Il cacciatore di
taglie
Era una fresca sera d’estate
quando Albus Silente, Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts, si materializzò davanti al cancelletto di una logora, piccola
casetta che si stagliava solitaria nell’aperta campagna dello Yorkshire.
C’era solo la luce della luna
calante a schiarire il sentierino in ciottoli che conduceva da lì al
portone della dimora, ma era sufficiente per percorrerlo a passo sicuro.
Silente spinse verso l’interno il
cancelletto arrugginito, che si aprì cigolante al suo tocco, quindi
percorse il breve vialetto e calò tre volte il proprio pugno sulla
malandata porta di legno.
Una manciata di minuti dopo non
aveva ancora ottenuto risposta, così bussò nuovamente, questa volta
amplificando il suono con un pizzico di magia.
Dovette attendere molto poco
prima che la porta venisse aperta.
Sull’uscio apparve un uomo logoro
come la sua casa, gli occhi marcati da profondi solchi violacei, gli
abiti sudici e dimessi, il respiro affannato che tradiva il repentino
scatto che doveva aver compiuto nel precipitarsi alla porta.
Eppure, la mano che teneva
puntata la bacchetta su Silente era ferma, sicura, pronta.
Il Preside lo guardò con un
sorriso attraverso i suoi occhiali a mezzaluna.
“Remus, che piacere vederti”
disse. Poi i suoi occhi si posarono sulla bacchetta ancora alzata. “Sì,
immagino che forse avrei dovuto preannunciarti la mia visita…”
L’uomo, per tutta risposta,
continuò a fissarlo in cagnesco, quindi parlò con tono duro.
“Pensavo di aver fatto un lavoro
migliore, con le difese attorno alla casa. Non ti ho sentito arrivare.”
“Oh, sono delle ottime difese,
Remus, ma qualche bel trucchetto ancora me lo ricordo, nonostante l’età
avanzi! Ora, sono desolato per averti disturbato a quest’ora tarda, ma
ci sarebbero una serie di argomenti che mi premerebbe discutere assieme
a te, se fossi così gentile da lasciarmi entrare.”
“Sai perfettamente che non
ti farò entrare fino a quando non mi avrai provato di essere veramente
tu, Silente. Anche se mi auguro davvero che tu sia l’unica persona in
grado di ingannare i miei incantesimi senza lasciare traccia del suo
passaggio.”
“Molto bene, molto bene” disse
Silente. “Mi fa piacere vedere come tu non abbia perso le vecchie e
sane abitudini alla prudenza.”
L’anziano mago diede le spalle a
Remus e, sfoderata la bacchetta, evocò mentalmente il proprio Patronus.
Una fenice argentea si levò maestosa nell’aria, poi scomparve avvolta
dalle fiamme e si dissolse in polvere. Silente si girò di nuovo verso
Remus, il sorriso ancora sulle labbra, e vide un grosso lupo anch’esso
argenteo passargli al fianco e allontanarsi veloce per svariati metri,
prima di svanire.
Finalmente Remus abbassò la
bacchetta, riponendola sotto le vesti rovinate. Contagiato dalla
cordialità di Silente, le sue labbra si schiusero in un leggero sorriso.
“Be’, immagino non debba
sorprendermi di trovarti qui, viste le ultime notizie” disse infine al
Preside, quindi si fece da parte per lasciarlo entrare.
**
L’interno della casa non era meno
fatiscente di quanto l’esterno promettesse.
Fatta eccezione per il bagno, il
cui lavandino ingiallito si intravedeva dietro una porta socchiusa, la
casa era in effetti costituita da un’unica stanza.
Il mobilio era ridotto
all’essenziale – un letto, un piccolo armadio e un tavolo con due sedie
– e mangiato dai tarli, ma tutto sommato la casa sarebbe risultata
pulita, se non fosse stato per il caos che vi regnava, ingigantito
dallo spazio angusto.
Il tavolo era cosparso di
giornali e riviste sgualciti o in parte strappati. In molti la foto di
Sirius Black giganteggiava in copertina e catturava inevitabilmente lo
sguardo a causa dei movimenti repentini del soggetto, altri erano stati
sfogliati per mettere in evidenza le notizie attinenti.
Sopra il letto erano gettati
disordinatamente una serie di abiti trasandati accanto a una vecchia
valigia che attendeva solo di essere riempita, mentre là vicino si
trovavano vari oggetti e ingredienti magici di scarsa qualità o facile
reperibilità, come uno spioscopio e piante di edera velenosa.
Al centro della mensola sopra al
caminetto era radunata una piccola scorta di cibo, mentre ai due lati
c’erano un vasetto con della polvere volante – il minimo
indispensabile per due o tre viaggi – e una vecchia radio.
Quella era la casa di un uomo
solo, povero e pronto a partire.
Silente si guardò intorno mentre
si avvicinava alla sedia che gli era stata porta. Il Preside ringraziò
amabilmente per quella cortesia.
Remus raccattò i giornali sparsi
e li spostò da un lato, versò dell’acqua nel bollitore, accese
sotto di esso il fuoco con un colpo di bacchetta e infine si accomodò
sull’altra sedia.
Per un po’ Silente non fece altro
che fissarlo intensamente attraverso i suoi occhiali a mezzaluna. Il
licantropo sostenne lo sguardo fino a quando il Preside non lo distolse
per riguardare ancora la stanza.
“Vedo che ti stai preparando a
partire, Remus” disse infine, con il tono gioviale di chi sta facendo
un apprezzamento sul colore delle tende.
“Non credo che occorra il tuo
intuito per coglierlo, Silente.”
“Oh, sì, senza dubbio, ma sono il
dove vuoi andare e il perché la parte più intrigante
della faccenda,
non trovi?”
“Come se non fosse altrettanto
ovvio” commentò Remus con voce amara.
Silente prese in mano una delle
riviste, che titolava Sirius Black
affetto da Sindrome di Stoccolma?, e
la sfogliò distrattamente.
“Ovvio?” – domandò poi, posando
Il Cavillo e guardando nuovamente Remus negli occhi – “Ciò che mi
risulta ovvio è che ho davanti a me un mago capace, giusto e talentuoso
che negli ultimi anni ha avuto ben poche occasioni di dimostrarlo. Un
mago che ha vissuto solo troppo a lungo, ma che finalmente ha ritrovato
le forze per uscire, per agire, per far fruttare le sue doti.”
Remus fece un flebile sorriso.
“Eppure, mi chiedo… saranno
davvero i suoi nobili ideali ad animarlo, ad avergli dato nuova forza?”
Silente cominciò a rovistare tra
i giornali e non smise fino a quando non ebbe trovato il foglio che
cercava. Lo dispiegò davanti a sé.
“Mi domando… quale fandonia
questo mago ha raccontato a se stesso per convincersi che fosse giusto
partire per mettersi sulle tracce di Sirius Black?”
Remus lo guardò basito.
“Si è convinto che sia un suo
obbligo morale provare a catturarlo perché chi, se non lui, sarebbe in
grado di capire, forse addirittura anticipare le sue mosse? Oppure si è
detto che forse diventando un cacciatore di taglie potrebbe finalmente
riuscire a sbancare il lunario?” continuò a pungolarlo Silente con
tranquillità, mentre Remus aveva ricominciato a fissarlo in cagnesco.
“Credi che non abbia le
capacità di catturarlo?” domandò il licantropo con tono basso e furente.
“Oh, questo non lo metterei mai
in dubbio, mio caro Remus!”
“E allora capirai bene che
trovarlo è una mia responsabilità e un mio diritto! Tanto per cambiare,
avrei uno scopo che renderebbe la mia inutile vita un po’ meno inutile.”
“Sarebbe senz’altro un
nobilissimo scopo. Il problema però – riprese Silente – è che se
davvero ti sentissi in obbligo
di aiutare a catturarlo non saresti
ancora qui a fare preparativi, ma avresti già usato quel poco di
Polvere Volante che ti resta per recarti al Ministero e raccontare loro
tutto quello che sai.”
“Peccato che il Ministero non
voglia avere nulla a che fare con i Lupi Mannari!”
“E questa è un’altra delle bugie
che ti stai propinando… perché sarebbero pronti a collaborare con te
pur di rimettere in prigione il primo mago che sia mai evaso da
Azkaban.”
“Bene, sentiamo, allora, quale
sarebbe questa grande verità, eh? Visto che a quanto pare mi sto
raccontando un sacco di idiozie!”
“Oh, la verità è molto semplice,
tu vuoi cercarlo da solo perché non lo vuoi catturare.”
Remus fece un’amara risata.
“No, hai ragione, non voglio
rimettere dietro alle sbarre l’uomo che ha tradito e ucciso i miei
migliori amici, il braccio destro di Voldemort e uno dei maghi più
potenti e pericolosi in circolazione!”
“No, infatti. Non lo vuoi
catturare.”
Silente trasse un sospiro
profondo.
“Lo vuoi uccidere. Smetti di
mentire a te stesso. Sai bene anche tu che non sono l’obbligo morale né
il denaro ad animarti, ma un cieco, insaziabile desiderio di vendetta.”
Remus rimase in silenzio per
qualche secondo, colpito nel vivo.
“E se anche fosse?” disse poi con
tono basso e duro. “Neanche tu, con tutti i tuoi nomi altisonanti, puoi
permetterti di venire qua a biasimarmi, anzi, soprattutto tu, che sai
quanto profondamente e radicalmente Black abbia rovinato la mia vita! E
non solo la mia.”
“Sono assolutamente d’accordo con
te.”
Remus lo fissò allibito.
“Si dà il caso, infatti”
continuò Silente “che io sia qua non per biasimarti, bensì per proporti
un’alternativa, una che tutto sommato credo renderebbe… come avevi
detto? La tua inutile vita un po’
meno inutile. Una che, tutto sommato,
solo io e i miei altisonanti nomi potremmo offrirti.
E ora, se volessi essere così
paziente da ascoltare questo vecchio ancora per un po’, potremmo
parlarne davanti a quel tè che avevi cominciato a preparare e che fossi
in te servirei, prima che evapori tutta l’acqua” concluse il Preside
serafico e sorridente, mentre il bollitore cominciava a fischiare.
In silenzio, Remus si alzò,
recuperò due tazze nello scolapiatti sopra al lavello, mise dentro
ognuna un cucchiaino e dell’acqua fumante e infine le portò in tavola.
Dalla mensola sopra il camino
recuperò due bustine di tè e dello zucchero, quindi si sedette
nuovamente.
Attese che l’acqua nella propria
tazza prendesse colore, tolse il filtro, aggiunse un cucchiaino di
zuccherò e mescolò.
Solo dopo che ebbe assaggiato
qualche sorso spostò di nuovo lo sguardo su Silente.
“Ti ascolto.”
Silente posò la tazza e lo fissò
con i suoi penetranti occhi azzurri.
“Devi sapere, mio caro Remus, che
da qualche decennio a questa parte sono due le preoccupazioni che mi
affliggono prima che inizi un nuovo anno scolastico.
La prima è se finalmente per il
mio compleanno qualcuno mi regalerà un bel paio di calzini di lana,
invece dei soliti, sopravvalutati libri. Trovo che serva sempre un bel
paio di calzini! La seconda” riprese il Preside “è se quest’anno avrò
per una buona volta un professore di Difesa Contro le Arti Oscure in
grado di insegnare effettivamente qualcosa di utile ai miei studenti.
Sempre che lo abbia, s’intende! E se già so come per la prima
preoccupazione non ci sia speranza, sono invece qui per capire se possa
risparmiarmi la seconda…”
“Mi… mi stai offrendo un lavoro
da insegnante a Hogwarts?” domandò Remus, incredulo.
“Assolutamente” disse Silente
compiaciuto. “Credo che difficilmente mi sarebbe potuto venire in mente
un candidato più idoneo!”
“Stai scherzando?”
“Affatto” sorrise ancora Silente.
“Certo, dovresti rinunciare alla tua… battuta
di caccia, chiamiamola
così, per trasferirti a Hogwarts in pianta stabile.”
Remus, stupito dall’offerta,
aveva quasi dimenticato dei suoi preparativi per la partenza. Poi anche
il suo piccolo problema peloso
gli tornò alla mente.
Il pensiero fu piacevole quasi
come una doccia fredda d’inverno.
“Ma come farei con la Luna piena?
Ed evita di nominarmi la Stamberga Strillante, perché non correrei di
nuovo il rischio che uno studente venga morso – o peggio – a causa mia.”
“Oh, no, certo che no, ma il caso
vuole che un nostro insegnante sappia preparare con dovizia la pozione
Antilupo e che la Scuola sarebbe disposta a farsi carico dell’acquisto
di tutti gli ingredienti.”
Un barlume di speranza si accese
negli occhi di Remus.
Poi capì a quale insegnante
facesse riferimento Silente e il tè gli andò quasi di traverso.
“Piton?” esclamò “Vuoi farmi bere
l’Antilupo preparata da Piton?”
“Ho totale fiducia nella bontà
delle intenzioni di tutti i
miei insegnanti e assoluta fiducia nel
talento di alcuni. Severus rientra tra questi” asserì Silente
fermamente, per la prima volta senza sorridere.
Remus non sembrava impressionato
dalle parole del Preside.
“Tempi bui ci attendono” sospirò
Silente, cambiando improvvisamente argomento. “Con Voldemort che presto
o tardi temo ritornerà e Sirius in libertà, Merlino solo sa quanto
Harry avrebbe bisogno di un professore capace di insegnargli davvero a
difendersi…”
A sentire il nome di Harry, Remus
ebbe un sussulto.
“Credi… credi che Sirius potrebbe
cercarlo?”
“In effetti, mi sorprenderei del
contrario. E mi stupisce che tu, tanto determinato a trovarlo, non ci
abbia pensato.”
“In realtà, è proprio sulle
tracce di quel che resta di Voldemort che lo immaginavo…”
“Oh, non dubito che sia uno dei
suoi prossimi obiettivi, ma non ti negherò certo che avere a Hogwarts
un uomo di fiducia che conosca il castello bene quanto Black – e Black
meglio di chiunque altro – mi farebbe senz’altro dormire sonni più
tranquilli.”
“Com’è?” chiese Remus, che
sembrava soprappensiero.
“Il castello? Ospitale come
sempre, ma io sono di parte” ridacchiò Silente.
“Intendevo… Harry. Com’è?”
Silente sorrise dolcemente a
Remus.
“Perché chiederlo a me quando hai
la possibilità di vederlo con i tuoi occhi?”
Detto questo, guardò l’orologio e
si affrettò a posare la tazza sul tavolo.
“Be’, si è fatto tardi, non
vorrei sottrarti altro tempo prezioso, se non sei interessato cercherò
un altro candidato, è stato un piacere rivederti e –”
“Va bene” lo interruppe Remus.
“Va bene, cosa?” domandò Silente
sornione.
“Va bene, verrò a insegnare a
Hogwarts. Ma solo per quest’anno, viste le circostanze.”
Silente sorrise compiaciuto.
“Ottimo! Al primo settembre,
allora!”
“Al primo settembre.”
Nonostante tutto, finalmente
anche Remus sorrideva.
*********
Eccomi qua caro
lettore/lettrice!!
Grazie per essere
arrivato fino in fondo a questo capitolo!
Allego un po’ di note,
purtroppo non ho il dono della sintesi, ma la buona notizia è che non
sei obbligato a leggere :P
È da qualche anno che mi
frullava in testa questa scena! Ne avevo buttata giù una prima bozza su
carta, per poi ovviamente perderla. Poco tempo fa, però, mi sono
reimmersa nel mondo potteriano dopo un po’ di “digiuno”, e l’ho
recuperata, cominciando a darle forma… L’ultimo guizzo d’ispirazione
l’ho avuto su Pottermore, quando leggendo il contenuto speciale scritto
da JKR su Remus ho trovato da una parte alcuni riscontri dell’idea che
mi ero fatta della vita di Lunastorta prima di Hogwarts e della scena
in sé, dall’altra degli spunti per arricchire/modificare l’episodio.
Rispetto alla biografia della Rowling (di cui sotto vi ho allegato uno
stralcio), qualche piccola incoerenza c’è, perché ormai così mi ero
immaginata il tutto, ma nel complesso spero che la vicenda risulti
sufficientemente realistica ed i personaggi abbastanza IC (
Dice infatti JKR (su
Pottermore): “Ancora una volta, Albus Silente cambia il corso della
vita di Remus Lupin quando lo rintraccia in una casetta diroccata e
fatiscente dello Yorkshire. Felice di vedere il Preside, Remus rimane
sbalordito quando Silente gli offre la cattedra di DCAO. Si lascia
persuadere ad accettare solo quando Silente gli rivela che avrà a sua
disposizione una fornitura illimitata di Pozione Antilupo, per gentile
concessione dell’insegnante di Pozioni, Severus Piton”
Le similitudini che
riscontrai leggendo il pezzo sono principalmente legate alla scena di
Silente che va personalmente a bussare alla porta di questa casa
sperduta e malandata in mezzo alla campagna. O meglio, io me la ero
immaginata in mezzo alla campagna, e visto che qua c’è scritto che è
nello Yorkshire ho mantenuto tale posizione, poi magari è in qualche
sperduta periferia stile Spinner’s End… Però credo Remus volesse un
certo isolamento visto il suo problemino, ecco.
La prima differenza tra
quello che avevo immaginato e le parole di JKR è legata all’aggettivo
“felice” riferito a Remus nel vedere Silente… Io mi ero immaginata
Lunastorta in una fase di incoercibile arrabbiatura contro il mondo e
di sete di vendetta contro Sirius, quindi non molto bendisposto al
sorriso, né a rinunciare alla sua caccia (né tantomeno alle prediche),
però alla fine provando ad allentare un pochino i toni della sua
arrabbiatura credo di essermi avvicinata di più al Remus di HP3, quindi
sono contenta di aver fatto il tentativo (insomma, io me lo immaginavo
molto in stile HP7 in questa circostanza)
La seconda differenza
riguarda la Pozione Antilupo. Nella parte precedente della biografia
dice che Remus per costi e difficoltà di preparazione non poteva
accedere alla Pozione Antilupo, ed è per questo che è la cosa che alla
fine fa pendere la bilancia verso il “Sì”…
Io avevo invece partorito
l’idea che Remus – pur rimamendo volutamente in solitudine - ad ogni
Luna piena si recasse con gli altri Lupi Mannari interessati al San
Mungo (o altra clinica apposita) per farsi somministrare gratis la
pozione. Nella prima versione era leggendo le riviste della sala
d’attesa che veniva a sapere di Sirius, in questa versione immagino che
avesse l’abitudine di raccoglierli in giro quando sentiva alla radio
notizie interessanti.
Quindi ho sempre pensato che
fosse stata la possibilità di conoscere di Harry ad essere il vero
fattore di convincimento, insieme alla possibilità che Sirius si
presentasse da quelle parti… Quest’idea ho deciso di portarla avanti,
anche se ho aggiunto la parte sull’Antilupo. Ora ho anche scritto l'altra faccia della medaglia di questa storia, cioè quando Silente dice a Piton che ha bisogno dell'Antilupo per Remus. Potete immaginare la sua felicità ;) Si chiama 'Antichi dissapori', qualora foste interessati!
Infine, grazie mille della lettura e alla prossima!
Ps: a stesura completata mi
sono resa conto come il titolo, molto adatto all’idea iniziale che mi
ero fatta, forse non sia poi così pertinente alla versione definitiva…
Ma oramai mi ero affezionata!
Pps: Stando a Wikipedia,
Silente è nato il 26 agosto 1881
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