Times Square can’t shine as bright as you
Hey there Delilah, what's it like in New York City
I'm a thousand miles away
But girl tonight you
look so pretty, yes you do
Times Square can't shine
as bright as you, I swear it's true
Camille, le braccia strette intorno al petto come a voler tenere
insieme i pezzi di se stessa, fissava le gocce di pioggia che,
scivolando lente sul vetro della sua finestra, creavano confusi
disegni. Era pronta da almeno un’ora: aveva impiegato
un’eternità a scegliere l’abito adatto
da indossare, poi si era sistemata con cura i capelli in
un’acconciatura semplice, che a Matthew piaceva da impazzire.
Aveva anche applicato un leggero velo di trucco al suo volto pallido e
sottile, infrangendo una delle loro tacite regole.
«Ti rendi conto che sei già così bella, troppo bella? Se
ti truccassi, finirei per sentirmi completamente inadeguato»
aveva borbottato Matt, posandole un bacio sulla palpebra, come a voler
cancellare la linea nera dell’eye-liner.
Camille aveva sorriso al pensiero di ciò che avrebbe detto
il suo ragazzo vedendola. Si osservò un’ultima
volta allo specchio, infilandosi la giacca scura e sistemandosi la
borsetta a tracolla. Poi uscì dalla sua stanza, senza
voltarsi.
Hey there Delilah, don't you
worry about the distance
I'm right there if you
get lonely give this song another listen
Close your eyes, listen
to my voice it's my disguise
I'm by your side
«Camille, ti presento Matthew. Matthew, lei è
Camille.»
La voce di Alex, miracolosamente, non tradiva il fatto che fosse
già ubriaca. Rimase lì a fissarli ancora un
attimo, come a valutare le loro reazioni. Camille rivolse un timido
sorriso al ragazzo biondo che aveva davanti: no, non era decisamente il
suo tipo. Era il classico belloccio che non l’avrebbe mai
degnata di uno sguardo, probabilmente il chitarrista o il batterista di
qualche boy-band, la ragazza lo intuiva dalla sua aria compassata, dal
look simulatamente trascurato. Appena Alex caracollò via,
annoiata dal silenzio che era piombato tra di loro, Camille si
aspettava di vederlo allontanarsi, alla ricerca di qualcosa di
più interessante. Invece, Matthew le sorrise, un sorriso
immenso, infantile, che quasi stonava con il suo viso perfetto e il suo
atteggiamento da duro.
«Tu sembri una persona normale e, soprattutto,
sobria» le disse, afferrandole la mano come se nulla fosse e
trascinandola via con sé «Questo party
è una palla. Sono tutti a vomitare in giardino e la musica
fa schifo.»
Camille, suo malgrado, rise. Aveva odiato quella festa dal primo
istante in cui era entrata nella sala calda e affollata. Nessuno
sembrava divertirsi sul serio, erano tutti troppo intenti a bere e a
vomitare, come aveva appena riassunto alla perfezione Matthew.
«Ti va di venire con me? Tranquilla, non sono un maniaco o un
serial killer psicotico» aggiunse il ragazzo, voltandosi
verso di lei.
Erano ormai in giardino. Il suo primo pensiero fu di rifiutare: forse
aveva espresso un giudizio affrettato su quel ragazzo e non era poi
così male, ma lo conosceva appena. E poi era tardi, sarebbe
dovuta tornare a casa. Non poteva seguirlo chissà dove.
Dischiuse le labbra per dire che no, non le andava, aveva freddo ed era
stanca.
«Va bene, andiamo» rispose invece, e sul volto di
Matthew si spalancò il suo sorriso da bambino.
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me
Fu l’estate più bella della sua vita.
Ogni mattina, Matthew passava a prenderla con la sua moto e fuggivano
via, lontani da tutto e da tutti. Lui portava con sé la
chitarra, perché sì, Camille aveva indovinato:
era un chitarrista. Matt cominciava ad ulularle canzoni
d’amore, facendola ridere; poi le posava la testa in grembo e
ripeteva che erano tutte stronzate, roba da film. Nella
realtà, non esiste nulla di così romantico e
sdolcinato, diceva. Non esiste il vero amore.
«Perché canti queste canzoni, allora?»
domandò Camille, accarezzandogli i capelli.
«Perché ci credo. Credo nel vero amore.»
E scoppiava a ridere, tirandosi su e baciandola con irruenza. E a quel
punto, non esisteva più nulla al di fuori di loro due, delle
mani di Matt che scivolavano lungo il suo viso e delle labbra di lui
sulle sue.
Hey there Delilah, I know times are getting hard
But just believe me
girl, someday I'll pay the bills with this guitar
We'll have it good,
we'll have the life we knew we would
My word is good
«Il primo settembre andrò via.»
Matt evitò di guardarla negli occhi, mentre pronunciava
quelle parole. Camille non poté far altro che annuire
stancamente e gettare un’occhiata al calendario. Ancora due
settimane insieme.
«Lo sai che condivido la tua scelta.» La ragazza si
sforzò di sorridere, sollevando il viso di lui, in modo da
poterlo guardare negli occhi «L’importante
è che tu insegua il tuo sogno. E New York è un
buon punto di partenza. Cavolo, New
York è un buon punto di partenza per tutto!»
aggiunse, ridacchiando. Matthew ritrovò, per un attimo, il
suo sorriso da bambino. Ma fu subito sostituito da quella maledetta
espressione preoccupata, che ormai albergava da giorni sul suo volto.
«E io e te? Come faremo?» chiese, sfiorandole la
spalla.
«Matt, un modo lo troveremo. Quando sarai diventato il
più grande chitarrista del secolo, magari, non avrai neanche
più tempo per me» rispose Camille. Scherzava,
certo, ma era anche lei spaventata. Aveva paura che le cose
cambiassero, che quel loro rapporto assolutamente unico non reggesse la
prova della distanza fisica.
Matthew la strinse a sé, respirando l’odore del
suo shampoo alla fragola.
«Tornerò da te ogni settimana.»
Hey there Delilah, I've got so much left to say
If every simple song I
wrote to you
Would take your breath
away, I'd write it all
Even more in love with
me you'd fall, we'd have it all
«Amore, non hai idea di che delirio sia stato ieri
sera!»
La voce di Matt era frenetica, su di giri. Camille chiuse gli occhi e
immaginò il sorriso gigantesco che doveva avere in quel
momento: era felice che la sua boy-band stesse avendo successo, ovvio.
Ma una fitta acuta di gelosia, un sentimento a lei estraneo, le
attraversò il petto.
«Sono contenta, Matt.» Camille cercò di
imporsi un tono tranquillo, allegro, ma la mancanza di entusiasmo la
tradì. Era gelosa, ammise a se stessa. Matt riusciva a
tornare da lei solo una volta al mese e, spesso, era talmente tanto
occupato con le prove della band da trascurarla. Camille,
razionalmente, sapeva di non poter attribuire a lui la colpa; avrebbe
dovuto essere contenta di quel successo e, ovvio, lo era. Era fiera di
lui. Ma detestava quella barriera, quei chilometri che li dividevano:
avrebbe dato qualsiasi cosa per essere lì con lui, per
cominciare una nuova vita insieme.
«Sai, Camille… Ho scritto una canzone per
te» aggiunse Matt, intuendo i suoi pensieri. Posò
il cellulare accanto a sé, afferrò la chitarra e
cominciò a cantare.
A thousand miles seems pretty far
But they've got planes
and trains and cars
I'd walk to you if I had
no other way
Our friends would all
make fun of us
And we'll just laugh
along because we know
That none of them have
felt this way
Camille si osservò nervosamente allo specchio. Era in
ritardo, ma temporeggiò ancora un attimo, pettinandosi
nuovamente i lunghi capelli corvini. Niente trucco: aveva paura che
Matt, se l’avesse vista truccata, avrebbe fatto dietrofront e
sarebbe tornato direttamente sull’aereo per New York. Sorrise
e corse giù per le scale.
Con il passare dei mesi, era diventato più facile accettare
la distanza. Camille aveva imparato a fidarsi di Matt, mettendo da
parte la gelosia, e avevano trovato un loro equilibrio. Lui riusciva a
tornare da lei più spesso, anche due volte al mese, e,
quell’estate, Camille l’avrebbe raggiunto a New
York, per qualche tempo. Mentre guidava verso l’aeroporto, i
finestrini abbassati per far entrare l’aria fresca di marzo,
Camille alzò il volume della radio. Era felice, una
felicità nuova, esplosiva come fuochi d’artificio.
Tra pochi minuti sarebbe volata tra le braccia di Matt, che
l’avrebbe stretta a sé, ispirando il profumo del
suo shampoo, come faceva sempre. Diceva che era la sua droga personale.
Matt, aspettami.
Delilah
I can promise you
By the time that we get through
The world will never ever be the same
And you're to blame
«Un tour?»
Camille quasi rischiò di sputare l’aranciata che
stava bevendo sul tavolino del locale. Matt sorrise, annuendo felice.
«Esatto! Parte a novembre, sarà una cosa epica e
meravigliosa, ovviamente ti terrò da parte un biglietto per
ogni singola data, se riuscirai a venire…» e
attaccò a parlare, velocissimo, gesticolando per
l’emozione. Sembrava un bambino la mattina di Natale e
Camille sorrise.
«Parti con me.»
Matt si era fatto improvvisamente serio. La ragazza gli rivolse
un’occhiata interrogativa.
«Non subito, quando avrai finito con la scuola. La prossima
volta, partirai con me» aggiunse lui, annuendo solennemente,
come a voler sottoscrivere un accordo.
«Okay, promesso» rispose Camille, scoppiando a
ridere e stringendogli la mano.
Hey there Delilah
You be good and don't
you miss me
Two more years and
you'll be done with school
And I'll be making
history like I do
Come potresti non mancarmi? Penso che resterò qui ad
aspettarti, in eterno. E so che non mi hai lasciata, so che tornerai a
prendermi. Che, in un giorno di pioggia come tanti altri, ti
vedrò per strada, all’improvviso. Mi sorriderai,
sorpreso perché avrò atteso qui il tuo ritorno,
immobile, per tutta una vita. Mi prenderai per mano e mi regalerai uno
dei tuoi sorrisi immensi, che oscurano tutto il resto. Poi andremo via,
sotto la pioggia, e saremo di nuovo io e te.
You'll
know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This one's for you
Camille, in piedi sotto la pioggia, ha gli occhi pieni di niente.
Vorrebbe reagire, vorrebbe urlare, prendere a pugni qualcosa. Vorrebbe
buttar giù quel cielo lontanissimo, grigio, che sembra
fregarsene di lei e del suo dolore.
Invece si limita a fissare la bara di Matt che, lentamente, viene
coperta di terra.
E si ripete che lui è ancora lì, assieme a lei.
Che si volterà e lo vedrà al suo fianco, mentre
la guarda come se non avesse mai visto nulla di più bello.
«Dio, ma perché ti sei truccata? Che
seccatura»
borbotta Matt e le depone un bacio sulla palpebra,
portandosi via l’eye-liner, le sue lacrime salate e le gocce
di pioggia.
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