- Senti
Warnings: Slash, Lime, Spin-off,
Tematiche delicate Note: Mi ero ripromessa, un anno e qualche settimana fa, che non
avrei mai più ripreso in mano questi miei personaggi, perché mi sembrava di
peccare di presunzione. Ma poi è capitato che sia arrivato il compleanno di
qualcuno (ogni riferimento a cose, fatti o Aika è puramente casuale)
e la tentazione di riprendere in mano questi due è stata troppo forte. E, lo
ammetto, mi erano mancati moltissimo - al punto da aver già plottato un
sequel, coff. Quindi sì, quello che vi apprestate a leggere è uno spin-off
di Nessun
Dio, qualcosa che, nel caso in cui vi venisse voglia di leggerla, vi
consiglio di prendere molto con le pinze, soprattutto per gli argomenti
trattati. Non è necessaria la lettura, ma sarebbe opportuna per capire certi
riferimenti all'interno della storia. Ma uno su tutti, onde evitare
spiacevoli equivoci, voglio chiarirlo subito: Gabriele è un ex sacerdote
che, dopo essersi innamorato di Andrea, ha rinunciato all'abito e alla vita
religiosa (motivo per cui ho inserito l'avvertimento Tematiche delicate,
giusto per andare sul sicuro). Patti chiari, amicizia lunga: se l'argomento vi innervosisce o ferisce la
vostra sensibilità, chiudete la pagina adesso. Nessuno ve ne vorrà, lo
giuro. :') Se invece non vi lede, siete i benvenuti.
Ma, bando alle ciance, Aika,
dolcezza, questa è per te. Seppur con un piccolo ritardo, augurissimi,
splendore. <3 Sei rara, you know. <3
___
– Senti, basta. Tanto non ci capisco niente. Andrea spinse da parte un libro di inglese per
bambini, iniziando ad abbozzare uno dei suoi disegni mozzafiato sul foglio
coperto di parole che proprio non riusciva a mandare a memoria. Glielo aveva
spiegato più volte: non era capace di imparare una lingua così difficile, o
un'altra lingua in generale, eppure Gabriele non si era arreso. Per lui si
riduceva tutto alla forza di volontà e alla pazienza, intrecciate entrambe alla
voglia di imparare. Andrea, sfortunatamente per lui, non possedeva nessuna delle
tre: non solo non aveva voglia di apprendere, ma era fatto risaputo che la
pazienza non era annoverata tra le sue virtù – non che ne vantasse tante, poi.
Accigliato, mosse rapidamente la mano sul
foglio, tratteggiando quella che a Gabriele, dalla sua prospettiva, sembrava una
finestra. Non una qualsiasi, intuì, ma quella della sua vecchia canonica, le cui
assi racchiudevano uno scorcio di spettacolare bellezza marittima. Si domandò, e
non per la prima volta, se Andrea fosse contento di quella loro
sistemazione, se non provasse rimorso per essersi lasciato trascinare dall'altra
parte del mondo, lontano dagli sguardi malevoli di chi li avrebbe indubbiamente
condannati. E come può esserlo?, si domandò, sospirando silenziosamente.
Non poteva esserne felice, perché lui stesso non lo era. La segretezza era stata
un brivido eccitante che era scemato con l'incedere del tempo, tramutandosi in
un guinzaglio troppo stretto serrato intorno alla gola della loro libertà. Se
pesava a lui, che aveva imparato a coltivare la pazienza e l'indulgenza, non
poteva non pesare anche per Andrea, il cui carattere solare e impulsivo si
discostava nettamente dal proprio. E ciononostante, non c'erano altre soluzioni;
perfino il sogno americano aveva i suoi limiti di tolleranza. – Andrea, per favore. Imparare la lingua del
posto è il primo passo per integrarsi. E poi, l'hai detto tu stesso che sei
stanco di non capire quello che dicono i tuoi colleghi, – lo blandì,
posizionando nuovamente il libro di inglese tra loro, preso in prestito dai loro
vicini, i cui figli ormai erano troppo grandi per poter usare quel testo. Andrea
lo ignorò apertamente, continuando a disegnare, premendo intenzionalmente e con
foga la penna là dove svettavano frasi e parole in inglese. – I miei colleghi li capisco benissimo, –
ribatté con ostilità, mordendosi la guancia. Amava Gabriele, ma non poteva
tollerare i suoi discorsi paternalistici, trasudanti di condiscendenza e
indulgenza. Non era un bambino né uno dei suoi vecchi parrocchiani. Era il suo
compagno, per la miseria. – Solo quelli italiani, che sono una
piccolissima parte. Andrea, davvero, provaci. Che ti costa? – Mi costa che perdo un sacco di tempo e non
c'ho voglia di continuare. Un ricordo lontanissimo affiorò lentamente in
superficie, pieno di polvere e nostalgia. Gabriele ricordò sua nonna – la sua
amata, carissima nonna – mentre cercava di istruirlo e insegnargli i rudimenti
della lingua italiana. Aveva l'abitudine di scrivere una parola su un foglio,
pronunciare con chiarezza ogni singola lettera e poi intercettare l'oggetto
corrispondente. Così, a soli quattro anni, Gabriele aveva imparato a leggere e
scrivere una discreta quantità di parole. E se ci era riuscito lui, senza alcuna
base, perché non avrebbe dovuto farlo anche Andrea? Non era suo obiettivo
arricchire il suo dizionario inglese – non adesso, almeno; voleva solo instillare
in lui quel poco di interesse necessario a smuovere la sua attenzione.
– Vogliamo provare con un altro metodo? Suo malgrado, Andrea avvertì un brivido
colargli lungo la schiena. Non c'era più alcuna condiscendenza nella voce di
Gabriele, quanto piuttosto una nota di suadente malizia, accentuata dal tono
basso e caldo. Smise prontamente di disegnare quando l'altro si alzò e si
posizionò alle sue spalle, sfilandogli la penna dalle mani, non senza prima aver
sfiorato tutte le dita con le sue in un gesto nient'affatto involontario o
casuale. Qualunque cosa avesse in mente, Gabriele aveva la sua totale,
incondizionata attenzione. Serio e pacato com'era, capitava raramente che avesse
voglia di giocare. Meglio approfittarne, decise. Abbassò gli occhi sulla sua mano snella e
affusolata, seguendo la penna mentre tracciava in bella grafia una parola.
– Sweater, – pronunciò lentamente e la
penna venne adagiata sul foglio mentre le sue dita stringevano l'orlo della
maglia di Andrea, sollevandola piano, le nocche che sfregavano gentilmente
contro la pelle dell'addome e del petto, fino a sfilargliela e posarla sul
tavolo. – Sweater, – ripeté contro il suo
orecchio, imprimendo un piccolo bacio dietro il lobo. Fu un gesto tenero, ma
Andrea se ne sentì comunque eccitato. Deglutì e fissò l'indumento, sforzandosi
di ignorare le mani di Gabriele ferme sui suoi fianchi nudi.
– Maglia, – esalò, ricevendo in cambio il suono
lieve di un sorriso ammirato. – Esatto. Proviamo con questa, – continuò, riappropriandosi
della penna per vergare un'altra piccola parola. – Hair,
– scandì e la sua bocca scese sulla nuca scoperta, inanellando una sequenza di
baci lungo i suoi capelli, scansando infine quelli davanti per potergli baciare
la fronte. – Capelli? Fronte? – domandò, chiudendo gli
occhi mentre un'espressione dolente piegava i lineamenti del suo viso, mentre
l'erezione premeva contro i pantaloni, sfregando dolorosamente contro il tessuto
degli slip. – Capelli, – confermò Gabriele e scrisse
nuovamente, sussurrando poi al suo orecchio un debolissimo, "Arms" mentre le sue
dita scivolavano leggerissime lungo le sue braccia, indugiando sui polsi per
intrecciarsi, infine, con le sue. – Braccia, – mormorò Andrea, vergognandosi
un poco della voce che si spezzò sull'ultima sillaba e delle dita che
strinsero con forza quelle di Gabriele. – Visto? Qualcosa stai capendo, – lo blandì
Gabriele, chinandosi per posare le labbra sulla sommità della sua testa e
trattenerle lì per un tempo che, ad entrambi, parve infinito, finché Andrea
non scattò in piedi, sciogliendo la stretta delle loro dita e voltandosi per
gettargli le braccia al collo e baciarlo. Ricordò le settimane trascorse in
canonica, al fianco di Gabriele, a quante volte avesse trascorso la notte
fantasticando su come sarebbe stato baciarlo proprio in quel modo – lingua,
denti, labbra, tutto – sfregando, nel frattempo, la mano
sull'erezione gonfia, nel vano tentativo di lenirla o soddisfarla. Ma per
quanto avesse immaginato e sognato, la sua immaginazione non era stata
all'altezza della realtà; non aveva saputo rievocare la consistenza e il
calore delle sue labbra, o i movimenti impacciati e inesperti della sua
lingua, o quelli incerti e cauti delle sue dita affusolate, che vagavano
sempre con una certa ritrosia, come se non sapessero dove posarsi o avessero
paura di fargli del male. Eppure, mentre Gabriele spingeva il bacino
contro il suo per indurlo ad arretrare fino a cozzare piano contro il
tavolo, Andrea notò che non c'era alcuna riluttanza nei suoi movimenti, come
se di punto in bianco avesse finalmente preso confidenza con il suo corpo
e con la loro relazione. Rabbrividì quando si sentì spingere contro il tavolo e il
piano freddo accolse la sua schiena, suscitandogli un vago fastidio che
venne però prontamente rimpiazzato dal corpo di Gabriele, che scese a
coprire il suo, mentre lo invitava ad allargare le gambe per distendersi
meglio sul suo petto nudo. Sentì qualcosa di duro e spigoloso premergli
contro la nuca e voltò la testa, sfuggendo momentaneamente al bacio
dell'altro, le cui labbra si muovevano come in una muta preghiera contro il
suo collo. Il libro di inglese premeva fastidiosamente e Andrea lo allontanò
con una manata decisa, mandandolo ad impattare contro il pavimento. Non era affatto il momento di studiare, decise, voltando la
testa per accogliere nuovamente le sue labbra.
– Senti, – biascicò
Andrea, sollevando appena la testa così da non abbandonare l'incavo del
collo di Gabriele e, allo stesso tempo, poter mettere insieme parole
comprensibili. – Com'è che si chiama, quest'altro metodo? Gabriele rise pianissimo e il tremito della sua risata scosse
dolcemente Andrea, che tornò a rifugiarsi in quel suo angolo di pelle umida
e capelli troppo lunghi. – È un metodo di cui hai l'esclusiva. Possiamo chiamarlo andreismo. Il metodo dell'andreismo, per esempio. Andrea sbuffò un sorriso e gli baciò il collo. – Mi piace l'andreismo.
Mi dai qualche altra lezione? Gabriele, spingendo il bacino nudo contro il suo in un gesto
eloquente, sorrise e acconsentì, sussurrandogli parole in inglese
all'orecchio e indicando, immediatamente dopo, il loro corrispettivo
italiano sul corpo di Andrea, come fosse stata una preziosa mappa
concettuale. Aveva brevettato un buon metodo, pensò vagamente compiaciuto,
mentre chiudeva gli occhi per accettare un altro dei suoi baci.
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