Cattivik, Tartaruga Ninja.
CATTIVIK,
TARTARUGA NINJA
New York, la Grande Mela.
Casa di Supereroi e bizzarie varie.
E della Supergiustizia ce n'è davvero bisogno, dal momento che il tasso
di criminalità è così alto che per una rapina bisogna fare la fila!
Ma c'è chi prende la scorciatoia, chi tra i malvagi è ancora più
malvagio.
Sono i supervillani, pardon, villains,
cattivi.
E chi può essere più cattivo di uno che della cattiveria porta il
medesimo nome?
E' una domanda retorica, perché la risposta la conoscete tutti, è la
personificazione della disonestà, la sublimazione della scelleratezza,
l'incarnazione dell'infamia, il nero e unico genio del male che la
storia abbia mai conosciuto, Cattivik!
- Silenz'! - Intimò il ladro alla voce narrante.
Con il cuore che gli batteva ancora forte nel petto, il lestofante in
calzamaglia aveva con sé un grosso sacco sulla spalla.
Nell'allontanarsi tra i vicoli il bagaglio batteva contro la schiena
del malvivente, producendo un ritmato tintinnio.
- Il mio bottin' del colpo da Tiffany, la più esclusiv' gioielleria
della città! - Spiegò. - Niente mal' per un turista, vero? - Sottolineò
con un sorriso di soddisfazione.
Ma Cattivik sapeva che in quella vacanza doveva stare attento,
New York era un luogo pericolosissimo per i malviventi.
La città era continuamente sorvegliata da i Vendicatori, l'Uomo Ragno...
- Non son mica scem' - Spiegò il ladro. - I Vendicatori sono impegnat'
contro quello stran' tizio cornuto, Loki, credo si chiamass'. In quanto
all'Uomo Ragno...
Cattivik proseguì con una risata sinistra, mentre tirava fuori dalla
calzamaglia un flit carico di insetticida.
Via libera, quindi.
Ma allora perché il ladro stava sgattaiolando di soppiatto? Forse per
paura della polizia.
- La polizia mi fa una pipp' - Commentò il ladro, molto volgarmente. -
In realtà sto scappando da un tizio mascherat'!
A-ha! Quindi c'è un supereroe!
- Non so se sia uno smutandat' col mantell. - Rispose Cattivik, - Ma fa
davvero paura. Sembra quel tiz' che uccide la gente nei film horror,
quello con la mascher' da hockey sulla facc'.
Jason Voohrees? Quello di Venerdì 13?
- Te ne intend', vedo, cara la mia voc' narrant!
A un certo punto, il ladro si fermò. L'ombra dell'inseguitore si stava
facendo più vicina.
- Oh, mannag'! - Esclamò il genio del male. - Quel paz' mi è alle
costole!
Il ladro si guardò intorno, in cerca di un riparo, finché non trovò una
soluzione.
- Un tombin'!
Lesto come il vento, Cattivik scoperchiò la buca e vi ci infilò il
sacco, che rimase incastrato per via della sua voluminosità.
Vi si buttò allora sopra con il suo peso, inutilmente.
Il maniaco intanto si faceva sempre più vicino.
Saltandoci sopra un paio di volte, il ladro ebbe ragione dell'ingorgo e
precipitò insieme alla refurtiva nel sottosuolo.
Per fortuna atterrò sul sacco della refurtiva, attutendo la caduta.
Per sfortuna, rimbalzò su di esso, e finì nell'acqua putrida che
scorreva nel canale di scolo.
Strizzando con due mani la calzamaglia per togliere il liquido in
eccesso, Cattivik si guardò attorno.
Le fogne di New York. Un luogo buio, tetro e inospitale, famoso per le
leggende metropolitane che lo descrivevano come popolato da coccodrilli
ciechi, stazioni del metrò fantasma e sbandati tagliagole che rapivano
i bambini per venderli come schiavi ai nomadi fuori città.
Insomma, un qualcosa che fece esclamare al ladro: - Finalmente a cas'!
Posando le grosse scarpe, un passo dopo l'altro, su territori che pochi
si sognerebbero di calpestare, il nero genio del male respirò a pieni
polmoni i miasmi sulfurei provocati dagli scarti del 'piano di sopra'.
- Che ambient' accoglient'. Mi riporta alla mia dolce cas' - Disse con
una punta di nostalgia. - Chissà come stanno i miei top' e le mie
sanguisug'.
Non trovò mai la risposta a quella domanda, perché un cambio di
ambiente attirò la sua attenzione.
Era lo spiazzo di quello che sembrava una stazione della metropolitana
abbandonata: tuttavia, le decorazioni e l'arredamento preciso e curato
indicavano che quel luogo non era affatto disabitato.
Lo stile delle decorazioni era un mix bizzarro di infrastrutture
tecnologiche, mobilio preso di scarto in qualche discarica e riadattato
all'occasione, e oggettistica dallo stile decisamente orientale, con
tavolini bassi, candele accese e spade appese ai muri, nonché
illustrazioni di saggi baffuti, pergamene con scarabocchi illeggibili e
altre 'cineserie'.
L'intenso odore di incenso che pervadeva l'ambiente fece starnutire
rumorosamente il ladro.
L'eco si sparse tra le pareti del covo, andando a morire negli angoli
più remoti.
- Che odoracc'! - Si lamentò il furfante. - Questa puzza copre il
naturale aroma delle fogn'. Ma se non altro non vedo nessun'! -
Aggiunse
con un gran sorriso, in risposta al silenzio che era nel frattempo
tornato.
- Ne farò la mia bas' per un po'! - Decise, gettando il sacco di
gioielli in un angolo e stiracchiandosi.
Un brontolio nello stomaco indicò al furfante una fame arretrata.
- Mi domand' se in frigo c'è qualcos'. - Si chiese, perché un frigo in
effetti c'era. Aprendolo con nonchalanche vide alcuni avanzi di pizza.
- Meglio che nient'.
Chiuse l'anta dell'elettrodomestico con un calcio e andò a sedersi al
tavolo con la cena.
Portando alla bocca un trancio, si accorse di un telecomando, che
afferrò distrattamente e usò per accendere la TV di fronte.
Lo schermo si accese, mandando in onda la figura di una donna dai
capelli castani con indosso una tuta gialla lievemente aperta sul
davanti.
Stava presentando un servizio giornalistico, di cui il
protagonista era proprio lui.
- ... Ed ancora è ignota la misteriosa identità del ladro che oggi ha
svaligiato una delle più esclusive gioiellerie di Manhattan... -
Cattivik, rivedendosi nelle immagini, sorrise di soddisfazione. - Sono
il verm' che ha divorat' la Grande Mela! - Proclamò con enfasi.
- ... Qui è la vostra April O'neil. E' tutto.
Gran bel paio di mammell'.
Commentò tra sé il ladro, deliziato. Meglio
di quelle della Lara Croft.
Poi decise che la pizza era troppo fredda e il resto del notiziario
troppo noioso, quindi si alzò e si stiracchiò, aprendo la bocca in uno
smisurato sbadiglio.
- E' stata una giornat' davvero faticos' - Ammise.
Vide un futon in un angolo, e ne approfittò per sdraiarcisi sopra.
- Dormirò...giusto... un attimin' - Si promise, per piombare in un
sonno sepolcrale.
Intanto, poco lontano, un vociare confuso annunciava l'avvicinarsi di
cinque presenze.
- ... E ti dico invece che quelle della Croft sono molto più
voluminose! - Protestò Michelangelo.
- Secondo me sei solo invidioso. - Gli rispose Raffaello, con un
ghigno. - Solo perché il cervellone ne ha una con il davanzale vero,
mentre tu ti devi accontentare di un ammasso di pixel!
E si lasciò sfuggire una risatina, indicando il fratello al basso
ventre.
- O dovrei dire pippe?
Michelangelo arrossì ed alzò le mani nell'impulso di metterle addosso
al rosso, ma fu interrotto dall'intellettuale, che a sua volta stava
morendo di imbarazzo.
- Ma insomma, Raf! Non ti vergogni a dire certe cose?
- Donatello ha ragione. - Lo supportò Leo, il capo del gruppo. - A
volte, Raffaello, sei davvero inqualificabile.
- 'Inqualificabile', 'vergogna'. - Ripeté Raffaello con sarcasmo. -
Piuttosto tu e il testone viola, non vi vergognate a non fare
certe cose, avendone la possibilità? Tu con quella frigida di Karai, e
Don la giovane Ap...
- Sento una nota di invidia nella tua voce, fratellone! - Lo
interruppe Michy con tono malizioso.
Per tutta risposta, Raffaello liquidò l'insolenza del fratello con un
pugno in testa. Subito Donatello e Leonardo gli furono addosso, e tutti
finirono a terra in una scaramuccia che li ricordava più come bambini
che come disciplinati allievi di arti marziali.
- Figli miei... - Li rimproverò a mezzavoce il maestro Splinter,
seguendo la scena e scuotendo la testa.
Nella zuffa, Michelangelo interruppe la zuffa con una domanda.
- Ehy, Raf. Hai mangiato tu per ultimo la pizza di stasera?
- Cosa diavolo stai dicendo, testa grulla? - Lo rimproverò il rosso. -
Io stasera proprio non ho mangiato!
- E allora perché ci sono dei tranci smangiucchiati sul tavolo?
La curiosità dei presenti si indirizzò verso il soggiorno.
Sciolta la mischia, i quattro si divisero ed andarono a indagare.
- Qualcuno ha mangiato la pizza! - Disse Michelangelo, alzando
sospettoso un pezzo sbocconcellato con la mozzarella penzolante.
- Qualcuno ha guardato la TV. - Disse Raffaello, con le immagini del
notiziario ancora in corso. - Ehy, ma quella ragazza non è...?
- Non può essere lei! - Si apprestò a specificare Donatello, spegnendo
d'impulso l'apparecchio con la punta del bo. - Ti sarai sbagliato.
- Sì, certo. - Lo apostrofò Raf con un sorriso sornione.
- ... E comunque qualcuno ha aperto il frigo! - Aggiunse d'un fiato
Donnie. - C'è l'impronta di una scarpa.
- Se è per quello. - Intervenne Leo. - Qualcuno ha dormito nel mio
letto. E ci sta dormendo ancora!
I mutanti si avvicinarono per osservare quello strano ominide che
ronfava della grossa sul futon del caposquadra.
- Chi diavolo è? - Chiese Michelangelo, da dietro un Raffaello che
rispose: - Non lo so, ma è davvero brutto!
- Mi domando chi o cosa sia. - Commentò Donatello. - La sua statura e
conformazione hanno ben poco di umano.
Non gli si poteva dar torto, la forma di quella grossa cosa nera
ricordava più una pera con braccia e gambe. E anche una bocca
spalancata il cui russare produceva un gran baccano.
- Mondo pizza, sembra un trombone! - Commentò Michy, portando le mani
ai fori auricolari.
- Maestro Splinter? - Chiese Leonardo, voltandosi verso il venerabile
maestro, in cerca di un consiglio.
- Forse è solo un viandante che ha trovato rifugio quaggiù. -
Ipotizzò il ratto mutante. - Ma perché scervellarci? Possiamo
semplicemente chiederglielo.
- E come, maestro? - Chiese Raf, - è una fanfara vivente!
- Senza parlare dell'alito! - Protestò Micky, incerto se tapparsi il
naso o le
orecchie. - Avrà fatto scappare tutti i topi nel giro di chilometri! -
Poi guardò l'effettiva natura del maestro e arrossì. - Scusa, sensei.
- Non importa. - Liquidò Splinter. - Il problema è svegliarlo.
- Nessun problema. - Rispose Raffaello, che nel frattempo aveva
riempito una caraffa d'acqua dal rubinetto della cucina.
Vuotò il contenuto direttamente sul malcapitato, che si svegliò di
soprassalto.
- Aiut'! Affog'! - Gridò, poi si rese conto della situazione e
protestò. - Chi ha osato lavarm'? Che schif!
I presenti guardarono schifati l'acqua che, gocciolando dal ladro, era
divenuta nera dello sporco più nero.
- Whoa, sto tizio sembra uscito dallo scarico di un wc. - Commentò
Michelangelo.
Il ladro si guardò attorno, e incrociò gli sguardi dei cinque mutanti,
che a loro volta lo squadravano con la medesima curiosità e incredulità.
- E voi chi siet' con quelle tute verdi? Spazzini dell'Amiat? - Domandò
Cattivik.
- Ehy, amico, le domande le facciamo noi! - Intimò Raffaello. - Chi
diavolo sei e che ci fai in casa nostra?
- Casa vostr'? Stai a veder che questa è la discaric' comunale. -
Congetturò il ladro, ancora convinto che quegli abbigliamenti fossero
divise da spazzini. Quindi, facendo il suo dovere di ladro, tirò
fuori un coltello da macellaio e lo puntò dritto contro i quattro
ninja. - O la borsa o la vita!
Fu una pessima mossa, perché il coltello volò via in un attimo, merito
di un colpo di bo da parte di Donatello.
Raffaello gli tirò un calcio nello stomaco che lo svuotò di ogni filo
d'aria, dopodiché estrasse i sai e li incrociò sulla gola del
malcapitato. - Non sei un granché come combattente, fattelo dire!
Cattivik alzò istintivamente le mani in segno di resa, supplicando tra
i sudori freddi. - P-Parliamone!
- Io dico di farlo a fette. - Propose il rosso ai fratelli. - E'
persino più brutto di Baxter Stockman!
Le punte dei pugnali stavano fremendo per colpire, quando qualcuno
intervenne.
- Fermo, Raffaello.
La voce flemmatica ma determinata del maestro Splinter fecero fare una
smorfia di disappunto a Raf. Tuttavia, obbedì e allontano i pugnali,
che tornarono roteando nei rispettivi foderi.
Il saggio maestro si fece avanti, inchinando il capo.
- Voglia scusare il comportamento dei miei figli.
La presenza del vecchio fece tuttavia aumentare l'agitazione in
Cattivik.
- Per mille grimaldell', un grosso topon'! - Urlò, tirando fuori il
flit del DDT e spruzzando una letale nuvola di veleno sul maestro.
La crisi di tosse che colpì l'anziano provocò un grido di vendetta da
parte delle tartarughe, che si avventarono sul criminale e cominciarono
a farlo a fette e spezzatini con katana, sai, nunchaku e bo.
- S...Sto bene! - Urlò Splinter tendendo una mano per fermare il
massacro e usando l'altra per tenersi la gola irritata.
Donatello fu il primo ad andare a soccorrere il maestro, mentre tanti
pezzettini di Cattivik giacevano sparsi sul pavimento.
Ricucito anche Cattivik, tra suture e bende, Leo e Raffaello lo tennero
sotto stretta sorveglianza, mentre Michelangelo sorreggeva il sensei, e
Donatello visitava quest'ultimo.
- Maestro, perché ci ha fermato? - Protestò Leonardo. Non era troppo
d'accordo sull'idea di Raffaello riguardo il dare in pasto l'intruso ai
Mousers, ma l'attacco al maestro era stato un affronto davvero grave.
Cattivik, da parte sua, protestò per il trattamento subito. - Quante
storie per il vostro topon' domestico! Anche io ne ho, a casa mia! - Si
giustificò. - Certo che come operatori ecologic' siete ben strani!
- Ci hai dato degli spazzini, amico? - Protestò Michelangelo. - Noi
siamo tartarughe, bello!
- Come? Siete dei tartarugon'? - Chiese incredulo Cattivik. - E parlat'!
Poi il nero genio del male ebbe un lampo di genio. - Quindi, se
siete dei tartarugon'...
Con una forte spinta, buttò a terra Raffaello, che cadde sulla schiena.
La pera nera ridacchiò di soddisfazione. - E adesso, tartaruga
capovolt', voglio vedere come ti rimetti in pied'....
La frase gli morì in gola, perché Raf balzò in piedi con un banale
gesto atletico, e cominciò a scrocchiarsi le dita per ripagare il
colpevole.
- Calma, Raffaello. - Ripetè Splinter.
Sbuffando, il rosso si fece in disparte, con gran sollievo del
criminale, e il maestro avanzò, reggendosi sul suo bastone.
- Ma che cosa buttan', nelle fogne di New York? - Chiese stupito
Cattivik. - Adesso parla anche il vecchio topon'!
- Onorevole straniero, il mio nome è Splinter. - Si presentò, facendo
un lieve inchino, dopodiché cominciò a indicare i presenti. - Lui è
Leonardo, - L'interessato salutò un cenno del capo. - lui è
Michelangelo. - l'arancione sorrise e agitò la mano, - lui è Donatello
- Il viola fece un gesto cordiale con la mano. - e lui è Raffaello.
Il rosso non rispose, guardando sdegnosamente da un'altra parte.
Questa sfilata di nomi italiani suonò surreale a Cattivik, che
sbeffeggiò il maestro con: - Ed io son' Boccaccio! - Accompagnando tali
parole con una sonora pernacchia.
- Questo tizio vuole morire! - Sbottò Leonardo, mettendo mano alle
katana.
- Fermo, Leonardo! - Ordinò Splinter. - Dal nome costui potrebbe essere
un sesto elemento della famiglia!
- Dopo quella Venus De Milo, intende? - Chiese Michelangelo. E poi,
rivolgendosi al suo fratello più grande. - Ehy, Raf, peccato che quella
femmina sia sparita, perché avresti potuto avere anche tu un pairing...
- Bada alla tua condizione da zitello, piccolo nerd! - Lo ammonì il
rosso.
Donatello intanto stava studiando l'ospite, con una mano sul mento.
- Sensei, lei intende che anche lui è stato mutato dall'Ooze? Questo
spiegherebbe la forma particolare...
- Sì, ma tutto nero, non è certo una tartaruga! - Obiettò Raffaello. -
Forse uno scarafaggio...
- O direttamente un sacco dell'immondizia! - Aggiunse Michelangelo.
- Sensei, ma quanto Ooze era stato sparso quel famoso giorno? - Chiese
Leonardo.
- Non saprei, figlio mio, la mia memoria non è più come una volta... -
Rispose Splinter, lisciandosi la barba.
Cattivik li guardò stranito. Non avevano capito che li aveva presi in
giro?
Quattro tartarughe e un topone su due piedi. Quella fogna era davvero
mal popolata. Però era chiaro che i quattro fossero ladri come lui:
come ogni criminale che si rispetti, infatti, portavano le tipiche
mascherine!
Il genio del male decise di averne avuto abbastanza e, agguantato il
saccone della refurtiva, si avviò verso l'uscita, salutando il gruppo
che stava ancora discutendo l'origine del mutante Boccaccio.
Appena messo piede fuori, però, si arresto, con gli occhi strabuzzanti
di terrore.
- Il maniac'! - Esclamò.
Il tizio con la maschera da hockey era laggiù, e si stava avvicinando
nella sua direzione!
In fretta e furia, il ladro corse a portare la refurtiva in un angolo,
e tornò dai cinque mutanti, che nella discussione non si erano accorti
di nulla.
Con grande orrore, Cattivik scoprì che il maniaco lo aveva seguito.
- Ciao, Casey! - Salutò Michelangelo in direzione del nuovo arrivato.
- Ciao, ragazzi! - Rispose l'uomo con la maschera, battendo un 'cinque'
a Raf.
- Benvenuto, Casey Jones. - Salutò il maestro con un inchino, imitato
dall'ospite.
- Qual buon vento ti porta quaggiù? - Chiese Donatello.
- Sto cercando un delinquente. - Spiegò il ragazzo. - L'ho inseguito
fin nelle fogne, ma poi ne ho perse le tracce.
- Noi non abbiam visto nulla, nel nostro giro di perlustrazione. -
Rispose Leonardo.
- E questo tizio chi sarebbe? - Chiese sospettoso Casey, a cui l'occhio
attento non era sfuggita la presenza di una faccia nuova.
Cattivik si congelò sul posto, paralizzato dal terrore.
- Lui è Boccaccio. - Spiegò Splinter. - Un mutante come noi.
Il giovane con la maschera si avvicinò per studiare meglio il ladro,
che sorrideva nervosamente, con le mani dietro la schiena.
Poi Casey si ritrasse, disgustato dall'odore osceno del nuovo ospite,
con un'aria insoddisfatta.
- Ha un'aria familiare. - Commentò. - Chissà se ha a che fare con il
ladro che stavo inseguendo.
- Ma che sciocchezz'! - Rispose Cattivik. - Io son Boccaccio!
Casey si girò verso le tartarughe, per spiegarsi.
- Forse lo avete visto al telegiornale. E' il ladro che ha svaligiato
Tiffany's e se l'è svignata, senza farsi vedere da alcuna telecamera!
- Sospetto che ci sia lo zampino del Piede. - Congetturò Splinter. -
Tra quei gioielli vi era anche la Lacrima di Giada, una perla molto
ambita da Oroku Saki.
Cattivik intanto aveva deciso che era il momento buono, dato che
nessuno badava a lui, di tramortire i presenti e svignarsela con il
bottino.
Volle cominciare proprio con il maniaco mascherato, che gli dava
proprio le spalle.
Tirò fuori dalla giubba un grosso martello, e lo alzò, pronto a colpire.
Non si era accorto però che qualcuno lo aveva notato.
Raffaello nutriva forti dubbi su questa storia di Boccaccio, e adesso
quel gesto confermava i suoi sospetti.
Si precipitò, come il ninja quale era, alle spalle di Cattivik, pronto
a intervenire.
Per sua sfortuna, il martello del nero genio del male era un po'
difettoso: infatti, appena tese le braccia alla massima altezza
possibile, la massa si sganciò dal manico, andando a finire sulla testa
del cattivone e rimbalzando sul piede del rosso.
Quando tutti si girarono a cercare l'origine dell'eco di un cranio
frantumato e di un urlo di dolore, videro Cattivik nella stessa
posizione con un vistoso bernoccolo e Raffaello che saltellava tenendo
un piede dolorante.
Leonardo commentò meravigliato. - Stupefacente, quel Boccaccio! E'
riuscito ad anticipare un attacco di Raf!
- Quindi la sua arma è quella mazza. - Commentò Donatello, riferendosi
al manico del martello, ancora in mano a Cattivik. - Molto più efficate
del coltello di prima.
- Se ben educato, potrà fare grandi cose! - Sentenziò Splinter,
soddisfatto.
Casey avrebbe voluto esprimere le sue perplessità, ma non fece in tempo.
L'apparizione di una decina di uomini mascherati mise l'intero gruppo
in allarme, e il vigilante mascherato dovette estrarre la sua mazza da
hockey per deviare la spada di uno degli assalitori, assestandogli un
colpo sul mento con l'estremità inferiore del manico dell'attrezzo
sportivo.
- Il Clan del Piede! - Esclamò Leo, estraendo le spade. Fu il segnale
che fece sfoderare le armi anche alle altre tartarughe, che partirono
all'attacco.
Nella mischia, Splinter, che aveva steso un soldato con un calcio e un
altro col bastone, riconobbe tra gli avversari il più odiato tra i suoi
nemici.
- Oroku Saki!
- Arrigo Sacchi? - Urlò
Cattivik, mentre correva per il covo inseguito da tre ninja. - Che ci
fa qui l'allenator'? E il clan dei pied' chi son', i
calciator'?
- Io sono e sarò sempre Shredder! - Corresse il malvagio uomo con
l'armatura.
Splinter gli si avventò contro, e i due cominciarono un combattimento
scatenato.
- Cosa ti porta qui? - Chiese il ratto.
- Sono qui per la Lacrima di Giada. - Sibilò l'avversario. Gli occhi
minacciosi si poteva intravedere attraverso l'elmo.
- Quella che hai rubato insieme al resto dei gioielli? - Intervenne
Leo, insieme a un calcio volante sul fianco che buttò a terra Saki.
Questi si rialzò e colpì con un calcio Splinter, lo afferrò al volo e
lo lanciò contro la tartaruga spadaccina.
- Quello che mi è stato
rubato, prima che potessi rubarlo io! - Precisò l'antagonista.
- Sei un po' complicato, Shreddy! - Commentò Michelangelo. - Mentre i
nunchaku volteggianti mettevano a segno un doppio KO.
Cattivik continuava a correre, quando una mazza da hockey si abbatté
sui suoi inseguitori.
In realtà il colpo coinvolse anche lui, che andò a spiattellarsi
insieme ai tre ninja contro la parete.
- Ops, scusa, Boccaccio! -
Esclamò Casey.
- Attento! - Esclamò Raffaello, anticipando con il manico dei sai due
assalitori alle spalle del vigilante.
Altri avversari li circondarono, e le due teste calde si misero schiena
contro schiena, pronti per un altro round.
Avevano altro a cui badare, che non Boccaccio.
Cattivik, dal canto suo, era ben felice, in quella confusione, di
essere
passato inosservato, dal momento che vicino a lui vi era proprio la
sacca della refurtiva.
Il nero genio del male sorrise. Era tempo di lasciare quella gabbia di
matti.
Shredder e Leo si stavano scambiando fendenti, le lame delle katana
cozzavano contro quelle dei guanti artigliati, in scioccanti scoppi di
scintille.
- Stai accusando noi di qualcosa che volevi rubare tu? - Chiese
incredulo Leonardo. - Ci prendi in giro?
- Silenzio, tartaruga! - Tuonò il capo del Piede. - Con te mi faccio il
brodo.
- Ma per i tagliolini di carne ci penso io! - Ribatté Leonardo,
affondando con entrambe le katana.
Shredder schivò il doppio attacco e atterrò il blu con una gomitata
alla nuca.
- Leonardo! - Potè solo urlare Splinter. Avrebbe voluto intervenire, ma
i suoi due avversari erano particolarmente abili, impedendogli ogni
distrazione.
- E adesso fuori i gioielli, o faccio uno spiedo! - Minacciò Oroku, in
procinto di affondare le lame del braccio destro.
- Lavati le orecchie, Shreddy-boy! - Intervenne Michelangelo, saltando
a cavalcioni sulle spalle del nemico. - Noi non rubiamo. Tu lo fai.
Con un gesto annoiato, l'uomo bardato afferrò una gamba dell'arancione
e se lo levò di dosso, facendolo volteggiare come un campione di lancio
del martello.
Il 'peso' lanciato finì addosso a Casey e Raf, che nel frattempo
sovrastavano soddisfatti una montagnola di nemici atterrati.
In piedi rimaneva solo Splinter, ma la fatica che gli era costata
atterrare quegli avversari gli costò un fatale attimo di distrazione in
cui Shredder gli si avventò contro e lo afferrò per la gola.
Tenuto sospeso in aria con una sola mano dall'acerrimo nemico, il topo
mutante si divincolava agitando le gambe a vuoto, e tentando, con le
mani, di allentare la presa sul collo.
- Basta giocare. - Tuonò Shredder. - Fuori i gioielli.
Splinter, nella sua posizione, girò gli occhi sull'unico individuo dei
suoi rimasto in piedi, e lo indicò istintivamente.
La sorpresa era sua tanto quanto quella della quinta 'tartaruga',
beccato con le mani nel sacco, pardon, sul sacco caricato in spalla,
intento a sgattaiolare via.
Ma la cosa più sconvolgente era lo squarcio che si era aperto al fondo
del sacco, dal quale stava scendendo una scia di pietre preziose e
metalli raffinati.
Colto in flagrante, Cattivik sgranò gli occhi nei confronti dei
presenti.
- Pork... mi hanno sgamat'.
La vista dei gioielli accese un fuoco negli occhi di Shredder, che
lasciò andare di colpo il vecchio maestro e si precipitò contro il
ladro.
Con le lame puntate alla gola, il furfante sudò freddo.
- Signor Arrigo Sacch', parliamone...
Scocciato, Shredder si sbarazzò del furfante con un pugno, e si
impossessò del sacco.
Setacciando il contenuto, il capo del Clan tirò fuori la tanto
sospirata perla.
- Eccola! - Esclamò con sguardo avido. - La Lacrima di Giada è mia!
Bang!
Uno sparo riecheggiò nella stanza. Shredder sentì una fitta alla mano
destra, ma soprattutto, provò la terrificante sensazione di veder
volare via il sospirato oggetto di valore.
- La lacrima, noooo! - Urlò.
Nonostante i tentativi dei soldati del Piede di afferrarla al volo, la
perla andò a infilarsi lungo una delle grate di scolo, dentro una di
quelle anguste tubazioni che si intersecavano nel sottosuolo
metropolitano e andavano a finire chissà dove.
Lo sapevano Splinter e le tartarughe, che nell'impianto fognario vi
abitavano da sempre.
Lo capì Shredder, con gli occhi spalancati dall'incredulità.
Incredulità che si trasformò in furia, quando gli occhi si posarono sul
responsabile: Cattivik, con la pistola puntata e ancora fumante.
Lui aveva estratto l'arma senza rifletterci troppo: voleva solo salvare
la pelle ed era ricorso alla risorsa più ovvia.
Anzi, si era chiesto più volte, nel corso del combattimento, come mai
nessuno di quei trogloditi ne avesse tirata fuori alcuna.
Gli spiaceva per la perlina, ma sicuramente restavano il resto dei
gioielli.
Ringalluzzito inoltre dalla ferita provocata a quell'ammasso di ferrament', come
lo definiva, Cattivik cominciò a sbeffeggiarlo.
- E adess' ferm, Arrigo Sacch', o trasformo quel serviz' di pentole che
indossi in uno scolapasta.
Shredder urlò la sua rabbia, e gli balzò addosso.
Cattivik premette il grilletto un paio di volte, ma i proiettili
finirono sminuzzati da veloci e precisi gesti del braccio del
supervillain orientale, e la stessa sorte toccò alla stessa arma.
Cattivik ebbe la sensazione di essersela fatta nella calzamaglia.
In procinto di fare lo Chef Tony anche con il ladro imbranato, Shredder
tuttavia si fermò.
La Lacrima di Giada, gioiello a cui era legato per motivi personali che
non starò qui a elencare, era la priorità.
Si allontanò, giurando vendetta, e partendo alla ricerca di quella
dannata perla, seguito dai suoi tirapiedi.
La squadra di Splinter frattanto si era rimessa in piedi, e
si stava avvicinando a Cattivik, ancora con le ginocchia tremolanti.
- Da non credere! - Esclamò Michelangelo. - Questo ammasso di
goffaggine ha ferito Shredder?
- Boccaccio è un guerriero forte! - Si complimentò Leonardo.
- Non è un guerriero, è un ladro! - Obiettò Casey con aria
severa. Stava alzando il sacco sospetto: dentro vi riconobbe la
refurtiva di
Tiffany.
Questa rivelazione gettò un'ombra di delusione sulla famiglia delle
tartarughe.
Leo si incupì. Boccaccio era stato accolto da pochissimo tempo, e già
aveva
gettato il disonore sugli Hamato.
- Facciamolo a fette, - Propose Raffaello. - Poi lo impacchettiamo e lo
consegniamo alla polizia!
- Lasciatelo a me. - Propose Casey. - Ci penso io a spedirlo in gatta
buia.
- No.
La risposta, semplice e perentoria, era stata pronunciata dal vecchio
Splinter.
- Come ho già detto, se ben educato, Boccaccio potrà fare grandi cose!
- Spiegò il ratto, lisciandosi la barba. - Deve solo essere
educato... - E un'occhiata eloquente ebbe il potere di fare sudare
freddo il nero genio del male.
La pace era tornata nella famiglia Hamato.
Il maestro Splinter era da solo, in soggiorno, in posizione di
meditazione. Tuttavia il televisore era acceso, e il maestro ratto la
stava guardando con un occhio aperto.
Entrò Donatello trafelato, con un foglio stampato in mano. - Maestro!
Ma... - E si zittì, conscio di aver maldestramente interrotto la
concentrazione del sensei.
- Dimmi pure, figlio mio. - Rispose Splinter, per nulla seccato.
- Ecco... - Esordì il violetto timidamente, poi si decise e mostrò il
foglio a Splinter. - Ho fatto ricerche su quel Boccaccio. E' solo un
falso nome, in realtà lui si chiama Cattivik, ed è un criminale
italiano di mezza tacca...
- Già lo sapevo, figlio mio. - Lo interruppe Splinter. - A quella
storia di Boccaccio non avevo creduto neppure un po'. Senza considerare
che lo ha appena detto la tua amica April, sul notiziario TV.
Donatello arrossì, considerando che l'occhio chiuso di Splinter
stava somigliando più a un occhiolino di intesa.
- Salve ragazzi! - Si intromise una voce.
Era April, la fidata amica delle tartarughe.
Era vestita della sua consueta maglietta gialla che copriva quella a
maniche lunghe nere, la chioma rossa legata in un coda di cavallo e
tenuta a bada da un fermacapelli dello stesso colore della t-shirt, un
paio di shorts che coprivano gli aderenti leggings sulle agili gambe, e
gli anfibi militari ai piedi.
- Sensei. - Salutò di nuovo, inchinandosi al vecchio maestro, che
rispose al gesto. -
Allora, Don, sei pronto? - Aggiunse, riferendosi all'intellettuale.
- Pronto per cosa? - Chiese Splinter. Il tono era ingenuo, ma il lembo
del sorriso che si era creato lasciava intendere una certa malizia.
- Ehm, maestro, c'è qualcosa di cui volevo parlarle... - Accennò
Donatello
.
- Vai pure con April, figliolo. - Disse semplicemente il sensei,
alzando una mano per sottolineare il consenso.
- Ma... lei come...? - Balbettò il viola, sorpreso dall'inaspettata
intuizione del maestro.
- Tuo fratello Leonardo è già uscito dieci minuti fa con Karai.
Donatello arrossì e fumò come una Vaporella. Passando il dito
sull'apertura del guscio alla base del collo, come a volersi allentare
una cravatta inesistente, cominciò a giustificarsi, cercando di
nascondere il suo imbarazzo.
- S-sensei. Non è come crede. E' solo una uscita tra amici e...
- Divertitevi. - Concluse Splinter, con tono sereno.
A Don non rimase che inchinarsi in segno di saluto, e unirsi all'amica.
- Naturalmente, non fate tardi. - Aggiunse il genitore. Date le solite
pattuglie notturne che le tartarughe facevano di solito, era un
avvertimento inutile.
Ma per le questioni di cuore era diverso. Era più una raccomandazione
imposta dal suo ruolo di padre.
- Dai, andiamo. - Insistette April tirando il cervellone per un braccio
e salutando il maestro con un inchino.
Mentre si allontanavano, Donatello cercò di guardare da tutte le parti
per nascondere il viso paonazzo dall'imbarazzo di prima.
Cercò di evitare gli occhi di lei, magnete pericoloso di emozioni e
battiti accellerati, e nel dribblarli, il suo sguardo si poso su un
paio di curve poste un po' più in basso.
Una nota di curiosità si accese come un led, mentre lo spirito
scientifico si era messo a elaborare una risposta allo strano dilemma
che si stava ponendo.
La sua bocca si aprì, e si lasciò sfuggire un commento.
- April, lo sai che al telegiornale ti sembrano più grosse?
Lei arrossì davanti all'audace commento, e per istinto incrociò le
braccia, coprendosi il petto.
- Scusa? - Domandò, sperando in cuor suo di aver capito male.
Donatello si accorse della gaffe. Avrebbe voluto sprofondare nel
terreno con tutto il suo guscio, magari nelle profondità della terra
dove in quel momento Shredder si stava dannando per cercare quella
inutile perla, lanciando a profusione maledizioni sulle Turtles. Ma
quale perla poteva paragonarsi a quelle due pelle che adesso lo stavano
guardando da quella fascia di ciocche rosse?
Arrossendo ancora di più, Donatello cercò di svicolare da quella
situazione.
- A-allora, quale film avevi detto che volevi vedere al cinema?
Le perle oculari di April si illuminarono.
- C'è "Massacro al Camp Village", ma anche "L'apocalisse degli zombie
meccanici" non sembra male...
Splinter ascoltò l'allontanarsi della voce di April e delle sue
proposte, e poi guardò per terra.
C'era ancora il foglio con la foto segnaletica di Cattivik. Sorrise,
nello stesso modo che il nero genio del male sorrideva nella figura.
- Diventerà un grande ninja.
Poco lontano, un angolo del covo era stato adibito ad aula.
In ginocchio su vassoio pieno di ceci, con un gessetto in mano,
l'allievo ninja noto come Boccaccio, sorvegliato dalle due tartarughe
rimaste, stava scrivendo per la millesima volta...
- Ottocentonovasettesim'! - Precisò Cattivik.
Sulla testa vi era stata posato un cappello di carta a forma di nave, a
cui erano state incorporate due orecchie da asino, e su di esso vi era
scritto il nome del medesimo animale.
- No, no, no! - Gridò esasperato Raffaello, accanto a lui. - Testa
d'uovo! Sei più grullo di Michelangelo!
- Ehy, non offendere! - Protestò l'arancione, poco lontano.
Ignorando suo fratello, il rosso insistette. - Dopo
ottocentonovantasette volte, ancora non sei capace di scrivere
correttamente: "Un vero ninja non usa armi da fuoco". Il maestro
Splinter ha detto che non potrai lasciare il dojo, e io con te, fino a
che non sarai diventato un perfetto ninja!
- E che pretend'? - Protestò Boccaccio, stufo e irritato. - Quando
insegnavan' l'alfabet' io marinav' la scuol'!
- Bada a non irritarmi, sgorbio! - Minacciò Raffaello, estraendo un
coltello da cucina. Cattivik riconobbe l'utensile.
- La mia arm', ecco dov'era finit...
- Scrivi! - Lo interruppe Raffaello, puntandogli la lama sulla gola.
Notando la pungente sensazione della lama sulla cartotide, e guardando
gli occhi iniettati di sangue della tartaruga nevrastenica, nonché una
preoccupante schiuma alla bocca, Cattivik preferì ammutolirsi ed
eseguire.
- F..fratello? - Balbettò Michelangelo, non abituato a vedere Raf in
quelle condizioni. - Mi fai paura....
....
E mentre lasciamo la nuova tartaruga allieva a imparare le basi di un
difficilissimo addestramento da ninja, sentiamo in sottofondo i vari
"Argh, Pork, Vaff" da parte di Boccaccio, che si uniscono a quelli di
Shredder, che è nella mer... nei liquami fino al collo nel vano
tentativo di recuperare il suo bottino.
Ma al calar delle nuove tenebre, il
nero genio del male colpirà ancora... Boccaccio...ehm,
scusate... Cattivik non perdona!
.
FINE
Dedico
il crossover a LaraPink777 e alla sua storia 'Virus', di cui qualche
aspetto è stato parodizzato in questa fic.
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