Your
Guardian Angel
“I
will never let you fall
I'll
stand up with you forever
I'll
be there for you through it all
Even
if saving you sends me to Heaven....”
“Non
ti farò mai cadere
Resterò
in piedi con te per sempre
Ci
sarò per te attraverso tutto
Anche
se salvarti dovesse mandarmi in Paradiso....”
Your
Guardian Angel – The Red Jumpsuit Apparatus
Era
in piedi, in mezzo alla piazza, assieme a tutti gli altri ragazzi del
Distretto. Era giorno di Mietitura, e stavano tutti aspettando che
l'emissario da Capitol City estraesse i nomi dei tributi, ma lui non
aveva paura.
Si
era fatto un breve calcolo mentale, e la probabilità che lui
fosse
scelto era di... quanto? Una su... duecento, ad occhio e croce? Forse
un pochino di più, considerato il fatto che quella era la
seconda Edizione della Memoria e sarebbe stato sorteggiato un
numero doppio di tributi. Non era comunque ancora abbastanza da
preoccuparlo troppo. I numeri erano dalla sua parte, e quello sarebbe
inoltre stato il suo ultimo anno.
Accanto
a lui, un ragazzo piagnucolava. Era biondo e più basso di
lui.
Sembrava spaventatissimo, e la cosa sembrava renderlo ancora
più
piccolo dell'età che dimostrava.
Nagisa-kun....
Perso com'era
nei suoi pensieri,
nemmeno si era accorto del suo arrivo nella piazza.
Non
si poteva certo dire che Nagisa non si fosse guadagnato la sua
amicizia. All'inizio l'aveva considerato soltanto come una piccola
grande scocciatura. Per qualche motivo, sembrava averlo puntato. A
scuola era sempre pronto a parlare con lui, anche quando magari lui
non ne aveva troppa voglia. Sorrideva sempre, anche quando lo vedeva
un po' più serio; anzi, soprattutto quando
lo vedeva un po' più serio. Ignorava completamente i
suffissi che
venivano normalmente utilizzati, chiamandolo Rei-chan
di
qui e Rei-chan di là.
Lui e la sua vocina erano ormai diventati una costante delle sue
giornate.
Irritante,
vero? Aveva pensato questo per tanto tempo....
Fino
a quando non aveva sentito dei ragazzi prenderlo in giro per il suo
aspetto un po' fragile, e si era fiondato a difenderlo senza pensarci
nemmeno un secondo.
Fino
a quando Nagisa non si era beccato l'influenza, e in quei dieci
giorni in cui era stato assente le ore gli erano sembrate decisamente
più lunghe e vuote.
Nel
suo mondo fatto di numeri, in quel mondo che credeva di avere sotto
controllo, Nagisa era diventato il suo punto debole.
Mentre
l'emissario da Capitol City estraeva i nomi delle ragazze, Rei
osservò Nagisa. Non era giusto che lui piangesse. Vederlo
soffrire
era qualcosa che non poteva sopportare.
Coraggio,
avrebbe voluto
dirgli. Non
ci pescheranno mai, hai visto quanti siamo?
Ma
Nagisa avrebbe continuato a piangere, perché se anche non
fosse
toccato a loro, qualcun altro sarebbe finito nell'Arena.
Ad
un tratto, però, lo vide sgranare gli occhi, lo sguardo
fisso per
terra. Rei si rese conto di essersi distratto proprio mentre
l'emissario da Capitol City estraeva il primo tra i ragazzi.
Perché
gli sguardi di tutti sono puntati verso la nostra direzione?
-
Nagisa Hazuki! Forza, Nagisa, non essere timido e vieni qui davanti!
No,
non lui.
Vide
Nagisa muovere qualche passo, tremante. Non sollevò lo
sguardo da
terra nemmeno per un secondo, neanche mentre i Pacificatori lo
accompagnavano fino a sopra il palco.
Rei
poteva soltanto immaginare il terrore che doveva provare. Lui,
Nagisa, il suo Nagisa, sarebbe dovuto andare
nell'Arena,
costretto ad uccidere per non essere ucciso. Non era mai stato in
grado di fare del male nemmeno ad una mosca, si copriva gli occhi con
le mani durante ogni trasmissione dei Giochi, e ora sarebbe stato
costretto a vivere tutto in prima persona.
C'era
qualcosa di contorto in tutto ciò, qualcosa di profondamente
sbagliato. C'era sempre stato, naturalmente, ma solo ora che vedeva
il suo ordine delle cose stravolto se ne rendeva
veramente
conto.
Nagisa
tremava, visibilmente scosso, mentre l'emissario da Capitol City gli
faceva qualche stupida domanda. Rei lo immaginò nel bel
mezzo
dell'Arena, completamente solo, con in mano un'arma che non sapeva
usare, circondato da ragazzi ben più grossi e feroci di lui.
Inaccettabile.
Era una scena
che il suo
cervello si rifiutava di elaborare. In quel preciso istante si rese
conto che avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per far
sì che
nulla della sua immagine mentale diventasse realtà.
Mentre
l'emissario da Capitol City sorteggiava il secondo tributo maschio,
Rei sollevò la mano.
-
Mi offro volontario - disse.
*
Rei
era steso sul suo letto, nell'appartamento riservato ai tributi del
sesto Distretto. Stava cercando di prendere sonno, ma la vedeva
decisamente dura.
I
momenti successivi alla sua Mietitura erano trascorsi come un fulmine
davanti ai suoi occhi: lo sguardo stupito di Nagisa, l'addio ai suoi
genitori, il treno per Capitol City ed, infine, la parata di
presentazione dei tributi. Lui e Nagisa avevano rischiato di farsi
del male già in quell'occasione, visto che la loro stilista
aveva
pensato bene di aggiungere dei tubi sputafuoco ai loro costumi.
Sospirò,
lasciandosi andare con la testa sul cuscino. Se solo avesse tenuto la
bocca chiusa, in quel momento sarebbe stato a casa sua, nel suo
letto....
Sua
madre, in lacrime, lo aveva sgridato, dandogli dell'egoista. Aveva
provato a spiegare il perché del suo gesto, ma lei non
l'aveva
considerato un motivo valido. Forse aveva ragione: aveva agito
d'istinto, senza pensare ai suoi genitori.
Perché
l'aveva fatto? Erano così tanti i ragazzi che perdevano i
loro amici
per colpa dei Giochi, eppure erano così pochi quelli che si
offrivano volontari per loro....
Qualcuno
bussò alla porta.
-
Chi è? - fece Rei.
-
Sono io, Rei-chan.
Era
Nagisa. Chi altro avrebbe potuto bussare alla sua porta a quell'ora,
dopotutto?
-
Entra pure.
Il
ragazzino aprì la porta, ma rimase fermo sullo stipite. Era
molto
pallido, ma perlomeno non stava più piangendo.
-
Non riesco a dormire - disse. - Non ce la faccio, da solo in quella
stanza.
Rei
sospirò. Non è che lui fosse messo molto
meglio....
Senza
chiedergli nulla, Nagisa si avvicinò e si sedette sul letto,
accanto
a lui.
-
Posso dormire qui? - domandò.
Soltanto
fino al giorno prima, Rei avrebbe trovato la cosa terribilmente
imbarazzante, ma la loro situazione cambiava tutto.
Sono
qui per questo, no? Per restare con lui. Prima e durante i Giochi.
Annuì,
e Nagisa si sdraiò.
-
Cerchiamo di dormire, adesso - disse Rei, spegnendo la luce.
Cercò
di restare sul suo lato del letto per non disturbare Nagisa: gli dava
l'aria di essere una persona che, dormendo, finiva per occupare molto
spazio, e lui odiava essere toccato mentre
dormiva. Da piccolo
aveva sempre visto i suoi genitori addormentarsi l'uno abbracciato
all'altro, e si era sempre chiesto come potessero stare comodi in una
posizione simile.
-
Rei-chan.
-
Dovremmo dormire, Nagisa-kun.
-
Rei-chan... perché ti sei offerto volontario?
Non
sapeva come rispondergli. Non voleva che si preoccupasse, o che si
sentisse responsabile del suo destino. Non voleva farlo sentire in
colpa, anche se non aveva alcun motivo per esserlo. Del resto,
avrebbe potuto semplicemente starsene zitto, e lasciare che qualcun
altro andasse al suo posto.
-
Per... per i soldi. Se dovessi vincere.
Non
aveva una risposta migliore, e di sicuro non avrebbe fregato
così
Nagisa.
Il
ragazzo non disse niente, ma gli strinse forte la mano.
-
Grazie, Rei-chan... - mormorò ad un tratto Nagisa, senza
allentare
la sua stretta.
Quando
il mattino dopo Rei aprì gli occhi, sentì un peso
su di sé e una
generale sensazione di calore.
Si
rese conto con stupore che Nagisa stava dormendo addosso a lui, la
testa poggiata sul suo petto e le braccia che gli circondavano la
vita. L'espressione sul suo volto era, tutto sommato, serena.
Cercò
di separarsi da lui senza svegliarlo, ma fu inutile, perché
Nagisa,
anche durante il sonno, sembrava non volerlo mollare. Era come se la
sua serenità di quel momento dipendesse da Rei, e lui non
voleva
rovinare quel momento. Non voleva interrompere i suoi sogni felici, e
farlo tornare in una realtà piena di paura.
Tuttavia,
quella realtà andava affrontata. Dovevano entrambi allenarsi
per i
Giochi. Si era offerto volontario per un motivo, e non era certo
quello di vedere entrambi uccisi alla Cornucopia.
-
Nagisa-kun, è ora di alzarsi - disse Rei, toccando con
delicatezza
la spalla dell'amico.
Nagisa
si mosse su un lato, e si stropicciò gli occhi.
Guardò Rei, ancora
mezzo addormentato, e sorrise. Un secondo dopo, però,
sembrò
ricordarsi di dove si trovasse, e i suoi occhi si rattristarono.
-
Dobbiamo iniziare a pensare cosa fare - disse Rei, cercando di
mantenere un tono di voce deciso.
-
Rei-chan... - fece Nagisa, alzandosi dal letto.
Non
poteva sopportare di vedere Nagisa così scoraggiato. Non era
da lui,
proprio per niente.
-
Assieme, ti prometto che ce la faremo! - continuò.
Era
deciso a fare qualunque cosa rientrasse nelle sue capacità
per
mantenere quella promessa.
*
Il
suo obiettivo si era realizzato. Erano rimasti da soli, lui e Nagisa,
mentre tutti gli altri tributi erano caduti. Ora restava soltanto una
cosa da fare.
-
Siamo rimasti da soli - disse Nagisa. Era tutto sporco di sangue e
fango, e i suoi occhi avevano perso completamente la luce gioiosa che
li caratterizzava. Era vivo, però, e questa era la cosa
importante.
-
Uccidimi - disse Rei. - Uccidimi, e vinci.
Gli
occhi di Nagisa si riempirono di lacrime. - Non scherzare, Rei-chan!
Rei
gli mise in mano il suo coltello. - Non sto scherzando - disse. -
È
l'unico modo per portare a termine il mio piano. Se esiterai, non
succederà nulla di buono.
Nagisa
puntò il coltello davanti a sé, tremante, mentre
Rei apriva le
braccia, chiudendo gli occhi, pronto a ricevere il colpo che
l'avrebbe ucciso.
Era
così che doveva andare, con Nagisa che usciva vittorioso
dall'Arena,
garantendo ricchezza e sicurezza alla sua famiglia.
Sentì
un piccolo tonfo sull'erba. Nagisa aveva fatto cadere il coltello.
-
N-non posso, Rei-chan - disse il ragazzo, piangendo. - Non potrei mai
farti del male.
In
quel momento sentirono uno strano rumore, come se qualcosa di
estremamente pesante fosse buttato ripetutamente in terra. Il suolo
sotto i loro piedi tremò, e dagli alberi che circondavano la
radura
in cui si trovavano spuntò fuori una creatura orrenda.
Era
come un rinoceronte, ma almeno tre volte più grande di
quelli che
avevano sempre visto nei libri. Era velocissimo, e loro non avrebbero
avuto alcuna possibilità di sfuggirgli. Sarebbero morti
entrambi,
travolti dalla sua carica.
A
meno che....
Gli
Strateghi avevano il controllo su ogni aspetto dell'Arena. Se
avessero avuto un vincitore, sicuramente avrebbero fermato quella
bestia....
Velocemente,
Rei raccolse il coltello da terra, e lo puntò contro di
sé.
In
un attimo affondò la lama nel suo stesso petto. Dritto verso
il
cuore, così sarebbe morto immediatamente, e quell'ibrido non
avrebbe
raggiunto Nagisa.
Cadde
a terra, mentre lentamente perdeva conoscenza.
-
Rei-chan...? Rei-chan!
Sorrise.
La voce di Nagisa fu l'ultima cosa che sentì....
Rei
si svegliò di soprassalto. Impiegò qualche
secondo a rendersi conto
di dove si trovasse. Non era più nell'Arena, ma nel suo
letto di
Capitol City. Quella sarebbe stata la sua ultima notte lì:
il giorno
dopo sarebbero cominciati i Giochi. Era già un miracolo il
fatto che
si fosse addormentato, non poteva pretendere di fare bei sogni.
Si
alzò, e uscì dalla camera. Ritornare a dormire
era fuori
discussione, dopo quel sogno non ci sarebbe mai riuscito. Si sedette
su una delle poltroncine del soggiorno, osservando il panorama della
città dalle vetrate.
Ripensò
a tutti gli avvenimenti dei giorni precedenti: gli allenamenti, la
prova con gli Strateghi, i punteggi, l'intervista. Soprattutto
l'intervista.
-
È così raro vedere qualcuno che si offre
volontario nel tuo
Distretto, ed oltretutto durante un'Edizione della Memoria
così
particolare... - disse Caesar Flickerman, non appena si fu avvicinato
a lui. - Dicci un po', Rei, perché l'hai fatto?
Su
due piedi non sapeva cosa rispondere. Avrebbe dovuto dire la
verità?
Si
guardò alle spalle. Nagisa lo osservava, un po' nervoso. Era
già
stato intervistato e, inaspettatamente, se l'era cavata
brillantemente. Era riuscito a far riemergere quel ragazzino
simpatico e spensierato che lo aveva sempre tormentato durante le ore
di lezione, quel lato di sé che la Mietitura sembrava aver
strappato
via.
Doveva
davvero dire a tutti che l'unico motivo per cui si trovava
lì era
perché vedere quel ragazzo morire senza che lui potesse fare
nulla
gli avrebbe spezzato il cuore?
No.
Era una cosa troppo personale, qualcosa che nemmeno lui comprendeva
appieno. Ma non voleva nemmeno raccontare una bugia.
-
Mi sono offerto volontario... per un amico.
Dalla
folla si levo un coro di "Ooooh". Flickerman guardò dietro
di sé, verso Nagisa. - Un amico?
Per
qualche motivo, Rei si sentì arrossire. - Sì. Il
mio... il mio
migliore amico - aggiunse.
Subito
dopo la trasmissione, Nagisa l'aveva abbracciato, con le lacrime agli
occhi. Rei non aveva mai apprezzato troppo il contatto fisico, ma
aveva accolto Nagisa tra le sue braccia con tenerezza.
Era
strano pensare quelle cose in quel momento, ma sentiva che, anche se
spesso Nagisa aveva sconquassato l'ordine del suo mondo, quello era
il posto giusto per lui. Lì, tra le sue braccia.
Era
confuso. Perché aveva reagito in quel modo, durante
l'intervista? E
perché quel sogno?
Aveva
considerato l'idea di morire mentre proteggeva Nagisa, certo, ma
arrivare addirittura a togliersi la vita pur di farlo vincere? Non
aveva considerato quello scenario. Aveva pensato, in quei giorni, a
tutte le possibilità: era il suo modo di mantenersi lucido e
tranquillo. La situazione migliore era quella in cui lui fosse caduto
mentre combatteva contro l'ultimo tributo rimasto, rendendolo
incapace di reagire, lasciando a Nagisa il colpo finale.
Era
rassegnato alla sua morte, ma non aveva immaginato che lui stesso
avrebbe potuto infliggersi il colpo fatale. Si portò una
mano al
cuore. Sarebbe davvero stato capace di fare una cosa del genere?
Una
parte di sé, quella che aveva causato quel sogno, era
convinta di
sì. Per Nagisa-kun, sì.
Si
alzò. La sua testa era così piena di pensieri che
nemmeno riusciva
a stare fermo. Camminò avanti e indietro, sentendo sempre di
più il
peso di ciò che sarebbe successo l'indomani.
Pensò
a Nagisa, al suo sorriso, alla sua allegria, a tutte quelle cose di
lui che aveva promesso di proteggere. Il suo cuore batteva in modo
strano.
Perché
proprio in quel momento? Perché soltanto adesso che poche
ore lo
separavano dalla sua morte?
Maledetto
Nagisa-kun. Se non fosse per te, a quest'ora di certo non sarei qui,
in preda a tutti questi pensieri.
Era
nervoso, confuso ed arrabbiato con se stesso. Per la frustrazione
tirò un calcio alla vetrata, col solo risultato di farsi del
male.
-
Rei-chan? Tutto a posto?
Una
piccola figura fece capolino da dietro i divani. Nagisa-kun. Aveva
un'espressione stanca e preoccupata.
Durante
quei giorni, Rei l'aveva ammirato parecchio. Dopo la prima notte di
sconforto sembrava aver tirato fuori una parte della sua
positività,
anche se c'era ben poco per cui essere positivi in quella situazione.
Si era allenato duramente: pur essendo più piccolo degli
altri, era
avvantaggiato per quanto riguardava l'agilità.
Sembrava
essersi guadagnato la simpatia di qualcuno degli altri tributi, anche
se Rei non si fidava troppo. Non aveva ottenuto un punteggio
altissimo da parte degli Strateghi, ma nonostante questo non si era
scoraggiato.
Dopo
la prima notte, non aveva più voluto dormire con lui. Forse
era per
evitare di disturbarlo, ma Rei, proprio come era accaduto
precedentemente nella sua vita, si rese conto di quanto lo volesse
vicino a sé proprio grazie alla sua assenza. Era
più facile
addormentarsi con qualcuno al suo fianco....
-
Va tutto bene, Nagisa-kun - rispose. - Non riesci a dormire?
Nagisa
scosse la testa. - Ho paura - disse.
E
chi non ne avrebbe avuta? Presto si sarebbero ritrovati faccia a
faccia con la morte, in un modo o nell'altro.
Rei
si sedette sul divano, e Nagisa lo imitò. Era praticamente
attaccato
a lui, e Rei non poté fare a meno di trovare il calore del
suo corpo
stranamente confortante.
Nagisa
lo abbracciò, e Rei si irrigidì improvvisamente.
-
Eh? - fece. Non è il momento di fare
così!
-
Rei-chan... io non voglio fare del male a nessuno, e non voglio che
nemmeno tu lo faccia - disse. - Però... però ho
paura di morire. E
ho paura che tu muoia.
Lo
strinse a sé. Cos'altro avrebbe potuto fare?
-
Non succederà. Ricordati del piano a cui abbiamo pensato,
ok? Andrà
tutto bene. In qualche modo, ce la faremo!
Lo
disse anche per convincere se stesso. Non sapeva ancora bene cosa ci
fosse nella sua mente o che cosa provasse per Nagisa, ma sapeva che
questo doveva essere un incentivo per fare tutto ciò che si
rivelasse necessario. Qualunque cosa.
Nagisa
finì con l'addormentarsi sulla sua spalla mentre gli
spiegava per
l'ennesima volta cosa avrebbero dovuto fare.
Rei
lo prese in braccio, e lo riportò in camera sua. Dopo averlo
adagiato sul letto, si fermò a guardarlo.
Era
carino, quando dormiva. Anzi, forse lo era sempre, con quel suo
sorriso e lo sguardo pieno di vita. Era triste che se ne fosse reso
conto solo in quel momento.
Rei
si chinò su di lui, e gli diede un bacio sulla fronte.
Vincerai,
Nagisa-kun. Farò in modo che succeda.
*
Rei
si guardò le mani, tremante. Erano diventate tutte rosse....
Sangue.
Il sangue della ragazza davanti a me, ormai morta.
Si
era svolto tutto in maniera così veloce....
Rei
si era appena fermato, dopo l'assalto alla Cornucopia. Aveva visto
Nagisa scappare subito dopo la fine del conto alla rovescia,
così
come gli era stato detto di fare. Lui, invece, si era avventurato
verso la Cornucopia, pronto a prendere qualunque cosa gli potesse
servire. Era riuscito a raccattare un pugnale e due borse di viveri,
e ad uscirne indenne.
Si
era addentrato nella colorata foresta che circondava una parte della
radura della Cornucopia. Aveva bisogno di un posto relativamente
sicuro per fermarsi, e la radura non sarebbe stata il luogo migliore.
Più avanti avrebbe proseguito verso est, per raggiungere
l'alta
montagna innevata che torreggiava sul paesaggio: se fosse riuscito a
scalarne anche solo una parte, avrebbe potuto osservare meglio la
zona e questo lo avrebbe facilitato nel trovare Nagisa.
Tutto
di quel luogo sembrava così invitante, dalle erbette che
spuntavano
dal suolo ai frutti che crescevano sugli alberi. Rei non aveva mai
visto quelle specie di piante; inoltre aveva delle scorte di viveri,
e non gli sembrava il caso di rischiare raccogliendo frutti
sconosciuti. Aveva sperato che anche Nagisa avesse avuto lo stesso
pensiero. L'aveva avvertito di stare molto attento, del resto.
Si
era seduto soltanto un attimo per riprendere fiato, quando aveva
sentito un fruscio tra i cespugli.
Subito
dopo, davanti a lui comparve una ragazza, con aria stupita e
spaventata. Rei, alzandosi, si portò una mano al fianco,
dove teneva
il pugnale. Sperava soltanto che la ragazza andasse via, che capisse
che lui non voleva farle del male... ma questo non accadde.
La
ragazza si lanciò verso di lui, armata soltanto delle sue
stesse
mani, e gli afferrò il collo con tutte le sue forze. Era davvero
forte, ed assolutamente capace di strangolarlo.
Rei
reagì inconsciamente, per puro istinto di sopravvivenza,
usando il
metodo più immediato che avesse per liberarsi.
Tirò fuori il
pugnale, e lo piantò nel fianco della ragazza. Il sangue
sgorgò
copioso sulle sue mani, e la stretta della ragazza attorno al suo
collo si allentò.
Subito
dopo Rei sentì un colpo di cannone, e sapeva benissimo che
era stato
causato da lui, da ciò che aveva fatto a quella ragazza
senza nome.
Corse
a perdifiato, allontanandosi dal cadavere. Doveva assolutamente
trovare un lago, un fiumiciattolo, qualcosa che
gli
permettesse di lavare via quel sangue. Forse così avrebbe
potuto
cancellare ogni traccia del gesto che aveva compiuto, magari anche
dalla sua mente.
Aveva
appena ucciso una persona. E non l'aveva fatto per proteggere Nagisa.
Trovò
l'acqua quasi subito, forse anche troppo velocemente. Si trattava di
un fiume che sembrava espandersi a lungo dentro la foresta. Vi
immerse le mani dentro, e iniziò a strofinarle con energia.
Mentre
lo faceva, si guardò ai lati. Poco lontano da lui, una
ragazza era
in piedi vicino alla sponda. Si trattava di uno dei tributi femmina
del suo Distretto.
In
mano aveva qualcosa di tondo e colorato, molto probabilmente un
frutto. Doveva essere invitante come quelli che aveva visto lui. Era
tutto così bello, lì intorno... come se non si
trovassero in
un'Arena, bensì in un paradiso.
Poi,
la ragazza si portò il frutto alla bocca, e lo
addentò. Un attimo
dopo, Rei la vide cadere in acqua, faccia in avanti. Sentì
un altro
colpo di cannone.
Le
mani gli bruciavano. Quando le tirò fuori dall'acqua, vide
che erano
rosse, gonfie e piene di bolle.
L'acqua...
è velenosa.
E
non solo quella, apparentemente. Quando Rei si avvicinò al
cadavere
della ragazza, notò che l'unica cosa che avrebbe potuto
causarne la
morte era il frutto che aveva addentato soltanto qualche secondo
prima.
Meglio
evitare di raccogliere qualunque cosa, qui.
Il
sole stava già cominciando a scendere, e ben presto sarebbe
arrivata
la notte. Rei decise di sedersi sotto ad un albero, per riordinare i
suoi pensieri.
In
quelle ore aveva perso di vista il suo obiettivo principale. Nagisa.
E
se gli fosse successo qualcosa? E se avesse mangiato uno di quei
frutti, e fosse morto? E se fosse stato attaccato da qualcuno degli
altri tributi, magari proprio uno di quelli che aveva finto di
trovarlo simpatico?
Cercò
di calmarsi. Perdere Nagisa lo avrebbe fatto impazzire, lo sapeva
benissimo. Ma, almeno per quel primo giorno, avrebbe dovuto confidare
nelle sue capacità. L'indomani l'avrebbe trovato, o magari
anche
quella stessa notte, se avesse avuto la possibilità di
spostarsi.
Ripeté
il piano nella sua mente.
Trovare
qualcosa alla Cornucopia, far scappare Nagisa: fatto. Superare la
notte: in corso. Cercare un punto in alto per trovare Nagisa. Una
volta trovato Nagisa, spostarsi assieme per tutta l'Arena, senza mai
fermarsi nello stesso punto. Se possibile, costruire trappole
–
avrebbero avuto i frutti e l'acqua a disposizione, per
quello,
non c'era nulla di cui preoccuparsi. Attirare gli altri
tributi
nelle trappole o, ancora meglio, passare inosservati e lasciare che
si uccidano tra di loro.
E
poi, la parte che non aveva riferito a Nagisa....
Giunto
allo scontro con l'ultimo tributo, lasciarsi ferire gravemente,
facendo però in modo allo stesso tempo che tale tributo non
sia più
capace di combattere.
Era
tutto chiaro e conciso, come a lui piaceva. Il pensiero lo
riempì,
almeno momentaneamente, di calma. Se l'annuncio dei morti della
giornata non avesse incluso Nagisa, tutto sarebbe stato ancora a
posto.
L'inno
di Panem risuonò nell'aria. Era giunto il momento della
verità.
Durante
la giornata, Rei aveva contato ventuno colpi di cannone. Sapeva bene
che due non potevano essere per Nagisa, dato che erano partiti per la
ragazza che aveva ucciso e per la ragazza del suo Distretto morta
avvelenata. Restavano diciannove tributi morti. Diciannove su
quarantotto. La possibilità che Nagisa fosse tra quei
diciannove era
abbastanza alta da spaventarlo.
Vide,
proiettati sul cielo, i volti dei caduti. Entrambe le ragazze del suo
Distretto. La ragazza che aveva ucciso, dal settimo. Fu molto
sollevato quando vide che il volto di Nagisa non era comparso nel
cielo.
Cercò
di mandare giù qualcosa, anche se non aveva fame. Per
fortuna aveva
cibo a sufficienza sia per lui che per Nagisa.
Forse
avrebbe anche potuto riposare un po'....
*
Il
suo sonno, già abbastanza leggero, fu interrotto da una
forte
esplosione.
Nagisa-kun,
fu il suo
primo pensiero, anche
prima di aprire gli occhi.
Scattò
in piedi, e cercò la fonte dell'esplosione. Attorno a lui,
però,
niente.
La
forte esplosione fu seguita da altre, più piccole. Scrutando
tra gli
alberi, Rei vide qualcosa di rosso in lontananza, come del fuoco.
Si
arrampicò su uno degli alberi. Alcune delle bolle che aveva
sulle
mani scoppiarono. Il dolore era forte, ma cercò di ignorarlo.
Una
volta giunto in cima, comprese quale era la fonte di tutto quel
rumore.
La
montagna....
Quella
che soltanto fino a qualche ora prima sembrava una normalissima
montagna ricoperta di neve, ora era diventata un piccolo vulcano
sputafuoco. Una pioggia di lapilli si riversava sul terreno
circostante, mentre colate di lava incandescente incendiavano
chiunque e qualunque cosa si trovasse sul loro percorso. Rei vide
alcuni tributi che cercavano di scappare, ma inutilmente.
Ben
dodici colpi di cannone risuonarono nell'aria, poi la lava si
bloccò,
solidificandosi immediatamente.
Rei
scese dall'albero e si mise a correre, Nagisa l'unico pensiero nella
sua mente.
Doveva
trovarlo. Aveva lasciato passare troppo tempo, e ora poteva essere
troppo tardi.
È
vivo, pensò,
cercando di
rassicurarsi. Non sarebbe mai salito
lassù, si sarebbe
esposto troppo.
Corse
verso est, come aveva programmato di fare l'indomani. Decise di
restare nella foresta, per paura che il vulcano eruttasse di nuovo.
Sicuramente Nagisa era nascosto da qualche parte lì, e non
era
rimasto coinvolto nell'eruzione della montagna. Di certo stava bene,
non era tra le dodici vittime.
Mentre
si spostava tra gli alberi, sentì un rumore, come di foglie
che
venivano spostate. Vide una figura arrancare davanti a lui, tossendo
violentemente. Poi, la figura cadde in ginocchio per terra.
Rei
si avvicinò con cautela, il pugnale rivolto davanti a
sé. La luce
della luna non era fortissima, ma lo era comunque abbastanza da
permettergli, una volta vicino, di riconoscere chi gli stava davanti.
-
Nagisa-kun....
Aveva
in mano una piccola spada, era coperto di cenere dalla testa ai piedi
e tossiva senza sosta, ma era vivo.
Rei
cadde in ginocchio davanti a lui, e lo abbracciò. Gli
sembrava
strano farlo in quella situazione, ma stava piangendo di gioia. Era
vivo, ed erano assieme.
Non
appena lo strinse, però, Nagisa si ritrasse, come se gli
avesse
appena fatto del male.
Rei
cercò di osservarlo, per quanto la poca luce potesse
permetterlo.
Sul fianco sinistro di Nagisa sembrava che il tessuto della sua
maglia fosse stato strappato via, e anche la sua pelle aveva un
aspetto strano.
-
Rei-chan... - disse Nagisa, tra un colpo di tosse e l'altro. - Il
calore... vulcano... vestiti... preso fuoco... per fortuna...
terreno....
La
sua voce era molto strana, come se avesse ingoiato parte della cenere
che lo ricopriva.
È
andato vicino al vulcano. Quella sul suo fianco è una
scottatura, e
anche molto grave.
-
Non parlare – disse Rei. - Riesci a camminare un altro po'?
Ti
aiuterò io.
Nagisa
annuì, e Rei lo aiutò ad alzarsi, sostenendolo.
Spostarsi troppo
durante il giorno era fuori discussione, con Nagisa in quelle
condizioni, così Rei lo condusse fino al corso d'acqua. Se
qualche
tributo si fosse avvicinato, avrebbero perlomeno avuto un'altra arma
ad immediata disposizione per incapacitarlo.
Fece
sedere Nagisa contro il tronco di un albero. Il ragazzo continuava a
tossire come se il fuoco avesse toccato anche i suoi polmoni. Prese
una bottiglietta d'acqua da una delle borse della Cornucopia, e lo
fece bere.
Usò
il pugnale per tagliare via i brandelli della maglia di Nagisa,
attento a non fargli ulteriormente del male.
-
Rei-chan... - mugugnò il ragazzo.
-
Stai tranquillo, Nagisa-kun....
Cosa
poteva fare? Non aveva nulla per trattare una scottatura....
Tremava.
Nagisa era in pericolo, e lui non sapeva che cosa fare.
-
Acqua... Rei-chan....
Fece
un bel respiro. Calma, si disse.
L'acqua
era l'unica cosa che aveva per aiutare Nagisa. Prese la seconda
bottiglietta, e ne versò il contenuto sull'ustione. Era la
sua
ultima bottiglietta, ma non importava: Nagisa ne aveva bisogno.
Strappò
una lunga striscia di tessuto da una delle due borse, e la
utilizzò
per bendare Nagisa.
Non
preoccuparti, Nagisa-kun. Dopo che avrai vinto, a Capitol City
faranno sparire anche il ricordo di quest'ustione.
Perlomeno
aveva smesso di tossire, e ora aveva gli occhi chiusi, come se
cercasse di dormire.
-
Cerca di riposarti – gli disse Rei, sedendosi accanto a lui.
Quella
sarebbe stata una lunga notte....
*
-
Quando la montagna è esplosa, io ero al limite della
foresta. Mi
sono nascosto lì, come avevamo programmato – disse
Nagisa. La sua
voce era ancora molto roca, come se le sue corde vocali fossero state
danneggiate in qualche modo, ma perlomeno non tossiva più
così
tanto.
-
Dei frammenti di roccia sono iniziati a piovere dal cielo. Alcuni
erano incandescenti, e qualche albero ha preso fuoco. Sono scappato,
ma non abbastanza in fretta – fece, indicando la fasciatura.
- Mi
sono rotolato sul terreno, come abbiamo imparato durante gli
allenamenti, e ho continuato a correre. Hanno spento il fuoco, nel
frattempo.
-
Gli Strateghi, sicuramente – disse Rei. Aveva recuperato le
bottigliette e qualche contenitore per il cibo, e stava cercando di
riempire tutto con l'acqua del fiumiciattolo. Tuttavia, con le mani
gonfie che si ritrovava, era difficile maneggiare qualunque cosa,
specialmente se voleva evitare un contatto ulteriore con quel liquido
velenoso.
-
Rei-chan, vuoi che ti dia una mano? - fece Nagisa, tentando di
alzarsi, ma ricadde per terra.
-
Assolutamente no! - esclamò Rei. La sua situazione non era
grave
come gli era sembrata quella notte, ma era molto debole. Non voleva
che si sforzasse, e nemmeno che entrasse a contatto con quell'acqua.
Gli
ci volle un po' più di tempo, ma finalmente
riuscì a riempire
tutto.
-
Ecco, questi sono per quando qualcuno tenterà di attaccarci.
Serviranno perlomeno a tenerli lontani.
Nagisa
lo guardò con aria sbalordita. Aveva sempre fatto
così, anche
quando, a scuola, gli capitava di prendere il massimo ad un compito
in classe.
-
Meno male che ho trovato te, Rei-chan – disse, addentando un
pezzo
di pane.
Il
modo in cui Nagisa cercava di mantenere il sorriso nonostante la
situazione in cui si trovavano gli fece quasi scoppiare il cuore.
Sentiva che avrebbe voluto abbracciarlo, ma gli avrebbe fatto
soltanto del male, in tutti i sensi.
Hai
scelto proprio il momento sbagliato, disse
a se stesso.
-
Sono certo che avresti preferito avere come amico uno di quegli
energumeni dei primi Distretti, non uno come me. Sarebbe stato un
protettore molto più efficace.
Nagisa
scosse la testa, tossendo piano.
-
Rei-chan...?
-
Sì?
-
Io... io ti piaccio?
Rei
reagì con sorpresa. È una
domanda da fare, in questa
situazione?
C'erano
tanti significati che poteva dare a quella domanda, e tanti
significati che poteva avere la sua risposta. In cuor suo sapeva
quale fosse la verità riguardo i suoi sentimenti, ma
rivelarli a
Nagisa in quel momento sarebbe stato doloroso, oltre che inutile.
-
Ma certo, Nagisa-kun. Cosa ti ha mai fatto pensare il contrario?
-
Niente – fece il ragazzo, sorridendo. - Volevo solo
sentirtelo
dire.
Subito
dopo, sentirono qualcosa attraversare le foglie degli alberi, e
cadere accanto a loro.
Un
paracadute degli sponsor.
Dentro
vi era un tubetto con della crema.
-
Nagisa-kun... credo che sia per la tua scottatura.
Rei
rimosse le bende con cautela. Quando il tessuto si separò
dalla
pelle lesionata, Nagisa trasalì per il dolore, ma subito la
sua
espressione si tramutò in una di sollievo non appena Rei vi
applicò
la crema.
Era
risaputo che gli ospedali di Capitol City fossero estremamente
all'avanguardia nel trattamento di qualunque malanno, ma soltanto in
quel momento Rei e Nagisa poterono osservare i miracoli delle
medicine cittadine.
Dopo
qualche minuto, infatti, la pelle sul fianco di Nagisa si
rigenerò,
senza nemmeno lasciare l'ombra di una cicatrice.
-
Wow – fece Nagisa, stupito.
-
Come... come ti senti?
-
Molto meglio. Possiamo spostarci, ora, se vuoi.
Rei
ringraziò chiunque avesse deciso di mandare loro quella
medicina.
Aveva dato a Nagisa una possibilità in più.
L'aveva liberato dal
dolore, e aveva impedito che la sua ferita di infettasse, dato che di
certo non aveva utilizzato materiali sterili per bendarlo.
Decisero
di spostarsi lungo il fiume. Mentre camminavano, sentirono alcuni
colpi di cannone.
-
Sembra tutto così lontano... - fece Nagisa, e Rei
capì esattamente
cosa intendeva.
Era
come se la carneficina che si consumava a pochi passi da loro fosse
qualcosa di remoto, qualcosa che non li riguardava.
-
Sembra quasi un bel posto – aggiunse Rei.
-
Sai, il sole che tramonta mi fa pensare un po' a casa. Quasi come se
stessi per tornare da mamma dopo una giornata passata assieme....
In
quell'attimo, Rei captò qualcosa. Un fruscio, dei passi
veloci.
-
Nagisa-kun, corri! - urlò, indietreggiando velocemente.
Nagisa
aveva i riflessi pronti, e quella fu una fortuna. Un ragazzo
sbucò
fuori dalla fitta vegetazione, le braccia tese in avanti come se
avesse voluto spingerli in acqua. Loro, però, si erano
spostati, e
lui non era riuscito a cambiare direzione in tempo, cadendo dentro
l'acqua.
Lo
videro dimenarsi, cercando inutilmente di uscire. La sua pelle si
riempì di bolle, mentre annaspava, l'acqua che gli entrava
nella
bocca....
Dopo
qualche secondo smise di muoversi. Il cannone sparò per
l'ennesima
volta.
Decisero
di spostarsi dall'acqua, e fermarsi per la notte. Nagisa sembrava
scosso dalla morte di quel ragazzo, ma non troppo. Quella situazione
aveva cambiato radicalmente anche lui....
-
Stanotte farò io la guardia! - esclamò Nagisa.
-
No, Nagisa-kun, non è il caso – disse Rei,
cercando di essere più
categorico possibile. - Posso stare tranquillamente sveglio.
-
Non è vero. Non hai dormito per niente, stanotte, e hai
bisogno di
sonno.
Non
ha tutti i torti....
-
Nagisa-kun... sono io quello che deve proteggere te, qui!
-
No – fece il ragazzo, con decisione. - Ho una spada, ho le
nostre
bottiglie, inoltre sono certo che al minimo rumore tu salterai in
piedi. Possiamo cavarcela!
L'ottimismo
nel tono di Nagisa rendeva anche lui speranzoso. Magari avrebbe
potuto riposare per qualche ora, sempre se fosse riuscito ad
addormentarsi, e poi continuare a fare la guardia. Nagisa
probabilmente si sarebbe lamentato, ma lui l'avrebbe avuta vinta.
-
Va bene, ma solo per stavolta....
Rei
si sdraiò, e chiuse gli occhi. Inaspettatamente, la
stanchezza prese
subito il sopravvento....
*
Due
tonfi secchi. Urla. Passi veloci. Altre urla. Rei aprì gli
occhi.
-
Rei-chaaan!
Nagisa
urlava, forte tanto da sembrare che si stesse scorticando la gola. Lo
stava chiamando.
Lui
scattò in piedi, il pugnale nella mano destra e la bottiglia
d'acqua
velenosa nella sinistra.
Accanto
a lui, una scena terribile.
Nagisa
urlava, dimenandosi sotto il peso di un altro tributo. Sembrava
incapace di muovere le mani, ma nella penombra Rei non capiva il
perché.
Non
c'era tempo da perdere. Rei si buttò con tutte le sue forze
contro
il tributo, separandolo da Nagisa. Lottarono sul terreno, e Rei si
rese conto che il ragazzo era armato con un lungo coltello.
Cercò
di evitare i suoi attacchi, ma il tributo era più grosso di
lui, e
sembrava sapere benissimo cosa stesse facendo.
Non
devo arrendermi... per Nagisa-kun....
Era
riuscito ad atterrare il ragazzo, ma quello ancora cercava di
colpirlo con il coltello. Rei cercò di ripararsi, usando la
mano
sinistra....
Il
coltello dell'altro tributo ruppe la bottiglia, facendone fuoriuscire
il contenuto proprio addosso a sé. Fu davvero una fortuna
che, in
quel momento, la forza di gravità giocasse a favore di Rei.
Il
ragazzo si dimenava, sotto l'effetto del liquido urticante, e Rei,
spinto da una rabbia implacabile, gli piantò il pugnale
nella gola.
Per
aver cercato di fare del male a Nagisa-kun, pensò,
mentre un
colpo di cannone risuonava per l'ennesima volta.
Rei
tornò da Nagisa. - È tutto ok – disse.
- Non potrà più farci
del mal-
Si
bloccò, scioccato. Il sole stava sorgendo e, nella tenue
luce
dell'alba, Rei poté osservare meglio Nagisa.
Capì
subito come mai il ragazzo non fosse riuscito a muovere le mani, e a
cosa fossero dovuti i rumori che aveva sentito prima di alzarsi.
Le
mani di Nagisa erano entrambe piantate al terreno, tenute ferme da
coltelli da lancio.
E
lì, dove soltanto qualche ora prima c'era quell'orribile
bruciatura....
No,
non è possibile....
Uno
squarcio si apriva sul suo fianco, e da esso il sangue usciva
copiosamente.
Rei
cadde in ginocchio davanti a Nagisa. Doveva fare qualcosa, qualunque
cosa, perché Nagisa non poteva morire, non ora che
sembravano così
vicini al loro obiettivo....
-
Nagisa-kun, resisti! - disse, vuotando completamente anche la seconda
borsa. Gli serviva altro tessuto per fasciare le ferite di Nagisa...
sarebbe riuscito a fermare tutto quel sangue, e magari sarebbe
arrivato qualche altro omaggio dagli sponsor....
-
Rei-chan... fermati... è... troppo... tardi.... –
fece il ragazzo,
la voce flebile. Il suo petto si muoveva in maniera affannosa.
-
No! - urlò Rei, piangendo. Strappò un pezzo di
tessuto, e lo
premette contro il fianco di Nagisa. Poi, con la maggiore delicatezza
possibile, liberò le sue mani. Nagisa quasi non
reagì, come se
avesse perso la capacità di provare dolore.
Non
importava quanto cercasse di tamponare la ferita: il sangue di Nagisa
continuava a scorrere, imbrattandogli le mani, mentre il colorito del
ragazzo diventava sempre più pallido.
Le
parole “Non c'è più niente da
fare” si insinuarono
sempre con più forza nella mente di Rei, abbattendo
qualsiasi
speranza.
No,
no, no....
-
Rei-chan... stringimi....
La
voce di Nagisa era diventata soltanto un sussurro. La voce di
qualcuno che stava esprimendo il suo ultimo desiderio.
Era
davvero finita.
-
S-sì. Certo, Nagisa-kun.
Circondò
le spalle di Nagisa con un braccio, e lo strinse al suo petto. Stava
singhiozzando.
Non
era pronto a lasciarlo andare. Non lo sarebbe stato nemmeno prima, ma
ancora meno ora che aveva capito.
Allentò
un pochino la sua stretta, e si abbassò su di lui per dargli
un
piccolo bacio sulle labbra.
Un
gesto d'amore, prima della fine.
Nagisa
sorrise. Doveva costargli molto, in quel momento.
-
Grazie, Rei-chan... io....
In
quel momento, i suoi occhi si spensero. Il suo petto smise di
muoversi. Un colpo di cannone squarciò l'aria.
È
andato via.
Rei
rimase fermo per un tempo indefinito, gli occhi sbarrati e le lacrime
che gli rigavano le guance. Nagisa era morto. Nagisa, l'unica ragione
per cui si trovasse in quel luogo, era morto. Lui, il ragazzo
che
amava, non c'era più.
Lasciò
andare il suo corpo senza vita soltanto quando sentì
l'hovercraft
arrivare.
Vagò
per la foresta, lasciandosi indietro cibo, acqua e armi. Non ne
avrebbe avuto bisogno. Senza Nagisa, la sua sopravvivenza in
quell'Arena non avrebbe avuto alcun senso.
Nagisa-kun...
morto....
Mentre
camminava senza meta, registrò qualcosa di colorato ed alato
entrare
nel suo campo visivo.
Una
farfalla.
La
sentì posarsi sul suo braccio destro... poi, un dolore
lancinante si
diffuse per tutto quel lato del suo corpo.
Mi
ha punto. È velenosa....
Si
lasciò cadere per terra, privo di ogni volontà di
andare avanti. La
sua vista si stava annebbiando, ma riuscì a vedere altre
farfalle
che volavano verso di lui....
Una,
cinque, dieci altre punture. La sua coscienza stava svanendo. Rei
pensò, sorridendo, che non sarebbe mai riuscito a
sopravvivere....
Sto
arrivando.
*
La
luce del sole era forte, diretta proprio verso le sue palpebre.
Spostò la testa da un lato, e aprì gli occhi.
-
Rei-chan... finalmente sei sveglio.
Qualcuno
era chino su di lui. Qualcuno la cui voce conosceva fin troppo
bene....
Nagisa
lo stava guardando, sorridente. Era il ragazzo allegro di sempre.
Rei
vide il suo volto che si avvicinava sempre di più, e subito
dopo
Nagisa lo stava baciando con dolcezza.
-
Anche io ti amo, Rei-chan – disse, la voce colma di
felicità.
Entrambi
si rialzarono, sedendosi sull'erba. Si trovavano in un bellissimo
prato, pieno di fiori variopinti che emanavano un profumo delizioso.
Rei
prese la mano di Nagisa, e la strinse forte.
Dopotutto,
il nostro non è mai stato un addio....
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