The Phoenix’s Crew
-La ciurma della Fenice-
Correva
l’anno 1761,
l’Inghilterra
era una nazione fiera e potente, temuta e rispettata dal resto del
mondo, soprattutto per quanto riguardava la sua supremazia marittima.
Quello era infatti il
regno indiscusso dei pirati.
Bucanieri, farabutti,
fuorilegge, filibustieri...avevano moltissimi nomi, ma comunque li si
chiamasse, rimanevano i padroni incontrastati di tutti gli oceani.
Uno dei più
famigerati era senza dubbio Alastor Malocchio Moody, capitano de La Fenice, il galeone pirata
più famoso dei mari del Nord.
Nel corso degli anni,
Malocchio (che si era guadagnato quel soprannome in seguito al primo
celebre scontro con il ricco quanto spietato commodoro Greengrass) era
riuscito a circondarsi degli uomini più malfamati e brutali
che si potessero trovare, mettendo su una ciurma che presto aveva
cominciato a far parlare di sé per gli innumerevoli
abbordaggi, furti e rapimenti.
Quel giorno di
primavera faceva eccezionalmente caldo per essere solo metà
aprile, e il capitano si aggirava particolarmente felice per il ponte
della propria nave. Dopo mesi di ricerche estenuanti, vicoli ciechi e
buchi nell’acqua, erano finalmente riusciti a trovare la
mappa per il leggendario Tesoro delle Sette Sorelle.
Il tesoro, si narra
facesse parte del carico del galeone spagnolo El Sol, che di ritorno dal Nuovo
Mondo era stato assaltato dai ferocissimi pirati dell’Irlanda
del Nord verso la fine del 1500. Secondo la leggenda gli irlandesi
cominciarono a contendersi la spartizione del bottino, dando origine a
una lotta che durò decenni. Nel corso dei secoli si persero
le tracce del tesoro. L’unica cosa nota era che quel
cruentissimo spargimento di sangue diede origine a un susseguirsi di
eventi che finirono per gettare sul tesoro una terribile maledizione:
“Maledetto
è ormai il bottino sottratto,
e per questo motivo ora serve un baratto:
Il tesoro da chi solca i mari potrà essere trovato
solo se del sangue fraterno verrà prima versato.”
Una voce lo sottrasse ai suoi pensieri “Capitano, abbiamo
fatto tutto come richiesto. La Fenice è pronta per il suo
viaggio” lo informò il suo comandante
“Perfetto Lucius, salperemo all’alba”
annunciò Malocchio tornando a scrutare l’orizzonte
“stanotte è libera, ma al primo raggio di sole
voglio tutti pronti a partire. Ancora una volta dobbiamo essere
più veloci di Riddle” aggiunse poi tornando a
guardare Lucius Malfoy “Certamente Capitano,
grazie” rispose il pirata prima di allontanarsi nuovamente
“Ah, Lucius!” lo richiamò Malocchio
“mi dica, Capitano”
“Porta i miei saluti a Narcissa e al piccolo Draco”
Malfoy sorrise “Certamente Capitano. Omaggi anche alla sua
signora, e
alla piccola naturalmente”.
Malocchio sorrise di rimando prima di congedare il suo comandante.
Dopo aver finito le ultime cose ed essersi assicurato che tutto fosse
pronto per l’imminente partenza, anche il capitano decise
finalmente di dirigersi verso casa, per poter passare
un’ultima notte con sua moglie -certamente non prima di una
ramanzina coi fiocchi per il suo (un altro!) allontanamento- e per
salutare la sua piccola principessa.
Il tepore che aveva caratterizzato quella lunga giornata era sparito
con il calare del sole, e al suo posto si era sostituita una brezza
leggera che aveva allontanato la tipica foschia londinese rendendo
visibili la Luna e addirittura qualche stella solitaria.
Con la testa fra le nuvole, o meglio, già in mezzo al mare,
il pirata si ritrovò senza accorgersene quasi sulla soglia
di casa.
Quando stava per infilare la porta, una strana sensazione lo colse.
All’improvviso si trovò con tutti i sensi
all’erta.
Il suo istinto era formidabile, e di rado sbagliava. Per questo motivo
venne assalito da un’ansia prorompente, conscio che
sicuramente era successo qualcosa, qualcosa di terribile.
Immediatamente il pensiero andò a sua moglie e a sua figlia,
e una mano corse meccanica alla cintura, da dove estrasse la rivoltella
che portava sempre con sé.
Con solo il battito impazzito del proprio cuore nelle orecchie,
aprì la porta d’ingresso. La scena che si
trovò davanti gli gelò il sangue nelle vene.
Una cima da marinaio era stata legata al lampadario principale con un
nodo frettoloso fatto da mani esperte. Dall’altro capo della
fune un corpo inerme pendeva ormai privo di vita, con i piedi a poche
decine di centimetri dal suolo.
Sul muro dietro al corpo della moglie, Malocchio scorse una scritta
scarlatta ancora fresca
“Bentornato a
casa, Capitano”
Un rumore metallico gli fece capire che la rivoltella gli era cascata
dalla mano. Impiegandoci quelli che gli parvero giorni, corse a slegare
sua moglie dalla cima. Controllò immediatamente i polsi e il
collo, ma per la sua signora ormai non c’era niente da fare.
Con il corpo scosso dai singhiozzi l’adagiò su uno
dei divani del salotto, cercando di tenere la mente lucida per poter
ragionare. I polsi tagliati indicavano chiaramente che il sangue usato
per la scritta era quello di sua moglie. Il capitano si
trovò a pensare che se non altro non avevano usato quello
della sua bambina.
Un tuffo al cuore.
La sua principessa! Dov’era?
La vista di sua moglie in quelle condizioni gli aveva fatto perdere la
bussola. Doveva cercarla e trovarla immediatamente. Non poteva nemmeno
pensare a cosa potessero averle fatto.
Li avrebbe presi tutti quei bastardi, torturandoli uno a uno se solo
avessero provato ad avvicinarsi alla sua principessa.
Girò, ormai completamente nel panico, per tutta la casa
chiamandola a gran voce, ma della sua piccola non c’erano
tracce.
Non solo gli avevano portato via sua moglie, gli avevano anche
sottratto sua figlia, il suo tesoro più grande.
Spostandosi frettolosamente da una stanza all’altra non aveva
nemmeno notato la carta da gioco lasciata sul tavolo della cucina.
Lì nella penombra della casa ormai vuota un Jolly Nero
rideva in silenzio.
La signora Granger si era alzata di buon’ora come tutte le
mattine, e dopo essersi preparata era uscita per andare dal fornaio a
prendere il pane fresco che tanto piaceva alla moglie del Commodoro
Greengrass.
Da quando era incinta la signora si era rivelata ancora più
sgradevole del solito, con in più tutte le voglie
derivanti dal suo stato interessante.
Jean Granger si trovò, nelle ultime settimane soprattutto, a
invidiarla fortemente. Certo, Astrid Greengrass era una delle donne
più belle e conosciute di tutta Londra. Donne del rango
sociale ben più alto di quello di Jean avrebbero dato il
braccio destro per poter essere come lei: ricca, bella, moglie di uno
degli uomini più potenti di tutta
l’Inghilterra…Ma a Jean non era la bellezza o il
potere che interessavano. Lei la invidiava solo ed esclusivamente
perché da lì a pochi mesi sarebbe diventata
madre, un’altra grande fortuna che lei purtroppo non avrebbe
mai potuto condividere.
Quando, dirigendosi verso la casa del Commodoro dopo essere stata dal
fornaio sentì un vagito, si impose di smettere di pensare ai
bambini che non avrebbe mai avuto, perché ne sarebbe uscita
pazza. Un secondo lamento, questa volta più lungo e nitido,
la fece sobbalzare e fermare di scatto. Tese l’orecchio
rimanendo ferma e in silenzio per alcuni secondi, ma non
sentì nulla. Non appena riprese a camminare, un pianto
distinto si liberò nell’aria. La donna si
fermò immediatamente, e si mise subito a cercare la fonte di
quel rumore. Guidata dalle urla sempre più disperate, Jean
si ritrovò nel retro di quella che un tempo sarebbe potuta
essere una bella bottega di artigianato, al lato del sentiero che stava
percorrendo. Una volta entrata nella piccola stanza
individuò immediatamente un sacco di juta da cui chiaramente
provenivano i vagiti. Facendo più attenzione possibile, e
con il cuore in tumulto per l’agitazione, Jean
aprì il sacco. Lo spettacolo che si trovò davanti
la fece deglutire a vuoto più volte. Due grandissimi occhi
color nocciola la scrutarono curiosi per qualche secondo. Poi il
piccolo, che dall’aspetto doveva avere solo pochi mesi,
riprese il suo pianto disperato. Jean, ancora parecchio scossa, decise
allora di prenderlo in braccio togliendolo da quel sacco polveroso.
Sollevandolo si accorse che il piccolo era in realtà una
bambina, come anche il suo vestitino poteva suggerire. Tentando di
farla calmare riprese a cullarla, e la sua attenzione fu subito
catturata da un lieve tintinnio. La donna allora notò le due
catenine che la bambina portava al collo. La prima aveva un ciondolo
molto particolare, una vecchia e grossa moneta su un lato della quale
si trovava un galeone stilizzato, mentre sull’altro delle
scritte in una lingua a Jean sconosciuta. La seconda catenina invece
aveva un ciondolo molto più piccolo: una semplice piastrina
con incisa sopra solamente una parola.
“Cosa ci fai qui tutta sola, piccola Hermione?”
domandò Jean alla piccola riprendendo le buste del pane e
dirigendosi, sempre cullandola, verso la casa del Commodoro.
Note
alla storia:
Salve a tutti! Sempre che ci sia qualcuno a leggere i miei deliri.
Diciamo che questa storia mi frulla in testa da un pochetto, e
finalmente ho deciso di metterla su EFP. Come idea dovrebbe avere 16
capitoli, di cui ho già deciso titoli e la relativa trama.
Sperando che possa piacere a qualcuno avrei pensato di pubblicarla man
mano che la scrivo, in caso contrario la scriverò solo per
me stessa ;)
Che dire? Spero di avervi incuriositi almeno un pochino! Sono certa che
chi è arrivato fin qua ha già iniziato a fare
2+2..soprattutto leggendo la descrizione della storia…
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