"Il
regalo di Natale"
Il
Natale era il momento dell'anno che preferiva: i preparativi, gli
addobbi, le luci e quei dolcetti che ogni anno si ostinava a cucinare
con tanto amore, ma che risultavano puntualmente immangiabili. Li
riponeva dentro piccoli cestini, chiusi da un fiocchetto rosso e li
regalava ai suoi amici più cari, che la ringraziavano
sentitamente... per poi gettarli nel primo cassonetto.
Un
anno Kiba aveva avuto la brillante idea di darli ad Akamaru... il
povero cane aveva poi cercato di suicidarsi con una polpetta
avvelenata.
Ma,
dopotutto, era il pensiero che contava e lei amava dimostrare il suo
affetto.
Erano
passati quasi due anni e i cestini che aveva preparato per lui
nei precedenti dieci, erano ancora lì sulla mensola della
camera da letto.
I
dolcetti ormai avevano assunto delle connotazioni di colore che li
rendevano più letali di quanto già non fossero;
una
spumosa e appiccicaticcia muffa bluastra ricopriva quasi per intero
quelli più vecchi e aveva iniziato a intaccare anche quelli
dell'anno precedente.
Sua
madre le aveva consigliato più volte di gettarli via
ritenendo
poco opportuno che dormisse con una coltivazione abusiva di
penicillina in camera da letto, ma quell'ammasso putrescente di
cioccolata e mandorle rappresentava una certezza - o la speranza -
che un giorno, non molto lontano, sarebbe riuscita a darglieli tutti.
Il
nuovo Hokage - Kakashi Sensei - per nulla pratico in merito ad
addobbi e festoni, le aveva chiesto di aiutarlo a dare a Konoha un
aspetto natalizio e dato che il suo non-fidanzato era chissà
dove per il mondo, aveva accettato di buon grado, ritenendo
quell'impiego un modo per non pensare costantemente alla stessa cosa,
o meglio, alla stessa persona.
Aveva
indossato un paio di leggings, gli stivali, una maglia lunga fino
alla coscia con uno scollo a V e il Montgomery di pelliccia. Si era
truccata appena e sistemata i capelli - il nuovo taglio le piaceva
tantissimo. La Yamanaka l'aveva trascinata dal suo parrucchiere
personale dicendo che "doveva dare un taglio con il passato"
e per essere ancora più convincente aveva aggiunto "
quando quell'idiota tornerà - se mai lo
farà, ma
questo evitò di dirlo - non resisterà
dallo
sbatterti contro un muro".
La
possibilità che Sasuke la "sbattesse contro un muro"
non per sgozzarla, ma per ben altre attività più
piacevoli fu il leitmotiv che in definitiva la convinse.
Dopo
aver ammirato la sua fronte spaziosa, che lei aveva ordinato
tassativamente di non coprire in alcun modo - tante volte a Sasuke
avesse fatto piacere ritoccarla - , il parrucchiere aveva optato per
una riga laterale che inizialmente aveva detestato perché le
finiva davanti agli occhi con estrema facilità. In seguito
aveva acquistato una serie di clip per tenerla a bada, risolvendo il
problema alla base. Quel taglio le addolciva i lineamenti che in quei
due anni avevano già subito i cambiamenti dovuti al
passaggio
dall'adolescenza all'età adulta.
Ormai
era una donna, non molto formosa, ma armoniosa.
Le
curve di Hinata facevano regione, quelle di Ino provincia e le sue...
Beh, le sue al massimo un " paesino", ma sapeva che per
Sasuke questa cosa non avesse alcuna importanza - o almeno lo
sperava. Dopo anni in cui alle terme si nascondeva con un asciugamano
persino immersa nell'acqua, aveva imparato ad amare il suo corpo e
accettarlo per quello che era - fronte compresa.
Per quella,
in realtà, erano bastate due dita, indice e medio,
a
renderla bellissima e poi aveva il byakugou che le donava un aspetto
quasi "regale". Aveva seguito alla lettera i consigli di
Ino che continuava imperterrita a farle da motivatrice per la sua
scarsa autostima e aveva imparato a volersi bene, a curare il suo
aspetto in attesa del suo ritorno... perché ne era certa...
lui sarebbe stato perfetto come sempre e lei non poteva essere da
meno.
Uscì
di casa con uno dei suoi cestini e si diresse verso il palazzo
dell'Hokage, guardandosi intorno per farsi già un'idea di
quali addobbi utilizzare per le varie vie del Villaggio.
Kakashi
ovviamente non era nel suo ufficio, nonostante lei fosse arrivata con
una decina di minuti di ritardo, conoscendo la puntualità
del
suo sensei, peggiorata da quando era diventato Hokage.
Sulla
scrivania erano impilate una serie di carte, in perfetto ordine -
merito di Anko sicuramente -, un paio di pennelli spuntavano fuori da
una tazza e dal cassetto socchiuso faceva capolino uno dei suoi libri
preferiti - probabilmente riposto in malo modo perché colto
sul fatto.
Sospirò
sconsolata, prevedendo una lunga attesa, quando il suo sguardo cadde
per caso, o per destino, su un fascicolo un po' più
voluminoso
degli altri. Si guardò intorno con circospezione, indecisa
sul
da farsi. In fondo dare un'occhiatina, una sbirciatina veloce non
poteva essere considerato un affronto a un Hokage assente e
ritardatario.
Le
dita afferrarono il lembo della carta ruvida per sfilare la
cartellina e poterne leggere il contenuto. Ebbe come la sensazione
che fosse stata lasciata lì di proposito, che fosse
destinata
a leggerla e che fosse inevitabile per lei...
...
incazzarsi anche a Natale, quando tutti dovrebbero
essere
felici e sereni... e buoni... e non...
"Bugiardi,
traditori e farabutti!" esclamò, sfogliando
concitatamente le pagine di quel dossier che "per caso"
aveva notato e che "guarda caso" conteneva dettagliate
informazioni sui vari spostamenti di Sasuke.
Fu
in quel momento che, con un tempismo a dir poco pessimo, l'Hokage
fece il suo ingresso nel suo ufficio.
"Oh
Sakura, sei già qui?"
Kakashi
non riuscì a captare l'aura di negatività e sete
di
sangue che avvolgeva la sua allieva e con tranquillità si
andò
ad accomodare alla sua poltrona. Fu solo quando si accorse che quel
fascicolo "top secret" era aperto sulla scrivania che
iniziò a temere per la propria incolumità e a
pensare
che rischiasse seriamente di venire ricordato come l'Hokage meno
longevo dopo Minato Namikaze.
"Che.
Diavolo. Significa. Questo?" sibilò Sakura a denti
stretti, tentando di mantenere un minimo di contegno - era pur sempre
l'Hokage.
"Abbiamo
fatto seguire Sasuke" rispose lui con calma, come se fosse stata
la cosa più normale del mondo.
"E
io... non dovevo saperlo, vero?"
Stava
per esplodere, lo sentiva. Il sigillo del byakugou aveva iniziato a
pulsare in modo sinistro e il dolce formicolio del potere che stava
fluendo nelle sue membra le diede quasi conforto. Una risposta
sbagliata e avrebbe distrutto l'intero ufficio - Sasuke
sarebbe
stato fiero di lei.
"Veramente
no, non avresti dovuto saperlo. Io e Naruto abbiamo preferito non
dirti nulla per non farti preoccupare"
Neanche
fosse stata una donna in piena crisi ormonale che dormiva due ore a
notte e per la restante parte del tempo contemplava la finestra,
sussultando alla vista anche solo di un pipistrello. Neanche fosse
stata una psicopatica con l'ossessione di uomo che aveva preferito
viaggiare da solo per il mondo per espiare dei peccati che non
c'entravano niente con lei - parole sue, che necessitavano di un
chiarimento, come tutte le altre che aveva proferito in diciannove
anni di vita. Dovevano davvero essere molto in pena per lei o
totalmente egoisti per nasconderle una cosa così importante.
"Shannaroo!"
Il
cestino e i dolcetti si spiaccicarono sulla scrivania dell'Hokage
diventando un'unica, informe, cosa.
Kakashi
si ritenne alquanto fortunato: non solo gli aveva risparmiato la
vita, ma aveva distrutto anche quel pericoloso dono.
Sakura,
imbestialita come una pantera nera, uscì sbattendo la porta
e
camminando lungo i corridoi del palazzo, con un'irrefrenabile voglia
di spaccare qualcosa, incappò nell'unica persona che avrebbe
fatto meglio a girarle a largo e che le stava andando incontro con il
suo solito sorriso.
"Hey,
Sakura-chan!" la salutò, ignaro di quanto fosse
pericoloso quel gesto.
"Levati
di torno Naruto"
Consiglio
da amica, di quelli che vanno seguiti, soprattutto se sulla faccia
della stessa si riconosce un ingestibile istinto omicida.
Naruto,
non essendo stupido e conoscendo fin troppo bene la sua Sakura-Chan
non ci mise molto a comprendere cosa potesse averle fatto girare la
luna al contrario.
La
ragazza proseguì a camminare, a lungo, senza meta, cercando
di
sbollire la rabbia e la delusione. Non si sarebbe mai aspettata un
comportamento del genere da quei due, sapevano quanto tenesse a
Sasuke, quanto si arzigogolasse il cervello pensando a dove fosse, se
stesse bene, se mangiasse abbastanza... se avesse trovato un'altra.
Loro erano sempre stati a conoscenza di tutto e non le avevano detto
niente. Aveva delle serpi in seno e neanche se ne era accorta. Si era
sentita una stupida perché avrebbe dovuto sospettarlo:
Sasuke
aveva una predisposizione innata a fare cazzate, Kakashi aveva messo
una buona parola per lui e adesso era una sua responsabilità
che rigasse dritto, era talmente ovvio che solo lei non c'aveva
pensato, troppo presa a pensare a lui, al suo ritorno. Passava intere
giornate davanti allo specchio a provare le battute di quella scena
che aveva immaginato così tante volte da renderla quasi
reale
- grazie anche al supporto di una bambolina di pezza con le sue
sembianze.
"Bentornato
Sasuke-kun!"
"Buon
Natale Sasuke -kun!"
"Io
ti amo Sasuke-kun!"
E
ogni volta il suo film terminava con un bacio. Quel bacio che lei
meritava da una vita, che sognava da una vita e che forse proprio per
colpa di quel guardone, impiccione di Kakashi, lui aveva tramutato in
un colpetto alla fronte. Ne era quasi certa, era stata colpa del
sensei quella volta. Se lui non fosse stato lì presente come
un gufo impagliato, lui l'avrebbe baciata: un bacio casto forse, non
come quelli che le dava nei suoi sogni erotici che la facevano
svegliare la notte sudata e vogliosa, un bacetto a fior di labbra, un
pegno del suo amore, perché lui l'amava... DOVEVA AMARLA!
Non
poteva aver aspettato tutti quegli anni per niente e se
Kakashi-sensei si fosse levato gentilmente dalle balle, ne avrebbe
avuta la certezza.
Arrivò
fino al confine Nord di Konoha, proprio davanti a quella panchina
maledetta. Straordinariamente la trovò rassicurante... lei
era
stata sempre lì: era scampata miracolosamente all'attacco di
Pain, era stata il suo letto per una notte intera e non aveva scelto
di andare via con le sue gambette di marmo alla ricerca del perdono
cosmico. Si mise distesa, accorgendosi di essere ormai troppo alta
per entrare tra i due braccioli, quindi poggiò la testa sul
marmo freddo e lasciò le gambe a penzoloni dall'altra parte
e... sbatté ripetutamente la testa con la speranza di
tramortirsi, ma niente, neanche il granito era più efficace
di
un colpo secco alla nuca dato da lui. A quel punto pianse... e tanto,
fino a che sfinita non si appisolò.
-§-
Mancavano
pochi giorni a Natale.
Kakashi
aveva dovuto ripiegare sull'eccentrica Ino Yamanaka per addobbare il
Villaggio e diffondere lo spirito natalizio, dato che Sakura da quel
giorno si era rifiutata di farlo.
La
Yamanaka aveva preso molto seriamente la sua missione "Bianco
Natale" - forse anche troppo.
Aveva
costretto Akamaru a indossare un paio di corna da renna, nonostante
le rimostranze di Kiba.
A
Choji, data la stazza, aveva imposto il ruolo di Babbo Natale, con
tanto di campanaccio e "Oh, Oh, Oh!" - non mettendo
minimamente in conto che quella sua interpretazione potesse fare
colpo su una ninja della nebbia.
Shikamaru,
dopo un significativo aiuto da parte di Temari, ormai sua amica e
complice, aveva "accettato" di interpretare il ruolo del
folletto al seguito di Choji, indossando una tutina di Rock Lee
modificata per l'occasione. Sbuffava di sovente, ma solo quando era
fuori dal campo visivo delle due virago perché la Yamanaka
aveva legiferato che per quel Natale tutti gli abitanti del
Villaggio dovessero sorridere felici.
Era
riuscita laddove Sasuke Uchiha aveva fallito: in pochi giorni aveva
instaurato una dittatura fondata sul terrore e... sui bastoncini di
zucchero.
Dall'altra
parte del villaggio, in una casetta di marzapane, una ragazza dai
capelli rosa stava valutando di porre fine alla sua vita, davanti a
una bambolina di stoffa, mediante l'ingestione di dolcetti natalizi
avariati... i primi, quelli che aveva fatto a nove anni di nascosto a
sua madre, sciogliendo del finissimo cioccolato a bagnomaria e
affogandoci dentro una manciata di mandorle. Sapeva che a Sasuke i
dolci non piacessero, ma era sempre stata convinta che quelli fatti
da lei avrebbero avuto successo e che lui non avrebbe desiderato
mangiarne mai di altri – forse perché
subito dopo sarebbe
morto.
Era
in procinto di ingoiare il primo dolcetto, quando qualcuno
bussò
alla porta.
I
suoi genitori erano usciti per le compere natalizie e lei avrebbe
anche potuto non alzarsi soprattutto perché la
possibilità
che fosse Ino o peggio Naruto era fin troppo alta e non aveva voglia
di vedere nessuno dei due.
Si
trascinò lungo il corridoio con un indolenza che avrebbe
fatto
impallidire il Nara e, aperta la porta, se lo ritrovò
proprio
di fronte con un gruppetto di marmocchi e... Choji?
I
marmocchi iniziarono a intonare una canzoncina natalizia di quelle
strappalacrime, come un gruppetto di puttini alati... infernali -
perché intonare canzoncine natalizie piene di speranza e di
amore a una che pochi minuti prima stava per ammazzarsi con la muffa
è un'azione cattiva e siccome sicuramente erano stati
inviati
da Ino, non era solo cattiva, ma diabolica.
Dopo
uno sguardo di disappunto e comprensione verso quei due poveri
malcapitati – Akamaru compreso – richiuse la porta,
beccandosi
anche gli improperi dei bambini che si aspettavano almeno un
dolcetto.
Shikamaru
li aveva calmati dicendo loro che dovevano ritenersi fortunati di non
aver ricevuto dolcetti da Sakura, ma i bambini non ne compresero bene
il motivo.
Tornati
al palazzo dell'Hokage da cui la Yamanaka gestiva le operazioni,
Shikamaru, dall'alto del suo quoziente intellettivo ebbe la brillante
idea di distogliere almeno per un po' la sua compagna di Team dal
distruggere il Natale di Konoha.
"Hey,
Ino! Non sono affari miei, ma penso che la tua amica non sia molto...
felice!"
Gli
era bastato pronunciare quella parola.
Nel
Villaggio c'era ancora qualcuno che non era felice e lei, la
"fondamentalista del Natale", la "protettrice della
stella cometa", la "fustigatrice dei bambini che rompevano
le palline dell'albero", non poteva permettere che qualcuno
fosse triste, non durante quel Natale, non in quel Villaggio.
"E
tu che ne sai?" gli chiese allarmata.
"Siamo
passati con i bambini da casa sua e... non ha sorriso."
Blasfemia,
sacrilegio!
Ino
acchiappò al volo un cappello da Babbo Natale e si diresse
con
aria alquanto bellicosa verso casa Haruno. Decise di non bussare alla
porta, ma procedere direttamente con lo sfondamento della stessa,
tanto se Sakura era in mood depressoide non le avrebbe aperto.
La
trovò inginocchiata sul letto, in pigiama – e
già
quello la fece innervosire – con un cestino contenente quegli
abominevoli cioccolatini, che sembravano più vomitevoli del
solito, posato sulle gambe – e questo le fece incurvare le
labbra
in una smorfia di profondo disgusto – e una bambolina a forma
di
Sasuke sul cuscino – il quadretto più deprimente
che avesse
mai visto in vita sua.
"Si
può sapere che cosa stai facendo?" le chiese con cautela,
per paura che le lanciasse contro quegli scarafaggi al cioccolato.
"Muoio,
un po' alla volta."
La
situazione era più preoccupante del previsto. Di solito
Sakura
diceva cose del tipo " Se Sasuke non torna mi uccido",
oppure, " Se la prossima volta non mi porta con lui , lo
uccido" , ma non "Muoio, un po' alla volta".
Quello era un segnaccio.
"Sei
sicura di voler morire proprio a Natale? Non potresti aspettare la
Befana?" le aveva chiesto, considerando le conseguenze che un
lutto avrebbe portato al suo Natale perfetto.
"No.
Perché io continuo a fare questi cioccolatini, tutti gli
anni,
da dieci anni e lui odia i dolci, ma questi li avrebbe amati,
perché
lui mi ama... mi deve amare... è solo che ha bisogno di
espiare le sue colpe e io non c'entro niente con le sue colpe e poi
Kakashi Sensei, se non ci fosse stato Kakashi Sensei e... io ho tanta
voglia di vederlo, ma devo aspettarlo, aspettarlo ancora, per quanto
tempo? Sto diventando vecchia, quanto gli ci vuole? E' Natale, un
altro, l'ennesimo Natale e poi viene Pasqua..."
"E
Ferragosto e poi di nuovo Natale. Sakura, hai per caso mangiato quei
cioccolatini?"
Parlava
senza alcun freno e senza alcun senso, aveva ammucchiato un serie di
pensieri e li aveva buttati lì, il rischio che uno di quei
cosi avesse avuto effetti psichedelici era molto alto.
"No.
Fanno schifo!" le aveva risposto, accennando un sorriso
malinconico, da psicotica all'ultimo stadio.
"Quindi
non hai intenzione di ucciderti, vero?" doveva esserne sicura,
Kakashi non l'avrebbe perdonata per il fallimento.
"No,
tranquilla Ino. Ma non sento molto lo spirito natalizio, perdonami."
Il
Natale era salvo, ma Sakura sembrava davvero molto triste.
Ino
la lasciò a contemplare quei cioccolatini e quella vecchia
bambolina e camminò pensierosa fino a che un'epifania non
illuminò il suo tragitto come la stella cometa con i re
Magi.
Corse
a perdifiato fino a casa dell'unico uomo che potesse darle una mano.
Neanche questa volta si scomodò a bussare e quello che vide
fu
forse anche più raccapricciante di quello a cui aveva
assistito in precedenza.
"Abbiamo
un problema e tu mi aiuterai a risolverlo"
-§-
"Siete
chiassosi come al solito"
"E
adesso che facciamo?"
"Prendetelo!"
"Ma
che diavolo..."
"Rasengan!!!"
"Genio,
così lo uccidi"
"Tenetelo
fermo!"
"Non
così!"
"Che
seccatura."
"In
nome della giovinezza!"
"Wuaff!Wuaff!"
Un'ora
dopo...
"Adesso
cosa prevede il tuo piano, genio?"
"No,
no, no... non se ne parla, io le mani lì non ce le metto"
"Ce
le metto io"
"Inooo!"
"Meglio
lei che io"
"Dattebayo!"
"Io
me ne vado"
"Gli
occhi mi raccomando"
"Il
capello... il capello!"
"Wuaff!
Wuaff!"
-§-
Era
quasi la mezzanotte della Vigilia di Natale.
Sakura
era nel suo letto con una tazza di latte caldo, una fetta di torta al
cioccolato (comprata) e un libro romantico di quelli che fanno
piangere, ma piangere davvero.
Sperava
solo che quella notte passasse in fretta perché aveva capito
di odiare il Natale, quasi quanto San Valentino. Avrebbe mangiato la
sua torta e sarebbe arrivata a pagina 156 perché oltre
quella,
la storia sarebbe diventata sicuramente meno triste e lei voleva
deprimersi, voleva disperarsi, soffocare nelle sue stesse lacrime e
risvegliarsi la mattina dopo ancora più depressa.
Il
suo intento fu mandato in fumo dal rumore di un oggetto non
identificato che si spiaccicava ad alta velocità contro la
sua
finestra.
Uno
degli uccelli di Sai – che diavolo ci facesse in giro a
quell'ora
proprio non riusciva a capirlo.
Perfetto!
Adesso avrebbe dovuto pulire anche la finestra da tutto
quell'inchiostro.
"Che
Natale di merda!" pensò, guardando il liquido nero
scivolare sul vetro fino a terra dove c'era qualcosa... un
foglio...no... una lettera... no... un biglietto.
Sakura
non riuscì a credere ai suoi occhi. Era troppo bello per
essere vero e presa dall'entusiasmo trascurò alcuni piccoli
particolari della questione, dando delle risposte inattendibili a due
quesiti che una persona normale si sarebbe posta. Ovvero:
perché
usare proprio un uccello di Sai? - Si fa di
necessità
virtù. E come mai la calligrafia è
così
simile a quella di qualcun altro? - Piccolo problema logistico.
Desiderava
così tanto credere che il suo miracolo di Natale si
avverasse
che non ci aveva pensato due volte: era corsa a vestirsi, cercando di
rendersi anche presentabile - dopo quei giorni passati a pensare di
uccidersi con la muffa fu un'impresa epica -, prese uno dei cestini e
provò un paio di volte il "discorsetto".
Con
le ali ai piedi corse fino al luogo indicato – una casa
abbandonata
appena fuori Konoha – e si fermò davanti
all'uscio,
emozionata come non mai.
Bussò,
ma non ottenne risposta.
Si
fece coraggio, quindi, e provò ad aprire.
La
casa era buia, ma dal piano di sopra proveniva una fioca luce
–
doveva aver acceso delle candele.
Percorse
le scale in legno, sentendole cigolare sotto i suoi piedi a ogni
passo. Era un posto un po' sinistro per un appuntamento, ma meglio di
niente.
Appena
davanti all'ingresso della stanza, chiuse gli occhi e
respirò
profondamente – non voleva dare l'idea di essere nervosa.
Quando
li riaprì, ciò che vide la costrinse a
richiuderli
immediatamente e a portarsi una mano davanti alla bocca per soffocare
un grido di imbarazzo e stupore.
Sasuke
Uchiha, bendato e legato a un letto per l'unico arto tangibile.
Ciò
che rendeva però la scena assurda non era tanto il fatto che
fosse legato e bendato... ma nudo!
Ma
non integrale... quel punto preciso, quell'arnese sul quale da
qualche anno aveva iniziato a fantasticare, era coperto da un
cappello da Babbo Natale... il che rendeva la scena alquanto
ridicola.
Sakura
rimase impalata per qualche secondo, incerta sul da farsi e
iniziò
a mordicchiarsi le unghie e sbattere leggermente il piede su quel
pavimento che sembrava per cedere da un momento all'altro.
L'udito
estremamente sviluppato dell'Uchiha aveva già captato il
grido, risvegliando i sensi del ragazzo che si sentiva spaesato, nudo
e... incazzato - Non vedeva l'ora di mettere le mani su quei
debosciati e farli a pezzi una volta per tutte.
"Chi
è là?" chiese, sperando che non avessero in serbo
per lui altri scherzi.
"Sono
io, Sasuke-kun... Buon Natale"
Ce
l'aveva fatta! Era lì in piedi davanti a lui –
nudo, anche
meglio! - con il suo cestino di dolci e la faccia da ebete. Quel
Natale stava prendendo una piega inaspettata.
"Sakura?
Liberami immediatamente!" le ordinò con il tono
più
autoritario di cui fu capace, avendo realizzato che Sakura
probabilmente avesse notato che lui non avesse nulla addosso se non
qualcosa di pungente e lanoso in corrispondenza del suo... che
adesso, misteriosamente, sembrava essere sparito.
"Niente
da fare Sasuke-Kun." sussurrò lei, facendo volteggiare
nell'aria il cappello "Sei il mio regalo di Natale!"
Le
labbra di Sakura si incurvarono in un ghigno, di quelli di
soddisfazione, di quando finalmente ottieni una cosa che desideri con
tutta te stessa.
Per
precauzione decise di lasciargli un altro po' gli occhi bendati,
almeno fino a quando non fosse stato anche lui pienamente soddisfatto
dal miracolo del Natale.
Angolo
Autrice
Ok,
avete tutte le ragioni per pensare che io sia impazzita, ma prima
datemi la possibilità di spiegarvi.
Questa
storia è nata oggi verso le 14. Si parlava del Natale, di
sciarpe di lana e di Naruto, ovviamente.
Riporto
la conversazione che faccio prima...
Meryl
Watase : << Io sto facendo una sciarpa di lana, invece.
Tipo
vecchietta :-) >>
Blueorchid31:
<< Rossa come quella che Hinata regala a Naruto?
>>
Meryl
Watase : << Blu >>
Blueorchid31:
<< Blu Uchiha quindi >>
Meryl
Watase : << Certo >>
Blueorchid31
: << Oh, mia Sakura Chan! Io sono un uomo, un Uchiha, non
porto
sciarpe. Io non ho freddo, non ho sonno, non
mangio. Il mio cibo è la vendetta.. >>
Meryl
Watase : << Sasuke-kun >>
Blueorchid31
: << Il mio sogno è la vendetta
>>
Meryl
Watase : << Che cavolo di regalo ti faccio a Natale, eh?
Shannaroo! >>
Blueorchid31
: << E il calore lo trovo nel fuoco della vendetta
>>
Meryl
Watase : << Alla fine Sakura si è incazzata
>>
Blueorchid31
: << Regalagli una vendetta, o un pungiball formato
Itachi, o
un braccio casomai >>
Meryl
Watase : << Che scenetta carina per Natale... Sakura che
lo
picchia dopo anni di rifiuti. Rifiuta pure i regali, che
cavolo! >>
Blueorchid31
: << Sakura cosa vuoi per Natale?
Sasuke
ammanettato a un letto, possibilmente nudo e ingrifato.
Penso
che sarebbe contenta. >>
Il
resto ve lo evito... è meglio, fidatevi.
Questa
è stata la conversazione da cui è nata questa Os.
L'ho
scritta in un paio d'ore, poi per una serie di inconvenienti, tra cui
l'elettricità che va e viene a intermittenza a causa del
maltempo, sono riuscita a pubblicarla solo ora alle 01:35 circa con
la speranza che nessuno la veda perché è davvero
uno
sbrocco, ma mi sono divertita troppo a scriverla.
Torno
alle mie fan normali... che è meglio!
Vi
mando un bacione e ringrazio a priori i temerari che sono arrivati
fin qui e coloro che avranno l'ardire di lasciarmi un commento anche
per dirmi di farmi visitare da uno molto bravo.
Blueorchid31
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