Life

di Petuniabianca
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Il racconto che vi sto per raccontare ebbe inizio una notte, in piena primavera, di qualche anno fa. Ero ancora un ragazzino ma sapevo farmi rispettare, non ero certo conosciuto come un ragazzo tranquillo, anzi, molti sapevano che con il karate non me la cavavo male e quindi mi stavano alla larga. Ma, il colpo più potente non l’ho lanciato, ma l’ho ricevuto, un colpo basso, ricevuto quando ero di spalle, quando non potevo difendermi, un colpo sleale e viscido che ho incassato senza poter dire neanche una parola.
Ero al “Life”, avevo il turno serale. La mia famiglia non è mai stata troppo ricca quindi io dovevo lavorare per pagarmi gli studi, avevo trovato lavoro da ormai qualche mese nel bar del paese. Erano le due del mattino, bastava resistere un’ultima ora e anche per quel giorno il mio turno sarebbe finito. Ma, in quel caso la vita sarebbe stata troppo semplice e la vita non è mai semplice.
Entrò una ragazza, sembrava sfinita. Si sedette in un tavolo poco distante dal bancone. Ed è proprio in quel momento che ho incassato quel terribile colpo. A servirmelo sono stati due terribili pugili, forse i più forti del pianeta: i due grandi occhi che urlavano aiuto, i suoi due grandi occhi. Mi avvicinai a lei sperando di risultare il più naturale possibile e con voce annoiata (lottavo contro me stesso per sfornarla il più credibile possibile) le chiesi:
  • Cosa desideri?- lei mi rispose a bassa voce.
  • Desidero cambiare vita.
  • Tutti dicono così ma alla fine tornano dove stanno da sempre.- risposi io, senza distogliere lo sguardo dai miei avversari.
  • Ma io non voglio.- ribatté imperterrita lei.
  • Allora non fingerti forte, sii umile e chiedi aiuto.
  • È quello che sto facendo. Con te.
  • Ma chiedere aiuto a me non serve a nulla.
  • Perché?- in quel momento fu lei a distogliere lo sguardo, forse i due pugili non erano poi così forti come sembravano.
  • Perché noi due siamo nella stessa barca.
  • E allora tu prendi un remo e io l’altro, così sarà più semplice arrivare a rima.
  • Ma sarà, anche, più semplice rischiare di girare in torno senza muoversi mai.
A quel punto lei si alzò dalla sua scomoda sedia, si avvicinò a me che ero, forse, più impaurito di lei e mi abbracciò, poi, senza staccarsi da me disse:
  • Io, piuttosto che rimanere ferma in mare aperto, correrei ogni rischio.    




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