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di _juliet
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 – Capitolo 8 –


Non appena Fíli aprì gli occhi, desiderò di non essersi mai svegliato. Aveva la bocca impastata e sembrava che migliaia di sottili spilli gli si conficcassero nel cervello ogni volta che muoveva la testa.
Impiegò qualche secondo a mettere a fuoco la sua camera e a capire che non riusciva ad alzarsi perché il suo corpo era sudato e avvolto strettamente nelle coperte. Cercando di dare un ordine alle immagini che gli affollavano la mente, gridò: «Che c'è?»
La persona che l'aveva svegliato smise bussare, dicendo: «Perdonami, altezza, ma sei in ritardo. Sei atteso alla riunione del concilio.»
Fíli non si diede pena di abbassare la voce mentre imprecava. Aprì la porta, ignorando lo sguardo sconvolto che la guardia gli rivolse, e chiese che gli fosse portata dell'acqua.
Qualche minuto più tardi, mentre il liquido freddo lo aiutava a ragionare, si interrogò su quanto era accaduto la sera prima. Ricordava fin troppo bene la sua scenata e la discussione con Kíli, ricordava di essersene andato e di aver incontrato Bofur... ma da quel momento in poi c'erano solo immagini sfocate e frammenti di frasi.
Fíli scrollò le spalle, sperando di non aver fatto scempio della sua dignità, e uscì per recarsi nella sala del trono.
 

***


Kíli stava affilando il taglio di un'ascia, osservando distrattamente gli allievi che si esercitavano nel combattimento corpo a corpo.
Dopo che Tauriel se n'era andata, aveva abbracciato il suo cuscino e aveva pianto fino ad addormentarsi, come una stupida ragazzina. Aveva dormito pochissimo e, nonostante questo, era arrivato in ritardo all'addestramento mattutino.
Come se non bastasse, l'acqua fredda non aveva dato alcun sollievo ai suoi occhi, e aveva deciso di portare i capelli sciolti perché il gonfiore non fosse troppo evidente; cercava anche di non guardare nessuno troppo a lungo, ma non era sicuro che la strategia avesse funzionato: ogni volta che si voltava nella sua direzione, scopriva che Bofur lo stava fissando.
Rassegnato all'idea di dover dare delle spiegazioni, decise di farlo il più in fretta possibile; così, durante il pranzo, gli si sedette accanto.
Immediatamente, il Nano più anziano allontanò il piatto quasi intatto e si alzò, bofonchiando di avere qualcosa da fare.
Kíli scoprì che il “qualcosa da fare” consisteva nel sedersi dalla parte opposta della sala, senza smettere, però, di fissare ostinatamente.
Seccato, il giovane Nano si alzò a sua volta e lo raggiunse ma, quando gli mancavano pochi passi, Bofur iniziò a rimproverare a voce alta una tavolata di allievi che non stavano facendo proprio nulla. Dopo aver finito di sgridarli, ignorò il richiamo di Kíli e sgusciò fuori.
Oh no, non provarci nemmeno. Ci pensano già mio fratello e mio zio ad evitarmi.
Kíli raggiunse il campo di addestramento prima che il pranzo fosse terminato, e scorse Bofur intento a pulire un'arma.
Si avvicinò a passo di marcia, ma il Nano più anziano sapeva di non potersi nascondere e non sembrava averne l'intenzione. Alzò lo sguardo su di lui e lo abbassò immediatamente, tossicchiando. «Che vuoi?» domandò, in tono burbero.
«Se devi dirmi qualcosa, ti ascolto.»
L'altro cominciò ad affilare la spada, ma ci mise tanta forza che la cote gli sfuggì di mano. «Perché pensi che abbia qualcosa da dirti?» bofonchiò.
Kíli sbuffò, spazientito. «Senti, mi spiace di essere arrivato in ritardo, va bene?» esclamò. «È che ieri sera ho... ho litigato con Fíli.»
Bofur sussultò, mentre sulla sua fronte si formava una profonda ruga. Continuò a passare la cote sulla lama, lanciandogli uno sguardo preoccupato. «Avete discusso?» chiese, cautamente.
Il giovane Nano allargò le braccia e si lasciò cadere di fianco a lui. «È entrato nella mia camera e ha insultato Tauriel» disse. Decise di omettere i dettagli più cruenti e si passò una mano sulla gola, per controllare che il collo della camicia la coprisse.
Bofur ridacchiò, divertito. Era evidente che si era aspettato qualcosa di peggio e che si sentiva sollevato. «Un Nano che insulta un Elfo, che novità» commentò. «Scommetto che ha avuto una crisi di nervi. Si sentirà sotto pressione.»
Kíli era d'accordo, ma non poteva evitare di essere triste: per tutta la vita, lui e Fíli si erano sempre confidati tutto ed erano stati sostegno l'uno per l'altro... ora, invece, suo fratello preferiva stare da solo.
«Forse dovrei metterlo con le spalle al muro e parlargli» mormorò.
«Oh, non credo che sarebbe una buona idea» commentò Bofur, in tono incerto. «Non faresti altro che peggiorare la situazione.»
Kíli scoppiò a ridere, ma senza allegria. «Pensi davvero che possa andare peggio di così?» chiese.
Il Nano più anziano si morse le labbra. «Mi dispiace» disse, e la sua voce tremava. «Mi dispiace, ragazzo.»
Senza aggiungere un'altra parola, raccolse le sue armi e si allontanò.
 

***


Fíli non era mai stato così felice di terminare una riunione in anticipo. Non vedeva l'ora di chiudersi in camera, immergersi in una vasca d'acqua bollente e addormentarsi.
Il tragitto dall'archivio ai suoi appartamenti sembrava lunghissimo e, anche se il suo corpo non era più indolenzito, il mal di testa non accennava a diminuire.
Imboccato il corridoio, stava già pregustando la solitudine e la tranquillità che gli avrebbero permesso di riflettere sui suoi comportamenti – e di disgustarsi di se stesso –, quando si accorse di essere atteso.
Sospirò stancamente. Sapeva di non poter rimandare ancora quel momento. Aprì la porta della sua stanza e, con un cenno della testa, indicò l'interno a Kíli.


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NdA: Per farmi perdonare per il lunghissimo periodo di pausa, ecco un nuovo capitolo. E che dire adesso? Forse nel prossimo avremo un tanto sospirato chiarimento? O una nuova discussione? La verità è che non ho ancora deciso xD





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