Happily ever after - Seattle edition

di Chara
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Il giorno più importante

 

 

 

Duff era molto preoccupato: sua moglie gli lanciava sguardi al vetriolo da ore. Ripercorrendo la giornata precedente – con Grace e Mae al mare coi nonni – decise di non aver fatto nulla di male; anzi era andato tutto bene, soprattutto tra le lenzuola, dato che vi avevano passato il pomeriggio. Lui era convinto di essere stato fantastico, e sorrise sornione a quel pensiero.

«Che hai da ridere?» gli chiese Susan con fare velenoso, mentre si limava le unghie con precisione e anche un po’ di cattiveria. Quella lama affilata sembrava la katana del suo maestro e ammise tra sé di esserne piuttosto intimorito.

Si allontanò dalla stanza con una scusa e si rinchiuse nel piccolo studio di registrazione nel seminterrato. Accordò il basso e alzò gli amplificatori a un volume decente perché Susan non sentisse, dopodiché inserì un demo a caso e scivolò all’esterno per telefonare.

«Duff, amico!» gli disse gioviale la voce di Marc Canter.

«Ehi Marc!» rispose allegramente, per poi rabbuiarsi. «Volevo chiamare Slash, ma non credo che lui saprebbe aiutarmi.»

«Dimmi tutto.»

«Susan mi odia e volevo…»

«Non dirmi che ti sei dimenticato il regalo per il vostro anniversario!»

Duff sbiancò, sentendosi mancare la terra da sotto i piedi. Porca di quella…

«Sono un idiota» asserì con una nota di disperazione nella voce.

«Ti sei dimenticato l’anniversario?»

«…»

«Se avessi saputo della tua sbadataggine, te l’avrei ricordato.»

«Mi chiederà il divorzio. Ma com’è che te lo ricordi?» chiese, un po’ geloso per la genialità del suo amico. Perché lui non ricordava nemmeno dove metteva la chitarra prima di andare a dormire?

«È anche il compleanno di mia moglie, hai presente?» gli disse Marc con una risata. «Ma suppongo di no, dato che non ricordi nemmeno il tuo anniversario di matrimonio.»

«Scusa, amico, grazie per avermi salvato il culo. Fa’ gli auguri alla tua donna e dille che ho chiamato per questo, non perché sono un idiota.»

Marc rise ancora e riattaccò. Duff rimase a fissare il cordless come se fosse stato un mostro e un’idea gli sfrecciò per la mente, tanto veloce quanto pericolosa. Prese delle forbici e mozzò tutte le rose che contornavano la casa, disegnando con i petali un cuore proprio al centro dello studio. Frugò poi nella lista dei demo e ne raccattò uno inizialmente scritto per Grace. Dopo aver riletto il testo ed essersi assicurato che potesse andare bene anche per Susan, la chiamò a gran voce e si nascose dietro la porta, mentre con il telecomando faceva partire la musica.

«Che vuoi…?» la voce della donna s’interruppe, notando il cuoricino sgangherato ai suoi piedi mentre la voce del marito si diffondeva nell’aria piena di amore.

Proprio in quel momento Duff sbucò dalla porta e si fece abbracciare e baciare con tale impeto da finire in giardino. Fu un attimo per Susan rendersi conto che tutte le rose erano state decapitate.

«Tu, farabutto!» tuonò rivolta al marito, riempiendogli la faccia di pizzicotti. «Ti sei dimenticato il nostro anniversario e hai anche distrutto le aiuole!»

 

 

 





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