E siamo alla fine di un viaggio durato 12 capitoli e 14 mesi.
Avrei dovuto
postare questo capitolo qualche tempo fa; ma, come ho già spiegato nell’ultimo
aggiornamento di Linette, ho necessariamente dato la precedenza ad altre cose,
in attesa di capire se voglio restare su EFP o no. (Non mi dilungo oltre su
questo, nell’intro del cap. 89
c’è tutto).
Tuttavia, oggi è
anche il compleanno del nostro amato re, quindi è un momento propizio, da
festeggiare con una storia. Tanti auguri
a Bradley!
Doverosamente
dedicata al cucciolo d’uomo che mi ha resa una zia
orgogliosa.
Un pensiero speciale a chi
ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).
A FlameOfLife,
hiromi_chan, Orchidea Rosa, lululove2, DevinCarnes, katia emrys, Barby_Ettelenie_91, Clary
Rose94, _Serendipity_, Semiramide_,
Sheireen_Black 22, mindyxx, Burupya, Sofia mencucci,
chibimayu, EvocatoreETeurgaForever
ed aria.
Ai vecchi e ai nuovi lettori.
Grazie.
Waiting for you
Capitolo XII
Il cellulare vibrò, segnalando l’arrivo dell’ennesimo
messaggio di congratulazioni e ovviamente
poteva scommetterci che, dietro a tutto questo, c’era
lo zampino di Gwaine.
Arthur, infatti, s’era limitato a
mandare una foto della cucciolata a lui e a Gwen,
annunciando il lieto evento, ma ben presto tutti i suoi collaboratori avevano
fatto un giro d’informazione sulla notizia, inviando le loro – a volte fin troppo zelanti –
felicitazioni.
“Mithian e Sophia
stanno litigando di nuovo. Stavolta per i cuccioli”, sbuffò,
mettendo via il telefono. “Entrambe li vogliono tutti
e due, e accampano pretese prenotando l’adozione”.
Merlin tastò il terreno. “È una cosa buona, no? Conosci già chi si occuperà di loro…”
“No, perché non voglio darli via”, confessò, combattuto fra
due sentimenti contrastanti. “La verità è che sono un pessimo padrone, io… Pessimo, lo so”, ripeté. “Con che coraggio li
costringerei a stare rinchiusi in ufficio tutto il giorno?”
“Arthur, smettila”, lo rassicurò. “Stai andando alla
grande!” lo lodò, accarezzando col pollice il palmo della sua mano. “Comunque
non è una scelta che devi fare adesso… Per almeno due mesi verranno
allattati, e poi prenderai la tua decisione…”
“Quale decisione?” replicò, enfatico, intristendosi.
“Insomma… Come si può togliere un figlio a sua madre?” domandò, retorico.
Ma Merlin comprese che
c’era molto di più nascosto lì sotto. Uno strato
sottile e fragile su cui camminare. Qualcosa che prima o poi
avrebbero affrontato insieme, a tempo debito.
“Le tue assistenti fanno così perché cercano una
promozione?” domandò allora, per distrarlo dai pensieri malinconici.
“Nah! Sono sempre in competizione
fra loro… Vorrebbero essere le principesse del regno…”
“Ma l’unica Principessa sei tu,
giusto?” Tirò a indovinare.
Arthur, suo malgrado, rise.
“Oh, credimi, Merls!
Tu faresti la felicità di Gwaine!”
***
“Ho intenzione di assumere una tata…” lasciò cadere Arthur,
offrendo una seconda porzione di lasagne a Merlin, che sembrava nutrire un
feticismo kinky
per quel cibo.
“Una tata?!” rifece Emrys, sollevando le sopracciglia mentre addentava una
forchettata con gratitudine.
“Sì, beh… Sono cresciuto anche io
con una di loro…”
“E guarda che risultato!” scherzò il veterinario,
masticando.
“Stai forse insinuando qualcosa?” domandò, permaloso,
fingendo di rubargli il piatto e l’altro uomo si prodigò per difendere la
propria cena.
“Oh, no! Arthur,
no!” piagnucolò, trattenendo i bordi di porcellana.
Pendragon rise, cedendogli il
pasto.
“E comunque sei stato tu a dirmi che i cuccioli non si
possono lasciare da soli almeno per i primi quattro mesi! E se non posso
portarli in ufficio appena nati… Devo trovare qualcuno di affidabile che se ne
occupi!”
Il veterinario parve pensarci su (o forse si prese solamente
il tempo di masticare e gustare un boccone), ma poco dopo esordì, propositivo:
“Conosco la persona giusta che fa per te!”
“Ha esperienza? E delle referenze?”
“Fidati di me!” lo rassicurò Merlin, prima di rubargli un
bacio e proporre un brindisi a tutte le cose positive della giornata.
***
Il lunedì Arthur non andò in ufficio, perché aveva chiesto –
cioè, si era concesso – tre giorni di
permesso dal lavoro dopo il parto.
Quando lo aveva
sentito, Gwaine l’aveva canzonato, dicendo che era un
congedo di paternità.
E, per buona misura, il suo dipendente più creativo gli
aveva anche mandato un MMS con l’immagine della porta del suo ufficio e due
fiocchi – rosa e azzurro – penzolanti ai lati delle targhette, seguito da
un’altra foto della bacheca nell’area caffè.
‘La Pendragon Company è
lieta di annunciare la nascita di Kilgharrah e Albion’ recava la scritta, accanto alla fotografia che
lui aveva inviato il giorno prima, con Aithusa e i
cuccioli.
Arthur sorrise, intenerito. C’era poco da fare. Era più forte di lui.
Quei sacchi di pulci simil topi lo avevano ridotto alla stregua di un budino
floscio. Si era bruciato dignità e orgoglio. Ma
andava bene così.
Oh, certo. Anche
risvegliarsi con Merlin abbarbicato contro, come se fosse stato il suo
orsacchiotto personale, e la colazione che avevano
condiviso assieme avevano contribuito a portarlo verso questo stato di
atarassia perfetta…
Ma quando, verso le undici, un
corriere espresso gli consegnò un enorme pacco dono, con dentro un cesto di
prodotti per cuccioli e un biglietto firmato da ciascuno dei suoi
collaboratori, Arthur fu seriamente sul punto di fare un’idiozia, come dare una promozione a tutti con aumento
di stipendio, e fanculo se avesse portato le finanze
della ditta al tracollo.
Ci pensò un altro scampanellio a riportarlo in sé,
distraendolo dalla sua generosa follia momentanea.
Facendosi un promemoria mentale di chiamare un catering, che
avrebbe fornito un adeguato buffet di festeggiamento in ufficio, Pendragon aprì la porta e si ritrovò davanti la tizia più strana che avesse mai visto in vita sua.
Doveva essere
daltonica, pensò, scioccato. Oppure aveva semplicemente un gusto per l’abbinamento dei colori pari
allo zero assoluto.
“Ciao! Io sono Elena…” si presentò
lei, allungando una mano da cui pendevano un sacco di
bracciali etnici.
“Arthur Pendragon…” ricambiò, ancora incerto, il saluto e la stretta. “Guarda…
Se fai parte di qualche astrusa setta o stai cercando di vendermi qualcosa,
devo avvertirti che io non sono interessato”, premise, con gentile fermezza.
“Uhmm… no. Veramente…
è stato Merlin a dirmi che dovevo presentarmi a questo indirizzo…” motivò, con
un sorriso incoraggiante. “Sono la nuova dog sitter!”
Col cazzo che avrebbe
affidato la sua preziosa prole ad una Figlia dei Fiori
malcresciuta!
Quella lì sembrava
così svampita da essere uscita direttamente da Woodstock!
“Ehm…” temporeggiò, ricordando almeno i rudimenti della
buona educazione. “Vieni, entra”, le offrì, facendosi
da parte e, quando la ragazza inciampò goffamente sul tappeto della soglia, la
sua prima impressione peggiorò ancor di più.
No, no, no. Non se ne
parlava neppure. Ma che cazzo di idee aveva Merlin?
Eppure, quando Elena aveva insistito per vedere la
cucciolata, rifiutando un caffè di cortesia, fu amore a prima vista.
Di colpo si era trasformata, dimostrandosi preparata e
disponibile, spiegandogli una serie di cose che probabilmente avrebbe saputo
solo dal dottor Emrys. Tra dosi di cibo, iniezioni di
ossitocina e colostro, Arthur si era fatto una nuova
cultura alternativa.
E nel momento in cui Aithusa, dopo
averle annusato la mano, si era lasciata accarezzare, anche il suo padrone si
rilassò.
Incurante di sporcarsi la gonna a fiorelloni,
Elena si era accovacciata sul pavimento, prendendo confidenza con le bestiole,
fino a che – incredibilmente – la cagna non le aveva concesso di stringere in
braccio i suoi cuccioli. E allora Arthur capitolò.
Se ad Aithusa andava a genio quella hippie mancata, chi era lui
per opporsi?
***
Qualche mese dopo...
Arthur chiuse l’ennesimo scatolone con lo scotch e scrisse a
lato il contenuto sommario. Poi sospirò soddisfatto, lasciandosi cadere a
terra.
Era certo che Morgana – prima o poi
– avrebbe voluto indietro il suo appartamento.
Probabilmente solo
quando Uther avrebbe tirato le cuoia, lasciandola
libera di vivere la sua vita, o quando i gemelli sarebbero andati
all’università, più verosimilmente, considerò, con un ghigno. Se l’erba cattiva non moriva mai, pensò
Arthur, con affetto caino, Uther era immortale.
Quindi – a conti fatti – poteva
godersi quella casa ancora a lungo.
Eppure, quando aveva proposto a Merlin di vivere insieme e
lui aveva accettato, la scelta era caduta sul suo piccolo appartamento sopra l’ambulatorio
– perché era intimo e accogliente, molto più che un’abitazione ipermoderna e fredda.
C’era un bel giardino sul retro dello stabile, i cuccioli e Aithusa avrebbero potuto giocare in pace – dopo un’accurata disinfestazione,
ovviamente.
Ma se Merlin ci metteva l’alloggio,
lui avrebbe provveduto al forno. Oh, sì.
L’unica cosa su cui non si poteva transigere era un regalo –
per l’inizio della loro convivenza – che Arthur aveva intenzione di far
recapitare al suo fidanzato, perché il forno di Morgana meritava un gemello a
casa loro, signorsì.
E così loro avrebbero
cominciato una nuova vita insieme. Fatta di filanti lasagne croccanti e di
veterinari pronti a ricompensarlo coi migliori pompini…
***
“No, Killy!
Lascia! Aus! AUS!”
comandò Arthur, venendo bellamente ignorato dal
cucciolo, che continuava a strattonare la felpa che fuoriusciva da una delle
scatole, i dentini ben piantati nella manica. Ci pensò Aithusa
a soccorrere il suo padrone, afferrando il figlio per la collottola,
trascinandolo via, verso la cuccia.
Arthur sbuffò, grato per la sua intromissione. “Oh, guai se
non ci fossi tu…” la ringraziò, lanciandole uno sguardo carico di riconoscenza,
ma giusto in quel mentre un altro rumore improvviso lo fece sussultare.
Corse in cucina, solo per vedere che uno dei vasi di sua
sorella era finito in mille pezzi.
“Oh, cazzo… no!” esclamò, “Via, Alby! Via dai cocci!” le ordinò, e
nuovamente fu ignorato. “Getz, Albion!” urlò, senza effetto alcuno.
Fu la risata divertita di Merlin, dietro di lui, a
impedirgli una sequela di bestemmie.
“I piccoli hanno fatto altri disastri, oggi?”
“Cinque, per
l’esattezza”, gli rese noto, strofinandosi una tempia
per combattere un’emicrania incipiente.
“Guarda il lato positivo: ti hanno alleggerito il bagaglio!
Così avrai meno cose da dover traslocare!”
“Morgana avrà meno
cose al suo ritorno…” lo corresse, con un piccolo ghigno.
“Puoi sempre dirle che l’hai fatto per il
suo bene! Adesso ha una casa a prova di bimbo e
i gemellini saranno al sicuro!” gli propose,
addolcendo la sua rabbia con un abbraccio da dietro, tirandosi contro il torace
la schiena di Arthur, mentre gli mordicchiava quel lembo di pelle dietro
l’orecchio, che sapeva mandarlo su di giri.
“Merlin…” ansò infatti, sovrapponendo le mani a quelle dell’altro, che gli
stavano accarezzando gli addominali infilandosi sotto alla camicia. “Se
continui così, non finirò mai di impacchettare la mia roba…” lo avvertì.
“L’intento era proprio quello…” bisbigliò il compagno,
leccando il suo padiglione auricolare, strofinando il naso contro l’attaccatura
dei capelli biondi e sulla nuca, dove la pelle si era già accapponata con un
brivido di piacere.
“Oh, l’hai voluto tu!” ruggì Pendragon,
girandolo con una mossa fulminea e caricandoselo in spalla, senza tante
cerimonie.
“Ehi! Animale!” rise Merlin, colpendolo con
piccoli pugnetti sulla schiena.
“Non hai sempre detto che ero una strana bestia? E adesso ho
bisogno del mio veterinario preferito. Il migliore del mondo!” decantò, sbattendolo sul letto
matrimoniale, prima di divorargli le labbra con un bacio.
***
“Artie?”
“Mh?”
Merlin smise di tracciare oziosi cerchi con le dita sulla
schiena del suo amante.
“Ti è passato l’incazzo?”
Arthur si stiracchiò pigramente, girandosi supino per esigere
l’ennesimo bacio.
“Sì, Merls… direi che il sesso è
un buon distraente…” ammise, con un ghigno
soddisfatto.
“Oh, bene…” sorrise l’altro, riprendendo le carezze,
stavolta sul torace. “Perché… vedi… ieri mi sono scordato di dirti che, mentre
non c’eri, Albion e Kilgharrah
hanno distrutto quel puzzle in 3D a cui tenevi tanto…”
“Cosa?!” saltò su Pendragon, perdendo l’aria gioviale. “E com’è possibile?!”
“Beh, ehm… potrei accidentalmente aver lanciato loro una
pallina che-”
“Merlin!” ululò
tonante. “La mia Torre Eiffel!”
“Amore, mi dispiace…” si scusò, contrito.
“Credo che dovremmo replicare. Adesso. E tu dovrai impegnarti molto, ed essere convincente come distraente,
finché non ti perdonerò…”
“Agli ordini, Vostra Maestà!” esclamò Merlin, solennemente,
prima di scivolare sotto alle lenzuola, ammiccando
vizioso.
***
“Ah, Merls?” lo chiamò Arthur,
quando le lucine dell’orgasmo si spensero dietro il tendone delle sue palpebre
chiuse.
“Sì?”
“Visto che siamo in vena di
confidenze…” incominciò, diventando improvvisamente malleabile e disponibile ad
offrirgli coccole. “Stamattina, Killy si è mangiato
metà della relazione che dovevi esporre al prossimo Convegno di martedì. Spero vivamente
che tu abbia ancora una copia del file nel pc...”
“Oh, no!”
“Oh, sì. L’ha fatto…” ridacchiò. “E gli è anche piaciuta parecchio!”
“Ci ho lavorato tre notti! Cazzo!” imprecò.
“Sono fottuto!”
“Di questo, non ti sei mai lamentato…” lo stuzzicò, giocando
sul doppiosenso e, prima che il veterinario potesse
perdere le staffe per davvero, Arthur decise che fosse più saggio ricambiargli
il favore.
“È il mio turno, allora…” si offrì, scostando le lenzuola
denudandolo, e lasciando una lenta scia umida lungo tutta la schiena,
soffermandosi su ogni picco e ogni avvallo, baciando
ogni singola vertebra, mentre le sue mani accarezzavano i fianchi sottili
dell’altro in cerchi rilassanti.
“Mmh… sì, oh, sì…” piagnucolò
Merlin, in tono ben diverso da poco prima.
Pendragon nascose un sorriso
compiaciuto contro un gluteo, mentre con le dita impastava l’altro. Dando
ragione a una punta di sadismo, deviò volutamente la traiettoria verso l’interno coscia, mordicchiando con ingordigia la tenera
carne – le gambe del suo partner si allargarono di riflesso, permettendogli
maggior accesso –, ma lui decise di scendere verso il retro sensibile delle
ginocchia, vezzeggiandone uno con la bocca e l’altro con la mano ancora libera.
Si prese il tempo di arrivare fino alla caviglia, succhiando la sporgenza del
perone come anticipazione di ciò che sarebbe arrivato fra poco.
Quindi risalì, strisciando al
contrario, occupandosi leziosamente dell’altra gamba, in parte finora
trascurata.
Giunto a ritroso, Arthur affondò il naso contro la conca del
bacino, dove depositò un bacio a schiocco, che fece tremare Merlin, mentre
accarezzava nuovamente le sue natiche sode.
E infine, si tuffò fra loro.
“Oh, sììì…”
***
“Pensi che io abbia fatto una buona impressione su Uther?” domandò Merlin, posando in entrata tutto
l’occorrente usato per Aithusa e i suoi figli dopo la
loro scampagnata domenicale.
Arthur lo raggiunse un momento dopo, trascinandosi appresso il trasportino carico.
“Certo!” ansò, cercando di rassicurarlo e di riprendere
fiato contemporaneamente. “Sto con un medico, adesso! E, da che mondo è mondo, accasarsi con un dottore è considerato un
successo assicurato! Persino mio padre non può avere nulla da obiettare a
riguardo!”
“Sono solo un povero veterinario squattrinato che fa troppa
beneficenza, Arthur”, lo corresse,
con un sorriso indulgente.
“Ma è per questo che ti amo…”
“Quindi, ti sei innamorato del mio
grande cuore?”
“Oh, certo! Ma anche un bel culo aiuta!” completò, per amor di precisione.
“Stupido asino”, bofonchiò Merlin, prevedendo ciò che
sarebbe seguito.
“Ovviamente, se tu possedessi la mia bellezza, saresti
perfetto, ma…” lasciò cadere lì, facendosi azzittire nel modo più facile.
Ma la verità era una sola. Amava
tutto di Merlin, anche le piccole imperfezioni che lo rendevano speciale.
E adorava perdersi nei
suoi occhi – quell’azzurro così particolare, così unico –, accarezzare i suoi
zigomi cesellati e venerare ogni frammento di quel corpo che ora gli
apparteneva.
***
“Non pensi che siano davvero adorabili?” domandò Arthur,
retorico, gonfiando il petto con orgoglio.
Merlin afferrò la cornice che Morgana aveva
fatto recapitare loro, e sorrise, osservando la foto in cui i cuccioli e i
gemelli giocavano assieme su una coperta stesa sul prato dietro Avalon House.
“Sì, sono davvero graziosi…” concordò. “Ma è meglio che tuo padre non la veda. Potrebbe decidere di
lavare i gemelli con la candeggina…”
“Ma sono passati cinque giorni!”
“Effetto retroattivo!” scherzò Emrys,
fingendosi preoccupato, per diventarlo poi seriamente. “Scherzi a parte… Uther non dovrà mai sapere che Mordred ha mangiato alcune
crocchette dalla ciotola di Albion…”
“Hai detto che non sono pericolose!”
“Non lo sono, ma ti immagini la sua
scenata?!”
“Più di quella che ha fatto quando Killy
ha avuto la geniale idea di
emozionarsi, facendo pipì sopra i suoi costosi mocassini?”
“Oh, mio Dio! Me la sono persa!” si lagnò.
“Ma è stato prima o dopo che Lizzie
gli ha rovesciato l’omogeneizzato sui pantaloni?” chiarì.
Arthur rise fino alle lacrime. “Avessi visto la sua faccia! Credevo che esplodesse!”
“Vergogna…” lo sgridò Merlin, blandamente. “Il suo cuore
malandato non dovrebbe subire questi strapazzi…”
“Io, invece, credo che gli facciano
bene. Quello che non
uccide, fortifica!” filosofò, ammiccando.
“In tal caso, me ne ricorderò una di queste sere…” lo
avvertì, allusivo.
***
“Come mai sei così di buonumore?” domandò Arthur, quando
Merlin rientrò dal suo abituale sabato di volontariato al canile.
Lasciandosi cadere sul divano, il veterinario – anziché pretendere
il consueto bacio di bentornato e le coccole, perché rientrava
sempre sfinito – si chinò per primo verso il partner.
“È successa una cosa bellissima!” annunciò, separandosi
dalle sue labbra, trattenendo a stento l’euforia.
“Ti sei innamorato?” buttò là Pendragon,
piegando malamente il giornale per dargli completa attenzione.
“Idiota che non sei altro…” borbottò il compagno,
afferrandogli però una mano, per trattenerla tra le sue in un gesto d’affetto.
“E allora?” l’incitò, annuendo.
“Questa novità?”
“Stamattina è arrivata una donazione!
Una donazione generosissima!”
squittì quasi. “Potremo rimettere a nuovo Black
Hill e aiutare anche altri canili!” spiegò Merlin, entusiasta.
Arthur sorrise nel vederlo così felice.
“Tu non ne sai niente? Mh?” si insospettì però.
“Io? E perché
dovrei?” Finse stupore.
Non era importante che
il suo compagno sapesse dei salti mortali che aveva fatto con i Revisori dei
Conti. Quelli erano soldi suoi, e la Pendragon
Company poteva permettersi un po’ di beneficenza.
Merlin gli lanciò una lunga occhiata, strofinando poi il
naso contro il suo. Cazzo, questo era
giocare sporco! E lui stava per cedere!
“Non… non era forse un’offerta anonima?” ritentò all’ultimo,
per sviarlo e sottrarsi al suo esame.
“Oh, sì, certo…” confermò il veterinario, sollevandosi per
unire le braccia attorno al suo collo, mettendosi poi a cavalcioni
su di lui col preciso intento di creare attrito fra i loro inguini. “Ma il tizio camuffato – un
travestimento ridicolo, peraltro!
– che è venuto a consegnarci la busta…” sussurrò, appoggiando
le labbra contro il suo orecchio e Arthur si sentì ansimare, di riflesso, mentre
i pantaloni diventavano improvvisamente stretti. “Il tizio, dicevo”,
riprese Merlin, mordicchiandogli il lobo con sensualità, dondolando i fianchi.
“Lui voleva fare colpo su Eira, una delle nostre
volontarie… E le ha lasciato il numero di telefono…” spiegò, mordicchiandogli il
profilo della mandibola mentre con le dita si aggrappava alle spalle larghe per
aumentare lo sfregamento.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Idiota col cervello nelle mutande!, imprecò
Arthur, sull’orlo del baratro.
“E chissà come… ma assomigliava stranamente a Gwaine…” terminò Merlin, con un’ultima spinta
che li condusse insieme all’orgasmo.
***
“Tu…” sbottò Pendragon, una volta
che aveva ripreso fiato, piantando un indice teso fra le costole ossute del suo
amante.
“Ahi!” guaì Merlin, ancora stravaccato in rilassamento sopra
di lui.
“Tu non puoi fami venire nelle mutande come un pivello!” lo
ammonì, ricevendo in cambio un grugnito distratto. “E –
soprattutto – non ti voglio mai più sentir nominare Gwaine,
mentre scopiamo. Intesi? Intesi?!” ripeté, facendogli il solletico per punizione.
Merlin rise, divincolandosi, ma sapeva benissimo che Arthur
era più forte di lui e perciò si arrese trasformando la piccola lotta in un
groviglio di braccia e gambe stese.
“Pace?” propose, come armistizio.
“Pace”, concordò l’altro, stringendoselo contro un po’ di
più.
Fu a quel punto che Aithusa e i
cuccioli, svegliatisi dal sonnellino pomeridiano, zampettarono incontro a loro,
saltando sul sofà nella nicchia che i due padroni si affrettarono
a creare.
Merlin allungò una mano per accarezzarli e Arthur guardò la
sua famiglia nuovamente al completo e sorrise, lasciandosi cullare da un senso
di pace e perfezione, mentre le parole del loro primo incontro gli tornavano
alla mente.
“Stava aspettando te…” aveva detto quel pazzo veterinario,
quasi come un atto di fede.
E forse era stato davvero
tutto un piano del Destino.
Forse Aithusa aveva aspettato lui e anche Merlin aveva atteso che
le loro strade si incrociassero. E i cuccioli avevano pazientato
per conoscerlo.
O, forse, era semplicemente
Arthur, quello che era rimasto in attesa di tutti loro.
-
Fine -
Disclaimer: I
personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono
agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Ringraziamenti:
Un abbraccio alla mia kohai che subisce le mie
paranoie. X°D
E a Laura, che si sciroppa le
anteprime con un entusiasmo che mi commuove.
Note: Ed eccoci alla
fine.
Confesso che, rileggendo per le ultime sistemazioni, mi sono
commossa un pochino, perché mi dispiace chiudere questa storia, che mi sono
divertita a scrivere, ma mi ha anche fatta arrabbiare.
Il fatto è che pure con Linette siamo agli sgoccioli e
questo non aiuta il mio lato sentimentale…
Per l’ultima volta… beccatevi le mie noiose note.
Le varie nozioni veterinarie e le indicazioni riguardanti il
parto e l’accudimento sono prese da guide mediche
veterinarie, da siti web specializzati e dalla visione di alcuni filmati.
Tuttavia, non sono un’esperta del settore né ho avuto esperienze dirette,
quindi – malgrado la mia pignoleria – potrebbe esserci
qualche imprecisione.
Può essere utile a fine parto che il veterinario somministri
una singola iniezione di ossitocina in quanto si è visto che facilita l’involuzione uterina,
l’eliminazione degli eventuali invogli ritenuti e stimola la produzione di
latte.
Il Colostro è il primo latte, quello che i cuccioli
dovrebbero assumere entro le 12-18 ore dal parto, così da ottenere gli
anticorpi della madre, che li proteggeranno fino alla vaccinazione.
“Aus!” e “Getz!”
sono due comandi traducibili con “Lascia!” e “Vai!” (nel senso di allontanare).
Le parole usate come comandi sono quelle comuni per
l’addestramento in tedesco. Per comodità, ho preferito riportarle come si scrivono
e non come si pronunciano.
Eira, personaggio della quinta
serie del telefilm, ha un breve flirt con Gwaine. Non
dico altro perché sarebbe spoiler! XD
“Se non uccide, fortifica”, è un vecchio adagio. E una frase
usata da Tiziano Ferro nella canzone “Sere nere”.
L’accenno ai croccantini mangiati da bambini (senza
conseguenze) è preso da un fatto di vita vera… all’epoca, mio cugino assaggiò
il pasto del mio defunto Toby.
~ ~
~ ~ ~
Ringrazio i 50 utenti che hanno
messo la fic fra i ‘preferiti’, i 10 ‘da ricordare’ e
i 155 ‘seguiti’.
Visto che siamo alla fine, mi
piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate, soprattutto da parte di chi ha
sempre seguito silenziosamente la storia.
^_=
Avviso di servizio
(per chi segue le altre mie storie):
- Aggiornata Linette cap. 89.
- Postata
la parte 1 di 2 della nuova fic
“Merlin’s Magic Loves Arthur”.
- Postata la shot “The morning after”, spoiler!5x13.
Campagna di Promozione Sociale -
Messaggio No Profit:
Dona l’8‰
del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
(Chiunque voglia
aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio
crede)
Come sempre, sono graditi commenti,
consigli e critiche costruttive.
Grazie (_ _)
elyxyz