Titolo: Le
mirabolanti avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou
Autore:
Liberty89
Genere:
Comico, Demenziale
Rating: Verde
Fandom:
Kingdom Hearts
Personaggi:
Sora, Riku, Un po' tutti
Avvertimenti:
OOC
Note dell'autrice:
Dunque, sì. Buona sera, sono pazza, ormai è
appurato, ma non solo io! Su un gruppo di librofaccia, abbiamo trovato questa
immagine e qualcuno ha detto “scriviamoci una
fic”, ebbene, eccone l’inizio xD Questo
è il primo "capitolo", breve ma intenso (?). Non so quanti
ne usciranno né quando riuscirò ad aggiornare
questa storia perché ne ho altre in corso che pretendono la
mia attenzione, questa credo che la scriverò a tempo perso,
non appena avrò l'ispirazione. Comunque, se vi
può rallegrare (?) ho già in mente cosa scrivere
nel secondo capitolo e in quello seguente.
Spero che questo delirio vi piaccia e vi diverta. Buona lettura!
Disclaimer: i personaggi di questa
fic non mi appartengono. La fic non è stata scritta a scopo
di lucro.
Episodio 1: L’inizio
dell’avventura - Mettiti questo!
Sora sapeva che l’Oscurità non era una cosa buona
-ci aveva lottato contro per anni, qualcosa l’aveva pure
imparata. Tutti quanti lo sapevano. Corrompeva i cuori della gente, la
trasformava in Heartless e Nobodies, distruggeva i mondi, e faceva
tante altre cose che venivano catalogate senza dubbio come
“cattive”.
Ciò che l’eroe dei mondi non credeva possibile era
il declino
mentale che potesse subire una persona, che per troppo
tempo era rimasta in stretto -strettissimo in realtà-
contatto con l’Oscurità, anche a distanza di mesi.
Sapeva che la gente tendeva a impazzire e fare cose che normalmente non
avrebbe fatto, quando si faceva corrompere dal potere oscuro, ma non pensava
davvero che qualcuno potesse dare
i numeri.
Dopo la sconfitta di Xemnas, lui e Riku erano tornati finalmente a casa
e avevano ripreso le loro vite da dove si erano interrotte, anche se
con una certa fatica. Dopotutto, non era una cosa semplice riabituarsi
alla normale routine dopo quasi due anni di battaglie continue.
Nonostante le piccole difficoltà iniziali, tutto stava
andando meravigliosamente bene a detta del castano, finché
non giunse quel funesto Venerdì tredici, o meglio la sua
funesta e inquietante notte.
Era a letto già da un pezzo quando sentì bussare
alla finestra della sua stanza, incuriosito, si sporse e non fu molto
sorpreso di trovare il suo migliore amico che lo guardava dal basso,
non era raro che lo andasse a cercare a qualsiasi orario, ma il suo
tono gioioso e la sua espressione bizzarra -rischiarata dalla luce del
lampione- lo preoccuparono non poco.
-Sora scendi! Sbrigati, se no facciamo tardi!- esclamò
l’argenteo, eccitato come un bimbo a Natale.
Il custode della Catena Regale inarcò un sopracciglio.
-Tardi per cosa?-
-Te lo spiego dopo, ora spicciati!- replicò Riku,
sistemandosi una sacca in spalla.
Con un sospiro lo accontentò, quindi vestito e infilate le
scarpe scese e uscì, trovando l’amico impegnato a
sistemarsi qualcosa sulla faccia.
-Riku… cosa stai facendo?- chiese titubante, notando solo
ora che il suo migliore amico, solitamente un ragazzo tutto
d’un pezzo, stava indossando una calzamaglia
blu sotto
a un paio di slip
rossi.
-Allora? Come ti sembro?- domandò invece il maggiore,
mostrando il viso coperto da una piccola mascherina dai bordi neri che
gli celava lo sguardo. -Bellissimo non è vero? Ora tocca a
te, forza, mettiti questo!- proseguì, buttandogli in mano un
costume simile al suo, senza dargli il tempo di ribattere in qualche
modo.
-…come?- mormorò Sora, fissando malissimo la
calzamaglia gialla
che teneva tra le braccia.
-Andiamo Sora, non abbiamo mica tutta la notte!- lo
rimproverò Riku, riprendendosi tutto e cominciando a
infilargli la maglia dell’abito.
Dopo un comico quarto d’ora di tira e molla, il castano
capitolò e fece tutto da solo. La sola idea
dell’amico che tentava di mettergli gli slip arancioni gli
faceva venire i brividi. A un certo punto si era anche ricordato un
passaggio che aveva letto sul libro di psicologia, che diceva qualcosa
a proposito di assecondare i malati di mente perché se si
innervosivano, potevano rivelarsi pericolosi. Ormai gli era chiaro che
al custode della Via per l’Alba doveva essere saltata qualche
rotella, quindi aveva preferito dargli corda piuttosto che rischiare di
ritrovarsi di fronte a un pazzo furioso armato di keyblade.
Così si ritrovò vestito di un giallo sgargiante e
una maschera a forma di paopou a nascondergli il viso.
-Sei perfetto!- esclamò l’argenteo, alzando
entrambi i pollici.
-Ok… perfetto per cosa, di grazia?-
A quella domanda, Riku lo acchiappò e gli mise un braccio
attorno alle spalle, girandolo in direzione delle altre case. -Amico
mio, siamo stati fermi per troppo tempo. Le ombre avanzano. Si
nascondono alla luce del sole, ma di notte riemergono dai loro anfratti
bui per divorare i cuori dei nostri amati compaesani.-
spiegò con enfasi. -Ma noi impediremo la loro rivalsa! Noi
salveremo le Destiny Islands! Io e te, amico mio! Capitan Riku e Mr.
Paopou!- esclamò infine, alzando un pugno al cielo e
scoppiando in una breve risata sommessa.
Mentre il suo cervello andava in morte cerebrale, tutto ciò
che Sora riuscì a fare fu tremare e piangere, chiedendosi
cos’avesse mai fatto di male -lui o il suo Nobody a questo
punto, chi poteva sapere se Roxas aveva combinato qualcosa, seppur
piccola, che avesse causato lo scoppio dei neuroni di Riku?- per
meritarsi un simile destino.
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