Alla riscoperta di me

di Occhio che veglia
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I saggi romani affermavano "nomen omen", pensando che il nome dato dai genitori al figlio appena nato altro non fosse che un oracolo, un augurio, un primo regalo carico di speranze e aspettative per il piccolo esserino che si preparava a vivere. Sofia, saggezza, questo č il mio nome... un nome forse troppo impegnativo da portare, me ne rendo conto solo ora.
Da piccola adoravo i fantasy... streghe, fate, orchi e castelli magici allietavano le mie letture e affollavano i miei sogni a occhi aperti.
Da piccola credevo nell'amore, quello puro, vero, disinteressato; credevo nei colpi di fulmine, nel "per sempre", nel "felici e contenti". Sapevo con certezza che un giorno il mio principe azzurro sarebbe arrivato e io sarei stata sua.
Da piccola avevo dei piccoli sogni che credevo mi avrebbero resa grande.
Da piccola le persone e i loro sentimenti erano le mie prioritā.
Da piccola gioivo per le piccole cose... un caminetto acceso in un giorno di pioggia, un picnic improvvisato sotto il tavolo, un libro da leggere accarezzata dal sole.
Da piccola pensavo che la paura si superasse con il supporto degli amici.
Da piccola affrontavo le sfide a testa alta, sicura che mai ne sarei uscita distrutta se aiutata dal muto sostegno dei miei genitori.
Da piccola ero avventurosa: se non mi avessero fermata, avrei smosso mari e monti per vedere nuove cose e provare nuove emozioni.
Da piccola, me ne rendo conto solo ora, sapevo vivere!




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