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{ I can seeyouagain
Quell’alone di morte lo aveva accompagnato fin dal primo
momento in cui si erano incontrati.
Anche dopo l’operazione che aveva permesso a Birthday di sopravvivere ancora per qualche anno, anche
dopo le cure, i controlli e i trattamenti a cui si era
sottoposto per migliorare la qualità della propria vita perennemente in bilico,
ogni qual volta che Ratio provava a guardarlo con il suo potere vedeva solo una
nebbia oscura e densa pronta a soffocare l’amico in qualsiasi momento.
Per quanto il profeta
della morte fosse idealmente deceduto da un pezzo, sapeva benissimo che
nella realtà era ancora possibile, per lui, vedere ciò che spesso gli altri non
potevano neppure sospettare. Era stato questo l’egoistico motivo
per cui era finito per nascondere l’occhio portatore dell’ingrato Minimum:
sia ovviamente per non trovarsi più nella condizione di essere circondato da
persone la cui scomparsa era ormai segnata, ma anche e soprattutto per non
costringersi ogni giorno a rendersi conto che, o prima o poi, la situazione di Birthday sarebbe peggiorata in modo definitivo.
Ma non bastava coprirsi un occhio per scappare da questa
consapevolezza: proprio perché sapeva che ogni giorno poteva essere il loro
ultimo insieme aveva continuato ininterrottamente a cercare una cura adeguata
per lui, qualcosa che potesse sradicare il suo male e guarirlo una volta per tutte. Aveva cercato informazioni sui Minimum Holder stranieri, rivoltato copie di archivi generali delle
Facultas di tutto il mondo, era finito per mettere il
naso in affari ben più grandi di lui – ma solo quando era riuscito a
trovare la soluzione definitiva si era reso conto di
quanto, se solo fosse stato più attento, avrebbe potuto prevenire un capitolare
degli eventi tanto disastroso.
“Da quanto è peggiorata?!”
“Più o meno da quando i nostri poteri hanno iniziato a
fare i capricci, heh…”
Da così tanto?
In tutto quel tempo che avevano passato insieme, vicini e inseparabili come
sempre, era davvero riuscito a nascondergli così bene
la sua ricaduta?
In quel momento aveva sentito il dolore più acuto nascergli
nel mezzo del petto, mentre noncurante del sangue che imbrattava il suo camice stringeva il corpo tremante di Birthday
contro di sé. No, non era stato lui a nascondergli tutto questo – l’unico
da biasimare era solo se stesso.
Se solo fosse stato più attento non
si sarebbe trovato così all’improvviso in quella tragedia.
Se solo fosse stato meno egoista, se avesse dato più
importanza alle capacità del suo potere, avrebbe potuto facilmente prevenire i
danni devastanti di quella ricaduta.
E invece no, tutto quello che era riuscito a fare era stato
ignorare tutto, immergersi nella convinzione che avesse ancora a disposizione
un tempo che era in realtà agli sgoccioli.
Fu da questo grave errore che ne seguirono altri, sempre più
folli e disperati.
Aveva deciso di affidarsi alle parole di un nemico per lasciar
brillare ancora un po’ quell’unica scintilla di speranza che era rimasta,
tradendo la fiducia di un proprio compagno mentre veniva
aizzato contro di lui in una lotta folle da cui sarebbe dovuto emergere un
unico indiscusso vincitore.
Vincitore che, in ogni caso, non fu lui: per quanto lo scontro
si fosse concluso senza vittime, era ovvio che se solo
Nice avesse voluto avrebbe potuto farlo fuori senza esitazione.
E la domanda veniva spontanea: lui sarebbe riuscito ad ucciderlo? Avrebbe davvero messo fine alla sua vita e,
conseguentemente, a quella di Hajime, avendo la
certezza che così Birthday sarebbe stato salvato?
Il fatto che la risposta a tutte queste domande fosse ‘sì’ lo
gettava in una disperazione ancora più grande, già ampiamente alimentata dal
fatto che il Minimum della guarigione era andato inevitabilmente perduto. Era
un medico, maledizione – ma come poteva davvero definirsi come qualcuno
il cui compito è salvare le persone, se tutto quello che riusciva a fare e
pensare era dispensare morte?!
Era come se il profeta
fosse morto solo per lasciare posto al carnefice.
Non sapeva neppure più con quale coraggio guardare Birthday negli occhi.
Era un vicolo cieco, una soffocante strada senza uscita: se
pure fosse riuscito a salvarlo avrebbe dovuto ammettere di aver ucciso due
persone per farlo e, anche se non era quello il caso, era stato comunque
costretto ad ammettere la sconfitta più bruciante.
“Ehi, Birthday, non esiste più alcun rimedio per la tua malattia.”
In quel momento, per lui, fu quasi una liberazione.
Si era adagiato, immerso nella penombra, sulla brandina su cui
Birthday giaceva a sua volta
completamente arreso, ridendo di un’euforia che lo corrodeva come acido.
Sembrava così normale l’idea di riderci su, soprattutto dopo l’ironia di vedere
ogni suo sforzo vanificato nel modo più crudele.
Ogni speranza gli si era sgretolata tra le dita, e tutto ciò
che riusciva a fare era ridere, ridere, ridere
mentre lacrime bollenti gli rigavano
il viso fino a bagnare le coperte strette dolorosamente nella sua unica mano
sana.
“Adesso che il mio
Minimum sta per svanire, puoi dire di aver mantenuto la tua promessa. Il
profeta è morto per sempre e sei libero di fare altrettanto.”
Era ciò che avrebbe voluto dire.
In mezzo alla tragicomicità della situazione, sarebbe stata la
frase che avrebbe chiuso definitivamente il cerchio, mettendo la parola fine ad un legame che fin dall’inizio sarebbe stato destinato a
concludersi troppo prematuramente.
Eppure c’era qualcosa, un nodo, un
blocco che gli impediva, sebbene tutto sembrasse diventato nero e invalicabile,
di dichiarare così facilmente la resa.
Per anni aveva ricevuto sconfitte e porte chiuse in faccia, e non
poteva permettersi di farsi trascinare giù proprio stavolta. Cos’era quella
risoluzione che era rinata dalle sue stesse ceneri, perché imperversava proprio
adesso che credeva di aver percorso fino a ora sentieri che non portavano da
nessuna parte, di essere finito contro l’ennesimo muro?
Era proprio vero che, una volta toccato il fondo, l’unica cosa
che si poteva fare era risalire.
Alzò la testa, scoprendo che, a quanto pare, nemmeno Birthday aveva davvero intenzione di arrendersi al suo
destino.
“Birthday…”
“Ratio…”
Sentire la sua voce chiamarlo in quel modo così gentile e
delicato fu come la scrollata finale di cui aveva bisogno per liberarsi
definitivamente da quell’apatia.
E non ci fu solo quello: sapeva di essere ancora malandato, ma
era come se fosse tornato qualcosa che ormai dava per disperso. Quel Minimum
che era sempre stata la sua disperazione e il suo
cruccio, in quel momento in cui lo sentiva pulsare al massimo delle proprie
forze, era diventato il suo più grande appiglio.
“Se è successo a me,
allora è successo anche a…”
Non ascoltò neppure i richiami di un confuso Birthday mentre si precipitava per le corsie dell’ospedale
con tutta la fretta che aveva, recuperando nonostante le proprie condizioni il
proprietario del Minimum della guarigione che, a sua volta, sembrava tornato esattamente
come prima.
La speranza era rinata, con una veemenza tale che gli parve
che il cuore potesse scoppiargli nel petto da un momento all’altro. Il suo
battito gli risuonava nelle orecchie tanto forte da
oscurargli ogni pensiero, anche mentre spingeva il ragazzo nella stanza di Birthday, anche mentre quest’ultimo, probabilmente giunto
alla stessa conclusione, incitava quell’altro a fare il suo dovere.
“Che aspetti?!Ora curami!”
Ratio se ne rimase in disparte, osservando quel processo nel
più perfetto silenzio. Non era neppure sicuro di star respirando davvero,
sembrava tutto… irreale, assurdo, un sogno ad occhi aperti: con la sola
imposizione delle mani sul petto di Birthday, quel
ragazzo stava sradicando tutti i segni di una malattia racchiusa in quel corpo
da tutta una vita, il tutto provato dai macchinari che lentamente mostravano
valori sempre più vicini alla norma.
Stava succedendo davvero?
Sì, stava succedendo davvero.
Ma era tutto così idealistico che Ratio
ebbe bisogno anche dell’ultima conferma: alzò tremante la mano per sollevarsi
l’inseparabile benda, attivando, non senza una punta di timore, il suo Minimum.
“Woah… penso di non essermi mai sentito così bene
in tutta la mia vita! Mi sembra di essere tutto nuovo, hahah…
uh?!Ratio… perché stai piangendo?”
Vedeva il suo cuore battere e il suo sangue scorrere senza
difficoltà.
Vedeva il suo cervello mandare impulsi a tutto il suo corpo
senza incontrare alcun tipo di ostacolo. I suoi polmoni si comprimevano e si
gonfiavano, i suoi muscoli si contraevano e si rilassavano.
L’aura di morte era scappata, sconfitta sotto il peso dei loro
incessanti tentativi. Avevano appena vinto la loro battaglia più grande e
duratura, riuscendo perfino a tenere a zero il bilancio delle fatalità: non era più né un carnefice né un profeta maledetto, e la
certezza di questa affermazione fu come la chiave che apriva un paio di
opprimenti manette.
Si passò la manica sulle palpebre inumidite, ridendo mentre
tornava ad alzare la testa: era finita, era finita!
Non era mai stato più felice e gioioso di così, di non essere più costretto a
nascondere il proprio sguardo davanti agli occhi della persona a lui più
importante!
Fu il peso di tutte quelle emozioni a muoverlo verso la sua
brandina, fino a farcelo sprofondare sopra: voleva sentire di persona il
pompare di un cuore che non avrebbe più rischiato di fermarsi senza preavviso,
voleva sfiorare con la punta delle dita quella pelle calda, non fredda e
marmorea; voleva perdersi nel brillare delle sue iridi vivaci, conscio che non
le avrebbe viste spegnersi e oscurarsi tanto presto.
Birthday era vivo, ed era come se
lui stesso fosse rinato.
“Posso vederti di nuovo,
finalmente.”
Avrei
voluto davvero che, dopo tutta la paura che ci hanno messo addosso, avessero
dedicato qualche secondo in più a Ratio e Birthday
dopo la guarigione di quest’ultimo.
Mi
sarebbe bastato davvero poco per essere felice, anche solo uno scambio di
battute che andasse oltre il chiamarsi vicendevolmente con aria sognante.
Ma
ormai così è andata, e quindi ho deciso che sarebbe valso almeno colmare questo
vuoto con qualcosa di scritto dalle mie manine. È così che immagino essere
andate le vicende non mostrate – spero che sia un’interpretazione
credibile.
…
dovrei mettere shonen-ai… ?
Mah, nel dubbio…
Ringrazio
tutti quelli che passeranno, leggeranno o commenteranno – mi fa sempre un
saaaacco piacere sapere cosa gli altri pensano di
quello che scrivo!
Alla prossima!