Non
dite che non vi ascolto mai! Ecco qui il secondo capitolo di Chances, e
il terzo è già in fase di scrittura, prima di
partire, però qualche pallosa nota, che vi prego vivamente
di leggere.
Note: In tutti i
miei headcanon Hans è
dislessico. Per quanto riguarda il concetto di reincarnazione:
ovviamente i
personaggi si reincarnano in persone nate in nuclei famigliari diversi,
hanno
background differenti da quelli originali (Altrimenti vi immaginate che
casino se ogni volta rinascessero sempre gli stessi nuclei famigliari? Nopety
nope),
quindi Hans in questa vita non ha fratelli e non ha avuto unafamiglia
bastarda,
Anna non ha sorelle (ma Elsa comparirà, non preoccupatevi,
perché la amo troppo
per lasciarla da parte). Rapunzel giocherà un ruolo
abbastanza di rilievo per
tutta la storia e più avanti sarà lei a chiarire
bene come funzioni il concetto
di reincarnazione e in base a cosa ci si ricordi delle vite passate,
sappiate
che però non capita a tutti, è una cosa molto
rara. Ultima nota, Hans e Anna si
sono incontrati già altre volte, in un sacco di vite, e
quando si incontrano ad
Arendelle, non è la prima volta, solo che si tratta della
volta in cui Hans
rovina ogni cosa e in qualche modo rovina il ciclo.
Le
ultimissime due cose, poi giuro che vi lascio andare:
- ho
scritto una One Shot, sempre su Hans e Anna, di cui vado parecchio
fiera e a cui sono molto legata, è parecchio lunga, ma se
avete voglia di darci un'occhio è qui: Redemption:
under a benign sky (e sì, questa volta
è canon era e ci sono anche Kristoff ed Elsa,
perché li amo tutti)
- Io
e alcune amiche abbiamo iniziato il FanFiction Meme su Livejournal,
funziona così, io dò una lista di fandom e il
mondo mi lascia dei prompt su quei fandom, in modo che io possa poi
scriverci, trovate la mia lista qui
sul mio Livejournal, se volete passare e lasciare dei prompt
sentitevi liberi di farlo
To
be is to be perceived
To
be is to be perceived. And so to know thyself is only possible
through the eyes of the other. The nature of our immortal lives is in
the
consequences of our words and deeds that go on apportioning themselves
throughout all time. Our lives are not our own; from womb to tomb, we
are bound
to others, past and present, and by each crime and every kindness we
birth our
future.
Sonmi-451
– Cloud Atlas
Il
vero amore trascende il tempo e lo spazio, rompe maledizioni e scatena
guerre.
Ci
sono individui, a questo mondo, che sono legati da un filo sottile e
sono
destinati a incontrarsi ancora e ancora, in ognuna delle loro vite; per
questi
individui la morte è solo una linea di passaggio, un
confine, che, come ogni
confine che si rispetti, può essere superato.
La
prima volta che Hans ha ricordato il suo passato, seduto su quella
panchina
verde bottiglia, ha creduto di essere impazzito, ma quando i flash
hanno smesso
di scorrere davanti ai suoi occhi ha capito che quella non era altro
che una
eco di un tempo lontano. Ritornato a casa, nel buio della sua stanza,
ha
pensato a lungo al significato di quei ricordi, scavando nella memoria
senza
riuscire, però, a trovare alcun riscontro.
Ora,
a distanza di qualche giorno osserva il suo iPhone con aria nervosa e
si chiede
se ne valga la pena, se sia il caso di tentare; si guarda allo specchio
e si dà
mentalmente dello stupido, perché è ovvio che
vale la pena tentare, altrimenti
non avrebbe ricordato nulla.
Invia
il messaggio con mano tremante e impreca, sentendosi di nuovo un
sedicenne alla
prima cotta.
Anna gli
sorride e il
mondo smette di girare, tutto il resto non ha più importanza
perché lei è lì,
di fronte a lui, e, anche se non l’ha mai vista prima, Hans
sente di conoscerla
da una vita, sente che l’ha già incontrata,
perché lui quelle lentiggini e quel
sorriso sbilenco se li ricorda. Quando Citron lo lascia cadere in acqua
al
principe non importa perché ha incontrato lei e per un
attimo si dimentica del
motivo per cui si trova lì, si dimentica di Arendelle, del
trono e dei suoi fratelli.
Quando
il telefono di Anna vibra lei è in bagno e ci pensa la sua
compagna di stanza a
controllare di chi si tratti. L’autore del messaggio
è stato salvato come “Hans
il figo della panchina” e nel
vederlo Rapunzel ridacchia, ripensando al racconto dell’amica
di qualche giorno
prima.
«Che
succede?» domanda la ragazza in questione entrando nella
stanza.
«Ti
ha scritto Hans» è la placida risposta della
bionda mentre provvede lei stessa
a replicare al messaggio.
«Che
stai? Oh, Punzie, smettila!» Anna le sottrae il telefono
arrossendo leggermente
nel leggere la conversazione «Un
piacere
e un onore? Ma chi parla così!?»
«Dai,
Anna, in fondo avevi già intenzione di andarci no?»
La
giovane arrossisce e annuisce debolmente, certo che sì.
«Lo
hai visto di nuovo?» domanda quindi la compagna di stanza
sbocconcellando
Mikado e lanciandole un’occhiata in tralice.
Anna
si lascia cadere sul suo letto e con un braccio si copre gli occhi.
«Ho
fatto un sogno, sfioravo le sue mani».
Rapunzel
la raggiunge e le lancia addosso la confezione di dolcetti, non
c’è niente di
meglio per tirare su il morale dell’amica, soprattutto quando
è confusa e non
sa bene che pesci pigliare.
«Sai,
anche io, all’inizio, quando ho incontrato Eugene
–»
«Ti
prego, Punz, chiamalo Flynn, quel soprannome che gli hai dato
è atroce!»
«Quando
ho incontrato Eugene continuavo a sognarlo, e ora? Era destino, e
fidati,
sorella, se il destino ti parla è il caso di
ascoltarlo».
«Hai
mangiato di nuovo i muffin con la cannabis dei ragazzi di
ingegneria?»
Quando
Hans invita Anna ad uscire non sa niente di lei.
Non
ha idea di quanti anni abbia, né di cosa faccia nella vita,
non sa con chi
viva, se abbia sorelle o se sia di nuovo orfana.
Quello
che sa è che le sue lentiggini lo fanno impazzire e che
vuole scoprire se la
sua risata è davvero contagiosa come la rammenta, vuole
vedere se è ancora la
stessa persona entusiasta dei suoi ricordi e spera che continui a non
avere la
più pallida di chi lui sia.
Mentre
l’aspetta infila le mani nelle tasche della giacca alla
ricerca di una
sigaretta, si era ripromesso di smettere, ma quando è
nervoso non riesce a
farne a meno; con un movimento elegante l’accende e ispira,
il fumo acre gli
invade i polmoni e, senza sapere perché, Hans ha la
sensazione che sia giusto
così. Quando Anna arriva rimane senza fiato, a dire la
verità rimangono
entrambi senza fiato, Hans perché si strozza aspirando, la
ragazza perché senza
accorgersene trattiene il respiro nel vederlo. Merda,
è ancora più figo di quanto ricordasse.
«Dove
mi porti?» gli domanda con le mani dietro la schiena.
Il
ragazzo sorride, osservando il suo vestito verde bottiglia decorato con
fiori color
panna, e le indica una direzione; camminando a suo fianco scopre che
Anna ha
quattro anni meno di lui e che no, in questa vita non ha sorelle, ma ha
un
sacco di amiche. Scopre che studia letteratura inglese, che odia Hardy,
adora
Shakespeare e il suo scrittore preferito è Conrad. Per tutto
il tragitto la
ragazza non smette mai di parlare e risponde con gioia alle sue
domande, felice
di vedere, per la prima volta, un ragazzo davvero interessato a sapere
tutto di
lei.
Quando
arrivano al locale, Anna trattiene un gridolino di gioia,
perché quello è il
paradiso.
«Una
cioccolateria! Mi hai portato in una cioccolateria! Oh, io adoro il
cioccolato!»
Lo so, vorrebbe
risponderle, ma rimane in
silenzio e le sorride, guardandola con dolcezza.
«Vieni,
entriamo».
Si
siedono ad un tavolino rotondo e una ragazza paffutella
dall’aria allegra arriva
portando loro un enorme menù: è più il
tempo che passano a sfogliarlo – le loro
teste vicine, le loro guance che si sfiorano – che quello che
ci mettono a
decidere. Non devono nemmeno consultarsi perché entrambi
ordinano la stessa
cosa, nello stesso momento.
«Una
fontana di cioccolato, per favore!»
La
cameriera li guarda ed emette un risolino, quindi se ne va mormorando
qualcosa
riguardo al quanto siano adorabili.
Anna
arrossisce e per smorzare l’attenzione inizia a riempire Hans
di domande sulla
sua vita. Cosa fai? Studi? Lavori? Hai
fratelli? Vivi da solo?
Lui
le racconta tutto quello che può, cercando di essere il
più sincero possibile,
questa volta. Le dice che ha una sorella più grande e che
sì, vive da solo,
lavora come giornalista presso un editore locale, ma è
contento del suo incarico
e spera di riuscire a ottenere una promozione a breve; le racconta
della sua
famiglia e dei suoi genitori, di come sua madre sia una pediatra e una
donna
eccezionale e le parla di suo padre, pompiere. Più racconta
più gli occhi di
Anna si illuminano di eccitazione e interesse.
Hans
vorrebbe riuscire a mantenere quel fuoco sempre acceso e dentro di
sé spera di
riuscirci.
Sulla
via del ritorno la mano di Anna sfiora la sua e per il ragazzo
è come ricevere
una scarica elettrica, ma non osa afferrarla: è ancora
presto, si dice, la
prossima volta.
La
domanda della ragazza lo coglie di sorpresa, perché non ha
nessun legame
apparente col resto della conversazione e non riesce a capire da cosa
l’abbia
intuito.
«Sei
dislessico?» chiede Anna nel bel mezzo di un discorso sulle
foche.
Hans
si blocca e la fissa negli occhi, interdetto.
«Beh
sì, sono sempre –» cosa sta per dirle?
Che in tutte le sue vite è sempre stato
dislessico? «Sono migliorato col tempo».
«Scusa,
non so da dove mi sia uscita, è solo che a un certo punto mi
sono ritrovata con
la domanda sulla punta della lingua e BAM!»
Hans
scoppia a ridere quando il pugno della mano destra di Anna incontra il
palmo
della sinistra e un raggio di sole gli illumina il viso facendo
risaltare le
poche lentiggini e i capelli rossicci; nel vederlo così la
ragazza tende la
bocca in un sorriso, perché Hans non è figo in
quel momento, è bello, ma bello
davvero.
«Comunque,
se può farti stare meglio» e non sa
perché la cosa dovrebbe renderlo triste in
primo luogo «Un sacco di giornalisti e scrittori famosi erano
dislessici. Lo
sapevi che Fitzgerald lo era? E anche Victor Hugo!»
«E
Leonardo da Vinci, George Washington, Vincent VanGogh, Wiston Churchill
ed
Harrison Ford. Lo so, mia madre, quando ero piccolo, mi riempiva la
testa delle
gesta dei dislessici più famosi della storia. Per farmi
capire quanto sono
speciale, diceva».
«E
aveva ragione!» esclama Anna «Sei
speciale».
E
lei intende “Ognuno di noi
è speciale,
ognuno di noi è unico, ed è giusto che tua madre
ti abbia aiutato a capirlo”,
ma quello che Hans capisce è un’altra cosa e
quando Anna finisce di parlare,
proprio nel momento in cui realizza quello che ha detto e come potrebbe
essere
frainteso, prima che possa dire qualsiasi cosa per chiarirsi, Hans si
china su
di lei e le posa un bacio leggero sulle labbra rosate.
La
ragazza sobbalza e solo dopo qualche secondo chiude gli occhi e
risponde al
bacio; gli passa le mani intorno al collo mentre un braccio di Hans le
circonda
la vita. È una sensazione strana: quelle labbra, quelle
mani, ad Anna sembra di
averle già conosciute, il suo corpo le riconosce e risponde
al loro tocco.
Quando
si stacca è rossa come un peperone e non riesce a smettere
di sorridere e
quando lo saluta gli promette che la prossima volta deciderà
lei dove andare e
sarà indimenticabile.
Hans
la guarda andare via e come la vede girare l’angolo il suo
sorriso si piega in
una smorfia triste. Non può durare,
prima o poi Anna si ricorderà di lui, prima o poi Anna si
ricorderà di cosa ha
fatto e le azioni del suo passato torneranno a tormentarlo
dimostrandogli che
non esistono seconde possibilità per quelli come lui. Le
conseguenze delle sue
azioni si protraggono oltre il tempo, ripercuotendosi sul presente,
cambiandolo
e dimostrandogli quanto sia stato un folle, perché ora sta
di nuovo per perdere
ogni cosa.
Postilla:
Traduzione
del quote a inizio capitolo: Essere vuol
dire essere percepiti, pertanto conoscere se stessi è
possibile solo attraverso
gli occhi degli altri. La natura della nostra vita immortale
è nelle
conseguenze delle nostre parole e azioni, che continuano a suddividersi
nell’arco
di tutto il tempo. La nostra vita non è nostra, da grembo a
tomba, siamo legati
ad altri, passati e presenti, e da ogni crimine e ogni gentilezza
generiamo il
nostro futuro. Non lo traduco perché penso che non
siate in grado di
capirlo da sole, ma perché l’ho scelto apposta,
perché è fondamentale per la
storia. Le due grandi ispirazioni di Chances sono l’omonima
canzone degli
Athlete e Cloud Atlas, quindi quando vedete le citazioni a inizio
capitolo
leggetele.
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