Harry Pottah In Missione per Conto Di Dio

di PaleMagnolia
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Disclaimer: i personaggi protagonisti di questa fanfiction non sono stati creati da me, nè mi appartengono, grazie a Dio*.
Sono stati creati dall'amica Row, e sono di proprietà di quella casa editrice che ha comprato i diritti della sua serie, facendola diventare milionaria. Cosa che di sicuro le ha fatto piacere, ma questa è un'altra storia.

* Tranne Severus "Sevuccio-puccio-puccio" Snape, che invece è mio, mio, MIOOO!... Almeno, da quando lo tengo prigioniero in cantina, ammanettato al letto a baldacchino e coperto solo di petali di rosa.

Avvertimento: questa fanfiction è davvero molto stupida. Non divertente, simpatica, frizzante o acuta. Proprio stupida. Ma ristagnava da un po' nella memoria del mio pc, e io questo pomeriggio ero in silly mood.

Io vi ho avvertito. Se decidete di leggerla ugualmente, eccola qui. Però siete un po' masochisti.

Hermione si sedette pesantemente accanto a Ron e lasciò cadere la borsa coi libri per terra

Hermione si sedette pesantemente accanto a Ron e lasciò cadere la borsa coi libri per terra.

La borsa fece un gran tonfo. Ron sobbalzò e sbattè gli occhi.

“Oh, ciao a te, Hermione!”, si affrettò a rispondere, riscuotendosi. “Non stavo dormendo”, si difese.

“Ron. Non ti ho ancora salutato.”

“Oh.”

Silenzio.

Hermione sospirò. Che cos’è che ci aveva trovato, in lui…?

“Indovina chi pensa di essere un grande eroe e di aver salvato il mondo dalla distruzione.”

“Il professor Snape?”

Hermione imprecò silenziosamente.

“No.”

“Il Mossad?”

No.”

Ron riflettè.

“Gli alunni della scuola, uniti in una rinnovata alleanza per la difesa della scuola e del mondo magico?” tentò, speranzoso.

“No, Ron. È qualcuno molto vicino a noi. Qualcuno che dovresti conoscere.”

Ron strinse le palpebre e aggrottò le sopracciglia, concentrandosi. Si portò una mano a L sulla fronte e con l’altra le fece cenno di aspettare.

“Un attimo… Ce l’ho sulla punta della lingua… L’ho appena studiato.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. Contò fino a dieci. Poi, per sicurezza, lo fece di nuovo. Già che c’era, ripassò mentalmente la lezione di Pozioni per l’indomani.

Respirò a fondo.

“Ron, non puoi averlo studiato, non è ancora nei libri di storia.”, disse, nel tono più gentile e posato che riuscì a produrre.

Non che, se anche ci fosse stato, Ron l’avrebbe studiato. Per inciso.

A Ron parve di sentire un suono stridente, come di denti di una sega che si spezzano, uscire dalla bocca della compagna. Capì che lei si stava sforzando di usare un tono gentile e posato.

“I Centauri?” azzardò Ron, per farsi perdonare.

“Più umano.”

“Hagrid!”

Hermione lo fissò, severa.

“Ho detto più umano!”

“Uh… La McGonagall?”

“Più giovane.”

Tu?!

“No-no-no…” Hermione agitò una mano, infastidita. “Meno sveglio.”

“Neville.”

“Più irritante.”

“Io?”

Hermione cominciò a stancarsi. Si ripromise di farsi un appunto: mai giocare agli indovinelli con Ron.

“Fuochino.”

“Ehm… Posso chiedere l’aiuto del pubblico?” Le lezioni di Babbanologia sui quiz televisivi stavano producendo su tutti quanti reazioni assai strane.

“Ron, è Harry! H-a-r-r-y.”, sbottò Hermione, esasperata.

“Potter?”

“No. Houdini.”

“Davvero?”

“No.”

Hermione cercò di dominarsi. Seguendo il consiglio della sua analista, visualizzò un grande prato verde mosso da una brezza gentile, popolato di scoiattolini, cerbiatti saltellanti, lupi siberiani che leccavano affettuosamente le orecchie di un agnellino; e attivisti del WWF che ripulivano l’erba dai rifiuti lasciati dai turisti.

Il desiderio di strangolare Ron non scomparve, ma lei si sentì comunque molto meglio.

“Ron, dobbiamo fare qualcosa. Sta diventando insopportabile.”

“Chi?”

Hermione aggiunse al prato verde una coppia di colibrì, un koala e una mandria di antilopi dagli occhi dorati. Gli attivisti del WWF furono travolti dagli animali in corsa quando i lupi siberiani videro le antilopi, e dimenticarono istantaneamente l’agnellino.

Hermione sorvolò.

“Harry.” Disse. “Potter”, specificò, a scanso di equivoci. Non avrebbe sopportato di sentirsi chiedere “Harry chi?”.

“In che senso, sta diventando insopportabile?”

Hermione si stupì nel sentire una frase coerente pronunciata dal suo amico. Pensò che, per la legge dei grandi numeri, per una volta l’avesse detta giusta perfino lui. Si ripromise di scriversi un altro appunto: ricordarsi che Ron, per questo secolo, aveva esaurito le occasioni di dire una frase corretta.

“Nel senso che si pavoneggia di continuo. Ha deliri di onnipotenza. Sfida gli insegnanti, i compagni, le pareti e il Platano Picchiatore a batterlo a singolar tenzone. E segue con troppa attenzione le videolezioni di Babbanologia sulla tv-spazzatura.” Hermione sospirò, affranta.

“Harry non è più lo stesso, Ron”, concluse, angosciata.

“Harry chi?”





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