Un amore lungo dieci anni
Ciao a tutti!
Eccomi tornata a
rompervi i boccini con una nuova storia, spin-off di
"Codardo". O meglio, "Codardo" è una spin-off di questa.
Dunque, un paio di cose prima di cominciare: per favore, per favore, per favore RECENSITE. È
importante per me sapere cosa ne pensate, davvero. Non m'importa di
avere 856 visualizzazioni se i commenti sono 2. Preferisco avere 10
visualizzazioni e 8 commenti.
Se siete scrittrici come me lo saprete, perciò recensite. Se
non siete scrittori, non importa: recensite e basta.
Detto questo, vi mando un grosso bacio e vi invito a leggere anche Codardo se questa
vi è piaciuta.
Attenzione: NON è
obbligatorio aver letto prima quella per leggere questa.
Black Beauty
Questa Fanfiction è
dedicata a tofelpato,
che me l'ha richiesta secoli fa e a cui riesco a rispondere solo oggi.
Spero che ti piaccia.
Un amore lungo dieci anni
Una bambina dalle lunghe trecce bionde correva sulla spiaggia, ridendo
gioiosamente, mentre un altro bambino, basso e cicciottello, le stava
dietro con fatica.
Era un soleggiato pomeriggio di fine estate, l'aria torrida di Agosto e
il vento inesistente sembravano tingere tutto d'oro.
-Ele... Eleonor!- ansimò il piccolo Peter Minus.
-As... aspettami!-
La bambina si fermò di colpo, quasi cadendo nella sabbia in
riva al mare. -Scusami, è che sono così felice!
Sei simpatico, Peter!- la voce dolcissima e vivace della bambina lo
fece arrossire quasi quanto le parole dette.
Eleonor si lasciò cadere sulla sabbia, Peter di fianco a
lei. -Vengo qui tutti gli anni, con mamma e papà. E tu?-
-Sì, anche... anche io...- balbettò Peter, incerto.
-Peccato che domani ce ne dobbiamo andare!- ad un certo punto, gli
occhi le si illuminarono -Vediamoci anche l'anno prossimo!-
-Oh, sì, va bene...-
-Ora vado!- la bambina balzò in piedi -Ci si vede!-
-Ciao...-
*****
Una bambina bionda si
guardava intorno sulla spiaggia, come se stesse cercando qualcuno; poi,
lo notò.
-Peter!- ma il bambino grassottello non parve sentirla.
-Katy, posso andare da Peter?- lo indicò con il dito -Lo
conosco-
La baby-sitter non parve neanche ascoltarla, preoccupata com'era a
spalmarsi la crema sulle braccia, masticando un chewing-gum alla
fragola.
-Katy!-
-Sì, sì, certo. Vai pure, non dare confidenza
agli sconosciuti e non metterti nei guai- la ragazza recitò
la solita solfa in tono piatto, facendo una bolla con la gomma da
masticare, senza curarsi minimamente della bambina. Anche
perché la piccola se ne stava quasi sempre buona e i signori
Johnson la pagavano fin troppo bene per quel lavoro.
-Ehi, Peter!-
-Di... dici a me?- chiese timidamente quello.
-Certo che dico a te! Ti ricordi di me? Eleonor Johnson?- come faceva a
non ricordarsi? Aveva sviluppato la sua prima cotta e la voce di
Eleonor era così dolce e delicata, come quella della sua
mamma. Anche il profumo era buonissimo e gli aveva tenuto compagnia il
ricordo di lei, durante l'anno.
-Certo!-
-Ti va di giocare?-
Il bambino la guardò stranamente.
-Cosa c'è?-
-Perché vuoi giocare con me? Di solito nessuno lo fa-
-Che strano! Tu sei molto dolce e simpatico- e gli rivolse un sorriso
capace di sciogliere il ghiaccio.
Per la prima volta nella sua vita, Peter non si sentì solo.
*****
-Papà, oggi
posso andare a mangiare dai Minus?-
-Chi sono i Minus?- chiese distrattamente il padre, non distogliendo lo
sguardo dai documenti, mentre scriveva con una mano e con l'altra
infilava dei fogli in una cartelletta.
-I genitori di quel ragazzino di cui ti ho parlato, Peter-
-Chi è Peter?- la madre entrò in cucina, parlando
al telefono, probabilmente con un suo collega.
-Il ragazzino di cui vi ho parlato e...- ma i genitori non la stavano
ascoltando più.
-Che ne dici di andare a comprarti una nuova bambola, eh?- il tono di
voce di suo padre, distratto e concentrato a fare altro, la
lasciò con l'amaro in bocca. Come al solito.
-Ma papà...-
-Signori Johnson, se volete la porto io-
-Sì, grazie Katy, mi faresti un grosso favore- gli occhi
castani di suo padre erano ancora attaccati al foglio, noncuranti.
I signori Johnson volevano molto bene alla loro bambina, ma erano due
importantissimi avvocati e, facendo le ferie a Luglio, era
già tanto se stessero in vacanza al mare nei week-end
dell'ultimo mese estivo. Eleonor era sempre lì con la
baby-sitter, Katy.
Due ore dopo, Katy aveva lasciato la bambina davanti alla porta di casa
dei signori Minus, uscendo con il nuovo fidanzato. Le due erano
arrivate ad un accordo: la ragazza l'avrebbe accompagnata e lei se ne
sarebbe stata buona, lasciandola uscire in pace con gli amici.
-Ciao, tu devi essere Eleonor- ad aprirle era stata una signora bassa
e rotondetta. La bambina sorrise: -Sì, sono io-
*****
-Casa tua mi piace un
sacco, Peter!-
-Hai detto la stessa cosa l'estate scorsa, Ele-
-Già. Senti, io ti conosco da ormai quattro anni, ma non ti
ho visto mai qui con degli amici!- Eleonor, "Ele" per gli amici,
inclinò la testa, lasciando che i capelli biondi le
oscurassero un lato del viso. La bambina era piuttosto cambiata. Oltre
ad essersi alzata, aveva sviluppato un carattere abbastanza deciso e
forte, pur conservando la sua innata gentilezza.
-Beh, non ne ho molti, a scuola mia tutti mi prendono in giro... dicono
che sono brutto, stupido e grasso.-
-Non è assolutamente vero!- gli occhi verdi si strinsero, in
un'espressione accusatoria. -Sono solo degli stupidi, lasciali perdere!-
Il bambino con gli occhi acquosi cercò di cambiare discorso:
-Bello il tramonto, eh? Visto da qui, poi...-
-Me l'hai già detto tre volte, Peter- lui
arrossì e lei sospirò con un'aria piuttosto
adulta per i suoi dieci anni. -Torniamo a casa tua? Katy si aspetta di
trovarmi lì tra mezz'ora-
-Hai ancora quella baby-sitter? Dopo quattro anni?- Peter non riusciva a
credere alle sue orecchie, in più quella ragazza non gli era
mai stata simpatica. Lei era fra quelle persone che lo guardavano
dall'alto in basso e lo criticavano. Da quello che raccontava la sua
amica, che lo aveva sempre difeso, provava sempre a screditarlo davanti ai suoi. Per fortuna a loro non importava
finché la loro bambina non si facesse male. L'unico lato
positivo del loro essere sempre impegnati era la libertà.
-Purtroppo- e si avviò alla volta della casetta, con Peter
appresso.
La casa di villeggiatura dei Minus non era neanche paragonabile a
quella dei Johnson in quanto a grandezza e comodità, ma al
contrario della casa di Eleonor, che sembrava appena uscita da un
giornale d'arredamento, la casa di Peter sapeva di... beh, casa.
-Ciao, Eleonor!- alla bambina, la signora Minus piaceva molto. Era una
casalinga bassa e amabile, che le preparava sempre ottimi biscotti e
fantastiche grigliate di carne e pesce, quando andava a mangiare da
loro.
Anche alla madre di Peter, Eleonor piaceva molto: era simpatica,
gentile ed educata, e un'ottima compagnia per il suo timido e
impacciato figlioletto.
-Buongiorno, signora- Sarebbe
una nuora perfetta per mamma... pensò Peter,
mettendosi a tavola. Ma poi ricacciò il pensiero: non
sarebbe mai piaciuto in
quel senso a una come Eleonor.
*****
-Allora? Ti piace la
tua nuova scuola, Peter?-
-Oh, Ele, sapessi! È fantastica! Ho conosciuto tre ragazzi
fortissimi, si chiamano James, Remus e Sirius! E...-
Una risata quasi angelica uscì dalle labbra della ormai
ragazzina: -Ho capito, ti piace molto!-
-Già. La tua?-
-Anche la mia è molto bella: i compiti sono decisamente di
più, ma ho conosciuto un sacco di nuovi amici e amiche!- le
sue labbra si schiusero in un sorriso che lasciava vedere l'apparecchio
per i denti appena messo.
-Parli un po' strano... ti fa male?- chiese Peter, ovviamente
riferendosi all'apparecchio.
-Un po', ma mamma dice che quando finisco con la cura, avrò
dei denti perfetti!- esclamò sognante e il ragazzino non
poté fare altro che sorridere con lei.
-Come si chiama la tua nuova scuola?- Peter era curiosissimo di sapere
un po' in più sulle scuole medie babbane. Inoltre, avrebbe
dovuto fingere di andare ad una del genere anche lui. O almeno,
così diceva il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle
Arti Magiche fra i minorenni... ma Ele poteva tenere il segreto, no?
Insomma, se avesse voluto avere anche una possibilità con
lei... Improvvisamente, incominciò a fare più
caldo e il ragazzino arrossì, completamente dimentico della
risposta dell'amica.
-Peter, ma mi stai ascoltando?-
-Cosa? Oh, sì-
-Ti ho chiesto come si chiamasse la tua scuola-
-Ah, ehm... Hogwarts-
-Hogwarts? Non ho mai sentito di una scuola del genere a Londra!-
-Ehm sì... perché... non è a Londra!-
questa non era una bugia.
-Perché ne hai scelta una fuori città? Insomma,
ce ne sono così tante...-
In quel momento, Peter avrebbe tanto voluto dirle la verità:
È una scuola
per Streghe e Maghi. Io so fare magie con una bacchetta, una specie di bastoncino di legno. Sai,
è per gente... diversa... Eppure, qualcosa gli
diceva di non farlo: aveva paura che Eleonor ne sarebbe stata
spaventata e non l'avrebbe più voluto come amico.
-Ho scelto quella perché... frequenta anche mio cugino!-
-Ah...- aveva capito che il suo migliore amico le stava nascondendo
qualcosa, ma non riusciva a capire cosa
e ne era leggermente offesa.
Guardando gli occhi della compagna, Peter si sentì in colpa
e cercò di cambiare argomento, ma senza molto risultato.
Quell'estate fu meno divertente delle precedenti, perché si
sa che un rapporto basato sulle bugie non va mai a finire bene.
*****
L'estate seguente,
Peter, per uno o due giorni, non riuscì a trovare Eleonor da
nessuna parte. L'aveva cercata per tutto il villaggio dove di solito
trascorrevano le vacanze, senza alcun risultato. Un paio di giorni
dopo, si ripresentò lei con due ragazze, probabilmente sue
amiche.
-Ciao, Peter!- lo chiamò da lontano. Lui fece internamente i
salti di gioia e le corse incontro.
-Ele!- disse, abbracciandola. Lei si irrigidì un pochettino,
ma poi rispose affettuosamente. Peccato che Peter si fosse accorto di quell'esitazione.
Lei si rivolse alle sue due "accompagnatrici": -Questo
è Peter, il ragazzo di cui vi ho parlato. Peter, queste sono
Elisa- puntò il dito alla più alta, con un
caschetto di capelli castani e due occhiali squadrati -e Gilda-
indicò anche l'altra, con i capelli ricci e neri che
potevano fare invidia alla Gorgone e due gelidi occhi color ghiaccio.
Fu Gilda a parlare per prima, con aria di superiorità e fare
rigido: -Ely! È questo il tuo amico?- entrambe lo guardarono
dall'alto in basso, facendolo sentire a disagio.
-Sì, perché?-
-Nulla- si mise in mezzo anche l'altra -Solo che ci aspettavamo
chissà che cosa, invece è
piuttosto... deludente...- lo disse con cattiveria e la sua voce
gracchiante ferì Peter che non riuscì a capire
come queste due potessero essere amiche di Eleonor, della sua migliore
amica, così dolce e diversa da loro.
*****
L'anno dopo successe
più o meno la stessa cosa, solo che questa volta, Peter
prese da parte Eleonor e le disse, o almeno ci provò, che le
sue "amiche" non gli piacevano: -Sono cattive, parlano sempre
male di me! In più, l'estate scorsa non siamo stati molto
insieme e se sì c'erano sempre loro!-
-Non è vero, Peter, non sono cattive, sono solo un
po'... schiette...- il ragazzo non riusciva a crederci: le stava
difendendo! -E poi, io non ho mai detto nulla sui tuoi amici.-
-Questo perché non li conosci, ma ti assicuro che ne saresti
entusiasta!-
-Ma se non so neanche a che scuola vai!- aveva alzato la voce per la
prima volta in... cosa? Sei anni?
Peter ci rimase malissimo, tanto che non riuscì a credere di
averle urlato addosso per primo. Solo che... Eleonor era stata la sua
prima, unica vera amica. Erano fermi lì, davanti al mare, il
mare che quel giorno aveva un colore quasi verde come gli occhi della
sua amica. Si guardavano entrambi stupefatti, come se non riuscissero a
credere a ciò che era accaduto. La ragazza si costrinse a
parlare per prima: -Scusa- pronunciò a bassa voce -Ma da un
paio di anni a questa parte sei strano. Non hai compiti d'Inglese o
Matematica, come noi...-
Ma a ferire Peter più di tutto fu quel "noi". Avrebbe
sopportato un "me", ma un "noi" faceva male. Era come se lo stesse
estraniando dalla sua vita. In quel momento di rese conto che non poteva perdere Ele. Semplicemente
non poteva. Nonostante tutto l'affetto dei Malandrini, non riusciva ad
immaginarsi una vita senza Eleonor Johnson.
-No, scusami tu. Mi dispiace di averti trattata male. In fondo, sono
le tue amiche...-
Il volto della ragazza si rilassò del tutto e per la prima
volta in due anni, Peter rivide quella scintilla nei suoi occhi:
-Andiamo a prendere un gelato? Da
soli-
-Sicuro!-
Sembrava tutto come prima...
*****
Durante quell'anno ci
furono dei cambiamenti sostanziali per entrambi, non tanto a livello
psicologico,
quanto fisico.
Peter era piuttosto cresciuto, pur rimanendo
più basso di Eleonor e piuttosto grassottello. Gli stavano
spuntando i primi peli in viso, i capelli color topo si erano allungati
un poco e più di una volta si era accorto che avrebbe tanto
voluto baciare
Eleonor, cosa però impossibile, dato che lei era parecchio
lontana da Hogwarts e la Scozia.
Anche la ragazza era cresciuta, diventando più bella che
mai. Si era snellita ulteriormente ed era di parecchio più alta. Era
anche diventata più... ragazza, anche se non molto formosa. I
capelli le erano cresciuti a dismisura e le arrivavano fino alla vita in boccoli
ordinati. I tratti del viso si erano sfiniti, abbandonando quell'aria
da bambina che aveva mantenuto fino ai dodici/tredici anni. Avendo
anche cambiato scuola, aveva iniziato a conoscere dei ragazzi e... beh,
si era fidanzata per la prima volta. Ovviamente, di tutto questo Peter
non sapeva nulla.
Quindi, fu un vero shock per lui trovarsi davanti questa versione nuova
di Eleonor, che tra l'altro aveva tolto l'apparecchio lo scorso
Settembre.
-Ciao...-
-Peter! Come sei cresciuto! Ti trovo bene.-
-Gra... grazie... Anche tu sei molto bella...- era arrossito
notevolmente, abbassando gli occhietti piccoli e acquosi.
La ragazza stava per dire qualcosa, quando una voce maschile la
chiamò, con un tono piuttosto arrogante: -Ele, chi
è questo qui? Ti sta dando fastidio? Vuoi che gli dia una
lezione?-
Peter alzò lo sguardo per vedere un ragazzo alto e muscoloso
che veniva verso di loro, con un sorrisetto sfrontato sulle labbra e
l'atteggiamento tipico da bulletto, che gli ricordò
stranamente James e
Sirius.
-Cosa? Oh, no! Lui è Peter, un mio vecchio amico! Peter,
Kevin... il mio fidanzato-
Fu come se il mondo gli fosse crollato addosso. Eleonor si era fidanzata e
sembrava felice, a giudicare dallo sguardo raggiante.
-Ah- cercò di nascondere l'astio dalla voce -Piacere-
*****
Non era sicuro che
sarebbe durata. Lui sperava di no, ma il fidanzato di Eleonor era
ancora lì. Kevin c'era e con lui tutti i suoi amici.
-Ciao, Ele- si avvicinò, racimolando un poco di quel
coraggio Grifondoro che aveva e le andò incontro.
-Ehi! Come va?- la bionda lo abbracciò affettuosamente, cosa
che non passò inosservata e fece assottigliare gli occhi ad un paio di persone.
-Ely! Non ci credo! Esci ancora con questo sfigato?- una voce stridula
giunse alle orecchie di entrambi, persi
nell'euforia del momento.
Questa volta, però, anche la calmissima Eleonor si
accigliò: -Prima di tutto, Gilda, ti ho già detto
di non chiamarmi "Ely" e soprattutto, Peter è un mio amico
da tantissimi anni e non ti permetto di insultarlo così!- il
tono seccato non era da lei, ma non poté farne a meno:
voleva molto bene a Peter, nonostante si vedessero poco.
-Beh, ma è la verità!-
-No, invece!- era da un po' di tempo che le sue amiche sembravano
più antipatiche... Per di più, le cose con
Kevin non andavano bene e tra lui e Gilda passavano degli sguardi
strani... -Adesso io e Peter andiamo a prenderci una granita, a dopo-
lo prese per mano, girò i tacchi e si allontanò.
In quel momento Peter si sentì realizzato. Il mondo sarebbe
potuto crollare e a lui non sarebbe importato nulla. Forse ho ancora una
possibilità...
Trascorsero il resto del pomeriggio a parlare del più e del
meno, davanti a svariate granite, quando la discussione
degenerò. Peter aveva iniziato ad esprimere la sua
diffidenza nei confronti degli amici di Eleonor e lei li difendeva,
cercando solo di creare un po' di armonia tra le persone più importanti della sua vita. Ma finirono per litigare
seriamente, per la prima volta.
Quella sera, tornarono entrambi a casa amareggiati e con un senso di
vuoto alla bocca dello stomaco. Le sorprese, purtroppo, non erano
finite lì per Peter, che ad un certo punto si
trovò faccia a faccia con Kevin e due suo amici, che avevano più l'aria di essere suoi scagnozzi. Da
lì, seguì una rissa in uno sporco tre contro uno.
Lo lasciarono lì, con il volto sporco di sangue, il naso
rotto e la minaccia: -Tocca ancora la mia fidanzata e sarà
peggio per te!-
Detto fatto, perché Peter evitò Ele per tutta
l'estate. La vedeva, qualche volta, baciarsi con Kevin, desiderando di
essere al suo posto. Ma era troppo codardo per farsi avanti.
Lasciò correre e tornò a Hogwarts per il suo
sesto anno molto turbato. E non sapeva ciò che lo attendeva
nel Mondo Magico, che iniziava a sprofondare nella Guerra.
*****
Ritornò
lì, l'estate dopo, solo sotto richiesta di sua madre: James
gli aveva offerto di passare l'estate a casa sua, con i Malandrini,
poiché Sirius era scappato di casa e non intendeva
più tornarci. Magari
fossi coraggioso come lui...
Non avrebbe
sopportato l'idea di vedere Eleonor in giro con il suo perfetto
fidanzato...che nervi che gli faceva... Proprio allora,
però, un pensiero lo colpì: quello che Kevin
aveva fatto a lui, non era un po' come quello che Sirius e James
facevano a Mocciosus? Gli avevano portato via Lily e molte volte lo
deridevano e lo prendevano in giro. Sono veramente migliori dei
Serpeverde?
Ricacciò il pensiero: era così confuso!
Quell'anno Lord Voldemort aveva incominciato a reclutare seguaci, i
Mangiamorte. La famiglia di Sirius aveva già aderito, mentre
lui era scappato di casa. Da entrambe le parti si stava reclutando e
lui...lui aveva ricevuto proposte anche dal Lato Oscuro. Pensava di
unirsi agli Auror, ma il pensiero dell'estate precedente e dei suoi
amici lo frenava.
Sua madre gli aveva inaspettatamente chiesto di tornare, dicendo che
era importante - aveva ragione.
Appena
entrato in casa, Peter sentì dei distinti singhiozzi e la
voce rassicurante di sua madre che mormorava rassicurazioni. Entrato in cucina, vide una testa
bionda riversa sul tavolo, piangente, mentre quella di sua madre
scattava in alto.
-Peter...-
-Eleonor?-
La testa si alzò dal tavolo e lui stentò a
riconoscerla: Ele, la sua Ele, sempre così energica e
vitale, dal colorito rosato, sembrava... pallida. Solo un po', ma non
sembrava molto sana. Gli occhi rossi e gonfi e le guance scavate non
aiutavano.
-Oh, Peter!- Corse ad abbracciarlo. Lui, lì per
lì, non ebbe la forza di spingerla via, sentendola
così fragile tra le sue braccia, limitandosi a sostenerla.
Nella mezz'ora successiva ascoltò ad una storia tragica, tanto che stentava a crederci. Non gli sembrava possibile,
eppure i volti di Ele e sua madre non mentivano. Così,
apprese che la sua amica era malata di leucemia. Una tremenda malattia da cui è difficile guarire. -Non mi danno
più di un anno di vita- sospirò pesantemente:
-Kevin mi ha lasciata- disse in un sussurro -Si è messo con
Gilda e anche lei mi ha abbandonata. Diceva che non voleva
prendersi la responsabilità di stare con una che sta per
morire... ma si sono baciati prima che glielo dicessi...- la voce
si ruppe, dissolvendosi di nuovo in singhiozzi.
-Eleonor, io...- Non ci
credo, non ci voglio credere! Non voglio credere che non vivrai
abbastanza a lungo per diplomarti, sposarti, avere dei figli... Non
voglio credere che questa sia, probabilmente, la nostra ultima estate
insieme... Ti amo e non voglio perderti! Ma, ovviamente,
non le disse tutto questo e si limitò ad un "mi dispiace
infinitamente" e a starle vicino per quei pochi mesi che rimanevano,
cercando di farla felice in tutti i modi possibili. Prima
dell'inevitabile.
*****
Quella fu la
loro ultima estate insieme, ma non fu vissuta con la spensieratezza di
prima.
Anzi, non fu
proprio vissuta: sembrava come se un
drappo scuro di morte si fosse avvolto intorno a loro, rendendoli quasi
apatici.
Tutto sembrava
più grigio, solo il mare conservava il suo innato fascino e
la sua bellezza.
Eleonor aveva
lasciato scritto che alla sua morte, avrebbero dovuto cremarla e
gettarla in mare.
Di solito
cercava di scherzare su questa cosa, dicendo di avere fede in Dio e nei
medici, che l'avrebbero guarita.
Ma i tre mesi
passarono e la ragazza peggiorò sempre di più e
non si riusciva a trovare un donatore di midollo.
Peter ci aveva
provato, ma purtroppo non erano compatibili.
Anche Peter
aveva imparato a pregare questo Dio di cui parlava Ele e a sperare che
i medici la guarissero. Tutta la sua fede era riposta in loro.
Purtroppo,
però, a volte le cose non vanno come desideriamo: Peter fu
costretto a ripartire, con la morte nel cuore, per il suo ultimo anno e
Eleonor cambiò vari ospedali, ma senza alcun risultato.
Come era ormai prevedibile, Eleonor Johnson morì verso l'inizio di
Giugno, proprio mentre Peter dava gli esami.
Sconvolto
dalla notizia, li passò per il rotto della cuffia, correndo
a casa subito dopo la Consegna del Diploma.
Arrivò
troppo tardi, anche solo per vederla un'ultima volta. Il loro amore era
durato dieci anni, dai sette ai diciassette.
Peter si
dannò l'anima, perché non era riuscito neanche a
vederla morire. Non era riuscito a dirle nulla.
Sarebbero
bastati un paio di giorni in più... Ma la Morte non
è clemente e non concede niente a nessuno.
Eventualmente,
Peter avrebbe dato la colpa ai medici: loro avevano dato ad Eleonor delle
false speranze di guarigione, loro erano stati pagati, anche se
probabilmente sapevano che non c'era nulla da fare. Schifosi babbani!
Sapeva che era
colpa sua se non era mai riuscito a dichiararle il suo amore, se non le
aveva mai parlato dei suoi poteri, ma dare la colpa ai babbani lo
faceva sentire meno colpevole.
Prese la sua
decisione: si sarebbe unito a Lord Voldemort, per epurare il mondo da
tutto quel sudiciume.
Avrebbe
tradito i suoi amici, facendo la spia, perché loro
rappresentavano Kevin, lo stesso che aveva fatto del male ad Eleonor.
Avrebbe
tradito Lily perché lei era babbana e i suoi simili gli avevano portato
via Ele.
Solamente in
punto di morte si accorse che aveva sbagliato. Solamente facendo
fuggire Harry Potter e i suoi amici, capì che era stato
tutto un errore.
Mentre la
morte lo coglieva, gli apparve il volto di Eleonor.
In quel
momento, capì di essere stato solo un codardo.
|