Diverse sentenze, diversi destini

di lapoetastra
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Mi chiamo William Wheaton.
Sono americano.
Sono un criminale.
Ho ucciso una persona.
Sono pentito.
Ma non importa.
Sono stato condannato a morte.
Domani verrò giustiziato sulla sedia elettrica.
E ho pianto, ho pregato, ho supplicato, per evitarlo.
Ho chiesto scusa.
Ho implorato perdono.
Ho giurato che mi dispiace per quello che ho fatto, per il male che ho causato, per la vita che ho tolto.
Lo penso davvero.
E' stato un tragico incidente, io non avevo nessuna intenzione di creare dolore, di portare la morte a quella giovane persona.
Lo dico sinceramente.
Ho pregato i giudici di ascoltarmi, ma non è servito a nulla.
Se solo potessi tornare indietro nel tempo, cambierei le cose.
Ma non posso.
Devo rimanere nel presente.
E così, domani, perderò anche io la vita.


Mi chiamo Giovanni Ratari.
Sono italiano.
Sono un criminale.
Ho ucciso una persona.
Non sono pentito.
Ma non importa.
Sono stato rilasciato.
Domani sarò di nuovo un uomo libero.
Sono stato trattenuto in prigione per due soli, veloci anni.
Mi è bastato comportarmi bene, dire al giudice che mi dispiaceva per l'omicidio commesso, che era stato solo un triste e tragico incidente, e lui mi ha capito.
Ma io non sono pentito davvero.
Per niente, a dire la verità.
Uccidere mi dà piacere, mi fa sentire vivo, mi fa salire l'adrenalina.
Se potessi tornare indietro nel tempo fino a quel momento, di certo rifarei tutto ciò che ho fatto.
Non ci penserei due volte.
E così riproverei di nuovo quel senso di straordinaria potenza che mi ha pervaso alla morte della mia giovane vittima.
Ma non posso.
Devo rimanere nel presente.
E così, domani, una volta uscito, ricomincerò ad uccidere.




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