Harry Pottah In Missione per Conto Di Dio

di PaleMagnolia
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“Ehi, Potter”, lo chiamò Draco, in atteggiamento di sfida

“Ehi, Potter”, lo chiamò Draco, in atteggiamento di sfida.

Silenzio.

“Ho detto: ehi, Potter”, ripetè Draco, fra lo stupito e l’irritato.

Harry Potter continuò a fare quello che stava facendo – cioè niente, come al solito – e sembrava non lo avesse nemmeno sentito.

Stava seduto nel prato a gambe incrociate, l’indice e il pollice uniti a formare un cerchio.

“Potter!”

Harry si girò lentamente verso di lui. Alzò una mano con fare regale.

“Che vuoi, figliolo?”, chiese, languidamente.

Draco rimase interdetto; nemmeno suo padre si azzardava a chiamarlo “figliolo”.

Non da quando aveva il permesso di esercitare la magia fuori dalla scuola, almeno.

“Potter, un giorno ti pentirai di…”, cominciò, minaccioso. Harry gli rivolse uno sguardo placido. “Uh…” Draco perse il filo. “… di quel che hai fatto”, proseguì, poco convinto, “…alle, ehm, potenti famiglie purosangue come la mia”, concluse, incerto.

Silenzio.

Gli uccellini cinguettavano allegri nell’aria pomeridiana.

“Potter?”

“Sì, mio pallido giovane?”

“Ehm. Ho detto…”

“Ho sentito quello che hai detto. Non sono mica sordo. Ho, in effetti, un udito eccellente. Ho anche una vista eccellente, anche se porto gli occhiali per confondermi meglio fra la gente comune. Per inciso, anche il mio senso del gusto non è affatto mal…”

“Sì-sì-sì, ok, ho afferrato il concetto”, lo interruppe Draco, infastidito. “Ma io stavo…”

“…non è affatto male, dicevo, e riguardo al mio senso dell’equilibrio, ritengo che anche quello sia proporzionale a - Draco? Draco…?”

Draco Malfoy si stava allontanando a grandi passi, esasperato, borbottando fra sé qualcosa che suonava come “completamente andato”.

Hermione si avvicinò a Harry.

“Pace e amore, sorella”, le disse Harry, sorridendo. “Pace e amore.”

Hermione decise di sorvolare sul “sorella”.

“Ma… Come hai fatto? Draco --”, chiese debolmente, indicando Malfoy Jr., ormai lontano, che gesticolava.

Harry emise un piccolo sospiro di soddisfazione.

“I miei poteri superano la tua immaginazione”, disse.

“Ma anche no”, sussurrò Hermione, fra sé e sé.

“Perdonala, Padre, perché non sa quello che dice”, esclamò Harry ispirato, gli occhi al cielo e le braccia alzate.

“Pardon?”

“Shhht. Sto comunicando con mio padre.”

“James?”

“No, quell’altro padre.”

“Severus?!”

Harry la fissò, irritato. “Certo che no.”

Hermione cominciò a pensare che Lily dovesse avere costumi più facili di quelli che si pensava. Ma con quanti uomini era stata…?

“Intendo il Padre di tutti noi.”

“Ah”, esclamò Hermione, felice di capire finalmente di che cosa stesse parlando; non si sentiva a suo agio, quando Potter sembrava saperne più di lei.

“Intendi dire la Rowling. Ma guarda che è una donna.”

“Ma no, no, Hermione! Intendo il Dio dei nostri padri!”

“Jimi Hendrix?”

“Sto parlando di Dio. Quel Dio. Il Padreterno. Geova, il Signore, l’Altissimo…”

“…Purissimo, Levissimo. Sì-sì, come no.” Tagliò corto Hermione. “Harry, c’è lezione di Pozioni, adesso. Dobbiamo andare.”

Harry si riscosse dal suo stato mistico.

“Beh, potevi dirlo subito che c’era lezione.”, rispose Harry, seccato. Rivolse un cenno di saluto al cielo terso. “Ciao, pa’, vado a scuola.”, disse.

 





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