Epilogo
“Qui riesco
quasi a concepire
come un amore possa
durare tutta una vita:
mentre finora ero
assolutamente convinto
che nessun amore potesse
resistere un anno.”
-Emily Brontë-
Fila e fila di ampolle contenenti liquidi colorati e fumanti, ecco il
sogno di qualunque pozionista.
Sicuramente doveva essere stato il sogno di Severus Piton che, con
precisione maniacale, aveva riempito il suo ufficio di preparati
dall'aria letale e forse anche scaduti, già,
perché una sostanza melmosa dall'odore nauseabondo doveva
certamente essere qualcosa di andato a male.
Con un cenno della bacchetta, Hermione chiuse la porta che dava
all'interno dell'ufficio del professore, scappando da una sensazione
poco piacevole.
Si sentiva un'intrusa.
Dal basso della sua posizione, seduta a terra in quello che doveva
essere il laboratorio segreto di Piton, proprio dietro al suo ufficio,
la Gryffindor guardava assente fuori dalla finestra.
Pioveva da giorni, senza sosta.
Il rumore delle gocce che battevano sul vetro e il grigiore del tempo
erano solo alcuni dei fattori che contribuivano a rendere inquietante
quel posto.
Gli ingredienti per le pozioni più complicate erano tenuti
in barattoli trasparenti posti in modo abbastanza precario su mensole
di legno che circondavano la stanza, incrostate di polvere e ragnatele
da cui pendevano piccoli ragni immobili. La mobilia, invece, costituita
dallo stesso legno delle mensole, era evidentemente antiquata e colma
di appunti, senza contare la meticolosa divisione con cui erano
catalogati gli ingredienti secchi.
Hermione non voleva credere che, da qualche parte, vi fossero anche
quelli vivi.
Eppure, nonostante la precarietà della stanza rasentasse
quella de La Tana, il pavimento era lucido e pinto, al pari del bancone
su cui bollivano le pozioni.
Sospirando, Hermione si alzò per controllare la temperatura
dei due composti, unico segno che qualche minuto prima Draco doveva
trovarsi lì.
Le aveva dato appuntamento proprio quella mattina, invitandola
nell'antro oscuro che Christopher ormai utilizzava al posto di Piton e
dove, da una decina di giorni a quella parte, lo iniziava ai segreti
del mestiere.
La McGranitt si era totalmente rifiutata di mettere a disposizione la
sua aula.
Accanto a lei, sopra uno sgabello dall'aspetto piuttosto malandato,
stava una copia della Gazzetta del Profeta su cui le cadde lo sguardo.
In prima pagina campeggiava una foto di Grimlore a portone spalancato a
macerie tutte attorno. A quanto pareva il Ministro aveva attuato una
politica di riappacificazione che stava dando i suoi frutti.
-Accidenti!-
Abbassando il fuoco sotto i calderoni, ridusse gli scoppiettii di una
bollitura precoce.
-Stupide pozioni...-
Nonostante eccellesse nella materia, non era minimamente capace di
goderne.
L'umidità dei fumi la fece tossire, senza contare l'effetto
che quelli avevano avuto sui suoi capelli. Con fastidio, la strega li
riavviò dietro le spalle, toccandosi nervosamente la base
del collo coperta da una garza.
-Insulti le mie pozioni, Granger?-
Entrato nella stanza con passo disinvolto, Draco sembrava inconsapevole
del nervosismo della sua ragazza.
-Sono rimasta ad aspettarti almeno mezz'ora senza avere la minima idea
di cosa fosse questa roba!-
E quindi senza sapere come intervenire in caso di bisogno.
-Hai abbassato il fuoco, va bene.-
La camicia bianca che usciva malamente dai pantaloni e il blazer
piegato in una mano erano un chiaro segno di quanto Draco si stesse
impegnando in... in qualsiasi cosa facesse.
-Sei stanco.-
Pallido, più del solito, le sorrise.
-Mi hai aspettato.-
Grazie.
Le si avvicinò senza scomporsi, cingendole la vita con il
braccio libero e baciandole una tempia.
-Di solito non lasci mai le pozioni incustodite.-
Avvertì il sospiro di Draco sulla guancia, poco prima che le
loro labbra si incontrassero.
Qualcosa, nella rigidità dei suoi movimenti, le disse che
era nervoso.
-Mi sarebbe seccato molto doverle rifare, inoltre sapevo che saresti
venuta.- la provocò -Serviranno per trasformare l'acciaio in
oro. Temporaneamente. Ma non dire a Christopher che te l'ho detto, la
sua discrezione rasenta l'ossessività.-
Già, fosse stato per lui, Draco non avrebbe mai avuto il
permesso di dirle nulla.
-Lo so.- annuì Hermione, poggiando la testa contro la sua
spalla -E' per questo che sei nervoso?-
-Non sono nervoso.-
-Allora sei turbato.-
Di nuovo, percepì l'irrigidirsi del suo corpo come se stesse
tentando di estraniarsi da una situazione a lui poco
famigliare.
-Sono stato convocato dal preside.-
-Per quale motivo?-
-Notizie di Piton.-
Alzando il volto verso quello dello Slytherin, Hermione gli prese il
mento tra le mani, obbligandolo a un contatto visivo.
Sapeva quanto il professore di Pozioni fosse importante per lui. In
quei giorni di dubbio e silenzio, persino Draco non era riuscito a
nascondere la sua preoccupazione.
-A quanto pare sta bene, la sua copertura ha retto allo scontro nel
Manor. E' nascosto non so dove con Travers e Selwyn. I due idioti si
sono rimessi in sesto, anche se non riescono a ricordare nulla con
chiarezza. Per il momento non verranno puniti, non più di
qualsiasi altro Mangiamorte uscito sconfitto dalle battaglie di questi
giorni.-
La scomparsa di Voldemort aveva gettato i suoi seguaci nel dubbio
più atroce, ma al tempo stesso aveva salvato un sacco di
inetti da punizioni terribili.
Hermione dubitava che si sarebbe fatto vivo tanto presto. Distruggere
un Horcrux doveva averlo indebolito abbastanza da farlo rintanare da
qualche parte, intento a progettare un piano per mettere al sicuro gli
altri.
Se fossero riusciti ad intercettare movimenti anomali, forse avrebbero
potuto seguire una qualche scia in grado di portarli alla meta.
-E Bellatrix?-
Lei aveva visto Piton schivare gli incantesimi di Harry e Draco di
proposito, tutto per permettere loro di colpirla.
-In coma.-
Il volto di Draco esprimeva pura soddisfazione.
-Mi spiace solo di dover dividere il merito con Potter.-
-Non si è mai ripresa?- gli chiese Hermione, facendo finta
di non aver notato la smorfia seccata alla menzione del suo migliore
amico.
-No.-
-Come ti senti?-
-Non in colpa.-
Il tono di voce dello Slytherin prese una piega dura, evidentemente
sulla difensiva.
-Bene, perché non avrei voluto che ti ci sentissi. Non per
lei.-
Liberando il volto dalla sua presa, Draco l'attirò di nuovo
verso di sé, poggiandole la fronte contro la spalla.
Sentì le mani di Hermione tra i capelli esattamente un
secondo dopo averla stretta a sé. La giacca della divisa
scivolò a terra in un fruscio di stoffa pesante,
così da rendere più agevole l'abbraccio,
lasciandoli ad ascoltare il rumore dei propri respiri in quella stanza
vuota.
Le pozioni continuavano a bollire, la pioggia a cadere... nulla
sembrava più necessario di ciò che stava
accadendo in quel momento.
-Ho incrociato Potter uscendo dall'ufficio del vecchio. Suppongo che a
quest'ora sarà informato sugli ultimi sviluppi.-
Hermione annuì, mormorando che probabilmente era
così.
Da giorni, Silente e Harry stavano minuziosamente controllando ogni
indizio in loro possesso per localizzare gli Horcrux.
Solo allora, una volta preparati, sarebbero partiti.
A disagio, Hermione si portò una mano al collo, carezzandolo
come se fosse indolenzito.
-Devi sapere una cosa.-
Quando Draco Malfoy iniziava un discorso a quel modo, le cose non
finivano mai bene.
-L'ultima volta che dovevo sapere qualcosa non è andata
bene.- gli ricordò Hermione, alzando il volto del ragazzo
dalla propria spalla e stringendolo a coppa tra le mani.
-Credo di riuscire a capire cosa intendi.-
Si guardarono per qualche attimo in segno di sfida, prima che Draco
parlasse.
-Christopher ha chiesto a Silente il permesso di operare sul campo,
aiutandovi con la caccia grossa.-
Confusa, Hermione lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.
-Un momento, e tu come farai con...-
-Io lo seguirò.-
Io vi seguirò.
Senza parole, la Gryffindor lo guardava a bocca aperta, aspettando che
la stretta allo stomaco sparisse, perché prima di allora non
avrebbe certamente potuto parlare.
-Tu...-
-Abbiamo fatto un buon lavoro a Grimlore nel recuperare le copie. Non
dovrebbe essere particolarmente diverso con gli originali.-
Poggiato al banco delle pozioni, parlava come se quelle parole non
fossero altro che un argomento di normale amministrazione, come se in
realtà non stesse abbandonando il suo collaudato credo
Slytherin.
-Non fare quella faccia. Cosa credevi che avrei fatto?-
Quelli erano i giorni delle dichiarazioni sconvolgenti e delle
decisioni estreme. Quel tipo di situazioni che, letteralmente,
cambiavano la vita.
-Io... non lo so.-
Lo sguardo interrogativo di Draco e la bocca piegata in una smorfia
terribilmente simile a un sorriso le fecero capire che in quel momento
doveva apparire terribilmente buffa.
-Io, immagino che ne avremmo parlato... ma sono successe
così tante cose in questi giorni, forse era troppo presto,
forse ti saresti stancato se avessi deciso di parlarne ora,
perché non sapevo cosa avrei detto di preciso, e...-
Si chinò a baciarla ancora prima che potesse finire la
frase. Una frase confusa, nata da quel tipo di agitazione creata dalla
paura di non voler perdere qualcuno d'importante dopo una raffica di
richieste percepite come assurde.
Le guance umide, Hermione ricambiò quel bacio afferrandolo
per la camicia, stringendo i pugni contro la sua schiena quanto
più forte poteva.
Il contatto con la sua pelle, il suo respiro caldo sulle labbra, i suoi
occhi...
E non avrebbe dovuto separarsi da nulla di tutto ciò.
In silenzio, Draco la fece voltare, stringendola con un braccio sotto
il seno.
-Vuoi vederlo?-
La timida domanda di Hermione non ottenne risposta, se non il movimento
delle mani di Draco sulla garza che, dalla sera prima, le copriva la
base del collo.
-Certamente. Dopotutto, tu hai visto il mio.-
Il tono della frase gli valse una gomitata in pieno sterno, mentre la
sua risata accompagnava il movimento della mano.
Sotto le sue dita, Draco accarezzava la forma stilizzata di quella che
doveva essere senza ombra di dubbio una fenice.
Una piccola, rossa, fenice.
Troppo perfetta per poter essere stata creata da mano umana.
-Christopher ha fatto un ottimo lavoro.- sussurrò.
-Già, ha un tocco di bacchetta estremamente delicato.- rise
lei, sentendo la stretta di Draco farsi più decisa.
-Anche lo Sfregiato e Weasel ne hanno uno?-
-Si. Harry sul polso destro, Ron su quello sinistro.-
-Ma che carini.- li scimmiottò, Draco, chinandosi a baciare
quel piccolo segno rosso in segno di pacata accettazione.
Hermione ricoprì la mano che lui le aveva posato sul fianco
con la propria, accarezzandola lentamente, ricordando i lunghi discorsi
che in quei giorni aveva affrontato con i suoi amici.
Draco Malfoy era stata una sorpresa, una tegola caduta sulle loro teste
quando credevano di essere abbastanza al sicuro nel mezzo dell'oceano.
La sorpresa di tutti, le bugie scoperte, la poca sorpresa di Ginny che,
dall'alto del suo incredibile sesto senso, aveva intuito qualcosa...
Non sarebbero diventati amici, glielo avevano detto tutti, anche Draco,
come se lei avesse potuto farsi illusioni in merito.
E ci sarebbe voluto tempo, molto, per arrivare a quel tipo di
accettazione e convivenza che quel genere di cose necessitavano. La
fiducia che tutto potesse continuare ad andare bene era fragile nelle
persone che li affiancavano, entrambi potevano vederlo chiaramente sui
volti dei loro amici, ma fino a quando sarebbero stati semplici
spettatori di qualcosa di privato, allora avrebbero sempre potuto
silenziosamente dimostrare il contrario.
-La tua giacca...-
Hermione si chinò a raccoglierla, scoprendo a terra una
busta dai bordi strappati.
-E' tua?-
-Me l'ha data Silente.-
L'espressione di Draco si era fatta pensierosa, incerta.
-Aprila, io l'ho già letta.-
Di colpo si allontanò da lei, spegnendo il fuoco sotto i
calderoni alle sue spalle.
Concentrato, aveva iniziato a travasare il liquido in una serie di
ampolle.
Qualsiasi cosa vi fosse scritta nella lettera, Draco si stava
estraniando.
Lasciando cadere la busta a terra, Hermione strinse tra le mani la
lettera al suo interno.
La scrittura ordinata e lineare riempiva l'intera pergamena, tutto per
intimare a Draco di restare a Hogwarts, al sicuro, lontano dai
Mangiamorte e da chiunque avrebbe potuto trarre vantaggio dalla sua
cattura.
-I tuoi genitori.-
Il sussurro di Hermione sembrò non sfiorarlo nemmeno.
-Non mi sembra una scrittura femminile.-
Ampolle dopo ampolle, i calderoni rimasero vuoti.
-Vogliono che tu rimanga al sicuro e non tenti di raggiungerli.-
Le mani poggiate contro il bancone, lo Slytherin sembrava immensamente
impegnato a fissare il pavimento.
-L'ha scritta tuo padre.-
Fu come aver pronunciato la parola magica per ottenere l'attenzione di
Draco.
-Anche se volessi raggiungerli, e Merlino sa che non voglio, non ho
idea di dove siano.-
-Nessuna?-
-Probabilmente in qualche nostra proprietà non registrata al
ministero e di cui nemmeno i Mangiamorte sanno qualcosa, ma ne abbiamo
diverse.-
Lo sguardo di Hermione sembrò distendere il suo volto.
-Mio padre è sempre stato un paranoico.-
Sorridendo, la Gryffindor si avvicinò a lui stringendo la
lettera tra le mani.
-Sono al sicuro e vogliono che tu lo sia altrettanto.-
Hogwarts aveva retto all'attacco, Silente e i professori facevano del
castello un posto sicuro tanto quanto gli studenti.
-Credevo che non li avrei sentiti per un pezzo.-
Apparentemente calmo, lasciava che Hermione gli tenesse una mano come
se non si fosse minimamente accorto di quel contatto.
-Immaginavo di avere loro notizie una volta finita la guerra, forse.
Spedirmi questa lettera è stato rischioso.-
-Silente sa da dove proviene?-
-No. A lui l'ha data Severus. E Severus non tradisce i segreti.-
La testa china in avanti, a Hermione sembrò di scorgere
l'ombra di un sorriso.
Dopo la fine della battaglia a Hogwarts, Draco non aveva più
menzionato i suoi genitori nonostante i suoi amici avessero portato a
galla l'argomento più volte.
Non aveva voluto pensarci, non avrebbe voluto farlo per un bel po', ma
quella lettera aveva cambiato tutto.
-Credevi davvero che non si sarebbero interessati a te?-
-Non credevo proprio nulla.-
Sospirando, piegando la testa all'indietro, Draco aprì le
braccia in un invito silenzioso. Invito a cui Hermione rispose
immediatamente, senza pensare, trattenendo a stento un sorriso che
sentiva incontenibile.
-Lo avrà costretto mia madre.-
-Sicuramente.-
-Mio padre non è qualcuno che scrive lettere simili.-
-Ne sono certa.-
-Potrebbe addirittura averla scritta Severus.-
Avvertendo il sorriso nelle sue parole, Hermione rise contro il suo
petto, afferrandogli una mano e intrecciando le dita con le sue.
-Non credevo avessi così tanta immaginazione.-
Si guardarono, sorrisero, si baciarono...
Continuarono così per un po',un bel po', fino a quando
Christopher non decise di piombare nel laboratorio e interromperli in
un momento davvero poco opportuno, trascinandoli fuori blaterando
storie confuse.
Il laboratorio rimase vuoto,una busta strappata a terra e una giacca
Slytherin poggiata su uno sgabello accanto al bancone, sopra a un
giornale... nell'aria, ancora l'eco della voce di Draco.
Fine.
NdA:
Guardare la data di inizio della storia è un po' un trauma,
con quel 2012 molto lontano, ma effettivamente si... sono due anni,
quasi tondi. E qui è davvero d'obbligo un ringraziamento
speciale a tutte voi che dal 9-10-12 avete iniziato a leggere questa
storia per finirla oggi, insieme a me. La pazienza che avete portato
è degna di lode, quindi a voi un sentito grazie grande come
una casa, anche di più.
Come ringrazio anche tutte le nuove lettrici, quelle che si sono
aggiunte ad ogni capitolo, tutte voi che avete sempre avuto belle
parole per dei personaggi evidentemente pazzi e per me, ritardataria
fino all'ultimo.
Alcune di voi mi hanno chiesto un seguito, ma non sono in grado di
dirvi se arriverà, al momento sono più propensa a
delle mini fiction collegate, ma è un'idea astratta per ora,
perché la mia mente da fanwriter ha rivolto la sua
attenzione a qualcosa che da tempo aspettava la sua conclusione. Ebbene
si, posso ufficialmente mandarvi all'insperato aggiornamento di
Lay me to sleep.
Da ora in poi potrete trovarmi lì.
E a chi volesse semplicemente fare due chiacchiere e parlare di libri,
tv show e ossessioni varie, rimando il link di un blog parecchio
interessante: Le viaggiatrici
immobili.
Un bacio enorme a tutte, ragazze!
Celyan.
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