Ritorno
a casa.
[Cap 699]
«…vai
già via? Tsunade-Sama ha quasi finito la protesi per il tuo
braccio, grazie
alle cellule di Hashirama…».
«Ora…
devo vedere da solo. Com’è fatto il mondo. Tutte
le cose che ho trascurato,
credo che riuscirei a vederle meglio adesso. E se perdessi questa
possibilità…
non penso che ce ne sarebbe un’altra. Inoltre ci sono alcune
cose che mi danno
fastidio.».
«Co…sa..
pensi che ti dica… che… mi piacerebbe…
venire… con te?» Sakura lo fissò con
tristezza e vergona insieme, così come aveva sempre fatto in
tutti quegli anni.
«È
il mio cammino di redenzione. Tu non hai niente a che fare con le mie
colpe»
rispose Sasuke, chiudendo gli occhi con risolutezza.
«Niente
a che fare… dici…» la ragazza dai
capelli rosa abbassò il capo; inutile
illudersi ancora, ormai era chiaro che al moro non importava nulla di
lei. Tuttavia,
poco dopo sentì un tocco caldo sulla fronte;
riaprì gli occhi di scatto, sempre
a capo chino, alzando gli occhi verde acqua per incrociarli con quelli
di
Sasuke: uno nero e l’altro, il Rinnegan… quel
gesto… quel gesto era…
«Ci
rivedremo presto» le disse, fissandola con un lievissimo
sorriso sulle labbra,
restando qualche altro secondo in silenzio, prima di dire quelle parole
che
covavano in sé un significato
profondo«… grazie…».
La
ragazza sgranò gli occhi, osservandolo poi allontanarsi da
lei. Di nuovo…
Quella
volta, però, sarebbe stato diverso. Perché lui
sarebbe tornato.
Lei
lo sapeva.
E
anche Lui.
***
[Un anno dopo.]
Il cammino
della redenzione; il vero
significato della solitudine.
Dovevo
espiare i miei peccati, ma
soprattutto dovevo perdonare me stesso per quello che ho fatto al mio
villaggio, al mio migliore amico, a mio fratello, e... soprattutto a
te,
Sakura.
Ero davvero
disposto a farmi carico di
tutto l’odio possibile pur di salvare il mondo.
Ero davvero
disposto a perdere tutto, pur
di restare fedele ai miei propositi; pur di non avere moventi
che mi facessero desistere dal divenire Hokage “a modo
mio”.
Ho da sempre
considerato il Team 7 come
la mia famiglia. Si, come quella famiglia sterminata da mio fratello
per delle
stupide regole e paure dettate dagli anziani e dalle circostanze
avverse al mio
clan, convinto che per mantenere la pace fosse necessario avere un capro espiatorio.
Ma come
avrei potuto farmi odiare dal mondo se
prima non eliminavo
le uniche due persone che, nonostante tutto, credevano di farmi
rinsavire?
Pensavo che
trattarti male,
allontanandoti ogni volta con menefreghismo e cattiveria, ti avrebbe
fatta
desistere dall’amarmi ancora.
Ma tu non ci
hai mai rinunciato.
Mai, nemmeno
dopo tutte le volte che ti
ho delusa, ferita, nell’anima e nel corpo.
Quante cose
ho sbagliato nella vita, con
occhi accecati dalla sete di
vendetta
dapprima, e dal desiderio di rivalsa poi, quando seppi le vere
intenzioni di
Itachi e l’amara verità dietro ai suoi gesti.
Eppure, le
mie convinzioni errate non
mutarono, anzi, si evolsero in un modo che credevo giusto. Giusto fino
a quando
Naruto mi aprii finalmente gli occhi…
Una
dittatura impregnata di odio e
terrore, non era il futuro che volevamo. Non era il futuro che avrebbe
voluto
mio fratello e nemmeno quello che si meritavano le generazioni future.
Mi dispiace
di aver sbagliato.
Nessuno
può immaginare quanto pesante sia
il macigno che mi porto sul cuore, per questo non potevo restare a
Konoha,
sebbene le mie gesta sono state perdonate per aver contribuito alla
vittoria
nella Guerra.
Per questo
me ne sono andato: per far
pace con me stesso e tutte le mie emozioni, sopite per tanto tempo.
Ora
però, sono tornato. Come ti avevo
promesso…
Sei davanti
alle porte del villaggio, ad
aspettare; è così che passi qualche ora di tutte
le tue giornate, quando gli impegni di medico ti danno una tregua dagli
studi e
dall’ospedale.
Ed io lo so
perché, ormai, è da qualche
giorno che ti osservo nell’ombra. Sono bravo in
questo… sono Oscurità, lo Yin;
in essa mi ci immergo e mi ci nascondo, senza farmi vedere da nessuno
e, a
dirla tutta, star lì mi fa bene, ogni tanto…
Ogni tanto,
però, sento il bisogno di
rivederti.
L’ho
sempre sentito, anche quando mi
convinsi di non tornar più indietro, impegnato nei miei
pensieri e negli abbietti
propositi di vendetta, cercando di allontanarti anche solo nei ricordi.
Mi spiace
esser stato crudele e cinico,
toccando apici di cattiveria pura, specialmente
con te, che hai sempre cercato di darmi ciò che mi
mancava, ciò di cui…
forse, avevo bisogno per non perdere la via.
Non ti ho
permesso di amarmi sin da
bambini, quando probabilmente, la tua, era solo una cotta infantile.
Non ti ho
permesso di aiutarmi quando
decisi di andarmene per sempre e tu hai cercato di fermarmi.
Non ti ho
mai permesso nulla…
Ti ho ferita
più e più volte, ignorando
la tristezza nel tuo sguardo, osservando l’amore nei tuoi
occhi divenire
delusione, ma senza mai spegnersi del tutto. Come l’amore di
una madre, che non
smette di amare i suoi figli nonostante i loro errori…
quell’amore che mi è
stato negato e per cui ho sempre sofferto in silenzio. Avevo bisogno di
essere
amato, ma al contempo avevo paura di perdere ancora coloro a cui mi
sarei
affezionato, chiudendomi nella mia misantropia fatta di sguardi e
silenzi.
Ti ho delusa
vero, Sakura?
Eppure mi
ami ancora, non hai mai smesso;
lo vedo nei tuoi occhi che attendono il mio ritorno.
Ci sarebbero
un milione di cose che
vorrei dirti e dubito di proferirne una soltanto. Un po’ mi
vergogno, non mi
piacciono i sentimentalismi; ecco perché
temporeggio… non sono un tipo loquace,
dovresti saperlo, ma sento il bisogno di dirti qualcosa, qualunque
cosa, sebbene
me ne sia uscito con quel “grazie”…
però quella parola conteneva tutte quelle che
non son riuscito a dirti e che in fondo al cuore, spero tu abbia capito.
Mi avvicino,
pestando il terreno sabbioso
che delinea il sentiero per Konoha; la strada che ci separa e che,
lentamente,
viene colmata passo dopo passo… fino a quando finalmente mi
vedi, sgranando gli
occhi verdi che subito di velano di lacrime… quelle lacrime
che ho visto troppe
volte sul tuo volto.
Quante volte
ti ho violentata con gesti e
parole dure, abusando del tuo amore incondizionato? Denigrandoti come
mai
nessuno aveva fatto…
Avresti
dovuto odiarmi per come ti ho
trattata… invece no, sei qui
ad
aspettarmi.
«Sasuke-kun…».
Il tuo
bisbiglio mi riempie il cuore in
un secondo, lo stesso che ci separa, poiché la prima cosa
che fai è corrermi
incontro.
Mi abbracci,
ed io lascio cadere la
katana sulla terra sabbiosa, restando inerme ad occhi socchiusi.
Il tuo
calore mi fa sentire di nuovo vivo.
Il tuo
profumo mi riempie le narici e mi
addolcisce i rimorsi.
Sei
qui…
«Mi
sei… mancato… Sasuke-kun…»
singhiozzi, senza più trattenere un pianto liberatorio, ma
colmo di gioia al
tempo stesso, e mi sento già meglio.
Sfioro i
tuoi capelli, leggermente cresciuti
dall’ultima volta che ci siamo visti, rigirandoli fra le dita
che possono
finalmente constatarne la morbidezza.
«Io…
te lo avevo promesso…» dico
soltanto, incapace di uscire dalla mia armatura fatta
d’orgoglio e silenzi.
Sakura…
tu vedi oltre ad essa, vero? Riesci a leggere il tumulto che ho nel
cuore?
Ti allontano
posando le mani sulle tue
spalle coperte dall’abito rosso cremisi che indossi, per
poterti guardare negli
occhi e vedere che siamo cresciuti, maturati, ma ancora così
sofferenti, sebbene sia passato un
intero anno… e tu mi sorridi nel modo più dolce
del mondo, ponendo la parole “Fine”
al nostro burrascoso passato.
Prendi il
mio viso spigoloso fra le mani,
così delicate e nivee, ma capaci di una potenza sovrumana al
tempo stesso,
alzandoti sulle punte dei piedi per lasciar sulle mie labbra un lieve
bacio…
Guarisci per
tutti e due le nostre
ferite, dimostrando che sei tu la più forte
fra i due, perché io… sono troppo orgoglioso per
farlo. Non riesco nemmeno a
ricambiare il tuo bacio, che troppo presto interrompi…
«Vieni
Sasuke-kun… andiamo a casa…» sussurri
dolcemente, prendendo la mia mano dopo aver raccolto la katana.
Camminiamo insieme
…e mi spalanchi le porte di Konoha.
Si,
sono tornato a casa…
penso, stringendo più forte la tua mano.
Non
lasciarmi più, nemmeno quando sarà
difficile avere a ché fare con me.
Nemmeno
quanto proverò ad allontanarti,
mascherando i miei sensi di colpa con la rabbia.
Sono uno
stupido… ho un brutto carattere;
sono… cattivo.
Ma ti prego,
non lasciarmi più Sakura.
Mai
più…
Perché…
anche io…
Ti
amo…
Fine.
Note dell’autrice
Beh,
che dire… non ho mai scritto nulla
su questo fandom, ma sono una fan della coppia SasuSaku e, con la fine
di Naruto
e la realizzazione del mio pairing preferito, ho voluto provare a
buttar giù qualcosa
per dar spazio a Sasuke…
Volevo
fare una fiction long, immaginando
anche il tempo che intercorre fra il capitolo 699 ed il 700,
comprendendo la
nascita di Sarada, ma non so nemmeno se possa piacere questa one shot,
quindi
vedrò che riscontri avrà questa, che potrebbe
essere l’intro di una probabile
long… chissà.
Adoro
il personaggio di Sasuke e amo scrivere
dalla parte maschile, inoltre… lui è esattamente
il tipo di persona che mi
somiglia caratterialmente.
Siamo
persone difficili, che spesso si
isolano e restano sole davvero… siamo quelle fraintese, che
bisogna scavare a
fondo per capire ciò che celano dietro a parole dure e
crudeli. E che in
pochissimi comprendono davvero, finendo inevitabilmente odiati dalla
maggior
parte della gente.
Ma
esiste qualcuno che vede in noi del
buono. Come Bulma con Vegeta, così sono certa che Sakura sia
riuscita ad andare
oltre le parole di Sasuke. L’unica che l’abbia
capito, nonostante tutto… come
quando lui si scusa e lei gli dice “per cosa?”.
È già perdonato…
Mi
spiace leggere commenti femministi su
Sakura “denigrata” e “abusata”,
che finisce a far la casalinga (chi dice che
non faccia anche altro? Siamo pur sempre in tempo di pace)…
ma io lo so, lo sento, che dietro
c’è ben oltre e che
Kishimoto ha volutamente lasciato tutto sottointeso per coloro che sono
in
grado di capire.
Spero
che la storia vi piaccia… a presto.
|