Crossroads - Il Bivio

di Faith Grace
(/viewuser.php?uid=38646)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Crossroads – Il Bivio

In una città dove la speranza è la prima a morire, tutto è marcio e la vita ti ha voltato le spalle
Hai il coraggio di vivere senza preoccupazioni?
Hai il coraggio di vivere credendo ancora in qualcosa?
Hai il coraggio di andare sempre avanti e superare tutti gli ostacoli?
Hai il coraggio di chiudere gli occhi e sperare in una nuova realtà?


0. Instant


Vi siete mai domandati quanto possa succedere in un istante?
In un istante si può nascere e morire, si può amare e odiare. Si più perdere tutto o si può diventare un eroe. Si possono prendere decisioni che possono cambiarti la vita, migliorartela o rovinartela. E poi ci sono quelle fatalità che te la stravolgono.
La pioggia era violenta quella notte di cinque anni fa quando Axel aveva deciso che era arrivato il momento di preparare una borsa con i vestiti suoi e di sua sorella, prendere Kairi per mano e fuggire velocemente prima che la madre potesse accorgersi della loro assenza. Non avevano alcun luogo in cui rifugiarsi, né l'amore di altri parenti dove chiedere conforto. Axel sapeva che la vita da quel momento in poi sarebbe stata dura, ma non avrebbe potuto fare altrimenti.
Sempre in quella notte, su una stradina di città una cinquantina di chilometri più a nord, la pioggia batteva ugualmente forte. Quel giorno Roxas era in macchina con i suoi genitori quando capì che la vita non era tinta di rosa come le favole che stava leggendo in quel libro che aveva tra le mani. La prima cosa di cui ebbe coscienza fu il riflesso degli abbaglianti della macchina accanto a loro, l'ultima cosa che vide fu la sua coscia staccata dal resto della gamba, sepolta sotto le lamiere.
Quella notte di cinque anni fa molte lacrime furono versate, di felicità in vista di una libertà ritrovata e di dolore per la perdita di qualcosa che non sarebbe mai più stato possibile riavere indietro.
Si dice che basta un solo istante per cambiare quello che è rimasto fermo per una vita intera.

1. Change of Scenary


Vieni, vieni, Axel. Che te ne pare? Non è molto grande ma è l'unica cosa che posso offrirti”
Un ragazzo dai capelli rosso fuoco si ritrovò a deporre di tutta fretta la sua valigia sul pavimento e seguì la voce allegra che lo stava richiamando dall'altra parte del corridoio. Un sorriso di concitazione scappò dalle labbra dell'altro ragazzo dai capelli color sabbia una volta che il rosso lo ebbe raggiunto.
Allora che te ne pare?”
È perfetta” una risposta arrivata senza neanche pensarci.
Spero riuscirai a trovarti a tuo agio qui”
Ti ringrazio di tutto Dem, davvero”
Gli amici servono a questo, no?”
Axel non poté fare a meno di rispondere al caloroso sorriso dell'amico, il suo era debole e accennato ma pur sempre un sorriso che parve soddisfare il biondo.
Allora ti lascio un po' di privacy... immagino che vorrai riposare” disse Demyx come preludio per annunciare il suo ritiro in camera propria e l'altro annuì. Rimase sullo stipite giusto un momento, con le mani incrociate in grembo e un palese desiderio di voler dire qualcosa, ma non lo fece.
Nel giro di pochi istanti, dopo qualche convenevole e qualche ultima raccomandazione di fare come se fosse a casa sua e la disposizione degli asciugamani in bagno, Axel si ritrovò da solo in quella che gli era stata presentata come la sua nuova camera. Temporanea, ovviamente. Nonostante le proteste di Demyx riguardo al fatto che potesse rimanere lì quanto tempo volesse, ad Axel non gli andava di gravare sulle spalle dell'amico. Lui aveva già fatto tanto offrendosi di ospitarlo e di dargli un passaggio dall'aeroporto al suo arrivo.
Il ragazzo si tolse le scarpe e si lasciò letteralmente cadere a peso morto sul letto, chiuse gli occhi giusto il tempo per riposarli e poi passò in rassegna la stanza. Sebbene fosse molto spartano, l'arredo non era molto male: la stanza era stretta e allungata, di un'imbarazzante forma rettangolare, il letto a una piazza aveva un telaio in ferro battuto che gli conferiva un aspetto classico e romantico, le pareti in crema si sposavano molto bene con il copriletto rosa pallido a fiorellini - da questo dedusse che quella era la stanza destinata alla sorella minore di Demyx. C'era poi una piccola finestrina accanto al letto e un comò sulla parete difronte, con uno specchio ovale accanto ad esso. Non c'era che dire, una vera stanza da ragazza, ma Axel non se ne lamentava perché il suo non sarebbe stato un soggiorno a lungo termine.
Con un colpo di sterno si mise a sedere sul letto e decise che non era poi così stanco, dopotutto quello che aveva fatto fino a quel momento era il nulla assoluto. Aveva passato gli ultimi due mesi in una clinica di riabilitazione alcologica, e ora che era appena uscito da quel covo di disadattati la prima cosa che si ritrovò a pensare era che, adesso, si sentiva lui stesso un disadattato. Era come se quell'allontanamento forzato l'avesse alienato dalla realtà e ora la sua vita gli sembrava lontana anni luce, come se tutte quelle cose che considerava quotidiane appartenessero a un'esistenza precedente. Come se lei non fosse così irraggiungibile.
Come aveva immaginato la sua quiete non riuscì però a durare a lungo, dopotutto adesso viveva nella casa di Demyx, e infatti non molto tempo dopo un paio di colpi alla porta lo riportarono alla realtà e vide di nuovo l'amico biondo fare capolino nella sua stanza.
Che ti sei dimenticato?” chiese ricordando quanto fosse saggio appellarsi alla pazienza, la cui assenza in un passato piuttosto recente lo aveva fottuto davvero malamente.
Io...uhm... volevo ricordarti che oggi pomeriggio hai quell'appuntamento” biascicò tentennante. Da quando era andato a prenderlo all'aeroporto tra lui e Demyx si era creato uno strano imbarazzo che era non era mai esistito in tutti quegli anni in cui erano stati amici. Era come se ora Demyx non sapesse come comportarsi con lui.
Quale appuntamento?” domandò il rosso, genuinamente perplesso di essersi perso qualcosa. Ora stava iniziando a sperare che quell'isolamento non lo avesse fatto diventare ritardato come tutti gli inquilini di quella clinica di merda.
Con il dottor Ansem... ricordi no? Lo psicologo al quale ti hanno assegnato”
Axel si schiaffò una mano in faccia e sospirò pesantemente. Era un mistero come avesse già potuto dimenticare una cosa simile, eppure in riabilitazione non faceva null'altro dalla mattina alla sera; forse quel vago profumo di libertà gli aveva già dato alla testa.
Alla mancata risposta del rosso, Demyx si sentì in dovere di continuare “Se non ti sbrighi farai tardi”
Tranquillo” mormorò l'altro portandosi una mano trai folti capelli “Non ho intenzione di andarci”
Ma Ax!” protestò il biondo “Non puoi mancare, è una cosa importante per te”
Non più importante di una bella dormita” affermò tornando a stendersi sul materasso, senza dare all'altro il tempo di continuare. Ma Demyx non si diede per vinto, si portò le mani ai fianchi e aggrottò la fronte.
È per il tuo benessere e ci andrai, che tu lo voglia o meno” disse cercando di darsi un tono, cosa che non gli riuscì un granché perché Axel non lo degnò di uno sguardo o un cenno. Demyx però era conosciuto per essere un gran rompiscatole, e infatti, afferrò con entrambe le mani i lembi del piumone a fiori e lo alzò con tutta la forza di cui era dotato, così facendo il rosso cadde rovinosamente a terra e lo guardò in tralice.
Non osare” sibilò Axel.
E invece lo farò eccome. Se non ti alzerai di tua spontanea volontà ti trascinerò io lì”
E così, con una buona e fornita dose di riluttanza, Axel si era ritrovato tra le strade della città alla ricerca di un qualsiasi punto di riferimento che gli assicurasse di essere sulla buona strada verso lo studio. A giudicare da come c'era scritto sul foglietto che gli aveva dato Demyx non doveva essere molto lontano, ma si trovava in un quartiere in cui era passato solo qualche volta di rado. Ormai seccato, sospirò pesantemente e si fermò al semaforo prima dell'incrocio, gettò un ultima occhiata alle indicazioni – ormai doveva essere vicino – e poi prese a scrutare con fare disinteressato le persone in attesa del verde accanto a lui. C'erano due bambini che gridavano concitatamente mentre si scambiavano delle figurine, una donna dai capelli grigi con una busta della spesa intenta a fumare una sigaretta e un ragazzo nero con i capelli racchiusi in lunghe treccine e le cuffiette nelle orecchie.
Durante tutto quel tempo di lontananza da tutto e tutto, chissà perché si era domandato se una volta a casa le cose fossero diverse, e invece niente era cambiato poi così tanto. La gente che viveva in quel ghetto schifoso aveva sempre la stessa aria malsana, ognuno andava avanti con la propria vita nella speranza di dissimulare il crudo degrado in cui era inabissata quella città e chiunque ci viveva.
E poi il suo sguardo fu catturato da una chioma bionda all'estremità opposta delle strisce pedonali. In mezzo a un gruppo di sconosciuti vi era un ragazzino piuttosto basso e anonimo, vestito completamente di nero e i capelli dorati che spuntavano in contrasto dal cappuccio corvino della felpa alzato sul capo – probabilmente atto a cercare di nascondere invano un vistoso livido che percorreva la sua tempia destra. Masticava meccanicamente una gomma e di rado faceva qualche palloncino, le mani erano fisse nelle tasche dei jeans, anch'essi neri, e il suo sguardo era fisso davanti a sé. Non c'era niente che distinguesse quel ragazzo dal resto della massa se non per un semplice, minuscolo, particolare: i suoi occhi blu erano vacui, spenti. Non c'era una briciola di quella vitalità che contraddistingue i giovani nel pieno della loro adolescenza. Il suo sguardo era disilluso, come se avesse già conosciuto quanto meschina potesse essere la vita.
Il suono del semaforo annunciò finalmente che era scattato il verde e quindi Axel poté di nuovo riprendere la propria strada, distolse lo sguardo da quel ragazzino e prese a camminare svogliatamente sulle strisce per arrivare dalla parte opposta. I passi suoi e di quel biondo si incrociarono fugacemente e per un secondo, passandogli accanto, si domandò cosa ci fosse che non andava nella vita di quel ragazzo che andava nella sua direzione opposta, per quale motivo non rideva e scherzava come quei bambini che si scambiavano le figurine, quale amarezza lo perseguitava?

Allora, signor...”
Mi chiami Axel e tagliamo la testa al toro”
Noto che ha fretta di cominciare”
Ho fretta di finire... non ho tempo per queste stronzate. Sa, devo ritornare alla mia vita il prima possibile” Axel si spaparanzò sulla poltrona davanti alla scrivania dell'uomo presentatosi come il suo psicologo. Si chiamava Ansem, era un uomo di mezza età e aveva dei capelli biondo cenere tirati all'indietro e un pizzetto del medesimo colore.
Questo è giusto, ritornare alla propria vita e reinserirsi nella società è molto importante” annuì l'uomo studiandolo attentamente “Ma queste sedute non sono propriamente definibili stronzate come dite voi giovani”
Potranno esserlo o non esserlo, dipende dal punto di vista” rispose mestamente il rosso e poi abbozzò un sorrisetto impertinente “E secondo il mio, lo sono
Ansem si sporse sulla scrivania e il suo sguardo si fece più attento “Cosa dice il tuo punto di vista riguardo alle altre cose?”
Axel inarcò un sopracciglio e, con un braccio appoggiato al bracciolo della poltrona, si resse il capo per mettersi in una posizione più comoda. Boccheggiò un paio di volte in cerca delle parole più adatte e poi puntò di nuovo lo sguardo sull'uomo.
Lei è sposato?” disse di punto in bianco.
Ansem rimase stupito dalla domanda ma non lo lasciò notare “Si, sono sposato”
E lei ha figli?” continuò.
Si, ho un figlio di dieci anni”
Immagino che gli vorrà molto bene”
Esatto, gli voglio molto bene”
Axel gettò un'occhiata fuori la finestra, non si vedeva nient'altro oltre che vecchi edifici dalla vernice scrostata e scolorita. Il suo sguardo vagò brevemente su tutte le crepe che correvano lungo le mura e poi chiuse di colpo gli occhi.
Se suo figlio dovesse morire, lei cosa farebbe?” sussurrò voltandosi lentamente di nuovo verso lo psicologo.
Sui due uomini cadde un lungo silenzio, spezzato solo dalle lancette dell'orologio da parete affisso sopra la libreria e una folata di vento scosse le foglie della pianta poggiata ai piedi della scrivania. Ansem interruppe il continuo scribacchiare che aveva cominciato dall'inizio della loro seduta, posò la penna e si concentrò interamente sul suo paziente.
Sarei molto triste” rispose infine.
E basta?” Axel piegò la testa di lato “Nient'altro? Solo triste?”
Cosa dovrei fare allora?” domandò Ansem completamente attento.
Non dorrebbe sapere il perché e il cosa ha scatenato tale morte? Avere magari delle risposte, capire se c'è un colpevole... perché, se se lo sta domandando, il colpevole c'è sempre” spiegò il rosso con un gesto della mano e l'altro scosse il capo.
Per questo ci sono le forze dell'ordine, bisogna affidarsi sempre ad esse”
Esistono ancora le forze dell'ordine?” l'ironia era evidente nella risposta dell'altro.
È questo il loro compito. Loro curano il male della società, non è lecito farsi giustizia da soli”
Lei dice che non è lecito farsi giustizia da soli...” anche Axel a questo punto si sporse di più verso l'altro e affilò lo sguardo su di lui “Ma il male sta ancora flagellando la società. Negli anni non mi pare di aver visto tale sintomo alleviarsi ma solo peggiorare”
Devi crederci, Axel. Abbi fede” l'uomo afferrò la penna e riprese a scrivere “Abbi fede. In cosa decidilo tu: in Dio, nelle forze dell'ordine, nella giustizia o nella speranza. Sta a te decidere ma devi appigliarti a qualcosa”
Una risatina roca proruppe dalle labbra del rosso e questi si passò una mano sulla fronte “Se tutti voi continuate a ripetermi sempre queste cazzate prima o poi finirò per crederci” ribadì sarcastico.
Per lui la seduta era finita lì.

Prima di poter dire che la sua giornata fosse conclusa, Axel optò per fare un salto dai suoi amici di sempre. Ripercorse quei vicoli desolati come se li avesse lasciati solo il giorno precedente, le abitazioni dai mattoni rossi si avvicendavano con la monotonia di sempre, i muri ricoperti completamente di graffiti erano uguali e trasudavano di disperazione dietro quei colori sgargianti di chi li aveva creati, i ragazzi giocavano nel campetto improvvisato in mezzo ai palazzi, e gli adulti, seduti fuori alle verande delle proprie abitazioni, scrutavano una ad una tutte le persone che passavano per quella strada.
Tutti in quella città erano in attesa di un miracolo che non ci sarebbe mai stato.
Entrò nel vialetto della familiare villetta a un piano e si diresse direttamente verso il garage con la saracinesca alzata. Al suo interno Xigbar e Xaldin erano occupati a esaminare e mettere via degli attrezzi da lavoro.
Gente, guardate un po' chi è tornato” Axel annunciò la sua presenza con un tono altisonante mentre entrava nel garage e andava a sedersi su un divanetto mezzo distrutto a ridosso della parete. I due uomini si voltarono ed esclamarono sorpresi.
Non ci aspettavamo di rivederti così presto” Xigbar lasciò la sua occupazione, afferrò una pezza per pulirsi le mani e si avvicinò per stringere calorosamente la mano del rosso.
Sono felice che tu sia ritornato, fratello” lo accolse Xaldin dandogli delle pacche sulla schiena.
Come ve la siete passata in mia assenza?” il rosso rise e lanciò uno sguardo esaustivo al loro piano di lavoro “Vedo che non siete stati con le mani in mano”
Puoi dirlo” Xaldin si ripulì alla meglio le mani sulla sua canottiera, non più bianca perché già sporca di grasso per motori “Però gli affari non sono andati molto bene ultimamente”
Ultimamente ci sono stati più controlli” spiegò Xigbar andando a sedersi su una sedia lì vicino e afferrò una birra dal minifrigo “I piedipiatti ci stanno addosso. Ti sei scampato il peggio, ragazzo mio”
Che cazzo stai dicendo?” Axel si sporse verso di lui e allungò una mano “Dammi una birra intanto”
Non credo che dovresti” rise Xaldin avvicinandosi al frigobar e prendendo pure lui una bottiglia di birra.
Il rosso aggottò la fronte “Dammi una birra” abbaiò calcando il proprio tono.
Ma, dicci un po'... in quella prigione in cui stavi tu, sbaglio o non ti facevano bere?” fece Xigbar cambiando subito argomento e Xaldin lo corresse.
Era in riabilitazione e non in prigione”
È sempre la stessa merda tanto” appoggiò l'avambraccio sulla coscia e si sporse verso Axel “Dai ascolto a me, ti sei perso tanta roba durante la tua piccola reclusione” poi voltò il capo verso Xaldin e gli fece un cenno col capo “Prendigli una birra”
Ma sei pazzo? Secondo te perché l'hanno mandato in riabilitazione?”
Non di certo perché sono un alcolista. Ti pare che lo sia?” si alzò a quel punto Axel e lo guardò con sguardo di sfida.
Hai pensato che forse hai un problema?”
Io non ho un problema, porca puttana, è il mondo che ce l'ha. Ha tanti problemi ma qui nessuno fa un cazzo!” il rosso a quel punto alzò la voce e si fece strada verso l'altro uomo che torreggiava davanti a lui, era poco più alto di lui ma in compenso era molto più robusto.
Lo so ok? E so pure che tu non sei alcolizzato ma l'ultima cosa che voglio è che ti portino di nuovo via da qui! Quegli stronzi stanno come avvoltoi e non ci metterebbero nulla a spedirti di nuovo chissà dove, anzi no te lo dico io... questa volta ti spediranno direttamente dritto dritto in prigione come tutti gli altri”
Xaldin chiudi quella fogna e prendigli una fottuta birra” sbraitò Xigbar guardandolo torvo con l'unico occhio che gli era rimasto. Quello che aveva perso era stato un trofeo di una battaglia vittoriosa contro una piccola gang di sbandati.
Fottiti Xig, se la vuole se la prende da solo. Io non voglio essere la causa di niente”
A chi è che dici fottiti? Bada a come parli stronzo... stai in campana o mi tocca farti il mazzo un'altra volta”
Ci fu un mezzo secondo in cui Axel temette davvero che tra i due sarebbe nata una nuova disputa, e quando c'erano loro di mezzo le cose non si risolvevano così facilmente; e dal momento che non era andato lì con l'intento primo di attaccar briga, si alzò dal divano sfasciato e andò a prendersi lui stesso una birra.
Bell'intelligente che sei” sputò sarcastico Xaldin una volta che l'altro aprì la lattina. Forse una persona normale, in un contesto normale, non avrebbe ricominciato a bere neanche dopo aver lasciato una riabilitazione che avrebbe dovuto insegnargli a rimanere sobrio, ma nella loro esistenza non esisteva la normalità e non è che Axel aveva intenzione di ubriacarsi.
Allora che cazzo stavamo dicendo?” fece Xigbar agitando la sua lattina.
Dicevi che le cose non sono andate bene ultimamente. Che mi sono perso?”
Ah giusto! Poco più di un mesetto fa c'è stata una guerriglia qui in città, durante una perquisizione uno sbirro ha ucciso un ragazzo. La gente non ci stava, sono iniziate proteste e sommosse... chi sparava di qua, chi brandiva la spranga di là. C'è stata una notte di scontri e la mattina dopo la periferia si è svegliata in stato di assedio”
La città è ancora scossa e smaniosa di vendetta. La gente cerca qualunque pretesto pur di scatenare la loro rabbia” continuò Xaldin dopo un sorso alla sua birra “Dopo giorni e giorni i conflitti sono stati placati, la polizia è tornata tra le retrovie però si fanno vivi di tanto in tanto per dei controlli”
Axel rimase in silenzio per lunghi secondi per sintetizzare meglio la notizia di cui era appena venuto a conoscenza e incrociò le braccia al petto. Quella situazione non gli piaceva affatto.
Mica per caso hanno preso qualcun altro? Qualcuno che avrebbero dovuto prendere, intendo”
I due capirono al volo a cosa si riferiva Axel ma scossero il capo.
Non che io sappia, mi dispiace”
Axel abbassò lo sguardo e accennò un sorriso sfiduciato. Come aveva detto poco prima ad Ansem, la giustizia non esisteva, il mondo era malato e non si sarebbe mai più ripreso.
Allora su cosa avete messo le mani?” domandò cambiando argomento, giusto un paio di minuti dopo per spezzare il silenzio pesante che si era venuto a creare tra di loro. La situazione in cui versava la città era critica ma non era nulla di nuovo, era così da decenni ormai e nessuno si era mai preso la briga di fare niente.
Non lo immagineresti mai. Mio fratello ha messo le mani su una Chevrolet Caprice del 1975” esclamò Xaldin posando la sua bottiglia vuota su una mensola.
Cazzo quella roba è oro!”
Non lo immagini neanche” Xigbar rise nell'alzarsi e tornò di nuovo al suo banco da lavoro “Abbiamo anche un potenziale acquirente, il motore però è andato a farsi fottere da una decina d'anni quindi dobbiamo vedere come rimetterla in sesto”
Comprarlo per intero da internet sarebbe un suicidio... però prendere qualche pezzo non dovrebbe essere molto dispendioso”
Se ci vuoi mettere tu il capitale...”
Io sono al verde Xig, tu già sai”
Non credere di essere l'unico, Axel” rispose Xaldin al posto dell'altro “Mia madre ha deciso di iscrivere mio fratello a una scuola privata fuori da qui perché vuole offrirgli qualcosa di meglio di questa fogna”
Il rosso si portò le mani alla fronte e prese a massaggiare le tempie per farsi venire un'idea “Ok ragazzi, una cosa per volta... iniziamo a lavorarci su e poi vediamo come farla camminare. Direi di cominciare domani, ormai sta facendo buio e non mi va di causare problemi a Dem e sua madre”
Allora sei andato a stare da lui?” fece Xaldin appoggiandosi al tavolo da lavoro e incrociando le gambe avanti a sé.
Già, anche per loro le cose sono difficili però sono stati davvero gentili a offrirsi disponibili a farmi stare lì per un po'”
Dopo tutto quello che è successo mi sembra normale....”mormorò Xigbar abbassando la voce “Sei già andato a trovare Kairi?”
Il rosso scosse il capo e disse che ci sarebbe andato non appena se la sarebbe sentita, gli altri due si lanciarono un'occhiata di assenso.

La notte era ormai scesa con la sua pungente umidità quando Axel si congedò da Xigbar e Xaldin e ritornò a casa di Demyx. Quando rientrò però non trovò nessuno in vista nonostante fossero appena le otto di sera, l'amico avrebbe dovuto staccare circa un'oretta prima dal lavoro ma a quanto pare non era rincasato ancora, mentre la madre la trovò chiusa nella sua stanza.
Buonasera, signora” sussurrò Axel sottovoce, mantenendosi alla porta appena dischiusa.
La madre di Demyx era una donna di mezza età, non era molto anziana ma il peso dei problemi e dell'afflizione avevano gravato molto sulla sua estetica e sul suo carattere. Sembrava sciupata e invecchiata, la sua corporatura mingherlina la faceva assomigliare a un alberello rinsecchito e i suoi capelli biondi, più spenti di quelli di Demyx, erano racchiusi in uno chignon basso. In quel momento ella aveva le mani conserte ed era rivolta verso un piccolo crocifisso.
La donna lanciò uno sguardo da sopra le sue spalle, in direzione di Axel, e gli sorrise timidamente “Buonasera a te, caro”
Demyx non è ancora tornato?”
Si sarà fermato al negozio di alimentari, vedrai che sarà qui a breve”
Il rosso annuì e lasciò la signora alle sue preghiere, ormai pareva che fosse l'unica cosa sapesse fare. Fino a un paio di anni fa la loro era una famiglia quasi normale, quasi, perché vivevano pur sempre in quella città di merda, però si avvicinavano alla consuetudine. Il padre di Dem era morto sul lavoro qualche anno fa, faceva il manovale in un cantiere o una cosa del genere, però in un modo o in un altro la famiglia era riuscita comunque a mantenere una parvenza di normalità. Però, un paio d'anni fa, la sorella minore di Demyx scomparve nel nulla, alcuni pensarono a un allontanamento volontario ma tutti quelli che la conoscevano sapevano con sicurezza che lei non avrebbe mai fatto nulla del genere, non avrebbe mai lasciato sua madre.
Con una mano Axel spalancò la porta della sua stanza e si appoggiò col capo allo stipite, passando in rassegna il mobilio e ogni piccolo particolare.
Il primo pensiero degli inquirenti era stato il rapimento, ma Axel sapeva che non era così. Che riscatto avrebbe potuto mai offrire una modesta famiglia come la loro? Il motivo era un altro e sebbene avesse manifestato più volte il suo dissenso, non aveva mai avuto il cuore di dire a Demyx la sua ipotesi molto più agghiacciante ma realistica.
Le cose non sono state facili da quando ci hanno buttati fuori dalla nostra precedente casa”
Axel voltò lo sguardo nell'udire una voce maschile fin troppo familiare, Demyx era apparso sullo stipite della porta e aveva lo sguardo posato sul piumone a fiori. Sul tavolo della cucina, il rosso notò che aveva appoggiato una busta della spesa.
Dopo la morte del padre, il biondo era stato costretto a lasciare gli studi per trovarsi un lavoro e provvedere al sostentamento della famiglia. Non era mai stato così semplice per loro.
Questa è la camera di mia sorella, l'ho arredata secondo il suo gusto... La casa ormai è diventata così vuota”
So cosa significa la solitudine, Dem”
Lo so, ma io non voglio perdermi d'animo. Ogni giorno mi sveglio con la speranza di vederla tornare e sorridermi come faceva sempre... mamma sarebbe davvero felice”
Axel studiò la sua espressione rilassata ma rispose con riluttanza “In questo mondo dove tutto è marcio e la speranza è la prima a morire, dove trovi tutto questo ottimismo? Dove trovi la forza di andare avanti?”
Demyx non rispose alle sue domande, forse non aveva una soluzione a portata di mano o forse ce l'aveva ma voleva che fosse Axel a trovarla per conto proprio. Tutto quello che si limitò a fare fu dare una pacca sulla schiena dell'amico e abbozzò un sorriso malinconico “Rimani pure tutto il tempo che vuoi, per piacere” mormorò prima di lasciarlo ancora una volta immerso nella sua solitudine, in mezzo a quel mare di ricordi trasudanti da quelle quattro mura.

♦----------♦----------♦

ROXAS, ROXAS, ROXAAAAAS!”
Una voce fastidiosa parve volergli rompere i timpani ma poi, finalmente, fu il silenzio. Roxas, nel poco di coscienza che aveva guadagnato dopo tutto quel caos, credeva che sarebbe riuscito a riaddormentarsi ma dovette ricredersi quando udì un rumore di pesanti passi e dei colpi alla porta. Ovviamente lui non si sprecò a dare il permesso di aprire perché chiunque fosse lo stronzo che aveva voglia di far casino di prima mattina, aprì la porta della camera e poi la richiuse dietro di sé.
Oh Rox”
Mmmm... fottiti... gira al largo” biascicò il biondo girandosi dall'altro lato, gli occhi sempre chiusi con il timore che se li avesse dischiusi non avrebbe potuto perpetuare quel dolce riposo in cui era stato immerso fino a poco prima.
Ehi fottiti a chi? Guarda che ti faccio ingoiare la lingua” la voce continuò a rimbombare, ci fu ancora un rumore di passi in giro per l'ambiente e poi sempre quel qualcuno spalancò la finestra, in questo modo la luce del sole accecò il biondo che cercava di riposare.
Questi si passò le mani sugli occhi per proteggersi e mugolò lamentosamente prima di proferire parola.
Che cazzo vuoi Hayner?” disse aprendo un occhio ma la sua vista era ancora sfocata a causa del sonno.
D'improvviso sentì un peso sul letto, proprio vicino al suo corpo e capì che lo scocciatore doveva essersi seduto accanto a lui.
Ti ricordi il torneo di struggle che era stato cancellato a causa dei casini del mese scorso? È stata riconfermata la data!”
Mmmmm” Roxas però si lamentò in risposta. Non sembrava intenzionato a voler connettere, la sua mente era annebbiata e tutto quello che voleva in quel momento era stare da solo, con la finestra chiusa e il letto tutto per sé.
Il ragazzo che rispondeva al nome di Hayner emise un grugnito di dissenso e fece un movimento brusco che fece muovere anche il resto del letto “Ohi merdina mi stai sentendo?” sbraitò a voce alta e iniziò a ondeggiare sul materasso per far svegliare l'altro, e la risposta che ricevette fu la solita.
Ma vaffanculo, lasciami stare”
Svegliati. Altrimenti ti butto giù e ti prendo a bastonate così vediamo se mi ascolti”
Cazzo, sei peggio di una sanguisuga” Roxas alla fine comprese che l'altro non lo avrebbe lasciato in pace tanto facilmente così optò per mettersi seduto e aprì gli occhi, il suo sguardo però era di puro astio nei confronti dell'altro“Ecco sono sveglio, che cazzo dicevi?”
Hayner era il primo e unico vero amico che si era fatto in quella città di merda da quando si era trasferito nella nuova casa. In realtà aveva anche un paio di altri compagni, Pence e Olette, ma Hayner era quello più stretto. Quello con cui si era preso a mazzate così tante volte che alla fine nessuno dei due sapeva dire chi era il più forte. Hayner era poco più alto e robusto di Roxas ma questo non significava che fosse lui a dettare legge nel gruppo, Roxas glielo permetteva solo perché preferiva stare per conto suo. Il ragazzo inoltre era biondo proprio come lui, forse qualche gradazione più chiara ed era di un anno più grande ma dalla sua scaltrezza e dalla sua familiarità con la vita di strada sembrava averne minimo il doppio.
Certo che sei proprio stizzito di prima mattina” constatò contando il tempo che ci metteva l'altro a svegliarsi.
Sono stanco” mugugnò il più giovane tra uno sbadiglio e l'altro “Quegli stronzi dei vicini ci hanno dato dentro tutta la notte e a causa loro non riuscivo a dormire”
Allora hanno scopato alla fine?” esclamò Hayner con interesse.
Ma ti pare? Hanno iniziato a lanciarsi i piatti addosso... se quello lo chiami scopare...”
Chi è stato dei due, eh?”
Il marito... l'idiota si è portato l'amante a casa”
Ma che testa di cazzo. Se vuoi l'amichetta non portarla mai a casa” Hayner prese a ridere di gusto, alzando di proposito la voce con lo scherzoso intento di farsi sentire dai vicini, e fu presto seguito nella risata da Roxas, anche se questo si portò una mano alla fronte e scosse il capo. Dopo qualche minuto di leggerezza, Hayner si alzò e si portò le mani ai fianchi “Senti, bello, vuoi una mano per alzarti dal letto?”
Ma ti pare? Non sono mica un lattante” Roxas espirò pesantemente dal naso e rise sarcasticamente “Vai a cazzeggiare fuori, fai quello che vuoi... io arrivo tra qualche minuto”
Il più grande fece spallucce e si avviò verso la porta “Se lo dici tu...”
Ah, Hayner...” lo richiamò e l'altro si girò “Se fai svegliare Cloud e quello ricomincia a lamentarsi, giuro che ti prendo a calci... con la mia gamba migliore”
Dio Rox, la mattina pare che hai una mazza su per il culo”

Quel giorno, i raggi di metà mattina facevano fatica a scaldare la fredda atmosfera che aveva avvolto la città ormai da giorni. In giro si vedevano ancora gli effetti degli scontri che avevano animato il quartiere: cartelloni pubblicitari a terra, pezzi di strada anneriti da incendi ormai spenti, le vetrine di alcuni negozi erano in frantumi, reti metalliche di recinzione accartocciate e abbandonate per strada, auto carbonizzate e macerie qui e là.
Ultimamente qualcuno si era messo di cuore e aveva iniziato a ripulire la città, quello che si presentava ai loro occhi infatti non era assolutamente nulla in confronto a come era stata lasciata la città dopo le guerriglie con la polizia. Ovviamente chi stava ripulendo le strade erano volontari della comunità, non di certo il governo.
Te lo giuro, me l'ha detto il leccaculo di Seifer, come si chiamava quello? Boh chi si ricorda” Hayner parlottava animatamente mentre lui e Roxas camminavano per le strade desolate.
Era per caso Rai?”
Forse sì, forse no... chi cazzo se ne frega” il ragazzo interruppe bruscamente il suo discorso quando intravide un paio di poliziotti armati che facevano la ronda, si infilò le mani nelle tasche della felpa e abbassò lo sguardo, imitando il suo compagno più quieto. Una volta sorpassati i due uomini, il biondo si rigirò di nuovo verso Roxas e si posizionò davanti a lui mentre continuavano a camminare “Comunque questo mi ha detto che hanno trovato un capannone abbandonato bello grande nella zona limitrofa più a sud... sai era vicino al porto e alla stazione abbandonata... li la polizia non dovrebbe rompere le palle”
Roxas alzò il volto dall'asfalto e, con espressione grave, guardò negli occhi l'altro biondo “Quello non era un quartiere pericoloso? Mia mamma dice sempre che ci sono un sacco di criminali e malfattori”
Hayner a quel punto si fermò e aggrottò la fronte “...e che vendono pure la droga” aggiunse timidamente.
Ci fu un momento di silenzio tra i due ragazzi, in cui si squadrarono negli occhi intensamente per poi scoppiare in una fragorosa risata che fece voltare una donna che camminava nei paraggi.
Che pezzi di merda che siamo eh!” continuò Hayner riprendendo a camminare con la più totale naturalezza, finché i due ragazzi non arrivarono davanti a un imponente edificio dalle sembianze di un capannone in disuso e abbandonato da decenni per come era combinato, in realtà quella era la palestra di Cid distrutta dalla guerriglia una quindicina di giorni prima. Quella era la prima volta che vi si poteva entrare poiché prima era stata dichiarata inagibile a causa delle scorie tossiche emanate dal fumo dei roghi che erano stati appiccati.
Ma chi cazzo è stato... guarda qua... no dico guarda qua! Hanno distrutto tutto” Hayner gesticolava animatamente mentre si faceva strada tra i detriti e le ferraglie. La sua faccia era sfigurata da un'espressione di puro odio “Porca puttana se li trovo li uccido tutti con le mie mani”
In tutto quel frangente, a differenza dell'altro, Roxas era rimasto sempre in silenzio mentre camminava e incespicava tra le macerie per addentrarsi sempre di più nella palestra. Il suo sguardo era serio e sondava ogni minimo danno, ormai non c'era quasi più nulla di recuperabile lì in mezzo. Se fosse stato in vena di scherzare, avrebbe sicuramente detto che era andato tutto in fumo.
A un certo punto si appoggiò con la schiena a una trave portante, le mani perennemente nelle tasche della felpa e studiò la figura di un uomo in lontananza.
Quello era Cid, il proprietario della palestra. Solitamente era uno dei pochi uomini di quella città con una tale bontà, mascherata dal suo carattere spigoloso, a far accendere un barlume di speranza negli animi dei giovani, lui voleva far credere che nonostante tutto le cose sarebbero migliorate per tutti. Per questo aveva aperto la palestra, voleva togliere i bambini e i ragazzi dalla strada. E invece eccolo lì, seduto su una cassa di legno nel centro di quella che era diventata la sua casa, con un'aria afflitta e sconsolata.
Quella vista gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Poco lontano da Cid vi era un sacco da boxe e Roxas si chiese se fosse l'unico superstite dell'attacco o se fosse stato portato in seguito come valvola di sfogo.
Più che altro” proruppe dopo il suo interminabile silenzio, placando lo sciame di parole e insulti di Hayner “Puoi immaginare lui quanto sarà incazzato? Si era fatto un culo così in questi anni per tirare su questa palestra e togliere i ragazzi dalla strada e ora guarda che fine ha fatto” sussurrò a bassa voce per non farsi sentire, poi con uno slancio si staccò dal muro, si avvicinò all'adulto e lo chiamò a voce più alta “Cid”
Ragazzi” Cid si girò immediatamente, genuinamente sorpreso di quella visita inaspettata e poi assunse un tono più fermo “Che ci fate qui? È pericoloso”
Non dire stronzate” esclamò Hayner mettendosi davanti a lui “Noi siamo cresciuti qua dentro, ti pare che non saremmo venuti appena possibile?”
L'uomo cacciò un sospiro sfiduciato e tirò fuori dalla tasca del giubbotto una sigaretta che si accese prontamente “Lo sai, ragazzo mio, in un certo senso me lo aspettavo che prima o poi sarebbe successa una cosa del genere”
Hayner storse il naso “Almeno sai chi è stato?”
No e non ci tengo neanche a saperlo”
Roxas abbassò lo sguardo e afferrò una mazza di legno bruciacchiata e prese a farla roteare tra le mani. Cid si girò verso di lui, catturato dai suoi gesti abili e silenziosi come quelli di un gatto.
La gente dice che siamo protetti dagli sbirri...” sussurrò questo maneggiando abilmente la mazza, poi indurì il tono “Ma a noi chi ci protegge da loro?”
Nessuno proferì parola, la mazza era stata scaraventata dall'altra parte della stanza e finì col frantumarsi tra gli altri relitti della palestra.
Senza aggiungere altro, Roxas camminò in direzione del sacco da boxe, si coprì i pugni con le maniche della felpa e iniziò a sferrare colpi uno dopo l'altro.
Non dovreste essere a scuola?” disse di punto in bianco l'uomo, rivolto ad Hayner, per cambiare argomento. Non c'era più nient'altro da aggiungere, Roxas aveva detto tutto. Tutto.
La sua era un'implicita richiesta d'aiuto dissimulata dalla disillusione della crudele realtà.
Che speranza poteva esistere in una società dove le forze che dovrebbero essere schierate dalla parte del bene e della giustizia, uccidevano un ragazzo disarmato?
La scuola è bruciata...” rispose Hayner con indifferenza e si interruppe per sbadigliare sonoramente “Ci hanno stipati in un ufficio che è stato lasciato da poco meno di un annetto. Non c'è spazio per tutti. Per questo ci tocca ruotare, ma io non ho intenzione di ritornarci, vero Rox?” pronunciò le ultime parole con voce alta, rivolto all'amico ma quest'ultimo non rispose, troppo intento con la sua attività.
Hayner, cosa ti ho detto sempre riguardo alla scuola?” prese invece parola Cid grattandosi il capo con fare stanco.
Che ci devo andare e bla bla bla. Ma secondo te che concludo in quel cesso? Non è che diplomandomi o altro la mia vita migliorerebbe. Noi siamo nati qua e moriremo qua. Gli abitanti del ghetto sono la feccia della società e nessuno vuole avere a che fare con noi”
Cid scosse il capo ma dalle sue labbra non fuoriuscì alcun suono, alcuna parola, alcun rimprovero. Si limitò a scrutare i movimenti veloci di Roxas che nel mentre stava scaricando tutta la sua rabbia su quel sacco, e poi Hayner parlò ancora.
Il torneo di struggle è stato riconfermato”
Ah davvero?”
Il biondo annuì “Ho già iscritto Roxas. Ti pare che possiamo perderci una cosa del genere?”
Sul voltò di Cid si disegnò un mezzo sorrisetto “Quello stronzetto sembra tanto piccolino ma va che una bomba” ridacchiò tornando a vedere l'altro ragazzo che adesso aveva cominciato a sferrare potenti calci al sacco “Oh Roxas, calmo con quella gamba che puoi farti male”
Roxas finalmente si voltò verso i due, e inarcò un sopracciglio in vena di sarcasmo “Bella battuta, nonno”
Sono sicuro che un giorno quel pezzo di merda finirà alle olimpiadi” decretò Hayner con un sorriso di soddisfazione stampato in volto.


1.5 Let's struggle


Un obbiettivo?”
Sì, un obbiettivo”
Axel voltò il capo di lato e lanciò un'occhiata al di sopra delle spalle per vedere se la faccia dell'altro fosse seria o meno. Lui e Demyx erano stesi a terra, nel piccolo salotto, su un grande tappeto proprio come facevano quando erano più piccoli e si ritrovavano a parlare delle cose più disparate. In quel momento Axel aveva le gambe piegate e aveva una pallina da baseball in mano che lanciava ritmicamente contro la parete vuota. Demyx invece era completamente disteso, le mani incrociate sullo stomaco e gli occhi puntati sulla luce della lampada che si estendeva sotto al soffitto.
Fuori era già buio ma le temperature erano abbastanza permissive da tenere una finestra aperta.
Hai intenzione di farmi pure tu da psicologo?” il rosso inarcò un sopracciglio e l'altro rise.
No ma è evidente che non hai intenzione di ascoltare quello che dice il tuo. Quindi ho deciso di dirti la mia idea: trovare un obbiettivo”
Stai scherzando...”
No, sono serio”
Axel a quel punto alzò il busto e si resse sui gomiti, lanciò un'occhiata contrariata al suo amico, ma questi non ci fece caso “Demyx che cazzo ti passa per la testa? Che cosa dovrei fare?”
Non lo so, questo dovrai deciderlo tu”
Non ho bisogno di un obbiettivo”
E perché no?”
Perché la mia vita è vuota, non ha senso. Ho lottato e ho fatto tutto quello che potevo fare ma non è servito a un cazzo”
Finalmente il biondo degnò l'altro di un cenno, rotolò su se stesso e rimase steso sullo stomaco, così da poterlo guardare completamente. Poggiò i gomiti sul tappeto e posò il capo sui palmi delle mani. Sul voltò invece aveva un sorriso infantile.
A volte Demyx sembrava non essere mai cresciuto, era rimasto il suo compagno di avventure che aveva conosciuto a scuola.
Vedi?” pronunciò con tono di rimprovero “La tua vita è vuota, l'hai detto tu stesso, vuoi che sia sempre così? Non credo, tu in realtà vuoi che la tua vita decolli”
Axel sospirò e si chiese per quale motivo gli stesse dando spago “Ho detto anche che tutto quello che ho fatto non è servito a un cazzo. Ogni tanto ascolta gli altri, porca puttana”
Ohhh non iniziare con le parole” Demyx rise e gli fece la linguaccia, proprio come se fosse un bambino, e si mise a sedere con le gambe incrociate in stile indiano “Lo sai pure tu che ho ragione! Devi andare avanti...” e poi si fermò un momento, si grattò la nuca e scosse il capo “Non dico di dimenticare tutto, per carità... però devi metterci una pietra sopra, metterti l'anima in pace e farti una nuova vita. Devi trovare un motivo per continuare a proseguire per la tua strada... magari ti trovi un lavoro-”
Io ce l'ho un lavoro” tagliò a corto Axel ormai tediato, e iniziò a rigirarsi la pallina tra le mani.
Un lavoro vero, non quello che fai tu” sottolineò l'altro e strappò la palla dalle mani dell'altro “Dicevo, trovi un motivo, un obbiettivo che ti spronerà ad andare avanti e la tua vita migliorerà decisamente” tirò la pallina da una mano all'altra e poi la lanciò contro la parete, senza però impiegarci troppa forza “E alla fine dirai cazzo quello stronzo di Demyx aveva ragione!
Axel si alzò per andare a riprendere la pallina che era finita dall'altra parte della stanza e guardò il biondo come se fosse un pazzo “Non ha senso quello che dici”
Demyx si strinse le gambe al petto e rimase una manciata di secondi in silenzio prima di riprendere a parlare.
Mettiamola in termini più semplici allora” disse alzando un indice davanti a sé “Tu ce l'hai la ragazza?”
Ma che cazzo di domande sono-”
Rispondi a me... tu ce l'hai la ragazza?”
No, non ce l'ho”
Fa niente, fai finta di avercela...e magari fai finta di avere pure un figlio” disse ridendo alla vista della faccia dell'altro.
Cazzo Dem, in un secondo mi hai messo a carico una ragazza madre?”
Stai zitto, cazzo, mi fai perdere il filo! Allora dicevo, hai una donna e un bambino.... ovviamente tu vuoi il meglio per loro, no?”
Ma se non li conosco neanche...”
Immedesimati nella parte!”
Axel sospirò pesantemente e assecondò la volontà dell'amico, sapendo che l'altro non l'avrebbe lasciato in pace in caso contrario “Se ce li avessi sì, vorrei sempre il meglio”
Descrivimi il meglio” disse Demyx con un sorriso a trentadue denti.
Ma che ne so...” bofonchiò Axel grattandosi il capo nervosamente, ci pensò un attimo e diede la prima risposta che gli venne in mente “Una bella casa... magari con un giardino... e un cane con cui far giocare il bambino”
Okay” Demyx annuì soddisfatto e l'altro ci pensò più a fondo.
Che cosa poteva essere il meglio secondo lui?
Ovviamente non voleva il meglio del meglio, ma si accontentava di cose semplici che chiunque si sarebbe potuto permettere in un contesto lontano dal loro.
Il meglio sarebbe lontano da questa città di merda, con un lavoro e una sicurezza economica... una bella casa con giardino in un quartiere tranquillo, dove non senti di continuo le sirene della polizia che girano per strada. Avere una persona al mio fianco che sappia amarmi e rispettarmi così come farei io... la sicurezza di avere un posto in cui mi sento amato, e al quale fare ritorno... non vedere mai la tristezza negli occhi di chi mi è davanti...”
Demyx rimase sgomento per alcuni secondi dalla risposta così articolata dell'altro e per un momento non seppe più cosa dire “Direi che...uhm.. hai dato il meglio di te...” farfugliò espandendo il suo sorriso “Vedi? Quando ti ci metti sei bravo”
Queste sono utopie”
Il biondo scosse il capo e incrociò le braccia al petto “Ti sbagli! Anche il tuo più piccolo contributo potrebbe cambiare il mondo. Per raggiungere la pace interiore ti serve un obbiettivo, una motivazione che ti dia la spinta... anche una piccola azione potrebbe esserlo”
Una piccola azione?” Axel ridacchiò divertito, lanciò di nuovo la pallina al muro e la afferrò al volo. Demyx annuì.
Tu hai detto che non vorresti mai vedere la tristezza negli occhi di chi ti è vicino... potresti partire da qui. Una buona azione, una parola di conforto... anche queste sono soddisfazioni, dei piccoli passi verso la pace interiore”
Axel studiò l'espressione emozionata dell'altro e sospirò ma non nascose un debole sorrisetto “Tu sei tutto matto”
E tu sei in una città che urla disperazione da tutte le direzioni! Guardati attorno, non c'è nessuno che ha colpito la tua attenzione?”
Ehm...” il rosso fece per pensarci e tornò a stendersi con la schiena sul tappeto e gli occhi fissi sul soffitto “Penso... un... un vecchio...”
Sì, baby, vai così!” Demyx esclamò vittorioso e alzò un pugno in aria per spronarlo a continuare, Axel batté le palpebre un paio di volte e mugugnò qualcosa prima di riprendere a parlare.
Mentre oggi ero sull'autobus ho visto dal finestrino un vecchio che cercava di riparare il portone del suo negozio... uhm... magari domani potrei fermarmi e chiedere se ha bisogno di una mano”
Stai andando forte fratello!”
E poi...” aggiunse subito senza pensarci “E poi c'era un ragazzino ieri...era all'incrocio prima dello studio di Ansem... sembrava non avere più sentimenti, nessuna lacrima da versare... era apatico...”
O-okay, Ax... e chi era? Cosa faceva?”
Non lo so... era all'incrocio e quando è scattato il verde ci siamo persi di vista”
Beh... sarebbe stato bello se tu avessi potuto aiutarlo, ma un passante dubito che potrai rincontrarlo”
Già...” Axel incrociò le braccia dietro la nuca “Senti un po'... ma credi che questa cosa possa avere qualche utilità?”
Assolutamente sì! È questo il motivo per cui riesco sempre ad essere ottimista... sono sicuro che vedendo le mie azioni, Dio deciderà di premiarmi rimandando a casa mia sorella”
Il rosso lanciò un'occhiata in fondo alla stanza, dove si vedeva uno scorcio di cucina e adocchiò la madre dell'amico intenta a lavare i piatti e mettere a posto. La risposta era abbastanza ovvia, conoscendoli da anni, ma Axel decise comunque di porre quella domanda “Dem, tu credi in Dio?”
Il biondo sorrise “Fratello... non bisogna domandarsi se noi crediamo in Dio, ma se Dio crede in noi”
L'altro non rispose, alzò lo sguardo al soffitto e si soffermò a riflettere su quel discorso.
Un obbiettivo, eh?
Tutte quelle erano stronzate, ma se lo avessero aiutato davvero a non pensare più a Kairi e tutta quella faccenda allora un pensierino ce l'avrebbe fatto. Per il momento aveva già trovato un guadano sicuro con la macchina con cui stava lavorando assieme a Xigbar e Xaldin, per il resto ci avrebbe pensato in seguito.

Il giorno dopo Axel ritornò dai suoi amici, e fece lo stesso il giorno seguente, e anche quello dopo ancora fino alla fine del mese.
La settimana dopo si presentò anche da Ansem. E quel giorno, allo stesso incrocio, alla stessa ora, rivide quel ragazzino biondo vestito completamente di nero; e lo vide anche la settimana dopo, e quella dopo ancora, e alla fine Axel si ritrovò a presentarsi allo studio di quello psicologo, di cui non gliene fregava di meno, più che altro per la mera curiosità di rincontrare ancora quel ragazzo strano di cui non sapeva niente, ma che, per qualche oscura ragione, aveva catturato il suo interesse, solitamente scarno verso tutto ciò che non riguardasse la sua vita privata.
Il suo non era definibile neanche interesse ma curiosità più che altro. Non provava il desiderio impellente di sapere qualcosa in più su di lui, dopotutto quel ragazzo era un estraneo, però ogni settimana, alla stessa ora era sempre fermo a quel semaforo in attesa di attraversare. Sicuramente dovevano avere in comune qualcosa.
Per passare il tempo durante il suo tragitto da casa di Demyx allo studio di Ansem, Axel si era ben presto ritrovato a domandarsi se anche quel giorno il bimbo era lì come sempre, se fosse sempre vestito di nero e se avesse sempre nuovi lividi in faccia. Ormai quello sconosciuto era diventata una piacevole consuetudine ma forse, Axel si ritrovò a pensare, non era tanto normale fantasticare su persone che non conosci e che non hai interesse a conoscere.
Quel giorno, appena arrivò all'incrocio, il ragazzino era sempre lì in attesa solo che questa volta non aveva lo sguardo perso nel vuoto ma era incollato a un manifesto attaccato all'angolo dell'edificio.
Una volta scattato il verde, Axel riprese il suo cammino come sempre e così fece l'altro, andando nella direzione opposta. Il rosso si voltò per seguire con lo sguardo il biondino finché non sparì dalla sua visuale e poi con un cipiglio interrogativo andò a sbirciare il poster affisso, e inarcò le sopracciglia.
Ooh”

Axel richiuse il cofano anteriore dell'auto, si tolse i guanti da lavoro e guardò Xaldin con una punta perplessità.
Un torneo di struggle?”
Xigbar emise una risatina roca mentre rientrava nel garage con il cellulare ancora tra le mani “Da quanto tempo non vado a vederne uno”
Vedendolo tornare, Xaldin alzò il naso da quella scatola di pezzi di ricambio che stava esaminando per scartare i pezzi che non funzionavano “Allora che ha detto il tizio?”
L'altro alzò il pollice e ammiccò “Domani verso mezzogiorno, pagamento in contanti. Allora che si diceva di questo torneo di struggle?”
Xaldin scrollò le spalle e tornò alla sua precedente occupazione “Domani sera al capannone vicino al porto”
Cazzo, lì c'è roba forte, bello. Hanno trovato una bella sistemazione”
Mentre ascoltava il chiacchiericcio degli altri due, Axel aprì la portiera della macchina e si sedette al volante “Proprio oggi ho visto un poster per strada...” disse provando ad accendere il motore, questo però tossicchiò un paio di volte prima di spegnersi “Ma che cazzo”
Xigbar posò il cellulare in tasca, aprì il vano anteriore e armeggiò un momento prima di sporgersi verso Axel “Yo, Prova ora” il rosso eseguì “Dai un po' di gas” e dopo pochi secondi l'auto si mise in moto.
Tu sei un fottuto genio” il rosso rise e uscì dalla vettura “Le tue sono mani strappate alla meccanica”
L'uomo sogghignò e sprofondò nel divano sfasciato “Quindi domani sera ce ne usciamo, uh?” fece rivoltò all'altro amico, questi mise a posto lo scatolo e andò alla ricerca della sua bottiglietta d'acqua.
Attorno a questi tornei gira sempre la grana... roba clandestina e soldi riciclati però c'è sicurezza di fare profitto”
Axel fischiò stupito “Hai intenzione di scommettere?”
Ho un amico in quel giro, lui saprebbe chi raccomandarci”
Ma sarà sicuro?”
Ormai scommettere sulle corse di auto modificate sta diventando monotono” commentò Xigbar sottintendendo l'approvazione alla proposta di Xaldin “E ora che ci intascheremo anche il guadagno di questo gioiellino potremo farlo senza problemi”

♦----------♦----------♦

Proseguendo sempre a sud ai margini della città sorgeva la zona industriale, dove lo stato di degrado e abbandono era talmente evidente che pareva che Dio si fosse dimenticato della sua esistenza. Ovunque vi erano edifici diroccati e abbandonati, erba incolta e il manto stradale era dissestato in più punti per questo motivo molteplici erano le pozze di fango a seguito di un temporale, proprio come in quel momento.
Era il crepuscolo quando Roxas, accompagnato da Hayner, si incontrò con Pence e Olette. I due ragazzi erano seduti su un muretto basso e quando li videro arrivare, Olette scattò subito in piedi e andò loro incontro, agitando la mano per aria.
Hayner, Roxas!”
Olette era una ragazza molto dolce e tranquilla, con dei capelli color cioccolato acconciati in maniera che solo le ciocche anteriori le ricadessero sulle spalle. Anche se non sembrava, Olette era la sorella minore di Hayner - lei era molto più fine e dedita allo studio rispetto al fratello – e di tanto in tanto il suo cuore batteva per Roxas.
Yo ce ne avete messo di tempo” li salutò Pence una volta che gli altri si furono avvicinati.
Hayner prese per mano il ragazzo e si diedero a vicenda una pacca sulla schiena a mo' di saluto, Roxas invece si limitò a un cenno del capo rivolto a entrambi.
Yo bro, lo so ma oggi Rox stava moscio” esclamò il biondo sedendosi anch'egli sul muretto “Dice che gli formicola il fantasma. Come cazzo fa a dar fastidio un fantasma io proprio non so”
Piantala” mormorò il ragazzo in questione affondando il più possibile le braccia nelle tasche dell'ennesima felpa nera. Si appoggiò con la schiena al muro, socchiuse gli occhi e lasciò il capo ciondolare in avanti “È così e basta”
Pence guardò prima Olette e Poi Hayner e poi fece spallucce.
Pence era un coetaneo di Roxas e compagno di classe di Olette, o almeno poteva dirsi tale fino a quando la scuola era stata ancora in piedi. Era un tipo sveglio e abbastanza in carne, e, anche se bianco, aveva la stoffa del rapper. Non erano rare infatti le sue esibizioni nei locali. C'era una sola cosa che si poteva dire a suo vantaggio e cioè che, anche se era uno dei pochi bianchi che si permetteva di sfidare i neri nella loro arte, quando rappava faceva il culo a tutti quanti.
Allora dove tieni l'erba?” cambiò discorso Hayner, rivolto a Pence e questo tirò fuori da una tasca della giacca leggera una canna. L'altro afferrò l'accendino dalla tasca dei suoi jeans e se l'accese senza tante cerimonie. Olette storse il naso ma non disse nulla, lei non era d'accordo che suo fratello fumasse quella roba ma più di tanto non poteva fare.
Roxas ignorò il chiacchiericcio degli amici, il suo sguardo si posò sul fiume di persone che stava camminando in in direzione di uno dei tanti capannoni. Dai suoi occhi non traspariva alcuna emozione.
Quindi quello sarebbe il posto?” domandò alla fine alzando un po' il capo.
Non sembra più tanto abbandonato” Hayner rise facendo un tiro.
Ragazzi avete idea di quanti palazzi abbandonati abbiamo qui?” fece Pence a quel punto mettendosi in piedi e affiancando il biondo vestito di nero “Come si può essere fieri del proprio quartiere con certe merde intorno?...pensate che prima o poi li facciano abbattere? No, quelli sono troppo presi a spremere soldi al popolo”
Piantala di fare il predicatore, tanto non se ne frega nessuno” Hayner fu il primo a rispondere con tono del tutto disinteressato, il suo sguardo era fisso sulla stecca che si rigirava tra il pollice e l'indice, ma subito si intromise un'Olette molto più impensierita.
E che mi dici di quella bambina stuprata da quel tossico? Secondo te sarebbe successo se non ci fossero state queste catapecchie abbandonate?”
L'hanno preso però”
Infatti è per questo che gira ancora a piede libero...” fu il commento sarcastico di Roxas. Il ragazzo si staccò dal muro e prese a camminare nella stessa direzione della folla “Dai sbrighiamoci, altrimenti si farà tardi”


Il caos regnava sovrano quando Axel, accompagnato dai suoi amici, mise piede per la prima volta all'interno del capannone. C'erano così tante persone che erano tutti stipati come sardine e quasi non si riusciva a camminare, non aveva mai visto così tanta gente neanche per una partita allo stadio. Al centro dell'enorme ambiente c'era un ring soprelevato abbastanza ampio sul quale due uomini si stavano fronteggiando e scontrando, entrambi muniti di una specie di mazza da baseball, e al lato vi era un arbitro che commentava con foga ogni movimento.
Improvvisamente si ritrovò strattonato per un braccio e finì addossato alla parete dell'edificio, vicino a lui Xaldin aveva preso a conversare allegramente con un tizio seduto su una sedia in compagnia di una ragazza bionda e un'espressione piuttosto astiosa.
Bella, Mar, quanto tempo non ti vedevo” esclamò Xigbar avvicinandosi ai sopracitati.
Che cazzo ci fate qua? Pensavo che foste tutti in galera, pezzi di merda che non siete altro, dico io che vi costa farvi vedere di tanto in tanto?”
Il rosso aggrottò la fronte quando notò che l'uomo che stava parlando aveva i capelli rosa. Rosa? Sperava vivamente per lui che avesse preso per errore la tinta della sorella.
Allora siete qui per puntare su qualcuno?”
C'è' qualcosa di interessante?”
L'uomo dai capelli rosa, identificato come Mar, incrociò le gambe in maniera piuttosto elegante e poi fece un cenno del capo “Lo vedete quel gruppetto di bimbi laggiù?”
Tutti noi ci voltammo e lo seguimmo con gli sguardi nei pressi dei piedi del palco dove c'era un ragazzetto biondo che aveva appena poggiato un braccio sulle spalle di un altro ragazzino di spalle e gli parlava freneticamente.
Quel moccioso con la felpa nera?” domandò Xigbar con una nota di scetticismo nella voce.
Esattamente”
Perché mai dovrei puntare i miei verdoni su un lattante?”
Mar accennò un sorrisetto di scherno “Il mio suggerimento è lui, se non lo accetti fai quello che vuoi”
Aspetta un po'... come potrebbe avere delle speranze lui contro tutti quei bestioni che gareggiano? È uno scherzo?”
Adesso vedrai, sta salendo sul ring”
Axel rimase in silenzio ma aguzzò la vista – si ritrovò a ringraziare per una volta la sua altezza fin troppo sviluppata, altrimenti non avrebbe visto assolutamente nulla. Proprio in quel momento l'arbitro stava chiamando i due nuovi concorrenti: Setzer, un uomo sulla trentina con i capelli lunghi e decolorati, quando salì lui sul ring la folla iniziò a urlare ed esultare. L'uomo salutò la folla e si muoveva sul palco come se fosse una celebrità, sicuramente lui doveva essere il favorito. E poi subito dopo, salì Roxas, uno dei due ragazzetti che avevamo visto una manciata di secondi prima. Questo si sfilò la pesante felpa e rivelò una corporatura piuttosto mingherlina per quella di un adolescente, indossava una canotta sbracciata, anch'essa nera come la felpa, e un pantalone nero leggermente più largo forse per permettergli una migliore libertà di movimento.
Quando il ragazzino si voltò verso la folla, Axel non riuscì a trattenere un'esclamazione di puro stupore.
Che ti piglia, Ax?” fece Xaldin incrociando le braccia.
È il ragazzo del bivio!” esclamò questi indicando con un dito il ragazzino.
Che?”
Il ragazzo del bivio... quel tipo lo vedo tutte le settimane all'incrocio che divide il settore est con quello ovest” mugugnò sbalordito. Come aveva fatto a non riconoscerlo prima?”
Lo conosci?”
Eh? No, no... solo di vista”
Fattelo dire, amico” si intromise l'uomo dai capelli rosa con una risatina leggera “Adesso lo vedi qui nei bassifondi nei tornei clandestini, ma sono sicuro che tempo qualche anno e ci ricorderemo tutti il suo nome”
Roxas eh? Chissà che ha di tanto speciale” commentò scettico incrociando anch'egli le braccia al petto e si voltò verso lo scontro ormai iniziato.
I due concorrenti inizialmente si erano studiati da lontano, ognuno dalla propria parte del campo ma poi Roxas si era fatto avanti e aveva iniziato a scagliare una serie di colpi verso Setzer, il quale riuscì a schivarne abilmente una gran parte. Questi parve tenersi di più sulla difensiva e quando i colpi sembravano diventare sempre più radi, contrattaccò e mandò il biondo a terra, e tutte le sfere azzurre che aveva nella sua sacca si riversarono sul suolo.
Ecco come si procurava tutti quei lividi allora, constatò Axel. Quel round era perso, ormai il ragazzino aveva i minuti contati, mancava solo l'ultimo colpo e sarebbe stato finito, e invece rotolò sorprendentemente su un fianco e riuscì a schivare l'attacco. Balzò in piedi e si fiondò sull'avversario, iniziò così una lunga sequela di veloci attacchi e nel giro di pochi minuti riuscì a disarmarlo, il bastone di Setzer era volato dall'altra parte del campo. L'uomo però non si diede per vinto, strinse i pugni davanti a sé e digrignò i denti.
Il bello dei tornei di struggle clandestini è che puoi proteggere la sacca con le tue sfere anche a mani nude” chiarificò Xigbar con una risata “Adesso viene il bello”
Axel inarcò un sopracciglio interrogativo e tornò a guardare il match, anche Roxas adesso aveva lasciato andare la sua maglia e attendeva il suo avversario fare la prima mossa.
“Le sfere di Roxas però sono cadute, non avrebbe già perso?” domandò il rosso e l'altro scosse il capo.
“Ti pare che Setzer le abbia raccolte? Quando giochi a struggle, in questi tornei più interessanti, le sfere sono la cosa meno importante... quello che ci interessa a noi è lo scontro fisico. È raccomandabile stendere il tuo avversario prima di raccogliere le sfere”
Più che scettico, il rosso si riconcentrò sullo scontro. Era ovvio chi avesse la partita in pugno, tutte le sfere del biondo erano già a terra e inoltre lui era penalizzato anche fisicamente perché era molto più piccolo e basso. Eppure quando Roxas scattò e sferrò un colpo a sorpresa Axel rimase impressionato dalla sua velocità, e lo stesso valse per Setzer che era stato colto di sorpresa. Roxas sfruttò quel momento per sferrare una lunga serie di attacchi alternando braccia e gambe.
Sicuramente la velocità era la sua prerogativa, ma la forza con cui riusciva a colpire con una tale forza da mettere in ginocchio un uomo di quella stazza era indice di un'incredibile maestria. Axel non ci mise molto a capire che erano le gambe il punto di forza del ragazzino e in quel momento dovette dare ragione a quel Mar, il biondino sapeva il fatto suo.
Roxas non ci mise molto a stendere Setzer, raccogliendo la sua sacca contenente tutte le sfere rosse prima che l'arbitro dichiarasse il k.o.
Il capannone si riempì di urla concitate di assensi e dissensi, ma poco importava perché tutto quello che interessava ad Axel in quel momento era di uscire da quell'edificio e andare a prendere una boccata d'aria altrimenti era sicuro che sarebbe morto asfissiato lì dentro. Avvisò gli altri e iniziò a camminare a tentoni in cerca dell'uscita, a metà strada vide nella folla un paio di uomini che stavano iniziando a creare disordini gridando e spintonando la gente, e questa fu una buona motivazione per avanzare il passo e uscire di lì.


Quando Roxas scese dal ring, con la sacca di Setzer ancora tra le mani, venne accolto come sempre dall’abbraccio caloroso di Hayner che gli si era letteralmente lanciato addosso e per poco i due non si ritrovarono a terra.
“Porca puttana, fratello, sei stato fenomenale!”esclamò il più grande con la voce intrisa di entusiasmo. Roxas abbozzò un sorriso imbarazzato e si girò verso gli altri amici che gli erano andati in contro per complimentarsi con lui.
“Lo sapevo che ce l'avresti fatta” disse Pence dandogli un colpo sulla spalla e poi gli passò un asciugamano per asciugarsi il sudore.
Ancora preso dalla foga, Hayner si voltò verso la folla in tumulto e gridò “Questo è il mio amico, stronzi. Questo pezzo di merda l'ho allenato io!”
Gli altri tre non poterono trattenere un sorrisetto e poi portarono il biondo che aveva appena gareggiato su una sedia nelle retrovie dell'edificio per fargli riprendere aria. La prima cosa che Roxas fece, prima ancora di sedersi, fu andare alla ricerca della borsa frigo e si prese una lattina di té verde che aprì e iniziò a bere lentamente, perché ghiacciata, nonostante il caldo e la sete. Lanciò un'occhiata a un altro ragazzo nell'angolo più remoto della stanza che si stava riscaldando in vista di un prossimo round, Olette e Pence invece stavano parlando fuori la porta con un uomo – probabilmente riguardo alle somme delle scommesse.
Hayner fu invece il secondo ad entrare, subito dopo l'altro biondo, e appena lo vide con la lattina in mano storse il naso e si lasciò cadere su una panca di legno “Ma che cazzo, Rox, e bevitela 'na birra”
Roxas lo perforò con lo sguardo, il suo tono era serio come sempre “Sai che non bevo quella merda”
“Sai che non bevo quella merda gne gne gne” gli fece il verso l'altro e andò a prendersi una lattina, ma prima di aprirla lesse l'etichetta “Czechvar...ma chi compra sta merda da quattro soldi? È troppo chiedere almeno una Budweiser?”
“Piantala” sospirò Roxas “Dovresti ringraziarmi che così ne rimane di più per te”
“E io ti ringrazio” rispose il più grande aprendo la lattina e poi puntò lo sguardo sull'amico “Ma voglio che impari anche tu a goderti le cose, cazzo. Cresci un po', diventa un uomo e piantala di bere solo quella merda altrimenti un giorno finirai per pisciare té”
Roxas corrucciò la fronte “Preferisco pisciare té piuttosto che birra. Te l'ho detto, non voglio un briciolo di alcol nel mio corpo e tu lo sai!”
“Finiscila con queste stronzate, è un modo di aggregazione e poi un po' di alcol non ha mai ucciso nessuno. Sai cosa significa bere in compagnia? Ops forse no perché tu non sai neanche che significa goderti la vita-” Hayner aveva preso a ridere sarcasticamente mentre parlava ma poi quando si era accorto del passo falso si bloccò immediatamente e impallidì.
Per Roxas quelle parole furono più affilate di un coltello conficcatogli nello stomaco e ci mise qualche secondo per racimolare la forza di alzarsi di nuovo in piedi. I suoi pugni erano serrati e la mascella tremava mentre pronunciava le parole con voce intrisa di dolore“Vaffanculo Hayner”
Forse non lo dava a vedere abbastanza perché si comportava sempre in maniera fredda e distaccata, però quella situazione in cui viveva gli pesava non poco. E in quel caso non si riferiva solamente alla sua condizione personale ma anche a tutti i problemi con suo padre e alla vita in generale. Spesso e volentieri ci scherzava anche lui stesso sopra, ma sentirsi dire delle cose del genere da una persona come Hayner faceva male.
“Cos- no aspetta, Rox... stavo scherzando, scusami! Giuro che non ci ho pensato” si affrettò subito a dire Hayner. Il biondo si alzò di scatto e andò ad afferrare il braccio dell'altro, ma Roxas si divincolò violentemente
“Lasciami stare, non voglio sentire le tue scuse del cazzo... lasciami stare”
Proprio in quel momento, la loro discussione fu interrotta dall'arrivo di Olette e Pence che stavano portando in mano tutta la loro roba.
“Ehi che succede qui?” chiese la ragazza con espressione stupita, vedendo la faccia incazzata di Roxas.
“Dì a quel cazzone di tuo fratello di lasciarmi in pace e di andarsene a fanculo”
“Dove vuoi andare Rox?” subentrò subito Pence, mettendo a terra uno zaino.
“Vado a prendere un po' d'aria e a ripetermi un migliaio di volte di non saltare addosso a quello stronzo e ucciderlo con le miei mani perché non ne vale la pena”
“Oh stronzo a chi? Mi sono scusato, ti ho detto che non ci ho pensato...” Hayner prese ad alzare la voce dopo l'accusa dell'amico e fece per afferrarlo di nuovo ma Olette si frappose tra i due e lasciò andare Roxas, che si avvicinò a Pence e gli strappò dalle mani la sua felpa che gli stava ancora reggendo da prima dell'incontro.
“La prossima volta allora pensaci prima di sparare cazzate... non è la prima volta che lo fai!” ribadì il biondo, voltandosi per un ultima volta verso Hayner e gli altri, prima di uscire dalla sgangherata porta di servizio.
“Cerca di tornare presto, tra non molto tocca a te!” fu il grido che Pence tentò di lanciargli ma fu vano perché l'altro era già scomparso.
A quel punto Hayner mise le mani conserte e sbuffò sonoramente mentre tornava a sedersi, la sua birra era stata abbandonata e dimenticata sulla panca “È sempre così permaloso”
Sua sorella gli lanciò un'occhiataccia.
“E tu sei una testa di cazzo, bro” rimbeccò iniziando a sistemare le loro cose.

“Yo, Xig, allora che te ne pare del ragazzino?” proruppe l'uomo dai capelli rosa, intento a contare una mazzetta di banconote. Xigbar si avvicinò immediatamente a lui con l'occhio spalancato.
“Quello era un mostro. Da dove è uscito?”
“Ho sentito che viene dalla zona est ma non ne sono sicuro”
“Siamo ancora in tempo per fare una puntata?” si intromise Xaldin mentre frugava tra le tasche “Stanotte dovrebbe disputare almeno un altro round”
“A vostra disposizione” cinguettò Mar con voce gioiosa.
D'improvviso delle grida intrise d'ira sovrastarono quelle di consueta eccitazione degli spettatori e i tre scorsero un tizio, seguito da altri, che aveva appena steso un altro paio di uomini.
“Oh, eccoli là!” grido uno di quelli e subito si voltarono verso di loro.
Xigbar e Xaldin li riconobbero all'istante e imprecarono sottovoce.

Quando Roxas uscì dall'edificio si sentì pervadere da uno strano senso di libertà che quel capannone claustrofobico aveva provveduto brutalmente a estirpargli una volta che aveva messo piede al suo interno. La luna era alta e finalmente il cielo si stava rischiarando di tutti quei nuvoloni che avevano dominato il cielo durante il corso della giornata.
Nei giorni di pioggia Roxas si sentiva una vera schifezza. Nonostante fossero passati ormai tanti anni, durante quelle giornate il suo fantasma tornava sempre a fargli una dolorosa visitina. Non che non lo avvertisse mai, ma in quelle occasioni si sentiva più sensibile che mai.
Fuori dal capannone non c'era nessuno, ad eccezione di tre uomini stipati all'angolo di un edificio lì vicino che con molta probabilità stavano assumendo delle sostante, tutto fuorché benigne, e poi c'era un altro ragazzo piuttosto alto e smunto che stava fumando beatamente.
Un passo falso e Roxas abbassò lo sguardo al suolo.
“Ma vaffanculo, pure il fango ci voleva”
Dato che non stava guardando la strada sotto di sé era finito in pieno in una pozzanghera e si era sporcato le scarpe.
“Merda, sono proprio un genio” bofonchiò scendendo dal marciapiede e andando a mettersi in un punto di strada meno dissestata.

Quelle esclamazioni pronunciate con così tanta enfasi catturarono quasi subito l'attenzione di Axel, che nel mentre si era fermato in un punto poco lontano dall'edificio per fumare in tutta libertà e aveva lo sguardo puntato sul porto illuminato in lontananza. Questi voltò il capo e notò il ragazzino biondo che aveva visto poco prima dare il meglio di sé sul ring.
Inizialmente inarcò un sopracciglio ma poi proruppe con una leggera risatina e si avvicinò all'estraneo.
“Cazzo vuoi?” borbottò Roxas sulla difensiva, vedendo che l'uomo che stava fumando più in là aveva iniziato ad avvicinarsi verso di lui. Roxas si era inginocchiato e quando questi gli fu davanti fu costretto ad alzare il capo.
“Io niente. Piuttosto tu vuoi un fazzolettino per pulirti?”Axel ridacchiò e gli porse un pacchetto di tovagliolini. Il biondo squadrò per un lungo momento prima l'uomo davanti a sé e poi i fazzolettini e infine, dopo un lungo dibattito mentale, lo afferrò malamente e iniziò a pulirsi alla meglio il pantalone e la scarpa.
Axel piegò le labbra in un sorrisetto divertito e fu lì per ricordargli che un grazie non gli avrebbe fatto schifo, ma evitò.
“Ho sentito dire che sei un lottatore cazzuto” disse invece di punto in bianco mentre scrutava attentamente l' estrema cura con cui si puliva l'altro.
Roxas alzò si nuovo il naso verso l'estraneo e lo studio attentamente, poi si alzò e buttò a terra il fazzolettino – dopotutto si trovavano in una discarica a cielo aperto, un tovagliolino non avrebbe fatto del male al mondo.
“Chi ha detto che sono un lottatore cazzuto?” domandò con cinismo e , mettendo le mani nelle tasche, riprese poi a camminare lentamente senza una direzione precisa in mente. Axel lo segui e fece spallucce “Un po' di gente”
Roxas assorbì la risposta ricevuta e poi alzò lo sguardo al cielo senza stelle “E tu sei un tipo che non se la fa tra i tornei di struggle”
“Chi te l'ha detto?”
“La tua faccia”
“Oh... e che direbbe in più la mia faccia?”
Il biondo accennò un sorrisetto ironico “Che il tempo di attesa del semaforo al bivio è troppo lunga”
“Allora mi hai riconosciuto?” ridacchiò Axel mettendo anche lui le mani nelle tasche del pantalone.
“Ci credo, stai sempre lì con un'aria da adolescente in crisi”
“Ohi non offendere la mia faccia... sai che mi dice invece la tua?”
“No, voglio saperlo...”
Proprio in quel momento però il cellulare di Axel iniziò a suonare e il rosso gli fece gesto di attendere un secondo. Lesse sul display il nome di Xigbar e rispose “Oh Xig, che-”
“Axel leva le tende, gli scagnozzi del tipo di oggi sono venuti qui per farci il culo!” in sottofondo c'era un casino allucinante ma Axel riuscì comunque a capire per sommi capi cosa stava urlando l'amico dall'altra parte del ricevitore.
“Cos- perché mai?”
“Il tipo dev'essersi accorto che ho messo del mastice attorno al bocchettone e-”
“Che cazzo hai fatto? Ma sei pazzo?”
“Ora non ho tempo per spiegarti, io e Xaldin siamo andati via dall'uscita posteriore, c'era la macchina di Mar”
“Ricevuto, io prendo la mia” esclamò attaccando e si schiaffò una mano in fronte, se lo sentiva che le cose con quei due non sarebbero mai andate lisce.
“Che ti prende?” domandò Roxas, per circostanza più che per curiosità.
“Senti, ragazzo, mi ha fatto piacere parlare con te però....” non finì la sua frase che un rumore di una moto avvicinarsi sempre di più alla strada principale sulla quale si erano fermati a parlare lui e Roxas. Il rumore diventò sempre più potente e il rosso capì ben presto che si trattavano di due moto e non di una. C'erano degli uomini in sella che urlavano febbrilmente e gesticolavano animatamente, rivolti sicuramente a qualcuno o qualcosa dai quali erano appena scampati dal vicolo dal quale stavano fuggendo a gran velocità. Uno dei secondi passeggeri imbracciava un kalashnikov e sparava all'impazzata dietro di sé, mentre il guidatore gli urlava qualcosa.
Improvvisamente gli uomini notarono i due ragazzi per strada e parvero riconoscere Axel.
“È quello là, il più alto!” gridò uno di loro. Il tizio col fucile si sporse sulla sella e adocchiò i due.
Immediatamente Axel, senza aprir bocca, prese per mano Roxas e iniziò a correre più veloce che poté.
“Cazzo...che succede qui?” fece il biondo mentre cercava di rimanere al passo dell'altro, se non più veloce. Solitamente non si sarebbe fatto molti problemi, ma dopo una battaglia di struggle gambe e braccia iniziavano a essere intorpidite e non riusciva ad essere più veloce come prima, soprattutto con quel tempo umido e piovigginoso la sua gamba sinistra sembrava volergli dare più problemi che altro.
“Te lo spiegherò quando saremo al sicuro” fu l'unica risposta che gli diede Axel.
Tutto quello che dovevano fare loro era raggiungere la macchina e allontanarsi il prima possibile sia da quei pazzi che da quel luogo. Sicuramente a breve sarebbero arrivati gli sbirri, a giudicare da come fuggivano veloci quegli scagnozzi.
Axel lanciò un'occhiata dietro di sé e il mondo andò per un istante a rallentatore.
I tizi in moto li stavano raggiungendo, quello col kalashnikov stava prendendo la mira per sparare, gli occhi di Roxas che incespicava dietro di sé erano intrisi di terrore ma erano vivi rispetto a come li aveva sempre visti. La macchina era sempre più vicina, solo pochi passi e sarebbero stati salvi.
E poi ci fu lo sparo.
Bang.

Vi siete mai domandati quanto possa succedere in un istante?
In un istante si può nascere e morire, si può amare e odiare. Si più perdere tutto o si può diventare un eroe. Si possono prendere decisioni che possono cambiarti la vita, migliorartela o rovinartela. E poi ci sono quelle fatalità che te la stravolgono.
Si dice che ci sono istanti nella vita in cui cambia tutto. Istanti in cui succede qualcosa che modifica radicalmente tutto quello che è esistito fino all'attimo che li ha preceduti.
Quando Axel riaprì gli occhi si era ritrovato al suolo in mezzo alle erbacce e alle sterpaglie, la testa gli pulsava nel punto in cui aveva colpito terra ma a parte quel pungente dolore alla tempia non sentiva nient'altro o almeno questa era la sua impressione.
Non sentiva alcun buco o corpo estraneo nel suo corpo, così dopo un secondo per riprendersi si mise a sedere e rimise a fuoco la vista. Accanto a lui, Roxas era accovacciato su un lato e si esaminava la gamba sinistra con estrema parsimonia.
Il rosso sgranò gli occhi e per un secondo il mondo sembrò congelarsi.
“Roxas... la tua gamba” farfugliò preso dall'ansia, gattonò verso l'adolescente e notò un buco che perforava la stoffa del suo pantalone. I suoi movimenti erano incerti e tremanti mentre cercava di afferrare la coscia dell'altro. Ormai la sua mente non faceva altro che gridargli di sbrigarsi, Roxas si è preso la pallottola che era destinata a te.
“Devo...devo portarti in ospedale”
Il biondo per la prima volta alzò lo sguardo verso il ragazzo dai capelli fiammeggianti e lo guardò con i suoi occhi blu, più freddi del profondo oceano. Nessuna emozione trasparì dal suo volto, l'unico accenno di stanchezza era il respiro accelerato dovuto alla corsa, ma a parte quello nient'altro. Sembrava essere diventato improvvisamente una bambola di ceramica, fredda ed eterea.
Axel provò a chiamarlo un'altra volta, dal momento che l'altro non gli aveva mostrato ancora alcun cenno, ma alla fine Roxas piegò le labbra in un mezzo sorrisetto e la risata che uscì dalle sue labbra gli raggelò le vene. Il biondo con le mani prese a tirarsi su la stoffa del pantalone e gli mostrò la gamba, una bagliore grottesco che ora animava la sua voce sconcertò non poco il più grande.
“Ti pare che con una gamba in titanio io abbia bisogno di un dottore?”
Si dice che l'istante occupa un minuscolo spazio fra la speranza e il rimpianto.
Lo spazio della vita.



Hai il coraggio di vivere senza preoccupazioni?
Hai il coraggio di vivere credendo ancora in qualcosa?
Hai il coraggio di andare sempre avanti e superare tutti gli ostacoli?
Hai il coraggio di chiudere gli occhi e sperare in una nuova realtà?



♦----------♦----------♦


Ehilà! Da quant'è che non pubblicavo niente? Una decina di giorni?
Purtroppo sono fatta così, o svanisco per mesi o sono sempre presente e pubblico mille cose alla volta. Vi aspettavate questa nuova storia? No? Neanche io.
Prima di tutto complimenti a tutti quelli che hanno avuto lo stomaco di ferro di arrivare fin qua giù, seconda cosa non ho idea di che pieghe potrà prendere la storia quindi il rating potrà cambiare di conseguenza.
Il titolo della storia, così come i sottotitoli, hanno un doppio significato ossia immediato e metaforico.
Crossroads significa incrocio, bivio; ma ho scelto di abbinare anche la traduzione di 'bivio' perché in questo contesto sta a significare non solo il luogo in cui si incrociano le vite di Axel e Roxas, ma anche il fatto che metaforicamente indica la scelta di una strada da intraprendere.
Che dire, penso che 21 pagine di storia non abbiano bisogno di una spiegazione no? xD Ovviamente i background di Axel e Roxas verranno chiarificati in seguito.

Prima di lasciarci vorrei ringraziare Kronohunter25 perché senza di lui questa storia non avrebbe mai preso vita, mi ha seguito passo passo dagli albori della prima riga, e alla fine sempre lui mi ha dato l'ok per la pubblicazione. Quindi grazie per tutto il lavoro che fai vicino alle mie storie ogni volta :3
In ultimo ringrazio tutti quelli che leggeranno questo primo capitolo e vi prego, lasciate un segno... potete anche dirmi "fai schifo, non sai scrivere, torna a studiare", mi va bene pure questo però per piacere non mettete solo la storia tra le seguite come molti di voi sono soliti fare. Datemi un parere anche perché è proprio da voi che dipenderà se ci sarà un secondo capitolo o no.
Riguardo agli aggiornamenti, rispetto la volontà di chi mi ha risposto in Summer Paradise e quindi il prossimo capitolo sarà su One Day.
Au revoir.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2982220