Reneslec
Lavabo
inter innocentes manus meas.
1. #colpa
Sta rigirando fra le dita il suo mp3. La prima cosa che nota
è
questa. Poi vede, certo, tutto quanto, il volto cherubico, le mani
fredde. Ma poi. Prima quel gesto curioso, atrocemente in contrasto, un
piccolo oggettino rosa e grazioso per bambine scandagliato dal
circospetto occhio rosso di una macchina da distruzione. Forse
è
del fatto che l'abbia notato prima,
la colpa.
«Si accende con il tasto sopra.» Non
il grido, la fuga, l'inorridito silenzio, ma si accende con il tasto sopra. Forse
è anche colpa di questo. Renesmee avrebbe potuto
non
dirlo. Ma l'ha detto. Non serve a niente urlare. La preda è
inerme, la casa vuota, Alec lo sa.
Prima che lei possa battere le ciglia, lui ha alzato lo sguardo.
Severo, inflessibile, quasi contrariato. Solo il petto di Renesmee si
muove -il ritmo bizzarro e asimmetrico del suo cuore strano.
Alec schiocca la lingua, altezzosamente stizzito. «Cosa
c'è che non va in te?»
È uscito così rapidamente che Renesmee si ritrova
a
rivolgere i propri dubbi al vuoto. Magari, se lui non avesse fatto -se
lei non avesse detto- non sarebbe andata così. O magari
sì.
2. #nebbia
Renesmee non lo ricorda -non precisamente, non lui. Ricorda la lunga
linea nera che strisciava verso di loro, le dita adunche di Aro come
artigli, gli sguardi carichi d'odio e ribrezzo che non avevano nome o
volto o identità. Però ne ha sentito parlare.
Jane e
Alec, i giocattoli preferiti dei Volturi, due tesorucci con le facce
d'angelo che potrebbero radere al suolo qualche continente, se solo lo
desiderassero -se solo venisse loro ordinato. Alec e la sua nebbia che
toglie i sensi. E così si ritrova a fare quel sogno, in cui
lei
gli siede vicino e gli tiene la mano, finchè un lento e
invincibile torpore non la assale, inibendole piano piano la vista, poi
l'udito, poi il tatto, il gusto, l'olfatto, finchè non
ricade
inerme come una bambola sulle sue ginocchia, alla sua mercè.
Non
è un sogno così spaventoso, ha una sua
inquietante,
proibita bellezza.
Di notte Alec la spia, le prende la mano mentre dorme e se la preme
sulla guancia. Assiste ai suoi sogni, poi se ne va, senza
avere capito se Renesmee Cullen può essere
pericolosa
-ancora tediato da una strana attrazione che non riesce ad esprimere.
3. #bellezza
L'umanità pura ed autentica che ha trovato posto per
germogliare
in una creatura avvelenata, in un mezzo vampiro, intriga Alec fino alla
mania. Il tepore che il suo corpo esala, il sangue incomprensibile, il
liquido che riveste le sue palpebre ed umetta gli occhi, di quel colore
morbido, il fiato sottile, e tutto questo divinizzato da
un'immortalità anomala, che esalta quanto invece lui
è
abituato a disprezzare... La sua presenza è piacevole.
Deliziosa
ed allettante. Dorme come un cucciolo in cerca di protezione, qualcosa
di piccolo, di fragile.
Renesmee non si stupisce di sorprenderlo, al risveglio,
con le dita nei suoi capelli. Gli sorride. Lui rimane impassibile.
«Potrei essere qui per ucciderti.»
Lei si limita a toccargli il viso. Le immagini balenano nella mente di
Alec. Le ultime due settimane, soltanto da un altro punto di vista. Non
l'ha ancora fatto. Lui che entra, la osserva con sospetto, esamina la
sua vita, come se cercasse un errore. E trova lei. No, non è
qui
per ucciderla.
Poi Renesmee sbadiglia, posa l'orecchio sul palmo della sua
mano e
chiude gli occhi. Alec tace. È troppo bella per essere
uccisa, forse.
4. #sorriso
L'incarnato di Renesmee si rosa dolcemente fra tre freddi distinti:
quello del marmo del davanzale, quello della pelle di Alec e quello
della neve. Uno sciocco fiore primaverile che si ostina a sbocciare in
inverno.
«Dài, fallo ancora!» lo esorta,
scuotendo le pagliuzze di ghiaccio dai riccioli.
Alec sospira. «Sei infantile.»
«Ho sei anni. Ho tutto il diritto di essere
infantile.» Lo
sfida a contraddirla, ma lui non lo fa. Un istante più
tardi, le
sta tendendo il palmo, sul quale riposano impercettibili cristalli, con
mille punte che sporgono dalle sei canoniche. La neve s'adagia
volentieri sulla sua pelle, senza soffrire. Renesmee è
entusiasta.
«Smettila di sorridere» sibila Alec.
«E perchè mai?»
Un sorriso scintillante, repentino come il modo in cui la luce bacia i
diamanti, fulgido come il sollievo e la sorpresa amalgamati con il
miele.
Prima che Alec possa formulare una risposta, una palla di neve si
disintegra contro la sua spalla. Il ragazzino ha un'espressione
così comicamente confusa e indignata che Renesmee non riesce
a
trattenere un'altra risata -non
dirmi che non hai mai fatto a palle di neve!
La replica le arriva dritta sul naso.
5. #anomalia
Aro sorride. «Mio caro Alec...? Permetti?»
Alec gli si avvicina, con un indefinibile disagio in volto. Tende la
mano, offre tutto quel che ha da offrire alla sua sete insoddisfatta.
Il contatto: scatta il deflusso. Le scene si susseguono rapide,
risucchiate in un gorgo.
La storia scorre. Renesmee che lo costringe ad assaggiare una patatina
fritta. I riccioli di bronzo mossi dal vento. I sogni vividi
che
lei sogna, spasmodici come muscoli pulsanti, e i pensieri insistenti
che gli proietta in mente. Le labbra che scottano, calde, umide,
inesperte contro quelle di lui; e il battito cardiaco come un brusio in
ogni ricordo, una cantilena ininterrotta, regolare, senza
fine.
Aro assorbe quella malia senza perchè, quell'infatuazione
grottesca, il paradosso di loro due, insieme, e i timori, l'esitazione,
il rossore di Renesmee, quella vampa profumata di sangue che si propaga
sulle sue gote, il magnetismo astruso, ma innegabile, che li ha
avvinti. Qualcosa che trascende il dovere, qualcuno che può
spingerlo ad appellarsi ai propri diritti...
Le mani di Aro si schiudono, liberando la sua. Alec s'irrigidisce. Una
crepa nella condotta irreprensibile di una delle sue migliori guardie.
A loro non piacciono le anomalie. Attende che la testa gli
venga staccata dal collo, che il potere silenzioso di Chelsea infranga
quel sentimento nascente.
Poi Aro parla.
«Davvero affascinante! Un'improvvisata, devo ammetterlo, chi
se
lo sarebbe aspettato, proprio da te...» Fa uno strano
sorriso, e
Alec non capisce bene cosa intendesse con quel proprio da te. «Però,
geniale! Se abbiamo riscontrato una cosa, avendo avuto a che fare con
una famiglia meravigliosa
come quella dei Cullen, è che l'unico
motivo per cui smuoverebbero mari e monti è l'amore. E cosa
ci
può essere di meglio di un tenero, commovente innamoramento
adolescenziale....» Aro unisce le mani sottili, estasiato.
«Incoraggio senza remore tutto ciò, ragazzo mio!
Chissà se, in futuro, pur di stare al fianco di chi ama, la
piccola Renesmee deciderà di stabilirsi qui, presso di
noi...
Sarebbe stupendo, vero?»
Alec sorride ed annuisce, tentando di evitare lo sguardo di Jane.
6. #amputazione
Ci sono tante differenze tra Jane e Renesmee, ma una è
più importante delle altre.
«Hai fatto la tua scelta.»
Lo spaventa. Jane è quella che quando
si arrabbia distrugge, prende a calci le cose, calpesta il mondo,
picchia e strepita, brucia. Adesso il dolore è un batterio
che imputridisce nella crisalide inscalfibile del suo corpo, corrompe
quel qualcosa che è ancora vulnerabile, un trauma drastico
come un'amputazione. Se i gemelli stregati non sono più
l'uno il prolungamento dell'altro, se non sono due organi dominati da
un unico pensiero, il loro agire solo una speculare realizzazione di un
desiderio unanime, una volta staccati
che cosa sono? Il nucleo JaneeAlec,
se reciso, può dare vita a creature
indipendenti e autosufficienti, complete?
Questo è un dolore per cui non si può piangere, e
in fondo Jane ha smesso da un po'.
Alec non poteva scegliere entrambe, e adesso non può
comportarsi come se non l'avesse saputo già da prima.
Quanti decenni ci sono voluti per rendere il nostro legame una costante
matematica, e
quanti secondi ti sono serviti per mettere lei al mio posto?
Il primo numero si può calcolare, il secondo
no: non
è una cifra, è una vertigine, uno spasmo, un
sussulto.
L'ennesima piega amaramente ironica di un destino senza sosta
tribolato. Alec allunga una mano, vorrebbe avere il potere di Renesmee
adesso, toccarla e trasmetterle ciò che prova, senza schermi
o fraintendimenti, farle ascoltare l'affetto che c'è ancora.
Jane lo respinge, senza violenza.
«Non sei l'unico ad avere il diritto di escludere le persone
dalla propria vita, Alec.» Sembra più una
constatazione che un
addio.
La vera differenza è che Renesmee non aveva bisogno di lui,
e
Jane ne ha sempre avuto. Che Renesmee adesso non può fare a
meno
di lui, ma Jane potrebbe. Jane potrebbe accartocciare il mondo in una
mano. Jane potrebbe accartocciare lui.
7. #arsenico
Prima che Alec possa dire alcunchè, Renesmee gli sorride e
comincia a leggere lentamente il libro aperto sulle proprie ginocchia.
«O Alec, Alec!
Perchè
sei tu Alec? Rinnega dunque tuo padre e rifiuta il tuo nome, o se non
vuoi, lègati al mio amore e più non
sarò una
Cullen. Solo il tuo nome è mio nemico...» La
voce le si incrina, di divertimento o forse di malinconia. Uno dei
libri preferiti di sua madre. Alec fa una smorfia. Magari i loro
problemi potessero essere risolti da una misera dose di arsenico.
«Sai che non è così, Renesmee. Solo che
sei
testarda, e non vuoi ascoltarmi quando ti dico che a Volterra potremmo
stare insieme.»
«Io non verrò a Volterra.» La risposta
è
automatica, una nenia ripetuta molte volte. «Starei lontana
dalla
mia famiglia, e poi... Nemmeno i tuoi approverebbero
mai.»
«Aro non vede l'ora che tu faccia le valigie.»
«E tua sorella?» Colpo basso.
«Ci sto lavorando.» Alec le sfiora una mano,
aggrotta la fronte. «Hai paura di lei?»
Nelle sue visioni -quelle in cui loro sono a Volterra, in cui Renesmee
si nasconde tremando dietro a lui e una frotta di mantelli neri li
circonda- Jane è sempre lì, l'unico volto che
distingue
nitidamente, l'unica mano che riesce a ghermirla e sottrarla alla sua
protezione. Anche Alec ha paura di lei, ma in modo diverso.
Renesmee lo abbraccia. Il terrore, nei suoi pensieri, ha le stesse
fattezze di chi ama, ma non
è Alec -perchè non ha mai avuto davvero paura di
lui, e non sa spiegarselo; in fondo, ogni amore ha il suo
mistero di fede.
8. #ostinazione
Un'altra questione è la dieta. Naturalmente, non hanno mai
trovato un accordo riguardo a questo. Inutile che Alec descriva
l'eccitazione che lo pervade quando, negli occhi degli esseri umani, si
contrastano la meraviglia per la sua giovane bellezza e l'orrore per la
morte che sopraggiunge; inutile che Renesmee ripeta che in ogni umano
da lei eventualmente ucciso riconoscerebbe suo nonno Charlie. Ma
è ovvio che sia l'istinto a giocare più sporco.
Perciò, nel momento in cui Alec si presenta da lei con le
mani
macchiate, reduce da una caccia recente, Renesmee non può
che soffrire e coprirsi il naso. Lui trova divertente il modo in
cui è stata messa in difficoltà.
«Si tratta sempre della tua ostinazione»
sussurra. E Renesmee capisce che no, non si concilierà mai
con
quella parte di lui, il desiderio di dare la morte e il piacere
dell'esecuzione -la sofferenza che l'ha portato a questo, o forse
soltanto quel pizzico di stregoneria che scorre nelle sue vene- ma sa
cosa sta accettando, chi sta accogliendo, a cosa e chi abbia dato il
proprio consenso. E
sa che non se ne pentirà.
E poi, se devono pranzare insieme, ci sono sempre le patatine fritte.
9. #alci
Renesmee si tormenta i polsi del golfino, agitata.
«Promettetemi
che vi comporterete bene. Che non farete niente di inconsulto.
Promettetelo!»
Edward ringhia. Bella le rivolge uno sguardo lungo, carico di qualcosa
che sta in mezzo tra il biasimo e l'esasperazione. Da tutti gli altri
non provengono altro che occhiate stralunate e silenzi ammutoliti. Perfetto, impreca
Renesmee fra sè, nemmeno
il mignolo di uno di loro è dalla mia parte.
«Non hai il senso della misura,
nipotina» ironizza
Emmett, l'unico ad avere il coraggio di farlo. «Jacob era
troppo
grande, mentre questo è
troppo piccolo.»
«Non è affatto troppo piccolo!» protesta
Renesmee,
già immaginando il disappunto di Alec. «Ha
trecentoventidue anni, insomma.»
«E a quanti è stato trasformato,
undici?» sghignazza Emmett.
Strepitoso. Chi ben
comincia...
«P... puoi entrare» bisbiglia
Renesmee, pur essendone tutt'altro che convinta. Ma prima o poi deve
succedere, no?
La comparsa di Alec fa scoprire i canini a più di uno, per
non
parlare della tensione che si taglia con un coltello. Renesmee lo
raggiunge
piano, cautamente, e gli stringe la mano. La sua mente è
ingombra d'immagini di omicidi scabrosi. Alec sorride, forse
perchè li ha sbirciati.
«Benritrovati a tutti, Edward, Bella e voialtri. Le alci vi
stanno mantenendo niente male. Dopotutto, basta guardare
Renesmee...»
Se non muore oggi,
pensa Renesmee, non
morirà mai più.
10. #incantesimo
Percorrono i corridoi, inseguiti dall'odore di muffa e
dall'umidità scura di cui è pregna l'aria nei
sotterranei. Alec avanza a passo veloce, e Renesmee deve fare uno
sforzo per stargli dietro: di solito è lui che si adegua a
lei,
non il contrario. Ma quello non è un giorno qualunque.
Vederlo
con il mantello le fa strano, all'inizio le pari quasi di non
conoscerlo; poi Alec ammicca, con aria di scherno, e Renesmee sente il
nervosismo lasciare un po' la presa. Ha dovuto subirsi le battutine di
altri vampiri in cui si sono imbattuti, e che Alec ha respinto con dei no tanto imperiosi
da accapponare la pelle. Ma va tutto bene, finchè non arriva
lei.
Sì, assomiglia moltissimo ad Alec, deve
ammettere
Renesmee. Anzi, l'effetto di trovarsela davanti è
quasi
sconcertante. Quel volto
che esprime quel disprezzo.
Le labbra bellissime e il loro odio. Gli occhi di bestia merlettati di
ciglia. Non è Alec, ma è così facile
trovarlo in
Jane, se la si guarda. Deglutisce a vuoto. Smarrimento. Panico.
Alec sorride, ma la mano con cui serra il suo braccio è
ferma
come una tenaglia. Sarebbe davvero capace di aggredire la sua gemella,
se fosse necessario?
«Lo considero un insulto. Vieni qui a pavoneggiarti e a
sfoggiare
le tue sgualdrine... non hai neanche un po' di
dignità.»
Jane parla in fretta, la voce sibila tra i canini, e solo l'abitudine
permette a Renesmee di comprendere. Prova l'istinto di farsi piccola
dietro la spalla di Alec, ma le viene un'idea migliore. Folle, ma
certamente migliore. Lei non è debole, non quanto crede la
ragazzina che le sta di fronte.
Con fermezza, la risoluzione in volto, Renesmee allunga la mano e,
esaurendo lo spazio che le divide, la
preme sulla sua guancia. Perfetta a vedersi, ma dura, come carezzare
l'Angelo di Monteverde. Jane soffia, irata ed indispettita da quel
gesto sfrontato.
Ma Renesmee la fissa negli occhi, senza arretrare. Le sue dita soffici
irradiano un'immagine. Alec non saprà mai che cosa le abbia
mostrato, che abbia fatto irrigidire Jane per la sorpresa, che cosa le
abbia tolto ogni minaccia di bocca e ogni maledizione dallo sguardo.
Non scoprirà il motivo per cui, per molti, lunghi istanti,
le
due persone a cui tiene più al mondo si siano contemplate
senza
dire nulla. Renesmee sorride, impercettibilmente, e ritrae la mano.
L'incantesimo si spezza.
Jane tace e, prima che Alec possa proferire alcunchè, si
sposta,
lasciando libero il passaggio nel corridoio. Un assenso tacito?
Un'approvazione scontrosa? Suo fratello è tentato di dire
grazie, ma si limita ad avanzare.
La porta che li separa ad Aro, Caius e Marcus è
lì.
«Sei pronta?»
Renesmee sorride. «E tu?»
Alec lascia che il calore di lei lo invada. Un'umanità pura ed
autentica che germoglia in
una creatura avvelenata...
La porta si apre.
Note dell'Autrice: È vergognoso che, dopo una
così lunga assenza, mi ripresenti a postare solo l'ultimo
dell'anno... ma ignorate la mia faccia tosta.
Avevo una gran voglia di tornare sul pairing, sul quale ho
già scritto in passato, ma ci tenevo a buttare
giù qualche altro headcanon. Non chiedetemi nulla,
nè come abbia fatto Edward a non vedere Alec nei pensieri di
Renesmee fino a che lei non glie l'ha confessato, nè come ad
ogni visita di lui gli altri non abbiano percepito la sua presenza,
perchè... perchè no. ^-^"
Il titolo è una frase che viene pronunciata durante la
messa, ma questo non c'entra niente con il motivo per cui l'ho messa.
Ho voluto metterci la parola "mani" anche perchè ricorre in
ogni flash.
Cosa ci devo fare? Io con Jacob non riesco proprio a vederci
Renesmee... ma no. No. No. Assolutamente no.
Grazie a quelli che hanno letto e alle anime buone che -forse- vorranno
recensire. Grazie ancora e buon anno a tutti,
Lucy
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