Ventisette settembre: siamo usignoli.
“Now I won’t say any more, except that there are 482.000
seconds between now and your arrival,
and that is the moment I am living for.”
Vita Sackville-West, from a letter to Virginia Woolf dated 12 January 1929
I dettagli delle piccole cose echeggiano per giornate,
mesi, anni interi all’interno della nostra fragile scatola cranica;
siamo terribilmente squallidi ed abitudinari, usignoli nella nebbia:
ed ecco, quindi, che non mi è possibile dimenticare l’odore
di arancia sulle dita bambina o il calore della stufa crepitante
nella casa vecchia – le mura di ricordi si sgretolano però
nell’ambiente infantile e recuperarle è sempre più difficile.
Sfoglio con gesti solerti e cadenzati quaderni di memorie
Fittamente saturi e odorosi di Tempo e intemperie –
La carta assorbe ogni cosa: inchiostro, sangue, linfa vitale;
e non riesco a sfilacciare i pensieri, separandoli da quelle
labbra piene, da quella pelle candida, da quel rametto di mimosa
piccino; e quel profumo intenso di pulito e di buono che mi
coglie con ogni abbraccio.
Osservo ed adoro i meccanismi segreti delle fila del tuo
flusso di coscienza particolareggiato, così semplice e
così complesso insieme. Sono solamente una spettatrice.
[Oscar Wilde, in uno dei suoi racconti,
narra che l’usignolo si squarciò il petto
e si trafisse il cuore per tingere di rosso
una rosa da portare allo Studente Innamorato.]
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