SECONDO
CAPITOLO
2.
Frequenze radio
Londra,
Richmond Park, 17 luglio 2020
Mattina
Il
ronzio della radio che Charles stava cercando di far funzionare da
circa un'ora, aveva costretto Hester ad alzarsi e fare la spola tra
il fondo della caverna ed il punto in cui si erano accampati per la
notte. Nessuno dei due era riuscito a chiudere occhio e non avevano
spiccicato parola sino a quando, prendendo anche la sua coperta,
Hester non aveva fatto rotolare fuori dalle pieghe una piccola
radiolina; era già arrivata l'aurora quando Charles
l'aveva
raccolta e si era appoggiato contro la parete rocciosa, scorrendo
febbrilmente i canali per bere ogni notizia mal trasmessa che
riusciva a carpire.
Quando
le era stato proposto di creare una sorta di falò, Hester
aveva stroncato la scarsa geniale idea sul nascere, poiché
l'acuta vista delle bestie alate avrebbe potuto individuarli da una
considerevole distanza; tuttavia, per cucinare la sbobba contenuta
nei barattoli che la governante aveva recuperato dal fondo della
grotta, erano giunti ad un compromesso: il fuoco sarebbe stato
utilizzato soltanto nella piena luce del giorno.
Hester,
seduta davanti qualche ciocco di legno reso scuro dalle fiammelle,
stava lasciando ribollire alcuni fagioli all'interno di un piccolo
tegame; lanciò di soppiatto un'occhiatina verso Charles,
chiedendosi con apprensione quando sarebbe cominciato l'inevitabile
interrogatorio.
L'odore
del muschio attaccato alle pareti della caverna, riusciva a
mascherare un po' quello di bruciato che, ad ondate irregolari ed a
seconda di come tirava il vento, giungeva dalla città. Alla
luce di quella giornata cupa, il cui grigiume era anche alimentato
dalla cappa di fumo che per giorni ancora avrebbe dominato i cieli di
Londra, il devasto pareva ancora più terribile: i draghi erano
scomparsi ore prima, diretti forse verso ovest, ed i loro ruggiti
erano stati sostituiti dall'assordante fragore di interi edifici che,
carbonizzati fino alle fondamenta, avevano finito per crollare come
castelli di sabbia.
"Informiamo
i fzzfzz non lasciate le strad-fzzfzz ripeto, non lasciate le
fzzfzz".
Charles
scrollò la radio, avvertendo il forte impulso di gettarla
contro la parete e se non l'aveva già fatto, era perché
quell'apparecchio rappresentava l'unico mezzo di informazione di cui
disponessero.
Inspirando
profondamente nel tentativo di calmarsi, inumidì le labbra
secche e riprovò a far girare la rotella dei canali.
"Ogni
passaggio è bloccato, l'attacco di ieri ha distr-fzzfzz la
statale non è più agibi-fzzfzz imposs-fzzfzz -sciare
Londra fzzfzz".
Chiuse
gli occhi ed appoggiò la testa contro la parete, dandola vinta
per qualche minuto alle frequenze instabili ed alla stanchezza. Le
sue dita continuarono a far saltare la radio da un canale all'altro,
ma chiuse totalmente le orecchie a quel ronzio insopportabile: per un
po' avrebbe lasciato riposare la sua scarsa pazienza. Hester si era
alzata in piedi e scrollata la lunga gonna marrone dalla polvere, con
un'andatura un po' dondolante, gli si era avvicinata; durante la fuga
della sera prima, nella fretta di mettere le vite di entrambi al
sicuro, aveva preso una brutta storta e dopo che l'adrenalina era
calata aveva iniziato ad accusare un considerevole dolore. La donna
si fermò in prossimità dell'ingresso della grotta ed
esaminò i numerosi rivoli di fumo che dalla città
salivano ad alimentare le nubi scure nel cielo.
"A
che cosa pensi?" le chiese Charles, che aveva socchiuso gli
occhi udendo i suoi goffi movimenti.
Lei
voltò la testa e lo guardò in silenzio, ma non rispose.
La radio si ammutolì del tutto qualche breve istante, prima di
ripartire dal ronzio. Charles attese ancora un po', continuando a
cercare la frequenza giusta e poi tornò alla carica.
"Hester,
posso sapere adesso che cosa sta succedendo?"
Neanche
a dirlo, l'interpellata titubò ancora un poco sull'ingresso
della grotta e poi se ne tornò vicina al falò, a
mescolare quel pugno di fagioli che avrebbero mangiato per tappare un
poco lo stomaco. Charles la seguì con gli occhi e l'ostinato
silenzio della sua governante lo portò a serrare i denti con
stizza. Restò seduto contro la parete della caverna, credendo
che alzarsi in piedi non sarebbe stata una mossa saggia; si sentiva
scombussolato da emozioni molto forti, ma simili tra loro: le più
riconoscibili erano rabbia e paura.
"Hester"
provò di nuovo, sorprendendosi per come il suo tono di voce
risultò controllato. "Ti ho fatto una domanda. Perché
sembri saperne qualcosa?"
Hester
tolse il tegame dal fuocherello e dal sacco che aveva recuperato la
sera prima dal fondo della caverna, tirò fuori due scodelle di
plastica; con l'odore di cibo che stuzzicava il suo naso ed il suo
palato, Charles si rese improvvisamente conto di essere molto
affamato. Il suo stomaco borbottò indecentemente, come
risvegliato da un sonno molto profondo. Inghiottì tutto
l'eccesso di saliva che aveva nella bocca e si impose di non mollare
ancora la presa.
"Come
facevi a sapere che c'erano queste cose, qui nella grotta?"
mosse il mento verso i fagioli che Hester stava versando nelle
ciotole. "Ce le hai messe tu?"
Francamente
iniziava a pensare che alzarsi in piedi potesse essere un'idea non
così malvagia; l'altra non lo calcolava nemmeno per sbaglio e
pretendeva di non udire nemmeno la sua voce. Determinata come un
mulo, girava i fagioli dentro le scodelle per freddarli almeno un
po', come aveva fatto abitualmente per
Charles
quando
lui
era
ancora un bambino troppo pigro e viziato per freddare le cose
semplicemente soffiandoci sopra.
"Perché
siamo qui? Perché hai nascosto queste cose in questa caverna?"
Hester
si tese versò di lui e gli porse la sua razione fumante di
cibo. Lui non si mosse, cercando con i suoi gli occhi della donna.
"Perché
non vuoi dirmi che succede?"
A
quel punto Hester, esasperata da tutte quelle domande che comunque si
era già aspettata, sbatté la ciotola di cibo ai suoi
pedi e si ritirò infastidita.
"Che
razza di domande sono?" esordì, burbera come era nella
sua natura essere. "Non li ha visti i draghi? Ecco che succede!"
Ignorando
del tutto l'odore allettante che saliva fino al suo naso, Charles si
staccò dalla parete e si tese verso di lei: "E tu che ne
sai?" domandò, nell'esatto istante in cui le sue dita
trovarono miracolosamente una frequenza funzionante.
Entrambi
si zittirono di colpo e l'attenzione fu tutta per lo speaker:
"A
chiunque sia in grado di ascoltarci in questo momento fzzfzz
-bandonate le case! Ripeto, abbandonate le vostre case! Non cercate
di fug-fzzfzz-re se non a piedi, non usate le vostre macchine, non
dirig-fzzfzz-vi verso gli aeroporti, tutti i voli sono stati
cancellati! Ripeto, né treni né aerei sono più
disp-fzzfzz-bili! Le forze dell'ordine invitano a mantenere la
cal-fzzfzz e ci informano che in zona Wimbled-fzzfzz dei centri di
accoglienza e di primo soccorso sono stati allest-fzzfzz per tutti
coloro che fzzfzz-itano di cure. Ripeto, ci sono cent-fzzfzz zona
Wimbledon. Mantenete le distanze da tutti gli edifici, per questioni
di sicure-fzzfzz i pochi rimasti in piedi potrebbero crollare da un
fzzfzz-mento all'altro. Che Dio ci assis-fzzfzz".
*
Inghilterra,
17 luglio 2020
Pomeriggio
Erano
anni che nessuno si avvicinava a quella casa. La gente del posto
aveva iniziato ad evitarla quando, di punto in bianco, un vecchio
burbero e maleducato vi si era trasferito. All'inizio in molti
avevano tentato di farlo sentire il benvenuto, di coinvolgerlo nella
comunità, ma ogni sforzo che era stato compiuto per lui era
finito inesorabilmente per andare sprecato. Il vecchio Fitz -così
era stato soprannominato, poiché nessuno conosceva davvero il
suo nome-, non voleva essere avvicinato, era chiaro. Verso i bambini
agitava il suo bastone, verso gli adulti imprecava con sentimento.
Dopo un considerevole periodo di insistenza quindi, un bel giorno, il
vecchio Fitz era stato lasciato definitivamente in pace.
La
sua casa si trovava nella periferia ovest della cittadina e da circa
una settimana, sembrava essere tornata disabitata.
Becky,
la dodicenne figlia del sindaco, giurava che così non era:
passando per di lì la mattina, diretta alla fermata
dell'autobus che l'avrebbe condotta al campo estivo, aveva visto un
paio di volte un bambino all'interno di una delle stanze al pian
terreno, nascosto dietro i vetri della finestra. Derek il pescatore,
invece, tornando una sera tardi dalle acque del lago vicino, aveva
detto di aver visto una luce accesa ai piani superiori.
"È
normale" aveva esordito una sera al pub. "Il vecchio Fitz
non riesce a reggere in piedi nemmeno se stesso, figurarsi tenere a
bada le erbacce! Ve lo dico io, un giorno di questi gli crollerà
addosso la baracca e non se ne accorgerà nemmeno".
Non
era che alcuni di loro non provassero apprensione per quel povero
signore tutto solo, ignaro del pericolo che stava correndo; ogni
volta che a qualcuno veniva lo sghiribizzo di andarlo a disturbare
per controllare che tutto fosse a posto però, immancabilmente
il ricordo del brutto e rinomato caratteraccio del vecchio Fitz
invogliava a far tornare qualunque anima pia sui propri passi ed a
mantenere quindi le distanze.
Era
davvero bizzarro il modo in cui la vegetazione del cortile aveva
preso possesso della casa. Una cosa del genere Derek non l'aveva mai
vista, neanche quando, per vent'anni, non vi aveva abitato nessuno. I
cespugli e l'erba dovevano aver raggiunto almeno l'altezza di un
metro, tanto che sfioravano oramai i davanzali delle finestre. Lungo
le mura di pietra si arrampicavano rami e radici, disegnando una
ragnatela così fitta ed intricata da rassomigliare ad una
mappatura delle vene del corpo umano. Nonostante fosse luglio ed il
tempo più che buono, gli alberi erano spogli e rinsecchiti,
come se qualcosa avesse succhiato loro tutta la linfa, la vitalità
e l'energia; incastrate tra i fili d'erba ed i rami dei cespugli
c'erano foglie grandi ed ingiallite, morte da nemmeno una settimana.
Altri rami, lunghi come liane, avvolgevano il ferro della cancellata
che spuntava sopra le mura di cinta, sbarrando il passaggio a
qualsiasi curioso: sembrava che la casa volesse tenere lontani gli
scocciatori, rispecchiando perfettamente il terribile caratteraccio
del vecchio Fitz.
Anche
quel pomeriggio Becky, tornando dal campo estivo, rallentò il
passo e si issò sulle punte dei piedi; allungò il collo
con il nasino puntato per aria e sbirciò oltre la barriera di
rami e foglioline che cercavano di impedirle di ficcanasare. Per un
po' non vide niente, il che la deluse: avere delle novità sul
vecchio Fitz era sempre stato un buon modo per attirare l'attenzione.
Fu quasi sul punto di rinunciare quando, in una delle finestre del
piano inferiore, intravide un baluginio dorato; Becky si fermò
di colpo e tentò di alzarsi ancora di più sulle punte
delle scarpe. Afferrò con le mani le sbarre della cancellata e
spinse quasi la faccia tra i rami spessi che le stavano di fronte;
restò lì immobile ad attendere istanti che le parvero
infiniti, quando eccolo di nuovo! Becky socchiuse le palpebre e si
concentrò, ma ciò che vide la spaventò a morte.
Con un grido acuto lasciò all'improvviso le sbarre di ferro,
come l'avessero ustionata ed incespicando sui piedi iniziò a
correre, allontanandosi il più in fretta possibile da quella
casa.
Aveva
visto di nuovo lo stesso bambino, ma sulla faccia della terra non
esisteva nessuno, nessuno,
che avesse gli occhi dorati.
Il
vecchio Fitz aveva forse un alieno in casa?
*
Londra,
Richmond Park, 17 luglio 2020
Sera
Dopo
quell'incredibile colpo di fortuna, Charles aveva passato l'intero
pomeriggio a percorrere il perimetro della grotta con la radio tra le
mani, nel tentativo di trovare un punto che gli permettesse di
captare le frequenze nel miglior modo possibile. Tutto quello che
aveva sentito, nel mentre, l'aveva totalmente allontanato dalla
discussione intrapresa con Hester poche ore prima e la donna ne aveva
approfittato per riposare un po'.
"Non
si allontani Charles, se non vuole finire nei guai" aveva detto,
prima di coricarsi sulla sua coperta e chiudere gli occhi stanchi ed
arrossati. Charles aveva annuito distrattamente e si era avvicinato
all'entrata della grotta, alzando le braccia per aria -il cervello
gli diceva che forse, puntando la radio verso l'alto, il segnale
sarebbe miracolosamente giunto a lui per vie divine-. Trascorse delle
ore composte da frasi inframmezzate e singhiozzi incomprensibili, il
ragazzo aveva ben pensato di spegnere almeno per un po' la radio, per
evitare di sprecarne le batterie: sarebbe stato imbarazzato dal
descrivere tutte le posizioni assurde che aveva assunto nel tentativo
di fungere da canale per le frequenze, ma comunque era stato tutto
inutile. Tornò verso l'interno della caverna e ripose la radio
vicino al sacco del cibo in scatola; come se il solo vederlo gli
avesse causato uno squarcio nelle viscere, il suo stomaco iniziò
di nuovo a brontolare, reclamando la sua seconda razione giornaliera.
Con
un sospiro appena percettibile si voltò verso Hester che,
sdraiata a terra, gli dava le spalle; cercando di fare meno rumore
possibile le si avvicinò per dare un'occhiata: il suo volto
era disteso e privo di linee, il respiro profondo e regolare. Preferì
non disturbarla, considerate le ultime tumultuose ore che avevano
vissuto e tirò su le maniche della maglia con tutte le buone
intenzioni del mondo: avrebbe pensato lui alla cena!
Rovistò
all'interno del sacco marrone per un po', constatando la maggiore
quantità di legumi che avesse mai visto in vita sua. Non
avendo quindi molta scelta, prese un barattolo di lenticchie e lo
svuotò all'interno del tegame che Hester aveva usato per
scaldare i fagioli; Charles storse il naso un po' schifato, ma se era
vero che la necessità faceva la virtù...
Quando
trovò i fiammiferi tra le pieghe della sua coperta, per poco
non gli venne un colpo: la mano di Hester si era chiusa attorno al
suo polso con una morsa davvero ferrea e gli aveva impedito di
muoversi ancora. Il ragazzo si voltò verso di lei, gli occhi
azzurri spalancati come due fanali nel buio della caverna:
non l'aveva sentita muoversi così velocemente e si stupì
del fatto che apparisse perfettamente sveglia.
"Cosa
sta facendo?" lo interrogò duramente.
"Volevo
scaldare la cena".
"È
forse impazzito?!"
Hester
gli strappò dalle mani i fiammiferi, tenendoli stretti ed al
sicuro tra le sue.
"Non
si ricorda già più di cosa abbiamo parlato stamattina?
Niente fuochi, la sera!"
"Ma
i draghi non ci sono più! È dall'alba che non li
vediamo!" replicò a quel punto Charles, decisamente
indispettito dall'atteggiamento della sua governante. Lo stava
trattando come un bambino.
"E
se dovessero tornare all'improvviso?" tornò ad attaccare
la donna.
"Che
cosa faremmo se ci vedessero? Questa grotta è sicura, ma può
diventare la nostra rovina! Saremmo intrappolati qui dentro e quella
creatura la farebbe diventare un grande, grandissimo forno
crematorio!"
Il
ragazzo aprì la bocca per rispondere, ma nessun suono ne uscì
fuori. Hester aveva ragione, ma dalla sera precedente era capitato un
po' troppo spesso che ne avesse. Inspirando bruscamente, Charles si
protese verso di lei e piantò gli occhi nei suoi con una luce
autoritaria.
"Ho
sentito dire alla radio che le armi militari si disintegrano
nell'aria ancora prima di riuscire a sfiorare quelle bestie"
sibilò, rincorrendo sul suo volto qualsiasi ombra, qualsiasi
piega che potesse fargli intuire quanto in realtà ne sapesse
la sua governante; "Ma tu questo già lo sai, non è
vero?"
Hester
strinse le labbra come una linea sottile e lasciò il suo
polso.
"Mi
sembra ovvio che sia così" replicò piuttosto
seccamente, "Solo un Signore dei Draghi può uccidere un
drago".
NOTE
DELL'AUTORE: è già lunedì
D: che ansia tremenda. Vabbè, comunque (come promesso), ecco
qui il secondo capitolo. Ci tengo a specificare che i capitoli non
hanno una lunghezza specifica, ma solo quella giusta (cioè
quando io ritengo sia necessario interrompermi per motivi di suspance
lol). Ringrazio coloro che hanno recensito il primo capitolo, quelli
che hanno solo letto in silenzio e quelli che hanno aggiunto la
storia alle seguite. Vi dico già da ora che qui, ogni cosa
accade a suo tempo: forse l'inizio potrà sembrarvi un po'
lento, ma a parte qualche rara eccezione, quasi tutte le mie storie
iniziano così. Vi auguro di trovare il coraggio per arrivare
fino alla fine!
Mimiwitch
è la mia beta, la sponsorizzo un sacco e la amo tantissimo!
Ci
vediamo lunedì!
Asfo
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