Vita

di S_ Lily _S
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Non c’era, davvero, non c’era una ragione per la quale Sirius Black aveva iniziato ad amare Marlene McKinnon: semplicemente, da un momento all’altro, aveva smesso di sognare fotomodelle seminude in sella alla più grande, colorata, costosa moto da corsa che il cervello di un diciottenne potesse partorire e il suo subconscio si era popolato di Marlene McKinnon, una più realistica dell’altra: un esercito di bionde che avanzava, minaccioso, brandendo un manico di scopa e minacciando di rompergli le costole.
Ed era un continuo azzuffarsi, un irritante e ripetitivo stuzzicarsi all’inverosimile; e, per la troppa paura di perderla, avrebbe continuato a seguirla in capo al mondo, seppur controvoglia o spaventato a morte – avrebbe continuato ad acciuffarla al volo un attimo prima che il terreno sprofondasse sotto i suoi piedi; avrebbe continuato  a prestarle la giacca qualora, nel bel mezzo di una bufera di neve, avesse dimenticato la propria ai “Tre Manici di Scopa”.
Eppure, nonostante Sirius non avesse idea di chi fosse stata la sua prima fiamma, quale fosse il suo gelato preferito e perché si guardasse allo specchio due volte prima di uscire, c’era una cosa di cui era certo: Marlene McKinnon era vita.
Era vita quando, al mattino, gli strappava le coperte di dosso; era vita quando si addormentava avvinghiata al suo petto, quasi temesse potesse scivolare giù dal letto e darsela a gambe; era vita quando gonfiava le guance e soffiava come un gatto, accaparrandosi l’ultima ciambella che Sirius aveva rubato al supermercato; era vita quando, fra una risata e l’altra, le veniva un po’ da piangere, perché tanta gioia non l’aveva mai provata.

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