Un
falegname si sedette al bancone di lavoro dopo pranzo e
iniziò a
lavorare sulla costruzione di una sedia, mentre insegnava al figlio
come bisognava lavorare
-Vedi?
Devi passarla in questo modo sul legno e poi devi controllare che
tutti i pezzi si incastrino a dovere... - gli diceva in tono calmo ma
il bambino non era molto interessato e corse via appena
sentì gli
zoccoli dei cavalli che passavano davanti alla bottega del padre.
Dieci uomini a cavallo passarono al trotto davanti a lui e il bambino
li guardò estasiato. Le armature lucenti, il portamento
regale e i
cavalli dal peli lucido erano meravigliosi agli occhi di un bambino
-Cesar! Vieni qui, non abbiamo ancora finito!- lo richiamò
alla
realtà suo padre. Sbuffando il bambino tornò ad
ascoltare il padre
che gli spiegava come evitare che la sedia traballasse ma era
tremendamente noioso -ciò che ti sto insegnando ora ti
servirà
quando sarai grande, per mandare avanti l'attività di
famiglia- gli
diceva suo padre
-Ma
io voglio diventare un cavaliere!- ribatté Cesar
-Non
dire sciocchezze! Solo i nobili possono essere cavalieri, tu al
massimo potresti essere uno scudiero e moriresti alla prima
baruffa... impara il mestiere di famiglia e smettila con queste
assurdità- Cesar mise il broncio, contrariato, e finse di
ascoltare
il padre, anche se il suo unico pensiero era uscire e andare a
giocare ai cavalieri con i suoi amici.
Dopo
la lezione di falegnameria fu finalmente libero di incontrarsi con
gli altri bambini del quartiere ma, raggiunto il loro solito ritrovo,
capì che era successo qualcosa perché c'erano
solo Max e Peter che
avevano una faccia molto preoccupata
-Hey!
Che succede?- chiese Cesar agli altri
-Non
lo sai?- gli chiese Peter, sorpreso
-Il
Lord è stato ucciso- gli spiegò Max per poi
aggiungere -si dice che
abbia tradito il re-
-Oh-
fece Cesar, perplesso. Era ancora troppo piccolo per capire
esattamente cosa stava succedendo, ma se Max e Peter erano
preoccupati doveva essere una cosa grave -e chi sarà il
nostro Lord,
ora? Il bambino con gli occhi viola?-
-Ma
sei stupido?- fece Peter, seccato -il figlio del Lord non
può
diventare il nostro signore, è troppo piccolo e poi la sua
famiglia
è tutta accusata di tradimento-
-E
quindi chi ci governerà?- chiese Cesar
-Un
Lord della capitale ma non si sa ancora chi... - gli rispose Max
-Mamma
dice che il re sceglierà Lord Travior perché il
suo regno confina
con il nostro ed è molto piccolo – fece Peter
-Speriamo
proprio di no! Si raccontano cose orribili su quell'uomo! Si dice che
mangi i bambini e che si diverta a torturale le persone-
-Io
ho sentito che la sua strega non è neppure umana e che usa
la magia
per infliggere terribili dolori- Cesar stette ad ascoltarli senza
capire molto di quello che dicevano. Quella sarebbe stata l'ultima
volta che avrebbero potuto male di Lord Travior all'aperto.
Lord
Travior era arrivato quella mattina ad Al'parel e aveva indetto una
riunione di tutta la città per dopo pranzo. Tutti
presenziarono,
desiderosi di conoscere il loro nuovo signore, anche Cesar con la sua
famiglia. Il Lord si affacciò da una finestra del castello e
guardò
la folla che lo applaudiva con disprezzo
-Che
schifo- disse soltanto, per poi fare un gesto alle guardie che
uccisero alcune persone nelle prime file, senza dire una sola parola.
Il lord sorrise in maniera molto cattiva -ora la piazza è
molto
meglio- disse di nuovo il lord per poi ordinare di uccidere qualcun
altro. Cesar e la sua famiglia riuscirono a scappare da quella piazza
ma non da quell'incubo. Nei giorni successivi, il nuovo lord
emanò
degli strani editti con cui impediva a qualsiasi cittadino di
andarsene dalla città, di dire ciò che vi
succedeva e alzò le
tasse del triplo
-È
un pazzo- dicevano tutti e, quelli che lo dicevano a voce troppo
alta, venivano arrestati e portati nelle prigioni del castello per
essere torturati. Quando ne uscivano, parecchie settimane dopo, erano
ridotti in fin di vita e non osavano più dire nulla contro
il Lord.
Dopo un mese erano in pochi quelli che osavano opporsi a quel pazzo
così che il Lord mandava ad arrestare le persone a caso,
solo per
continuare a instillare l'orrore nella popolazione.
Nessun
incaricato del re arrivò mai per fermarlo e così
alcuni cittadini
decisero che dovevano proteggersi da soli, tentando una rivolta in
massa. Il padre di Cesar si unì alla rivolta e, all'alba, si
intrufolò con un altro centinaio di persone nel castello per
uccidere il lord. Di loro non si ebbero notizie per tutto il giorno
e, quando calò la notte, nessuno osava sperare di rivedere
quei
cento uomini, ma non fu così. Il mattino seguente sarebbe
dovuto
essere giorno di mercato ma la piazza non era agibile, nessuno
avrebbe potuto vendere nulla attorniato dalle teste dei ribelli
morti, sui cui volti erano dipinte espressioni di puro terrore. La
madre di Cesar corse nella piazza e cercò la testa del
marito fra le
tante, sporcandosi di sangue il vestito e le braccia. Tornò
a casa
con la testa del marito avvolta in fagotto di stracci sanguinanti e
la seppellì nel cimitero, contrassegnando la tomba con una
croce di
legno. Cesar ci mise parecchio tempo per capire che suo padre era
morto e molto più tempo per rassegnarsi al fatto che non
sarebbe mai
più tornato a proteggerli.
Cesar
era stato preso parecchie volte, in quegli anni, ed aveva sempre
sopportato ogni tortura. Pensava a sua madre e a sua sorella in quei
momenti, a quanto desiderasse proteggerle e tenerle al sicuro ma poi,
un giorno, qualcosa era completamente cambiato. Avevano preso sia lui
che Peace, sua sorella, e li avevano messi uno di fronte all'altra,
immobilizzati ma liberi di parlarsi. Peace continuava a parlare, a
dirgli che sarebbe andato tutto bene e che sarebbero sopravvissuti
entrambi anche quella volta, ma Cesar non riusciva a crederle: sapeva
che quella volta sarebbe impazzito, non poteva sopportare di vedere
sua sorella torturata, non dopo tutto quello che aveva fatto per
salvarla
-Urla
puttana!- continuava ad urlare il boia mentre bruciava la pelle si
Peace, le scorticava la schiena con la frusta e la stuprava -Urla!
Urla troia!- continuava a urlare quello stronzo mentre lei non faceva
che urlare e piangere.
Cesar
uscì fisicamente illeso da quella cella ma era cambiato
dentro. Non
aveva potuto proteggere sua sorella, non aveva potuto proteggere sua
madre né suo padre, non poteva proteggere nessuno, non in
quella
maniera. Mentre stringeva Peace fra le braccia, svenuta e martoriata,
decise che non c'era nulla di peggio di quello che aveva subito quel
giorno, la morte gli appariva come un dolce sollievo da quella vita
miserabile di dolori e torture. Capì che non c'era altro
modo per
sopravvivere che infliggere la stessa sofferenza ai suoi carnefici ed
era pronto a morire per far pagare loro quello che lui e la sua
famiglia erano stati costretti a subire in tutti quegli anni.
La
sua prima vittima fu il boia che aveva stuprato sua sorella. Cesar si
intrufolò nella sua casa, di notte, e lo riuscì a
sopraffare,
colpendolo mentre era di spalle, preso a mangiare come un maiale cibi
che Cesar non ricordava quasi che esistessero. Legò,
imbavagliò il
boia e rubò tutto il cibo che riuscì a scovare,
nascondendolo in un
luogo sicuro. Quando tornò trovò il carnefice che
era quasi
riuscito a liberarsi dalle corde e lo stordì nuovamente
dandogli un
pugno in pieno viso. Gli spezzò il setto nasale e lo fece
sanguinare, per la prima volta uno di quegli stronzi sanguinava e
Cesar non poté che gioirne ma poi si accorse che il sangue
aveva una
strana consistenza viscosa ed aveva strani riflessi verdastri. Decise
di raccoglierne un po' e di chiedere a qualcuno di controllarlo
più
tardi. Ora si presentava il vero problema perché, per quanto
avesse
desiderato vendicarsi, non aveva ben pianificato come farlo. Non
aveva, in realtà, mai neppure fatto a botte con nessuno, era
sempre
stato quello piccolo del gruppo e ora non sapeva che fare, come
comportarsi per infliggere il massimo dolore a quello stronzo. Aveva
paura. Ma ogni tentennamento sparì quando ripensò
a sua sorella, a
come l'aveva vista l'ultima volta: stretta fra le braccia della loro
madre, senza piangere ma fissando il vuoto con occhi di un morto.
Cesar era furioso e decise di far provare a quello stronzo come si
era sentita sua sorella. Lo trascinò nella pubblica piazza e
gli
ficcò un palo su per il culo, bloccando poi l'asta
perché stesse il
più verticale possibile. La forza di gravità fece
il resto: il palo
si conficcò dentro il corpo del boia e lo
trapassò da parte a
parte, uscendogli dalla bocca. Cesar scappò via,
terrorizzato da ciò
che aveva fatto.
C'era
ancora un mago in città, un vecchio che si era barricato
nella sua
casa il giorno stesso in cui il Lord aveva preso il potere e che non
ne era mai uscito in seguito. La sua casa era protetta da incantesimi
potenti al punto che neppure un altro incantatore avrebbe potuto
abbatterli, se non devastando l'intera città. Cesar non era
dotato
di poteri magici e non poteva scassinare la porta o una finestra,
così fece l'unica cosa possibile: suonò il
campanello. Il vecchio
mago aprì lo spioncino e gli chiese cosa volesse
-Uccidere
i mostri che ci stanno uccidendo- gli rispose Cesar, deciso
-E
che vuoi da me?- gli chiese il vecchio
-Ho
preso il sangue di uno di loro ed è strano... ho bisogno che
qualcuno lo analizzi e voi siete rimasto l'unico mago della
città-
-Hai
ucciso uno di loro?- chiese stupito il mago, fissando quel ragazzino
con i capelli lunghi e scompigliati, magrissimo e pallido
-Si,
il boia- a quelle parole, il mago decise che avrebbe provato ad
aiutarlo: si fece consegnare il campione di sangue e lo
analizzò, lo
studiò e disse al ragazzo ciò che aveva scoperto
-Siamo
governati da mostri non conosco, non ti so dire contro cosa ti stai
battendo... possono sembrare uomini ma non lo sono, sono mostri, ma
non so ancora di che genere... -
-Come
posso combatterli?- chiese Cesar -So che farli a pezzi è un
buon
modo ma loro sono più forti di me, più veloci e
penso abbiano sensi
più sviluppati: dimmi come posso sopraffarli!-
-Temo
che non ci sia modo di avere un vantaggio su questi esseri: devi
prenderli alle spalle e ucciderli prima che loro ti notino... non
c'è
bisogno di impalarli o farli a pezzi, penso che basti staccargli la
testa o trapassargli il cuore ma se li colpisci da altre parti non
penso tu li possa uccidere-
-Avete
appreso tutto questo solo da quel poco di sangue che vi ho portato?-
chiese Cesar, stupefatto
-Sono
stato un grande stregone ai miei tempi e ho appreso segreti che tu,
ragazzo, non ti puoi neppure sognare-
-Allora
vi ringrazio delle vostre informazioni e del vostro tempo- disse
Cesar, mentre gli lasciava qualche frutto per ricompensarlo ma il
mago volle dargli ancora qualcosa. Un pugnale impregnato di antiche
magie che lo rendevano affilato e più adatto alla lotta
contro i
mostri. Cesar lo ringraziò per quel dono e riprese la sua
personale
battaglia.
Cesar
venne strattonato e fatto inginocchiare a terra. Un uomo gli tolse
dalla testa il cappuccio e il ragazzo si ritrovò nella
piazza
davanti al castello, insieme ad altri 7 ragazzi, tutti inginocchiati
e legati, tutti suoi compagni di battaglia.
Stava
per morire, ne era cosciente, e l'unica cosa che rimpiange era l'aver
trascinato i suoi amici in quella situazione. Si erano opposti al
lord, avevano ucciso i suoi soldati e l'avevano derubato, ma tutto
quello che erano riusciti a guadagnare era la loro stessa esecuzione.
Lo stesso lord si era scomodato a giustiziarli e ora si stava
perdendo in un discorso in cui esortava il suo popolo a ricordarsi di
quel giorno, di come i ribelli sarebbero stati puniti. La popolazione
era silenziosa come a un funerale e il lord si avvicinò a
Cesar
-Tu
mi hai fatto penare parecchio, lo sai?- gli chiese il lord, ma
essendo Cesar imbavagliato non poté rispondergli -tu sarai
perfetto
per ricordare a tutti che ogni rivolta sarà sedata nel
sangue... tu
che sei così giovane, focoso e ribelle! Tu che ti aggiri
nelle ombre
e sgozzi i miei uomini! Tu che ora diventerai il simbolo di ogni
rivolta persa- una delle guardie tenne fermamente il ragazzo per i
capelli mentre il lord si avvicinava con un cucchiaio alla sua
faccia, appoggiandolo sul suo occhio destro e spingendo per entrare
dentro l'orbita, raschiando e strappando il suo occhio. Cesar
urlò
terrorizzato e tentò in tutte le maniere di sfuggire ma non
era
ancora finita: il lord gli mise l'occhio che gli aveva strappato
davanti a quello che gli era rimasto perché lo guardasse
un'ultima
volta. Glielo lasciò guardare per alcuni istanti, poi si
portò il
cucchiaio alla bocca e se lo mangiò, ridendo delle urla
terrorizzate
del ragazzo
-E
ora l'altro- gli annunciò il lord mentre avvicinava il
cucchiaio
all'unico occhio che gli era rimasto e gli strappava via anche
questo, lasciandolo in un modo oscuro e terrificante, di urla, di
orrore. La guardia lo lasciò cadere a terra mentre il lord
mangiava
l'occhio del ragazzo davanti alla folla terrorizzata ma, alle urla di
orrore e disgusto, se ne aggiunsero altre, furiose e battagliere. I
ribelli erano arrivati per liberare i loro compagni e si era
scatenata una vera battaglia. Il lord urlava ordini ai suoi
guerrieri, ma la folla inferocita stava avendo la meglio. In quel
momento Cesar si mosse d'istinto e tutto quello che stava provando,
tutta la paura e la rabbia, gli diedero la forza di alzarsi e
attaccare. Sentiva il lord che sbraitava i suoi ordini a pochi passi
da lui e usò l'udito per raggiungerlo e colpirlo con una
pietra che
aveva raccolto da terra. Era talmente furioso, impazzito per il
terrore, che l'unico pensiero che riusciva a formulare era farla
pagare a quello stronzo che gli aveva tolto la possibilità
di
difendersi. Gli montò sopra e gli prese la testa fra le
mani,
appoggiando i pollici sulle palpebre ed iniziando a spingere, deciso
a spappolargli i bulbi oculari.
Ma
la luce tornò nel suo mondo e Cesar poté vedere
ancora, vide le
proprie mani e la brutta faccia del lord e cercò di
allontanarsi,
ritornando nell'oscurità. Tornò a toccare gli
occhi del lord e di
nuovo poté vedere
-Cesar!
Dobbiamo scappare!- gli urlò uno dei suoi compagni ma il
ragazzo
doveva prima appropriarsi degli occhi del lord
-Aiutatemi
a tenerlo fermo!- urlò ai suoi compagni mentre raccattava il
cucchiaio che l'aveva accecato e si preparava ad accecare il lord. I
suoi compagni lo aiutarono e, in pochi istanti, Cesar si
appropriò
degli occhi del lord, facendoli suoi per sempre.
Cesar
era l'uomo più ricercato di Al'parel e non aveva neppure
compiuto 18
anni. Sapeva che se fosse rimasto il lord l'avrebbe trovato e si
sarebbe vendicato su di lui e su tutta la sua famiglia. I suoi amici
e compagni di lotta l'esortarono a lasciare la città,
assicurandogli
che avrebbero badato loro a Peace e a sua madre. Cesar non
poté che
scappare.
Camminò
per molti giorni e settimane, rubando quel poco che gli serviva per
sopravvivere finché non arrivò nella capitale del
regno. Non sapeva
fare nessun tipo di lavoro onesto e non era un soldato, così
che
l'unica soluzione che gli rimase fu farsi notare dai ladri della
città: rubò il borsello al capo della gilda e gli
sfuggì. La sera
si presentò alla sede della gilda dei ladri e
restituì al capo i
suoi soldi.
Quello
scoppiò a ridere e lo prese in simpatia, insegnandogli tutto
quello
che sapeva e preparandolo per essere il prossimo capo.
Erano
passati parecchi anni da quando era fuggito da Al'parel e Cesar era
diventato un uomo temuto, rispettato, un ladro e un assassino di
prima categoria, il capo della sua gilda. Tornava spesso, in segreto,
a casa ma non poteva aiutare la madre e la sorella a scappare
perché
entrambe erano troppo deboli e il viaggio le avrebbe uccise. Il lord
non ne voleva sapere di morire ma i ribelli gli impedivano di rapire
e torturare la popolazione, per lo meno tentavano di farlo. Cesar era
lontano da casa ma i suoi pensieri erano spesso con la sua famiglia e
si sentiva un verme per non essere riuscito a salvarli, pensava
spesso a come avrebbe potuto aiutarli e Massimo Magno sembrava
l'alleato di cui aveva bisogno. Pensò che quello stregone
avrebbe
potuto fare il culo a strisce a quel mostro di lord e, quindi,
accettò di aiutarlo, anche se non ne aveva molta voglia.
Pensò che
avrebbe potuto convincerlo e, dopo la guerra, avrebbero ammazzato
quello stronzo di lord. Aveva tante fantasie di vendetta e sangue ma
Massimo era parecchio restio ad assecondarlo: voleva che si occupasse
di una persona che gli stava molto a cuore, che lo vegliasse e lo
proteggesse. Massimo era convinto che Cesar fosse un suo pronipote, o
qualcosa del genere, ed era l'unico nella capitale mentre il ladro
pensava che fosse pazzo.
E
poi gli venne presentato Alexander, gli occhi viola così
intensi che
era impossibile non riconoscerlo come il principe di Al'parel, il
vero principe. Per Cesar era difficile capire se era più
felice o
arrabbiato con quel ragazzino che, invece di tentare di riprendersi
il suo regno, se ne andava a spasso con Massimo e fingeva di essere
una persona normale. Ma con il passare del tempo, degli anni,
capì
che stava semplicemente aspettando di crescere
-Cosa
pensi che possa fare ora come ora?- gli chiese Alexander -pensi che
basti andare dal re, ammesso di arrivare a parlargli, e chiedergli
semplicemente indietro terra e titolo? Non è così
che funziona!
Devo crescere, dimostragli di essere degno di diventare lord, di
essergli fedele- Cesar non aveva avuto la forza di replicare alle
parole di quel ragazzino che gli sembrava più maturo di lui
così
che era stato Alex a parlare ancora -sei la prima persona a cui dico
questo tipo di cose... ti sono sembrato infantile? Stupido?-
-No...
mi sei sembrato un principe, qualcuno che vorrei seguire e per cui
vorrei combattere-
-Mi
fa piacere sentirtelo dire... se dovessi riuscire a riavere il mio
titolo potresti diventare uno dei miei cavalieri, per sdebitarmi di
tutto quello che stai facendo per me-
-Che
sciocchezza! Persone come me non diventano cavalieri! Sono un ladro e
un assassino di professione, mica posso andarmene in giro in
un'armatura scintillante, verrei beccato subito e non potrei svolgere
il mio lavoro- gli disse Cesar, sbuffando
-Non
era quello che intendevo- gli spiegò Alex -cavalieri
dall'armatura
scintillante hanno tradito mio padre, l'hanno ucciso, e di persone
del genere non ne voglio al mio fianco, voglio delle persone fidate
come te-
-Ti
fidi di uno che cerca di rubarti i soldi?-
-Mi
fido di uno che cerca di rubarmi i soldi e che mi offre da bere
subito dopo, se ci riesce, di qualcuno che mi dice la verità
e che
non mi ammazza solo perché qualcun altro gli offre
più soldi-
-Pensi
che io non ti tradirei? Che non ti ammazzerei per la giusta cifra?-
gli chiese Cesar, minaccioso
-Voglio
pensare che non lo farai perché sei una persona leale e
gentile-
-Leale?
Gentile? Io? Che diavolo hai bevuto?- gli scoppiò a ride in
faccia
Cesar, irritando l'altro ragazzo
-Di
quello che ti pare ma se io tornerò ad essere lord tu sarai
il mio
cavaliere-
-Se
lo dici tu... - fece con accondiscendenza Cesar, chiudendo la
questione.
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