“Nel
settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli
ricordino che anche il più forte tra loro non può
prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina
saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.”
Per un attimo, il mondo di Blight si congelò in un
terrificante oblio di silenzio.
Per un attimo, gli sembrò quasi di trovarsi nel ruolo di un
ignaro spettatore, piuttosto che nei panni di un vincitore condannato a
morte. Non stava succedendo a lui, non era possibile...
Fu una specie di singhiozzo a riportarlo alla realtà, o
forse era un sussulto, quello di sua suocera.
Seguì un
rumore sordo, probabilmente quello di un vassoio caduto sul pavimento,
poi la voce di Laura giunse alle sue orecchie in un sibilo strozzato.
- No…
Blight si voltò verso la propria moglie con un movimento
del capo leggermente meccanico: Laura tremava dalla testa ai piedi, gli
occhi obliqui spalancati in una vitrea espressione di terrore.
Lo shock non durò molto, infatti, nel giro di poco tempo, il
vincitore si ritrovò costretto a bloccare la traiettoria del
portamatite lanciato contro il televisore e a serrare il corpo di Laura
nella morsa delle proprie braccia. Le grida di lei erano più dolorose di una stilettata ai timpani.
Blight non riuscì ad afferrare il senso di ogni frase
urlata, e non ci provò nemmeno. Si limitò a
stringere ulteriormente la presa, mentre Laura si dimenava come un
animale ferito, e a sussurrarle qualche parola per calmarla. La
situazione sembrava parecchio assurda, visto che, in teoria, sarebbe
dovuto essere lui a dare i numeri. Ma da quella maledetta esperienza,
da quell’incubo vissuto quattordici anni prima, Blight non
era più riuscito a perdere la calma o ad infuriarsi.
Claudine provò ad avvicinarsi alla figlia, ormai priva del
lume della ragione, ma si bloccò non appena udì
un flebile pianto provenire dalla culletta posta accanto al divano.
- Laura – disse il ragazzo a voce alta, per sovrastare le
grida della moglie – Per favore, stai facendo piangere Ash!
La ragazza ebbe un sussulto, poi smise di divincolarsi, sospirando e
voltandosi verso la propria madre, che aveva preso in braccio il neonato
piangente per calmarlo.
Da fuori, una sequela intensa di bestemmie fece capire che Johanna
aveva appena spento – e probabilmente distrutto –
il teelvisore. Non c’erano vincitrici donne, oltre a lei, al
Distretto Sette: la prima, Leslie Turner, era scomparsa misteriosamente
anni prima, mentre Cortez, la Matta del Villaggio, era morta suicida
poco prima della Sessantacinquesima Edizione.
Blight sospirò, allentando la presa sul corpo della moglie,
che si voltò poggiando il viso sulla sua spalla robusta.
- Vuoi che chiami tuo padre?- domandò il vincitore, sapendo
che, oltre a sé stesso, l’unico uomo in grado di
calmare Laura era proprio il signor Blaze.
La ragazza scosse la testa, tirando su col naso: - Tanto
sarà qui a momenti…
Claudine si sedette sul divano, senza smettere di cullare il nipotino
ormai tranquillo, e per alcuni istanti il silenzio regnò
sovrano nel grande salotto.
***
- Non dovrei essere io a crollare.
Laura si lasciò cadere sul letto, nascondendo il volto tra
le mani: - Io dovrei sostenerti. Dovrei proteggerti dalle tempeste, farti da scudo contro il dolore… ho giurato che avrei cercato di mettere a posto
qualsiasi parte di te fosse spezzata. E invece quella spezzata sono io.
Sei tu che stai aggiustando me…
Blight si sedette accanto a lei, abbracciandola: - Questa promessa non
è mai stata a senso unico, Amore mio. Non sono
l’unico ad avere bisogno di aiuto…
- Ti hanno buttato in quello schifo di Arena quand’eri poco
più che un bambino! – lo interruppe lei con
veemenza, stringendo i pugni per contenere la collera crescente
– E dopo quattordici anni non sei ancora riuscito a
scrollartela di dosso! Nessuno di voi si è mai liberato
dagli incubi! E adesso ti vogliono far tornare?
Il vincitore poggiò le labbra sulla chioma castana della
moglie, stringendola più forte a sé: - Johanna
è l’unica vincitrice femmina del nostro Distretto.
Lei, Cecelia, Jason e la ragazzina del Dodici che ha vinto
l’anno scorso non hanno scelta. Invece, per me, la questione
è diversa. Forse non sarò io a
partecipare…
- Oh, e tu pensi che io creda che abbandonerai quel vecchio rimbambito
di Rackham al suo destino? Che avresti la forza di non offrirti per lui?
Laura cercò di asciugarsi in fretta le lacrime che le
rigavano il viso: - Non ci voleva questo colpo basso, maledizione, non
ci voleva! Non adesso!
Blight sospirò, cercando inutilmente di alleviare il peso
che gli opprimeva il petto.
Non avevano passato momenti facili: prima il fratello di Laura estratto
per i Sessantasettesimi Hunger Games, poi l’ingiustificato
esilio di Poppy, una dei loro migliori amici, seguito dalla tremenda
uccisione della famiglia Mason. E, solo l’anno prima, il
nonno di Laura, il vecchio Woden, che aveva fatto da Mentore a Blight
durante i Sessantunesimi Hunger Games, era scomparso misteriosamente,
allo stesso modo di Leslie Turner. L’inaspettata gravidanza
di Laura non aveva certo migliorato le cose: inizialmente, nessuno dei due coniugi
aveva mai avuto la minima intenzione di diventare genitore.
Erano riusciti a trovare un po’ di serenità
soltanto dopo aver udito il primo strillo del loro
loro piccolo Ash.
Un soffio di vento spirò attraverso la finestra aperta,
scompigliando appena i lunghi capelli di Laura.
Solitamente, la ragazza aveva l’abitudine di scostarli sempre
dal viso, ma quella volta non fece nulla del genere. Si
limitò ad appoggiare la testa contro il petto del marito,
cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime. Cercando di non
pensare che, forse, quello sarebbe stato uno degli ultimi abbracci.
***
Dall’alto del palco in legno allestito per la Mietitura,
mentre veniva portato via assieme a Johanna, Blight pregò
che nessun Pacificatore facesse fuoco contro Laura, che si trovava in
preda alla peggior crisi isterica che avesse mai avuto.
Quella ragazza, che era sempre stata precisa e razionale, era
completamente crollata come un castello di carte non appena l'accompagnatrice capitolina aveva chiamato il nome del suo adorato marito.
Il Vecchio Woden aveva ragione, pensò Blight: l’Arena non tortura in eterno
solo chi vi entra, ma anche le persone vicine.
- Mi dispiace, Amore mio – sussurrò il vincitore,
voltandosi per un ultimo istante – Mi sa che non
riusciremo ad aggiustarci, questa volta.
"…and if
you're broke I'll mend ya and keep you sheltered from the storm that's
raging on"
***
Angolo dell’Autrice: Come già accennato, questa
storia partecipa all’iniziativa Drabble Meme del gruppo face
book The Capitol.
Più che drabble questa è una OS, ma
vabbè, io non sono granché a scrivere testi
brevi, comunque ci proverò con le altre storie che
scriverò per questa iniziativa.
Il prompt per questa era una frase (riportata a fine testo) della
canzone “Lego House” di Ed Sheeran. Mi auguro di
aver proposto qualcosa di coerente e di non aver deluso Alaska_, alias
colei che me l’ha assegnato.
Ecco, forse ci si sarebbe aspettati che fosse Blight a crollare e aver
bisogno di conforto, ma visto che penso sempre in modo strano, ho
preferito far crollare Laura (che, per chi non la conoscesse,
è un personaggio che fa parte di una delle mie long
hungeriane). Non so perché, al momento ero più
ispirata così ma magari ho cannato di brutto.
Ah, Jason è il nome che ho dato al tributo del Distretto Dieci che partecipa alla Terza Edizione della Memoria
Spero di non avervi annoiati o disgustati, grazie per aver letto.
Bao!
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