Il giorno più
importante
Duff era molto preoccupato: sua moglie gli
lanciava sguardi al vetriolo da ore. Ripercorrendo la giornata precedente – con
Grace e Mae al mare coi nonni – decise di non aver fatto nulla di male; anzi
era andato tutto bene, soprattutto tra le lenzuola, dato che vi avevano passato
il pomeriggio. Lui era convinto di essere stato fantastico, e
sorrise sornione a quel pensiero.
«Che hai da ridere?» gli chiese Susan con fare velenoso,
mentre si limava le unghie con precisione e anche un po’ di cattiveria. Quella
lama affilata sembrava la katana del suo maestro e ammise tra sé di esserne
piuttosto intimorito.
Si allontanò dalla stanza con una scusa e si rinchiuse nel
piccolo studio di registrazione nel seminterrato. Accordò il basso e alzò gli
amplificatori a un volume decente perché Susan non sentisse, dopodiché inserì
un demo a caso e scivolò all’esterno per telefonare.
«Duff, amico!» gli disse gioviale la voce di Marc
Canter.
«Ehi Marc!» rispose allegramente, per poi rabbuiarsi. «Volevo
chiamare Slash, ma non credo che lui saprebbe aiutarmi.»
«Dimmi tutto.»
«Susan mi odia e volevo…»
«Non dirmi che ti sei dimenticato il regalo per il
vostro anniversario!»
Duff sbiancò, sentendosi mancare la terra da sotto i piedi. Porca
di quella…
«Sono un idiota» asserì con una nota di disperazione nella
voce.
«Ti sei dimenticato l’anniversario?»
«…»
«Se avessi saputo della tua sbadataggine, te l’avrei
ricordato.»
«Mi chiederà il divorzio. Ma com’è che te lo ricordi?»
chiese, un po’ geloso per la genialità del suo amico. Perché lui non ricordava
nemmeno dove metteva la chitarra prima di andare a dormire?
«È anche il compleanno di mia moglie, hai presente?»
gli disse Marc con una risata. «Ma suppongo di no, dato che non ricordi
nemmeno il tuo anniversario di matrimonio.»
«Scusa, amico, grazie per avermi salvato il culo. Fa’ gli
auguri alla tua donna e dille che ho chiamato per questo, non perché sono un
idiota.»
Marc rise ancora e riattaccò. Duff rimase a fissare il
cordless come se fosse stato un mostro e un’idea gli sfrecciò per la mente,
tanto veloce quanto pericolosa. Prese delle forbici e mozzò tutte le rose che
contornavano la casa, disegnando con i petali un cuore proprio al centro dello
studio. Frugò poi nella lista dei demo e ne raccattò uno inizialmente scritto
per Grace. Dopo aver riletto il testo ed essersi assicurato che potesse andare
bene anche per Susan, la chiamò a gran voce e si nascose dietro la porta,
mentre con il telecomando faceva partire la musica.
«Che vuoi…?» la voce della donna s’interruppe, notando il
cuoricino sgangherato ai suoi piedi mentre la voce del marito si diffondeva
nell’aria piena di amore.
Proprio in quel momento Duff sbucò dalla porta e si fece
abbracciare e baciare con tale impeto da finire in giardino. Fu un attimo per
Susan rendersi conto che tutte le rose erano state decapitate.
«Tu, farabutto!» tuonò rivolta al marito,
riempiendogli la faccia di pizzicotti. «Ti sei dimenticato il nostro
anniversario e hai anche distrutto le aiuole!»