nemici
- No. Tu vuoi saperlo. Tu vuoi che sia vero. Anche una parte di
me l’avrebbe voluto. Ma è un sogno impossibile. –
- Noi siamo simili. Per favore… –
- No figliolo, siamo nemici. E uno di noi due deve morire. –
Nemici
come padre e figlio
Uno di noi due.
O te o me.
Spiacente figliolo ma o tu continui la tua caccia e distruggi quello
per cui ho lavorato e lottato, oppure io ti seppellisco qui e metto
definitivamente al sicuro la mia eredità di Templare. Mi
dispiace. Davvero. Ma tu sei pericoloso Connor, tu hai quella cosa che
a Lee piace tanto, la convinzione, e ne hai da vendere perciò devo fermarti.
Qui.
Ora.
Avrei dovuto farlo prima. Avrei dovuto lasciarti penzolare dalla forca
quel giorno di qualche anno fa, a New York, ma sono stato debole e tu, tu
avevi capelli così neri, occhi così scuri e
l’espressione così determinata, così fiera,
così feroce…
Eri pericoloso già allora – pericoloso come Ziio, forte
come Ziio, indomabile come Ziio, bello come Ziio, dannatamente testardo
come Ziio e mio, mio come neanche Ziio era stata mai. No, non potevo lasciarti al boia, se dovevi morire allora dovevi morire per mano mia.
Poi sono stato debole. Sentimentale. Ho rimandato e rimandato e rimandato…
Ma ora quel momento è arrivato figliolo. O te o me. Uno vive,
l’altro muore e quello che muore devi essere tu. Devi.
Perché non posso permetterti di uccidere Charles. Proprio non
posso, lo capisci?
Charles rappresenta la mia eredità. Tutto quello per cui ho
combattuto, per cui ho sofferto, per cui ho inghiottito solitudine e
dolore, tutto quello per cui mi sono rialzato: ho messo tutto nelle
mani di Charles, nelle mani di un ragazzo che è diventato uomo
sotto il mio comando, le mani razionali e sapienti di un templare. Le
stesse mani che quel giorno ti hanno colpito, sì.
Oh, lo so, Charles è un uomo senza pietà ma
porterà ordine nel mondo e con l’ordine, vedrai,
arriverà anche la pace. La libertà no, quella non posso e
non voglio promettertela ma la pace sì: non ci saranno mai
più villaggi incendiati, mai più madri morte tra le
fiamme, mai più padri assassinati davanti ai figli e mai –
mai! – più padri
che non conoscono il figlio, costretti a guardarlo crescere e diventare
uomo lontano da loro, sotto la guida di qualcun altro. Mai più
Connor, te lo prometto.
Io credo in questo mondo, un mondo che forse non è libero, che
è sottomesso e piegato a un ordine ma che certo è in
pace. Tu invece credi alla libertà. Ma gli uomini figliolo non
sono pronti per la libertà, non sanno essere liberi e in pace, non ne sono capaci.
Come vedi sono posizioni inconciliabili le nostre. Se ci pensi Connor
tutto in noi è inconciliabile: la giovinezza e la
maturità, la speranza e l’amarezza, l’ardore e la
cautela, la fede e l’ordine. Niente di nuovo sotto al sole
ragazzo mio, siamo solo gli ultimi di una lunga fila di padri e figli
che si guardano dalle sponde di due generazioni contigue ma avverse:
non si capiscono, non sanno parlarsi, non sanno toccarsi e allora si
combattono. No Connor, non venirmi a dire che siamo simili,
perché non lo siamo. Tu sei giovane e vuoi la libertà, io
sono vecchio e voglio l’ordine; tu sei giovane e speri e ardi e
hai fede, io sono vecchio e conosco l’amarezza delle cose che non
vanno come avevamo sperato, dell’ardore spento nell’acqua
torbida dell’intrigo, della buona fede ingannata, usata e, alla
fine, corrotta.
No Connor, guardami: io sono fatto di sangue e acciaio.
L’uomo che ti sta davanti, il padre che a cui ora tendi la mano
dicendogli che siete simili, guardalo bene. Non è nato quando
l’ha partorito sua madre, no, è nato a dieci anni nel
sangue ancora caldo di suo padre, nel sangue vischioso e sporco di
assalitori mascherati, ed è nato con la spada in mano.
Guardami Connor. Sono sangue e acciaio.
Tu no.
Tu sei nato da Ziio che era libera e indomabile, e sei nato una seconda
volta nel fuoco che te l’ha portata via. Tu sei fatto di fuoco
figlio mio, e ardi come un incendio. Ti consumerai Connor, ti avverto,
ti consumerai nella lotta, nel sacrificio e nella fede mal riposta come
l' idealista che sei, ma te lo concedo, fai una luce accecante e
poterla guardare… ah Connor, poterla guardare è stato un
privilegio.
Ma ecco, è finito il tempo in cui potevo permettermi di essere
sentimentale, ora è la resa dei conti e io non voglio perdere.
Puoi capirlo?
Non siamo simili Connor, siamo nemici, e uno di noi due deve morire. E quello, figlio mio, devi essere tu.
Avrei dovuto ucciderti tanto tempo fa.
Le parti in corsivo, all'inizio e alla fine, sono tratte da Forsaken di O. Bowden.
Per il resto che dire?
Di nuovo Haytham e i
suoi pensieri, qualche riga senza altra pretesa se non quella di
calmare la nostalgia che ho per questo personaggio e per quello di
Connor.
Se siete come me, se questo padre e questo figlio che non si capiscono vi mancano, fatevi un favore e andate a leggervi Night Trial
di cartacciabianca, che è in assoluto la più bella della
sezione secondo me. Oppure, se volete qualcosa di più breve (ma
intenso!), spulciate nell'account di Nocturnia: ci troverete un paio di fanfictions che vi sorprenderanno. (eh
sì, ho fatto pubblicità ma non conosco le autrici, lo
faccio solo perché... beh, perché è tutto vero! E
magari come autrice non sono un granché ma come lettrice ho un
ottimo gusto, fidatevi!).
E fine. Grazie di tutto, se leggete, se recensite, se seguite o se addirittura preferite.
Credo che ci rivedremo sotto Natale più o meno: sto lavorando a qualcosa su Charles Lee ma sono leeeeeeeenta... =P
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