I PERSONAGGI PRINCIPALI
DI QUESTE STORIE NON APPARTENGONO A ME, MA ALLA MINEKURA-SENSEI
(altrimenti la saru non sarebbe più tanto pura e innocente e
Sanzo sarebbe meno di cattivo umore +w+), MENTRE LE SQUALLIDE ED
INSIGNIFICANTI COMPARSE SONO MIE =_____='''''.
Erano tutti accalcati in quella piccola stanza umida e buia
in attesa che il processo cominciasse. Davanti a me un centinaio di
curiosi venuti ad assistere a quell’abuso di potere. Io ero
in disparte, dietro le spalle di mio padre: il giudice. Mio padre era a
capo dell’inquisizione e non faceva che guardarmi con
disprezzo ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi. Aveva
accusato mia madre di essersi concessa ad un demonio e che a causa di
quell’unione fosse nato un mostro con gli occhi
dorati…uno come me. Dopo la mia nascita l’aveva
fatta bruciare sul rogo come strega. Non ebbe il cuore però
di togliere la vita ad un neonato e con il passare del tempo, avendo
appurato che in realtà fossi un ragazzo come un altro, aveva
finito per affezionarsi a me. Crebbi però solo e senza
amici. La servitù mi trattava con freddezza e timore e gli
abitanti del villaggio mi evitavano. Ero abituato a stare da solo e
passavo gran parte delle mie giornate a leggere nella mia camera o a
passeggiare nel bosco. Quando compii diciotto anni mio padre
cominciò a farmi assistere ai processi contro le streghe e
mi resi conto di quanto fossero barbari e violenti. Non vi era nulla di
umano in ciò che facevano; piansi molte volte per
ciò che i miei occhi videro.
Un giorno, mentre ero
nel bosco, incontrai un uomo. Era davvero molto bello e affascinante,
con gli occhi di un viola scuro e capelli da sembrare fili
d’oro, più splendenti del sole. Mi disse di essere
un nobile in viaggio per motivi di studio. La cosa che mi
colpì maggiormente di lui fu, che mentre mi parlava, mi
guardava fisso negli occhi. Per la prima volta mi sentii in sintonia
con un altro essere umano. Parlammo a lungo fino a che non si fece
notte. Lo invitai a casa per la notte e lui accettò. Quando
mio padre se lo trovò in casa ne fu lieto. Diceva che non
capitava tutti i giorni di ricevere nobili visite. Un giorno, mentre
ero in camera mia a leggere, sentii bussare alla porta. Era il giovane
ospite. Diceva di annoiarsi così lo invitai nella mia stanza
a farmi compagnia. Ero un po’ in imbarazzo, dato che ero
abituato a trascorrere le mie giornate da solo. Rimase a lungo in
silenzio a fissarmi, seduto in un angolo. Ad un certo punto mi si
avvicinò con passo sicuro fissando le sue iridi viola nelle
mie dorate. Mi sentii soggiogato alla sua presenza e, quando
posò le sue labbra sulle mie, non riuscii ad oppormi. Il mio
cuore mancò alcuni battiti e il viso mi si
accaldò terribilmente. Però fu estremamente
dolce. Mi insegnò un calore e un amore che non avevo mai
provato in vita mia. Mi disse che aveva notato come gli altri abitanti
del villaggio e mio padre mi trattavano e che ci avrebbe pensato lui a
tenermi con se…che sarei diventato una sua
proprietà. Per la prima volta in vita mia piansi di gioia.
Anche adesso, che
sono in questa misera aula di tribunale, i miei occhi sono bagnati da
delle lacrime. In piedi, davanti al giudice, c’è
lui: l’uomo che mi ha ghermito il cuore.
-Messere Sanzo
Hoshi…lei è stato chiamato dinnanzi alla corte
dell’inquisizione sotto accusa di stregoneria e vendita della
vostra anima al demonio…- disse in tono greve, mio padre.
-Tsè…e
su cosa si baserebbero queste accuse?- chiese Sanzo con fare seccato.
-Più di un
testimone afferma di avervi visto andare da solo nel bosco in diversi
momenti del giorno…si sospetta che voi andaste a partecipare
ai sabba con altre streghe e stregoni. Cosa avete da dire in vostra
discolpa?-
Lo vidi soppesare
quella domanda.
-Non nego di essere
andato più volte nel bosco, nell’arco di una
giornata, ma certo non per quella ridicola accusa che mi
proponete…- disse cominciando a spazientirsi.
-Avete prove o
testimoni che possano confermarlo?- chiese autoritario il giudice.
-Certo…nel
bosco io ci andavo per discorrere e passeggiare con vostro
figlio…se foste un padre più accorto forse lo
avreste notato…- disse con voce pacata e inespressiva.
Sembrava che tutta quella faccenda per lui fosse solo una perdita di
tempo.
-State insinuando che
un uomo come me, timorato di dio, non presti attenzione a una cosa
sacra come la famiglia? Se mio figlio non fosse stato a casa me ne
sarei accorto!- asserì infuriato.
-Lo chieda a lui se
non crede alle mie parole…- disse con leggerezza. A quelle
parole, nell’aula scoppiò un brusio di sottofondo
e tutti si voltarono a guardarmi. Molti occhi puntati su di me erano
sorpresi, altri gelosi, altri ancora, pieni di disprezzo.
-Figliolo…è
vero ciò che dice quest’uomo? Puoi affermare con
certezza che trascorreva le sue giornate a parlare con te?- mi chiese
guardandomi severo. In effetti, non passavamo tutto il tempo a parlare
ma forse non era il caso di dirlo.
-Si,
padre…quello che dice è vero!- affermai con
sicurezza. Vidi Sanzo abbozzare un sorriso. Avevo gli occhi nascosti
dalla frangia e il viso nella penombra della stanza così che
nessuno si accorse del mio pianto silenzioso. Mi asciugai con coraggio
gli occhi. Dovevo essere forte in quel momento.
-Passiamo
all’accusa di stregoneria…è stato
accusato, da dei cittadini anonimi, di aver ghermito il cuore di molte
ragazze e addirittura di alcuni giovani solo guardandoli negli occhi.
Questi, da quel momento, hanno smesso di mangiare, accusando un
fastidioso dolore al petto…come pensa di difendersi da
queste accuse?- chiese il vecchio giudice, ormai convinto di aver messo
Sanzo nel sacco.
-Quante
idiozie…non ho frequentato molte persone in questo villaggio
da poter avere così tante testimonianze contro di
me…con voi e vostro figlio sono al massimo
quattro…- disse con un’alzata di spalle. I giurati
cominciarono a parlare sommessamente tra di loro. Sentivo il cuore
martellarmi così forte nel petto da farmi quasi male. Lo
vidi girarsi dalla mia parte e sorridermi.
“Non
preoccuparti…” sentii la sua voce nella mia testa
ma non me ne spaventai. Si voltò verso i giurati e li
guardò negli occhi uno per uno. Quando separò il
suo sguardo dal loro, notai che sembravano quasi in trance.
-Allora Giuria, avete
raggiunto il verdetto?- chiese impaziente il giudice.
-Noi riteniamo
l’imputato non colpevole delle accuse mosse contro la sua
persona.-
-Bene…l’udienza
è tolta! Potete andare!- disse mio padre alzandosi e andando
via. Sanzo scese dal banco degli imputati e passò tra la
folla uscendo in seguito dall’aula. Sorrisi con le lacrime
agli occhi, felice che l’avessero scagionato, e gli corsi
dietro per raggiungerlo. Mi prese per mano e mi portò fuori,
ben attento a non farsi notare da nessun altro. Corremmo fin dentro il
bosco, e una volta al riparo da occhi indiscreti mi baciò.
-Ho sentito la tua
voce nella mia testa…- dissi ad un certo punto ricordandomi
cosa fosse successo in aula.
-Cosa fai scimmia?
Pensi anche tu che io sia uno stregone?- mi chiese guardandomi
divertito.
-Io non lo
penso…ne sono totalmente convinto! Perché solo un
grande mago poteva stregarmi il cuore come hai fatto tu…-
dissi guardandolo negli occhi in cui mi piaceva perdermi. Mi
guardò con un ghigno.
-Sei
tu che mi hai stregato con quegli occhi così preziosi come
il vero oro…mai visti di più belli…-
disse in un soffio sulle mie labbra. Sorrisi e lo abbracciai.
Finalmente avevo trovato qualcuno disposto ad amarmi e accettarmi per
quello che ero. Anche quella notte mi amò come quelle
precedenti che avevamo passato insieme. E la mattina dopo non sarei
ritornato al villaggio: né quella mattina, né
quelle avvenire. Partimmo insieme, verso una meta inesistente,
circondati da quello starno alone di magia che ci caratterizzava.
Allora? Che ve
ne pare? Forse non è proprio adatta ad Halloween ma
l'inquisizione e la caccia alle streghe non sono argomenti propriamente
allegri e felici^^'''....con questo vi lascio e vado a prepararmi!
Domani devo andare al Lucca-comics e non vedo l'ora!!! *___*!!!
Mi raccomando, recensiteeeeeeeee!!! ^***^
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