Le stelle sbagliano, ma sanno rimediare.

di Lumos9690
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Sono passati 5 minuti d’orologio da quando Augustus mi ha lasciato alla fermata dell’autobus. Decido di farlo, prendo coraggio, e lo chiamo. Risponde e, se fossi al suo posto, mi verrebbero anche a me certi sospetti.
- Senti amico, per caso sei innamorato di me? Sei il mio migliore amico ma, mi dispiace dirtelo, non sei il tipo che aleggia nei miei pensieri dalla mattina alla sera.
- Oh, come hai fatto a scoprirlo? – rispondo, tenendo il gioco.
- Ti si legge in faccia! – ride – Dai, smettila di fare l’idiota, cosa vuoi ora?
Eccolo, il momento di smettere di scherzare.
- Lo sai che tra poche settimane mi operano e lo so che tu con tutte queste cazzate del cancro hai chiuso, e io di certo non vorrei stressarti ma …
- Isaac. Arriva al punto.
- Verresti al cuore di Gesù con me? – sputo tutto d’un fiato – Sai, quel gruppo… potrebbe essere l’ultima volta che vado e che ci vedo, quindi mi chiedevo se …
- Si. Certo. Che giorno e a che ora?
- Grazie, Gus, sei un vero… - termina lui la frase prima di me.
-…amico, lo so, lo so, ricominciamo con tutte queste smancerie?

                                              Un anno e mezzo dopo

Cosa fare oggi? Bella domanda, alla quale, come ogni giorno, io, Isaac Paine, cieco di professione, non so rispondere. La vera domanda sarebbe “cosa fanno i ciechi?”, ma questi, sono solo dettagli. Una volta sarei uscito col mio migliore amico e, aggirandoci per le strade, avremmo notato tutte le curve da urlo delle passanti, cosa che ora mi è impossibile perché a) sono totalmente cieco e b) il mio migliore amico è morto. Che poi, se ci penso, anche se Augustus fosse ancora vivo di certo non passerebbe le giornate a chiedersi quanto portano di seno le passanti, lui starebbe con la sua Hazel Grace a parlare di quel libro, un’afflizione imperiale o qualcosa così. Ma ormai non può permettersi né l’una né l’altra cosa perché ora lui è lassù a fare chi sa cosa. Hazel invece è ancora qui (con me) a chiedersi perché le stelle le hanno riservato un destino così. Dopo un paio di mesi dalla morte di Gus, Haz, si è ripresa, il che vuol dire che ora riesce a non singhiozzare quando si parla di lui. Quando si riprese venne a casa mia, le aprì mia madre, e mi disse, con voce stranamente calma:
- Giura che mi farai il più bel discorso funebre di sempre. Giuralo. -
Giurai.




S.A.: Ehilà gente! Questa fic era sul mio quaderno già da
un po', sono già pronti anche i prossimi due capitoli,
che pubblicherò a breve. Spero che vi inspiri a 
leggere altro! Sono accettate tutte le critiche, quindi
se avete qualcosa da dire, recensite. :)

Un bacio 




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