Week
end con Martin
La
campanella risuonò per i corridoi della Torrington
annunciando agli
studenti l'inizio dell'ultima lezione del venerdì.
Una
fiumana umana iniziò a muoversi per i corridoi per
raggiungere la
classe giusta.
«Su,
Martin, dobbiamo andare a storia!» protestò Diana,
trascinandosi
dietro un biondo recalcitrante ed immusonito.
Fingendo
di non vedere la faccia da cucciolo maltrattato che esibiva, la
ragazza lo portò fino a destinazione scaricandolo al suo
posto
sbuffando per la fatica.
Mollato
l'amico Diana si sistemò al suo posto concedendosi, non
vista, una
risatina. Martin la faceva arrabbiare, la esasperava ma adorava
quando le faceva la faccetta da cucciolo, anche se non l'avrebbe
ammesso neanche sotto tortura (chi avrebbe più potuto
frenare
l'espansione dell'ego di quel matto se fosse venuto a saperlo?).
Il
biondino fissò ancora una volta il giardino fuori dalla
finestra con
occhi speranzosi ma l'arrivo del professore pose fine ad ogni suo
piano di fuga.
«Buongiorno
ragazzi, su prendiamo i libri, oggi dobbiamo parlare della Guerra dei
sette anni.» annunciò il docente, poggiando la sua
valigetta sulla
cattedra.
Tra
uno stridio di sedie i ragazzi presero i libri rassegnandosi ad
uscire da quell'aula con un forte mal di testa. Il professor Geller
era famoso per le lunghe e tormentate spiegazioni in cui momenti
soporiferi si alternavano ad altri in cui i poveri studenti saltavano
dalle sedie a causa dei repentini innalzamenti di voce dell'uomo
lasciatosi trascinare dal racconto degli avvenimenti storici.
Come
previsto, a cinque minuti dalla fine della lezione, gli studenti
avevano le facce stravolte e pregavano per il suono della campanella
o, in alternativa, anche per una martellata in testa che mettesse
fine a quel supplizio.
«Spero
che vi sia tutto chiaro.» affermò l'uomo, finendo
di disegnare uno
dei suoi intricati schemi esplicativi. «Prima che me ne
dimentichi,
la riunione d'istituto che avremmo dovuto avere mercoledì
prossimo è
stata anticipata a domani, quindi le lezioni del sabato sono
sospese.»
La
testa di Martin, che fino a quel momento aveva ciondolato, nascosta
dietro al libro, scattò in alto appena udite quelle parole.
Niente
lezioni, niente compito di matematica, due giorni di vacanza. Solo la
paura di una punizione lo trattenne dal saltare in piedi sul banco
mentre un largo sorriso si faceva strada sul suo volto e miriadi di
progetti prendevano corpo nella sua mente.
«Allora,
come sfrutterai questa insperata vacanza?» chiese,
fiondandosi sul
banco di Diana appena il professore ebbe lasciato l'aula.
«Non
so, mia madre è ad un simposio, tornerà a casa
solo lunedì.»
rispose lei, meditabonda.
«Non
avrai intenzione di sprecare tutto il tuo tempo studiando,
vero?» la
minacciò. «Io vado a trovare mio padre, vieni con
me. Ci
divertiremo!»
«Non
saprei.» rispose, dubbiosa.
«Dai,
dai, dai!» la pregò.
Il
broncio da cucciolo bisognoso di affetto ebbe la meglio; un cenno del
capo da parte della ragazza designò la sua resa
incondizionata allo
tzunami Mystere.
«Perfetto!
Partenza domani mattina alle otto.» annunciò il
ragazzo prima di
dileguarsi per andare a preparare i bagagli.
«Ma
cosa gli è preso?» chiese Jenni, avvicinandosi
alla sua amica.
«Sembra più pazzo del solito.»
«Niente,
è solo in fibrillazione a causa dei due giorni di
vacanza.» rispose
Diana, pacatamente.
Ridendo
le due ragazze uscirono dall'aula per raggiungere il dormitorio.
Diana
era appena entrata nella sua stanza quando il suo cellulare
iniziò a
squillare.
Vedendo
sul display il nome di Martin si affrettò a rispondere,
forse il
Centro aveva bisogno di loro.
«Diana
ricordati di prendere i pattini, potrebbero servirci.»
urlò il
ragazzo, concitatamente.
Senza
che la ragazza avesse il tempo di rispondere Martin chiuse la
comunicazione.
Perplessa,
Diana rimase qualche secondo a fissare il telefonino quindi
alzò le
spalle e si arrese al fatto che non sarebbe mai riuscita a capire
ciò
che passava per la testa di quel benedetto ragazzo.
Poggiati
i libri uscì per andare alla mensa.
Dopo
aver pagato il pranzo, diede un'occhiata in giro e si diresse verso
il tavolo a cui era seduta Jenni.
«Posso?»
chiese
«Certo!»
affermò Jenni, sorridendo. «Come mai
sola?»
«Martin
sarà ancora alle prese con i bagagli. Va a trovare il padre
nel week
end.» spiegò Diana.
«E
tu?»
«Andrò
con lui.»
«Oh
oh, viaggetto romantico?» insinuò.
«Romantico,
con Martin?» ribatté Diana, ridacchiando.
«Hai
ragione.» ammise Jenni, ripensando mentalmente alle cose
assurde che
gli aveva visto fare da quando lo conosceva. «Io vado in un
centro
benessere con mia madre e mia sorella, ti va di unirti a noi?»
«Un
centro benessere? Bellissimo!» commentò Diana,
estasiata. «Ti
ringrazio ma ormai ho accettato l'invito di Martin, suo padre
è
quasi un secondo padre per me, mi dispiacerebbe deluderlo.»
«Peccato.
Vuol dire che alla prossima occasione organizzeremo un week end di
relax tra ragazze. Promesso?»
«Promesso!»
Finito
il pranzo Diana tornò in camera e si dedicò ai
compiti per lunedì,
dubitava fortemente che in compagnia di Martin avrebbe avuto tempo
per studiare.
Aperti
i libri cercò di concentrarsi sullo studio anche se ogni
tanto un
sorriso faceva capolino sul suo viso al pensiero di passare il week
end in compagnia di Martin.
Messo
da parte anche il tema per letteratura, la ragazza
stiracchiò le
braccia e gettò uno sguardo all'orologio.
Senza
che se ne fosse accorta si era già fatta ora di cena.
Presa
la borsa e il giubbotto si diresse verso il fast food da poco aperto
nei pressi del Campus.
Acquistato
un hambuger si avviò verso il parco della scuola. Faceva
freddo ma
aveva proprio voglia di stare un po' all'aria aperta dopo le ore
trascorse a studiare.
«Fatti
i bagagli?» chiese Martin apparendo improvvisamente alle sue
spalle
e facendola sussultare sulla panchina su cui era seduta.
«Si.»
mentì lei, sperando così di metterlo a tacere.
«Bene,
allora appena finisci di mangiare passiamo in camera tua a prenderle
così le carichiamo stasera e non perdiamo tempo
domani.» propose,
sedendolesi di fianco, in attesa.
«Impossibile,
ci sono cose che mi serviranno domani mattina.»
ribatté Diana,
cercando di apparire naturale.
«Va
bene.» capitolò Martin, mangiucchiando alcune
patatine che aveva
rubato alla ragazza.
«Allora
a domani. Alle otto, puntuale.» la salutò il
ragazzo balzando in
piedi ed allontanandosi velocemente.
Accartocciato
il pacchetto dell'hamburger, Diana lo lanciò dentro un
cestino lì
vicino quindi si alzò e si diresse a sua volta verso i
dormitori,
aveva dei bagagli da preparare.
Lavorare
per il Centro aveva un indubbio vantaggio, t'insegnava a prendere
decisioni velocemente. Così, mezz'ora dopo il suo rientro la
valigia
giaceva chiusa e pronta in un angolo della stanza.
Lavati
i denti e indossato il pigiama Diana si mise a letto e prese il suo
diario per il suo resoconto giornaliero.
Quel
giorno non aveva molto da raccontare ma trovava che scrivere aiutasse
a chiarire le idee.
Stava
appuntando quello che aveva preso per pranzo quando le parole di
Jenni le ritornarono in mente “Oh oh, viaggetto
romantico!”.
Immediatamente
un forte rossore le si diffuse sul volto e la portò a
nascondersi
sotto le coperte, quasi temendo che qualcuno potesse vederla.
Un
viaggio romantico? Si, le sarebbe piaciuto ma con Martin...no,
impossibile, lui era l'amico d'infanzia, il collega di lavoro...il
compagno di divertimenti ma nient'altro.
Il
suo pazzo, pazzo Martin a cui lei voleva un bene dell'anima.
Scrollando
il capo, Diana tornò a mettersi seduta; quei pensieri non le
appartenevano, erano dettati solo dalle parole dette da Jenni, non
doveva pensare così.
Finito
in fretta di scrivere, richiuse il suo diario, spense la luce e si
raggomitolò tra le coperte. Il sonno avrebbe portato via
quegli
strani pensieri.
Intanto,
qualche camera più in là, un elettrizzato Martin
finiva di
ricontrollare i suoi bagagli ballando al ritmo della musica che
risuonava dal suo lettore mp3 quindi, spento tutto, si metteva a
letto.
Mentre
s'infilava sotto le coperte la sua mente fu attraversata dal dubbio
che forse avrebbe dovuto chiamare suo padre prima di decidere di
andarlo a trovare ma, sorridendo, si disse che una sorpresa era
decisamente più divertente. Quindi si sistemò
meglio e scivolò in
un sonno popolato di tutte le attività che avrebbe voluto
fare nei
due giorni seguenti.
NDA:Ecco
a voi il primo capitolo di quella che avrebbe dovuto essere una
one-shot.
Spero di non
avervi deluse, finora.
A settimana
prossima per il secondo capitolo.
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