Dal
tramonto all'alba alla Zaibatsu – di apocalissi zombie,
coreani idioti e cervella sparse ovunque
Al
contrario di quanto ci aspettavamo, la G-Corp è deserta.
Non
troviamo segni del passaggio di un’orda di zombie, almeno qui
al piano terra, ma nemmeno di esseri umani. Sembrerebbe abbandonata.
“Vacanze
anticipate per il personale, quest’anno?” commenta
Hwoarang, mentre si guarda attorno e ficcando il naso ovunque con
noncuranza - dimenticando che l’ultima volta che
l’ha fatto si è ritrovato a terra a ciucciare
liquame di zombie. Eww.
“Questa
storia non mi piace” borbotta Lars, che da bravo stratega
militare si guarda attorno con fare circospetto.
“Invece
il resto era più bello” è il mio
sarcastico commento, dato che mi sono rotto le palle eoni fa. Zombie,
morte e devastazione ovunque, Xiao che è diventata She Hulk,
e ora questo.
La
mia vita fa schifo. Non so se l’ho gia detto, ma in caso
chissenefrega. Lasciatemi lagnare in pace.
Vedo
Hwoarang che sta per aprire la bocca e di conseguenza dire qualcosa di
stupido, quando... si ferma. E rimane lì, con la faccia da
pesce lesso e la bocca aperta.
“E
quello che cazzo è?”
“Cos’hai
visto, coreano scemo? Uno scoiattolo mutante?”.
Sì, lo so che sparare sulla Croce Rossa è da
persone spregevoli, ma mi si conceda un po’ di divertimento
anche a me ogni tanto.
Lui,
che aveva appena aperto una porta laterale, non risponde alla puerile
provocazione e fa un passo indietro, che poi diventa una corsa
forsennata: “Cristo santissimo impalato, che
schifo!”.
Sto
per chiedergli, più seriamente, cos’ha visto di
tanto terribile... che la suddetta cosa terribile decide di mostrarsi
in tutta la sua bellezza. E non salutandoci cordialmente,
perché sennò che cosa terribile sarebbe?
No,
figurati. Lo fa sfondando l’intera porta e un pezzo di muro.
E...
sì cazzo, per una volta non si può dire che
Hwoarang abbia esagerato.
Di
fronte ai nostri incrudeli occhi si staglia una bestia uscita dal
peggiore incubo del peggiore scienziato pazzo: alta circa il doppio di
un essere umano, la pelle grigiastra tranne che sul petto dove
c’è uno squarcio a forma di bocca, tre braccia di
cui una che gli spunta dal collo e tutte e tre armate di mannaie o
altre armi da taglio.
Il
suo benvenuto consiste nel tentare di sventrare la schiena di Hwoa, che
per (s)fortuna evita la carezza.
“Tuo
padre ha veramente dato fondo alla follia, ‘sto
giro” commenta sarcastica Xiao che, pur con la sua notevole
stazza non riesce quasi ad arrivargli all’altezza dei gomiti.
No,
aspetta... era grosso, d’accordo, ma non così
grosso...
Ora
che ci faccio caso... sembra crescere ogni istante che passa.
Kazuya,
sul serio... a che cazzo hai dato vita, si può sapere.
“Graaaaaaaaaaaaaaaaargh”
è il dolce verso d’affetto che ci rivolge. Poi,
contro ogni possibile aspettativa, aggiunge qualcosa di vagamente
sensato: “Kel’Thuzad make Patchwerk his avatar of
war!”.
Patchwerk...
da Naxxramas... World of Warcraft? Hanno un Mengele nerd qui alla
G-Corp, pare.
“Pure
l’inglese alla cazzo di cane si aggiunge,” ringhia
Lars. Uh, io credevo che il mostro parlasse fluentemente.
“Fanculo
la linguistica.” Hwoa si scrocchia le nocchie. Uh, non sapevo
conoscesse questi termini. “Distruggiamo.”
“Attacca
il cervello, Corea.” Lars appoggia una mano sul petto di Hwoa
e lo blocca, mentre Xiao continua a mulinare pugni contro la cintura
del mostro. Kami. Il mostro lascia le armi a terra, dato che le
impugnature sono stuzzicadenti in confronto alle dita. E pure i vestiti
si stanno strappando...
Lancio
un’occhiata ai miei compagni, ipnotizzati dal coso flaccido
della creatura gigante di fronte a noi.
“Scappiamo?” suggerisco.
La
creatura ulula e non aspetto un secondo, mi volto e inizio a correre.
“Xiao, tu vieni con noi!”
Di
solito i mostroni sono tutti muscoli e niente cervello. Dubito che alla
G-Corp vogliano fare gli hipster e ficcare Newton in un Brian Fury
sotto steroidi alieni.
...oh
kami, cosa sto pensando.
“Io
posso fare da diversivo!” grida lei.
“Scordatelo!
La G-Corp è grande e possiamo trovare qualcosa che
neutralizzi il mostro!” Mi volto. Lars e Hwo stanno correndo
con me, ma Xiao sta placcando il mostro a livello ginocchia.
“Zio,
Hwoa, cercate qualcosa. Io rimango con Xiao.”
Mi
superano correndo e chiudo gli occhi. C’è un solo
modo per neutralizzare quel bestione: chiamare in gioco la mia
controparte con le alucce.
Bene
bene bene, chi abbiamo qui? Mi sento chiamato in causa.
Eccolo,
lo stronzone con le lucette. Sempre celere nelle risposte.
“Taci
e ascoltami” borbotto sotto voce, mentre attorno a me sento i
tonfi dei pugni di Xiao che affondano nella carne flaccida del mostro,
“mi scoccia doverti chiedere aiuto, di nuovo, ma...”
Come
se l’avessi già fatto.
Lo
stronzone alato non mi da neanche il tempo di finire la frase che mi
trovo retrocesso in seconda fila a guardarlo menare il Patchwork,
friggendolo con il laser: in realtà mi sembra che persino
lui abbia qualche difficoltà a tenerlo a bada, ma continua
tranquillo a colpirlo con il laser, massacrarlo a suon di calci e
svolazzare come un passerotto isterico e troppo cresciuto. E
continuando a ridere come uno psicopatico, non dimentichiamo questo
dettaglio che poi si offende.
Tutto
questo la dice lunga su quanto controllo mi sia ormai rimasto su di
lui. Fa letteralmente il cazzo che vuole, prende possesso di me come
niente fosse e io non ho idea di come risolvere; certo, mi ci
dedicherei più che volentieri se solo non avessi una fottuta
apocalisse zombie a cui far fronte, magari riuscendo persino a uscirne
vivo. Hai desiderato un’apocalisse zombie per tutta la tua
adolescenza, Jin? Ecco, ora ce l’hai. Goditela.
...se
sono finito a farmi pippe mentali e autonalisi mentre il mio io cattivo
sventra mostri, sto davvero messo male.
Confermo
ciccio, dovresti provare ad andare da uno strizzacervelli.
“Non
che abbia chiesto un tuo parere.”
Riesco
a figurarmelo che fa un inchino e mi lascia letteralmente il posto: mi
ritrovo ricoperto di liquami e schifezze varie fino ai gomiti, mentre
poco più in là ciò che resta del
mostro si trascina via e... uh... si agita come fosse di gelatina.
Kami, che schifo. Poco lontano da me Xiao gioca con un pezzo del
suddetto schifo, felice come una bimba.
Se
riesco a uscirne vivo vado a fare l’eremita, giuro.
Anzi
no, l’eremita vado a farlo comunque. Fra la Zaibatsu con le
sue attività quotidiane ed eventi come questo, che purtroppo
per me succedono fin troppo spesso, il mio punto di saturazione
è esploso già da mesi.
Ma
prima di potermi dedicare alle caprette sulle Alpi svizzere come
Heidi... Xiao. Devo trovare il modo di curare Xiao.
Foss’anche
l’ultima cosa che faccio. E, data la situazione, non mi
meraviglierebbe poi così tanto.
“Cribbio
Jin, gli hai fatto il culo a strisce a quella roba” mi
apostrofa Lars sorridendo. Zio, non sei divertente. Hai visto
perfettamente che non ero io, ma il mio altro ego demoniaco. Per dirla
alla Hwoarang eh, non sono rimbecillito tutto ad un tratto.
“Va
bene gente, questo piano sembra deserto. Pare che dovremo scendere
nelle viscere di ‘sto postaccio per capirci qualcosa di
più”. Oh Xiao, ogni tanto ti esce ancora la voce
da signorina che nasconde una lunga e vigorosa sorpresa da qualche
parte. Che brutte cose.
“Temo
che la nostra Puffa Forzuta abbia ragione” le dà
manforte il prode comandante Alexandersson, Gran Visir della Tekken
Force. Sarcasmo mentale a parte, tenderei ad essere
d’accordo. Dubito che qui troveremo qualcosa di utile, se non
altra merda tenuta insieme dal fil di ferro.
Mi
rialzo e cerco di levarmi addosso ‘sto slime verdastro che,
sant’iddio, mi avrà impiastricciato anche le
mutande. Dopodiché mi volto verso il mio mostro con i codini
preferito e le chiedo gentilmente se si sente in vena di fare da
battipista, che non si sa mica mai.
“Ma
benvolentieri, caro il mio Jin”.
Ghè.
Devo smetterla di fantasticare adesso, porca miseria. Non è
il momento adatto.
“Che
ne dite se proviamo a scendere dalla parte da cui è uscito
lui?” azzarda Thermos Vuoto. Beh, potrebbe essere una non
così perfida idea tutto sommato.
Faccio
cenno a chi di dovere di fare strada.
Seguiamo
Xiao nella hall vuota della G-Corp. Ogni tanto delle piantine in vaso
marcano delle porte laterali. Con la sua figura muscolosa Xiao mi copre
parzialmente la vista di una porta aperta che dà su un
corridoio in penombra. Lo raggiungiamo in silenzio. Continuo a
guardarmi attorno per captare movimenti sospetti, ma sembriamo soli.
“Non
è che magari quello era il loro unico guardiano e adesso
fila tutto liscio e senza intoppi fino al tuo vecchio,
Kazama?” chiede Hwoa da dietro.
“Lo
spero,” gli rispondo, anche se dubito che Kazuya sia
così pirla.
“Al
contrario, credo sia meglio prepararsi al peggio.” Lars
condivide con me il terrore per l’immaginazione depravata del
suo fratellastro. E’ bello essere capiti.
Xiao
si ferma sul pianerottolo. “Questo buio non è
normale.”
Mi
appoggio al suo fianco e faccio capolino dalla sua figura. Il
corridoio, che da lontano mi sembrava in penombra, è
completamente buio, e la cosa non ha senso, dato che la hall della
G-Corp ha le pareti di vetro, e nonostante questa sia la zaibatsu
più creepy del mondo, è anche quella con il
manager più attento all’immagine aziendale.
Xiao
fa un paio di passi e viene avvolta dall’oscurità,
ma invece di sparire, è tinta di grigio.
“Oh.”
Si guarda una mano e la apre. La sua pelle è diventata
grigia, così come il resto dei suoi vestiti sbrindellati.
“Sono in bianco e nero.”
Mi
lancia un’occhiata stralunata.
...questa
è una cosa così random che non so cosa pensare.
“Come
ti senti? Strana?” le chiede Lars, ma lei scuote il capo.
“Tutto
regolare, stazza à
la Hulk
a parte,” risponde.
“Sembra
una cosa innocua, ma non si sa mai.”
Xiao
torna sui suoi passi e il colore--verde--torna sulla sua pelle.
Hwoa,
che è stato zitto fino a quel momento, spalanca gli occhi.
“Figaaaaata. Mi sembra di essere in un film anni
‘80.”
“Guarda
che negli anni ‘80 il colore c’era già
da un pezzo,” gli faccio notare. “Il primo film a
colori è del 1902, anche se chiamarlo film è una
parola grossa, non ha una vera e propria narrativa dietro--”
“Dio,
Kazama, che nerd.” Hwoarang alza gli occhi al cielo e mi
lancia una smorfia irritata. “Chissene, okay? Andiamo a
uccidere mostriciattoli con stile.”
Alzo
le spalle, guardando di sottecchi Xiao. Magari è rimasta
colpita dalla mia grande cultura cinematografica... ma si sta
scrocchiando le nocche, pronta a distruggere. Immagino di no.
Lascia
stare Jin, qui nessuno comprende la tua nerditudo.
Mi
avvicino al buio e lo attraverso con una mano, che diventa
improvvisamente grigia. Rimango a fissarla inebetito chiedendomi che
razza di diavoleria sia questa: qualche gas disperso
nell’aria? Magari un ceppo del virus che induce allucinazioni
di massa? Nah, escludo quest’ultima ipotesi. Mi sembra
troppo... perfetta per essere una specie di visione collettiva. Ora
come ora l’ipotesi del gas mi sembra la più
plausibile, pur non avendo prove a sostenerla; forse è una
specie di sistema di sicurezza che si attiva non appena qualche intruso
mette piede alla G-Corp... o, più semplicemente,
è un esperimento.
E
noi siamo le cavie.
Mi
sembra assai probabile.
Taci,
stronzo.
Sospiro.
Starmene impalato qui serve a poco, e anche i miei compagni sembrano
stanchi di aspettare i miei comodi: mi addentro nel buio, che poco a
poco si dirada rivelandomi un mondo in bianco e nero.
“Ma
che diamine...”
“Sto
cercando di connettermi al sistema della G-Corp alla ricerca di indizi
su possibili armi batteriologiche presenti
nell’edificio” ci informa Alisa, che era in
silenzio da così tanto che mi ero quasi scordato della sua
presenza. “Potrebbe volerci qualche minuto.”
“Fai
più veloce che puoi” le rispondo, mentre mi aggiro
per l’ambiente. Così su due piedi sembra... vuoto.
Innocuo, quasi.
E
tuttavia... qualcosa non quadra.
Ho
le traveggole o qualcosa si è mosso? Era
un’ombra...?
“Fermi!”
ordino. Potrei essermi sbagliato, ma quando si ha a che fare con brutte
copie di Patchwerk da Naxxramas e la mente folle di quel pazzo bastardo
di mio padre… beh, better
safe than sorry.
“Che
c’è, Jin?” mi chiede Lars.
“Non…
non lo so. Mi pare di aver visto qualcosa schizzare sul muro”.
“Per
caso era verdognolo e puzzava di fogna?”. No, ma grazie per
l’importante contributo Hwoarang, tu sì che sei
necessario all’ecosistema terrestre.
Neanche
lo degno di una risposta, impegnato come sono a cercare di capire se mi
sono immaginato tutto o meno. Potrebbe andarne della vita di tutti noi.
“Jin…
tutto bene?”.
Vi
prego, smettetela di deconcentrarmi. Nonostante possa sembrare mi stia
facendo una sega mentale, e forse è davvero così,
in realtà starei cercando di salvarci il culo. Sapete
com’è.
Cerco
un rumore. Un sussulto. Un alito di vento. Qualcosa, santa maremma.
Pare
non esserci nulla. Magari il mio livello di paranoia è
schizzato alle stelle dati gli ultimi, traumatici avvenimenti. O magari
l’ennesimo mostro rigurgitato dalla G-Corp sta per farci
tutti a pezzi.
Cribbio.
“Non
starai mica piangendoti addosso perché la tua vita fa
schifo, vero?”.
Hwoarang,
ti ammazzo. Giuro che tu da qui non ci esci vivo, per mano mia o di una
di quelle merde a pedali.
SZOCK.
Eh?
Cos’era ‘sto rumore che stavolta, ne sono sicuro,
non mi sono sognato?
Mi
volto. E mi pento del mio ultimo pensiero.
Una
specie di… tentacolo? Qualcosa di appuntito, lungo e
all’apparenza molto affilato fa capolino dal collo di
Hwoarang.
Io
non ero serio, eh. No, nonostante l’incazzatura montante non
ero serio.
E
poi ‘sto coso ci saluta. No, non per modo di dire. Prende sul
serio a parlare.
“Morirete
tutti, scarti”.
Perdonate
il continuo susseguirsi di citazioni nerdiche, ma non ne posso fare a
meno e alcune sono inquientantemente appropriate. Tipo qui, dove quel
robo mi ricorda in maniera agghiacciante l’arpione di
Scorpion di Mortal Kombat. |