrangolare di medie dimensioni copriva una vasta porzione di
spazio tutta occupata da tavolini e sedie in ferro battuto. Quasi la metà dei
tavolini era già occupata da persone che ridevano e scherzavano. Due camerieri
dal grembiule verde bosco e un cappellino del medesimo colore portavano gelati
lavorati in strambe forme e con bellissime decorazioni ai tavoli, scherzando
con i clienti più affabili. Qualche vecchietto sorseggiava una coppa d’orzata o
di caffè leggendo il giornale.
Era
davvero un posto meraviglioso, si ritrovò a pensare Ginny
guardando tutto con aria assorta ed estasiata. Lo faranno il thè con il latte? Si chiese mentalmente dandosi della
stupida per tale constatazione.
“Per
me va bene.” Così si sedettero tutti e quattro ad un tavolino aspettando il
cameriere e riprendendo a scherzare allegramente.
*******
Nel
complesso la sua prima gita ad Hogsmeade non andò
tanto male. Avrebbe tanto voluto girovagare per i negozi e bersi una burrobirra con Draco, ma era
stata tutto il tempo con Mery e questo le era
bastato. Probabilmente lui aveva visto tante volte la cittadella che ormai non
provava più nessuna emozione nel visitare i negozi e passeggiare per le strade.
Lei invece era tornata euforica da quell’esperienza. In Italia non c’erano
posti così belli. Ogni cosa era nuova e fantastica. Aveva visitato tutti quanti
i negozi e già se ne era fatta dei preferiti. Mielandia,
dove aveva comprato un sacchetto di caramelle diverse per Draco
e uno per lei, I Tre Manici di Scopa, dove per la prima volta aveva assaggiato
la burrobirra, che in Italia non producevano, e se ne
era perdutamente innamorata, Madame Zefira, dove
aveva comprato un nuovo maglione. E quella gelateria, Roma, chiamata così in
onore appunto della capitale dell’Italia, la adorava. Facevano un gelato quasi
più buono di quelli che aveva assaggiato nella vera capitale del suo paese. E
poi si era divertita moltissimo a passeggiare per la strada principale, tutta
affollata di maghi e di studenti. Quando stava in Italia la scuola non
acconsentiva gite di quel tipo. C’era solo tempo per spiegazioni,
interrogazioni, compiti, ricerche… gli studenti non
potevano fare altro e spesso avevano a malapena il tempo per studiare bene
tutto quanto. In quel momento non riusciva neppure ad immaginare di doversi
nuovamente allontanare da tutto quello che aveva trovato a Londra. Aveva
incontrato Draco, aveva amici simpatici, aveva più
tempo per divertirsi ed andare nello stesso tempo bene a scuola. E nello stesso
momento in cui pensava tutto quello sperava ardentemente che il sogno che stava
vivendo non finisse tanto presto come sentiva nel suo cuore che prima o poi
sarebbe accaduto. Non avrebbe mai sopportato di doversi separare da Draco, non voleva neppure pensare ad una tale possibilità.
Era stato l’unico ragazzo ad amarla per la sua allegria, per il suo sorriso e i
suoi occhi verdi, come lui le diceva sempre. L’unico che non era stato subito
attirato dal suo fisico e dalle sue forme prorompenti. L’unico con cui riusciva
a parlare apertamente, l’unico con cui riusciva ad essere se stessa e basta,
senza controfigure o doppie personalità. L’unico. Era stato veramente l’unica
cosa di veramente importante nella sua vita dopo la tragica morte di sua madre.
Entrò
nel Dormitorio Femminile Serpeverde posando le buste
ai piedi del letto. Poi prese la tracolla e ne estrasse un piccolo libricino
finemente rilegato in pelle con una boccetta di inchiostro nero ed una piuma.
Scese nella Sala Comune e assicurandosi che non ci fosse nessuno nei dintorni
si mise seduta su una poltrona davanti al caminetto e prese a scrivere.
Ottobre,
Draco Malfoy
Siamo già ad ottobre, non riesco a credere quanto passi velocemente il
tempo in questa scuola. Vedo le chiome degli alberi che circondano il castello
tingersi di rosso, giallo, marrone. Molte foglie sono già sparpagliate sul
prato, altre volano in un turbinio silenzioso, vengono trasportate dal vento,
muoiono sulla liscia superficie del lago. Ed io sento che questo mio bellissimo
sogno soffre della stessa caducità di queste foglie. Sento che è vicino il
momento in cui aprirò gli occhi e non troverò più nessuno accanto a me o per
meglio dire non troverò più lui, Draco. E ne soffro
così tanto. È come se ogni giorno qui ad Hogwarts lo
allontani da me, senza che io possa fare niente per impedirlo. E non capisco
perché stia succedendo tutto questo. Lo osservo spesso senza che lui se ne
accorga, senza che innalzi la solita maschera e nasconda i suoi veri sentimenti
dietro ad essa. E so che è preoccupato. So che è impaziente, che sta aspettando
qualcosa. Ma cosa?
Cosa vuoi Draco Malfoy?
È qualcosa che posso darti? C’è qualcosa in cui posso aiutarti? Perché non mi
chiedi aiuto? Come posso aiutare una persona se questa non mi dice cos’è che la
tormenta notte e giorno? Oh Draco, è tutto così
difficile con te. A volte sembra che mi ami davvero e probabilmente è così ma… ma sento che infondo al tuo cuore mi nascondi un
segreto. Qualcosa che evidentemente per te deve essere molto importante. A
volte mi guardi ed è come se i tuoi occhi mi trapassino da parte a parte. Altre
volte ti comporti in modo così strano, come se vedessi quasi un’altra persona
al mio posto. Noo, forse sto solo impazzendo ecco
qual è il problema, sono io che mi preoccupo troppo. È davvero così Draco? Ho bisogno di sapere che le mie sensazioni sono
inutili e stupide. Draco? Mi ami? Perché non mi
rispondi? Quante volte ti ho posto questa domanda? Tante. Quante volte non hai
risposto come avrei voluto che facessi? Troppe. Dici sempre che ti piaccio. Ma
cosa vuol dire? Che mi ami? Per te piacere vuol dire amare? Credo di no. Credo
che il tuo cuore non voglia aprirsi a nessuno e mi domando, perché? C’è stato
qualcosa in passato che ti ha fatto soffrire così tanto da farti odiare
l’amore? C’è stato qualcuno così stupido nella tua vita da farti soffrire in
modo così orribile? Ma io ti amo Draco, da morire,
perché non apri il tuo cuore a me? Non ti farò mai soffrire, come potrei far
soffrire la persona che amo? E tu invece amore mio, perché mi fai soffrire così
tanto? Perché quando mi guardi non c’è neanche un po’ di luce nei tuoi occhi?
Perché i miei non fanno che brillare quando ci sei tu? Perché il mio cuore
batte all’impazzata, le mie mani sudano, il mio corpo trema? Perché con te
penso a quello che devo dire, muto il mio modo di fare? Perché sento sempre uno
sciame di farfalle colorate nello stomaco? Forse perché sono solo una stupida
idiota, è questo quello che tu mi diresti, ed anch’io a volte lo penso ma spero
che dietro queste mie sensazioni ci sia dell’altro, amore ad esempio? Oh Dio
basta, devo assolutamente calmarmi. Probabilmente tutto ciò che ho scritto fino
ad ora non ha senso. Probabilmente tu mi ami e semplicemente non vuoi dirmelo
perché tu sei così di natura. Si, sono sicura che è così. Non c’è niente da
nascondere vero? Forse sei solo preoccupato per il tuo futuro e comprendo la
tua preoccupazione. Spero solo che mi renderai più partecipe della tua vita
d’ora in poi.
Ti amo,
Giulia
“Interessante.”
Giulia chiuse di botto il diario con il cuore che andava a mille dalla paura. Draco. E se avesse letto quello che aveva scritto? E se
invece non lo avesse fatto e la volesse costringere a mostrarglielo? Si sarebbe
fatto una grassa risata sbattendoglielo in faccia. “Potresti farci un Romanzo!”
le avrebbe detto, oppure “Come sei stupida!”.
Strinse
il quaderno tra le mani convinta a non mollare mai e poi mai la presa.
“Draco!” gli saltò addosso baciandolo e abbracciandolo
forte. Poi non gli diede il tempo di dire o fare niente.
“Vado
a posare questi!” disse solamente e raccolte in una manciata di secondi le cose
salì per le scale sbattendo la porta e strisciando a terra emettendo un
profondo sospiro di sollievo. Fortunatamente non aveva avuto il tempo di
leggere niente di compromettente. Posò tutto nella sua borsa e prese le buste
ai piedi del letto scendendo di nuovo di sotto più calma. Vide Draco comodamente seduto su una poltrona davanti al camino
e per un momento rimase immobile, nascosta esattamente a metà della scala a
chiocciola, osservandolo. I suoi occhi sembravano stanchi, lui sembrava stanco
e soprattutto molto agitato. Giulia sentì una lieve stretta allo stomaco.
Lo osservo spesso
senza che lui se ne accorga, senza che innalzi la solita maschera e nasconda i
suoi veri sentimenti dietro ad essa. E so che è preoccupato. So che è
impaziente, che sta aspettando qualcosa. Ma cosa?
Riprese
normalmente a scendere le scale arrivando subito da Draco,
che si voltò con un impercettibile sorriso. Lei prese una poltrona non molto
lontana e la trascinò vicino a lui sedendosi e cominciando a vuotare tutte le
buste del loro contenuto.
“Ma
quante cose hai preso?!” disse lui ridacchiando divertito. Lei alzò il volto
sorridendo felice, poi tornò a smistare nelle sue buste.
“Allora…” disse prendendo da una busta un barattolo marrone
con su disegnata una scopa scintillante. Glielo porse.
“Questo
è il tuo lucido, il miglior lucido di tutta Hogsmeade,
l’ho preso in un negozio che aveva un nome strano che non ricordo.”
“Lo
Stanzino delle Scope?”
“Ecco!
Proprio quello.” Assentì vigorosamente con la testa facendo ballare
allegramente i boccoli biondi.
“Poi…” Draco, per nulla interessato,
aveva già cominciato a leggere il piccolo pezzo di carta incollato sul retro
del barattolo per verificare tutte le proprietà del lucido.
“Ancora
per te.” Gli disse e lui sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Sbaglio
o ti avevo detto solo lucido per scope?” lei sbuffò con le braccia incrociate
fingendo di essersi offesa.
“E
allora? Questi sono regali da parte mia, non li vuoi?” voltò la testa
dall’altro lato. Dopo qualche attimo di titubanza Draco
la fece voltare imprigionandole il mento tra le sue dita belle e affusolate. Le
posò un bacio sulle labbra.
“Certo
che li voglio.” Le disse con un tono di voce basso a poca distanza dal suo
volto, soffiando con il suo alito caldo sulla sua guancia.
“Allora
questo è per te, un maglione di cachemire bianco di Madame Zefira.
Ti piace?” disse bruscamente interrompendo il loro contatto, temendo che lui
potesse udire il battito accelerato del suo cuore. Draco
prese il regalo e lo guardò per qualche secondo. Era davvero il tipo di
maglione che lui usava sempre. Il tessuto né troppo spesso né troppo sottile,
un piccolo scollo a vu dal quale far uscire il colletto della camicia, i
polsini e l’orlo del maglione leggermente più stretti. Quanto doveva piacere a
quella ragazza per far sì che arrivasse a tanto? Quanto doveva amarlo per
osservare ogni sua minima caratteristica? Ma lui, lui era veramente degno di
essere amato in quel modo?
“Grazie.”
Le disse semplicemente raccogliendo il maglione e riponendolo nella sua busta.
“Poi…” continuò lei. Lui la guardò ridendo.
“Ma
chi sei, Babbo Natale? O scusa, la Befana.” Lei strabuzzò gli occhi poi gli
tirò un piccolo buffetto sulla spalla.
“Stupido.
Comunque tranquillo, ho quasi finito, ti ho preso solo una bustina di caramelle
da Mielandia.” Così dicendo prese due sacchetti di
carta marrone posandone uno sulle gambe di Draco. Lui
si voltò verso di lei e le rivolse un sorrisetto divertito.
“Hai
finito?” le chiese ironico. Lei assentì e rivolse tutta la sua attenzione al
proprio sacchetto di caramelle, con le guance rese color porpora dallo sguardo
del biondino. Lo aprì assaggiandone una.
“Mmh, buona… al lampone!” disse
chiudendo gli occhi.
“Provane
una anche tu, dai, sono davvero ottime!” lo esortò smorzando il proprio
imbarazzo con un sorriso. Ma Draco non rispose.
Fissava il sacchetto, poi la ragazza, ed era come se non fosse più presente,
come se fosse rimasto solo il suo corpo in quella stanza.
Le strade di Hogsmeade erano sempre affollate durante i giorni fissati
dalla scuola per le visite alla piccola ed accogliente cittadella. Con molta
probabilità non c’era un solo studente che non avesse il desiderio di
girovagare per le piccole viuzze mangiando dolci, osservando le vetrine e
divertendosi con gli amici, anche per stare solo un po’ più lontano dalla
scuola. E Ginny Weasley era
una di quegli studenti che vivevano aspettando quei giorni.
“Blaise,
io torno a scuola.” Draco Malfoy
odiava quei giorni. Che senso aveva distruggersi le gambe camminando a spintoni
tra la folla se non c’era niente da sbrigare, niente da comprare? Che senso
aveva se Blaise ti continuava a parlare della sua
ultima conquista senza darti la possibilità di ordinargli di chiudere la bocca?
“Draco?!
Siamo appena arrivati! Devo ancora sbrigare la maggior parte delle cose!”
“Spiacente, TU hai
tante cose da sbrigare e sbrigatele, ma senza di me, io me ne vado.” Blaise lo guardò assumendo un’aria furbastra e gli diede
una piccola gomitata.
“Non sarà che qualcuno
ti aspetta, vero?” il biondino lo guardò annoiato con le mani infilate nelle
tasche del mantello aspettando che l’amico la piantasse con le sue fantasie.
“Ok, ok chiudo la
bocca.” così dicendo si dileguò dentro il negozio per scope sorridendo
sornione, mentre Draco con un lieve cenno della mano
in segno di saluto imboccava il piccolo viale sassoso che lo avrebbe portato
direttamente al castello.
Il cielo plumbeo
preannunciava un’imminente tempesta. Sbuffò. Era da circa un mese che non si
vedeva altro che pioggia, pioggia e ancora pioggia. Non ne poteva più neanche
lui di tutto quel grigiore nel cielo, lui al quale non era mai importato se era
o non era una bella giornata, tranne durante le partite di Quidditch.
Fortunatamente quel giorno non aveva ancora piovuto e con molta probabilità
sarebbe passato ancora molto tempo prima che l’acqua scrosciasse a dirotto, per
cui i suoi compagni ne avrebbero avuto ancora per molto a girovagare per la
cittadella e nessuno sarebbe tornato al castello prima dell’ora di pranzo.
Arrivato a metà strada entrò nel piccolo boschetto di pini e abeti vicino alla
strada e si appoggiò ad un albero, guardandosi a destra e a sinistra. Che ore
potevano essere? Probabilmente le dieci. Avrebbe dovuto aspettare ancora un
quarto d’ora. Sbuffando ancor più sonoramente di prima prese a passeggiare tra
gli alberi. Ad ogni suo passo piccoli rametti secchi scricchiolavano sotto i
suoi piedi. Un vento leggero cominciò ad alzarsi aumentando sempre più di forza
e soffiando via tutte le poche foglie sparse a terra. I suoi capelli biondi
erano mossi dalle folate e giocavano tra loro sulla sua fronte. Odiava quando
il vento gli scompigliava i capelli. Cercò di sistemarli con un gesto fulmineo
della mano ma il suo lavoro fu subito distrutto da un nuovo soffio di vento
invisibile. Poi, proprio mentre stava seriamente prendendo in considerazione
l’idea di andarsene senza aspettarla, sentì un peso leggero scaraventarsi
addosso a lui facendogli perdere un po’ l’equilibrio e due braccia circondargli
il collo. Le sue labbra furono premute prepotentemente su quelle di lei dalle
sue mani piccole e delicate, che gli imprigionarono il volto in una dolce
morsa, e sulla lingua sentì uno strano sapore di burrobirra
ancora calda. Poi lei si staccò da lui e lo abbracciò forte facendogli mancare
per qualche secondo il respiro. Quando si staccarono la prima cosa che Draco vide fu il suo sorriso entusiasta e per un momento
credette che il suo cuore avesse tremato per l’eccitazione.
Aveva trovato davvero
qualcuno capace di sorridere felice nel vederlo? Lui, un Malfoy,
un futuro Mangiamorte. Aveva davvero trovato qualcuno
capace di baciarlo in quel modo senza provare un pizzico di rimorso nel farlo?
Qualcuno che fosse capace di fargli tremare il cuore per l’eccitazione?
“Ma ti sei
imbambolato? Andiamo sì o no?” lui si risvegliò dai suoi pensieri e imboccò
nuovamente il viale che portava ad Hogwarts,
affiancato da Ginny. A poca distanza dal castello si
separarono, per evitare di essere visti assieme. La prima ad entrare fu Ginny. Sgattaiolò attraverso il portone principale e prese
a scendere velocemente le scale che portavano ai sotterranei. Un lieve miagolio
la fece voltare spaventata. Mrs. Purr zampettava
allegramente dietro di lei. Il buio costante presente nei sotterranei scomparve
davanti alla luce emanata da una lampada ad olio ed il cuore di lei perse un
battito.
“Signorina Weasley…” Gazza era molto vicino ed i suoi occhi
raggrinziti scattavano fulminei da lei, ai sotterranei ed alle scale che lui stesso
aveva sceso poco prima, controllando che non ci fosse nessun altro. La sua
bocca, due fessure sottili e increspate, si aprì in un sorriso cattivo
mostrando un dente d’argento e una fila di denti neri o, nel migliore dei casi,
ingialliti.
“Non dovrebbe essere
da qualche altra parte?” la rossa smise di tremare e si mostrò fintamente calma
di fronte a quello sguardo accusatorio.
“Sono tornata ora da Hogsmeade, devo prendere un libro che ho dimenticato
nell’aula di Pozioni.” Il custode si mostrò deluso per non aver colto uno
studente in fallo e si allontanò borbottando qualcosa alla gatta. Ginny emise un sospiro di sollievo e continuò ad avanzare
nascondendosi dietro una colonna. Poco dopo arrivò Draco.
“Cos’è successo?” le
chiese incuriosito.
“Niente, Gazza mi ha
fermata ma gli ho detto che stavo andando a prendere un libro nell’aula del
Professor Piton.” Lui fece segno con la testa di aver
capito e si diresse verso la sua stanza da Prefetto mormorando a bassa voce la
parola d’ordine.
“Purosangue.” Il
ritratto si aprì e Draco e Ginny
vi scivolarono dentro velocemente mentre si richiudeva alle loro spalle. Ginny si sedette sul letto aprendo alcuni sacchetti.
“Bhè
è meglio che mi sbrighi, non voglio che Gazza si insospettisca troppo non
vedendomi tornare.” Disse mentre Draco si sedeva
accanto a lei.
“Questi sono per te, i nuovi dolcetti di Mielandia,
ho preso un po’ tutti i gusti.” Ne prese uno e lo mangiò infilandolo
interamente in bocca.
“Mmh,
che buono, è al lampone!” disse chiudendo gli occhi per gustare meglio il
dolce. Draco la guardava affascinato. Come poteva
essere così bella per lui e non accorgersene? Così dolce e buona. Così bambina.
Ogni cosa in lei lo attraeva dal profondo del suo essere. La sua semplicità. Il
suo grande e intenso amore per la vita. Tutte cose che lui non aveva mai
provato in sedici anni della sua vita, cose per le quali non era mai stato
conosciuto. Lui era freddo, meschino, crudele e calcolatore. Ma perché?
Probabilmente erano stati gli altri a renderlo così. “Tu sei un Malfoy”, “Quello è un Malfoy…”,
“Guarda, Malfoy”. Forse per non tradire le
aspettative degli altri era semplicemente diventato quello che tutti credevano
che fosse. Forse in una lontana e remota parte di se stesso era diverso,
sperava davvero che fosse così. Lei era bella, semplice, buona, dolce. Aveva
vissuto con dei genitori che l’avevano amata dal profondo del loro cuore, che
l’avevano cullata in braccio con una ninnananna per farla addormentare. Aveva
vissuto con dei fratelli che da quando era nata non avevano fatto altro che
riempirla di affetto, attenzioni e protezione. Non aveva visto il sangue del
proprio padre quando aveva solo sei anni, non aveva dovuto reprimere i propri
sentimenti per far credere di essere più forte, non aveva dovuto smettere di
vivere la propria vita come voleva. Lui era ricco, pieno di galeoni. Ma si
sentiva così povero. Come poteva essere così ricco e nello stesso tempo
sentirsi povero come poteva esserlo un barbone? Lei non aveva un galeone,
eppure era sempre felice, sempre allegra. Non era triste perché non poteva
comprarsi un vestito o perché indossava gli abiti dei suoi fratelli. E si
sentiva così immensamente ricca. Come poteva essere così povera e nello stesso
tempo sentirsi così immensamente ricca? E gustava quel dolce al lampone
chiudendo gli occhi, senza pensare che per comprare quei dolci a lui aveva
speso quasi tutti i suoi soldi.
Senza accorgersene il
ragazzo si ritrovò a poca distanza dal suo volto. Gli occhi di Ginny erano ancora chiusi, lo sguardo sereno. Cosa stava
aspettando? Che lui la baciasse? Che bisogno c’era di stare con gli occhi
chiusi ad aspettare? Non avrebbe potuto baciarlo lei stessa o chiedergli di
baciarla? Ed in quel momento si accorse che era esattamente così che voleva
baciarla. Non voleva che lei lo baciasse o che glielo chiedesse. Voleva
baciarla senza che lei potesse rendersene conto, sentendo il gusto della
caramella infondo alla lingua. Si avvicinò di qualche centimetro e finalmente
assaporò quel contatto portando una mano dietro la sua testa per avvicinarla di
più a sé. Sentiva i suoi capelli sotto i polpastrelli, lisci come la seta, le
loro punte che gli solleticavano il polso.
“Che gusto è?”
biascicò lei sulle sue labbra avvicinandosi di più e premendosi maggiormente al
suo corpo. Le loro labbra si unirono nuovamente e Draco,
accarezzando con il dorso della mano una guancia di Ginny,
sentì gusto di lampone infondo alla gola.
E come una fiamma
l’amore divampa nel corpo, il cuore arde ed un lieve sapore dolciastro sale
alla bocca, come il gusto al lampone di un amore maturo in un anima ancora
acerba.
La
baciò. La baciò cercando di sentire il gusto di lampone infondo alla gola, la
baciò chiudendo gli occhi, sperando di riuscire a riprovare quelle strane
sensazioni che gli avevano scombussolato la mente e il cuore, che avevano fatto
entrare nel suo stomaco uno sciame di farfalle impazzite. E per un attimo credette davvero di rivivere quel momento, di essere
tornato indietro nel tempo. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle emozioni
dei suoi ricordi immaginando di averla lì davanti a lui, bella ed accessibile
e, soprattutto, reale. La schiacciò sulla poltrona con il suo peso, immaginò di
sentire il suo profumo, di attorcigliare le dita nei suoi boccoli infuocati. E
quando riaprì gli occhi ripiombò nella realtà così bruscamente che dovette
spostare lo sguardo per evitare che Giulia potesse leggere qualcosa nelle sue
iridi di un grigio molto simile a quello dei nuvoloni di un temporale
imminente; nei suoi occhi velati di lacrime che non avrebbero mai scorso sulle
sue guance.
… sento che infondo al
tuo cuore mi nascondi un segreto. Qualcosa che evidentemente per te deve essere
molto importante. A volte mi guardi ed è come se i tuoi occhi mi trapassino da
parte a parte. Altre volte ti comporti in modo così strano, come se vedessi
quasi un’altra persona al mio posto.
*******
Salve genteeee..!! Eccomi con un nuovo
Capitolo, spero di non avervi fatto aspettare troppo, mi spiace MOLTISSIMO per
questi miei continui ritardi, ma lo studio mi assorbe sempre di più e poi credo
di essere anch’io troppo puntigliosa nel lavoro di perfezionamento di ogni
frase, ogni parola, OGNI VIRGOLA..!! Tengo molto a questa storia che sto
scrivendo e vorrei che ne uscisse fuori una bella ff
con la “F” maiuscola, per questo magari spesso vi faccio attendere un po’ di
più, ma spero che alla fine il risultato sia gradito..!! Altra cosa che mi
preme dirvi: “VI PREGOOOOOOOOOO
RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEE..!!”.. cioè mi sto a poco a poco demotivando,
nonostante ami con tutto il mio cuore questa storia nella quale sto cercando di
riassumere molti aspetti tematici che considero importanti da esprimere nel
migliore dei modi.. ma se vedo questo numero di recensioni così basso finisco
per pensare che questa storia sia meglio cancellarla, e spero vivamente non
pensiate anche voi ciò..!! Per cui chiedo umilmente di esprimere i vostri
pareri ed aiutarmi a mandare avanti il tutto, altrimenti sento di scrivere
esclusivamente per me stessa..!! Ringraziamenti speciali vanno a:
mAd wOrLd: In questo mare di lacrime privo
di pesci rossi e amici (I commenti dei lettori..) tu sei il delfino che mi
spinge a continuare a nuotare, sebbene incontri nel farlo molte difficoltà
(FASE POETICA MODE ON..!! XD).. a parte gli scherzi, grazie ancora, spero che
questa ff con la “F” maiuscola continui a
sorprenderti senza deluderti, comincio a credere che tu sei l’unica in tutto il
sito a seguirla ^^” .. grazie per i complimenti, per quanto riguarda invece i
nuovi personaggi, l’intento iniziale è stato proprio quello di creare una ff originale, una storia degna di questo nome, non
un’imitazione di molte altre.. cioè, ho letto numerose ff
dove quello che dici tu, ovvero il nuovo personaggio di cui Ginny
finisce per innamorarsi, è introdotto e descritto in maniera esemplare,
rendendolo ugualmente originale e creativo, unico in un genere che continua a
ripetersi.. ma altre nello stesso tempo in cui vedi sempre
separazioni/gelosie/tradimenti/riappacificazioni.. ecco, è proprio questa
riduzione ai minimi termini e al banale che vorrei evitare, spero di esservi
riuscita..!! Giulia non è assolutamente nella maniera più categorica possibile
l’ochetta tipica, ma più che altro una ragazza, come hai anche visto in questo
capitolo, che spera in qualcosa nel quale al contempo non crede molto.. ovvero
l’amore di Draco nei suoi confronti..!! E’ una
ragazza molto sensibile e comprensiva, ma non continuo, la comprenderai meglio
al proseguire della storia.. Angelo è un ragazzo che ti riserverà un mucchio di
sorprese, vedrai XD per il momento è tutto quello che ti posso dire.. continua
a recensire, non sai quanto mi rendi entusiasta con ognuna delle tue
considerazioni positive..
maricuccia: Grazie mille per aver espresso tutti i tuoi dubbi e
considerazioni positive..!! ^^ Allora, innanzi tutto la scena in cui Draco e Ginny si separano
definitivamente è stata appositamente creata da me per indurre alla domanda che
tu mi hai posto.. chi ha lasciato chi..?? Più che altro ti spiego, ho voluto
creare quest’atmosfera di apparente imprecisione, ho voluto avvolgere il tutto
in questo gioco implicito, proprio per far riflettere voi lettori.. prima di
tutto, come segno simbolico del fatto che non c’è stato qualcuno con precisione
ad aver posto fine al tutto, ma più che altro una consapevolezza condivisa da
entrambi vinta spesse volte prima di quel momento dal desiderio di un contatto,
del calore di un sentimento mai provato (Per quanto riguarda DRACO
sicuramente.. :-P).. cosa voglio dire, mi spiego meglio: è un gioco applicato
appositamente da me nella fase espositiva per farvi calare ancor di più nelle
vicende e rendervi partecipi di una riflessione interiore vostra ed unica, in
modo anche che in maniera più astratta possiate riflettere sul vero significato
della storia, e non sulla storia romanzata in generale.. per quanto riguarda i
ghirigori, nessun problema, grazie del consiglio, sul mio PC lo stacco è
abbastanza netto, ma forse nel trasferire il tutto su pagina web risulta un po’
più difficile rendersi conto degli stacchi.. spero di sentire presto altri
nuovi tuoi commenti..!! Thanks ^^”