Become the hero you need (ex: Scatti di voi)

di Inathia Len
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Una giovane Lily Evans, che si nasconde dalla sorella dopo un brutale litigio

scattata da un anonimo, autunno 1970




 

 

 

 

Correva, Lily Evans. Correva con le lacrime agli occhi che le impedivano di vedere dove esattamente stesse andando. Ma non le importava, ovunque era meglio di lì. Il più lontano possibile dalle urla della sorella.

Correva, Lily Evans. Una radice la fece inciampare, ruzzolò per terra e scoppiò in lacrime, tremando dal freddo.

 

Oh, povera piccola.

Rialzati, spazzati l’erba dalla salopette. Non è ancora il tuo tempo.

Ne devi fare ancora, di strada, prima di arrivare da me.

 

 

Era uscita di casa senza giacchetto, senza maglione, senza niente. Perché doveva scappare, perché le urla di Petunia le entravano dentro e la facevano star male, troppo.

Aveva solo dieci anni, nonostante andasse già in giro a dire averne undici, e avrebbe voluto una sorella che le facesse le trecce, non che le gliele tirasse, urlandole di essere un mostro.

 

Bambina, com’è crudele il mondo.

E con te lo sarà tanto, troppo.

Avrai la pace che cerchi, ma non essere troppo frettolosa,

perché anche allora farà male.

Farà male vedere gli amici cadere,

farà male vedere fratelli che si odiano,

farà male non vedere crescere il frutto del proprio amore.

 

-Lily?-

Una voce la riscosse dal pianto e la bambina girò piano la testa. Ma non era Petunia, venuta a rincorrerla per dirle di tornare a casa, venuta ad abbracciarla e sì, anche a rimproverarla perché aveva lasciato il giaccone a casa.

No, era Severus, lo sguardo preoccupato.

-Va’ a casa, Sev. Ora non ne ho voglia- mormorò Lily, asciugandosi per l’ennesima volta le lacrime, che non accennavano a smettere di scendere. Odiava piangere, odiava il non avere il controllo delle proprie emozioni.

 

E piangerai, Lily Evans, forte figlia dell’inverno,

piangerai fino a quando le lacrime non avranno più senso e i lamenti si confonderanno,

i volti verranno dimenticati perché è meglio così, perché sono troppi,

 ma tu continuerai a piangerli.

Perché hai un cuore grande, troppo grande per questo mondo crudele.

E vorrei portarti via con me già ora, perché sei bella e sei una bambina,

perché non meriti il tuo futuro.

Ma c’è un tempo per nascere, per vivere e questo è il tuo.

Non è ancora quello della tua morte, non tocca ancora a me entrare in scena.

Sono una muta spettatrice ma sappi, piccola mia, che condivido le tue lacrime,

che sento il tuo dolore.

E so già che sarà troppo.

 

-Hai litigato ancora con Petunia?- insistette Severus, mettendole il suo maglione logoro sulle spalle.

Lily annuì, stringendo la lana nera attorno a sé e poggiando la testa sulla spalla dell’amico.

-Perché non può essere una strega anche lei?- chiede la bambina, soffiandosi il naso con il fazzoletto che lui le ha porto.

-Perché lei è ordinaria, non è speciale come te!-

-Suona come una cosa brutta, quando lo dice lei…-

-Ma non lo è. Tua sorella è solo invidiosa. Ed è anche cattiva.-

-Tu sei cattivo a dire così.-

-Non sono io che ti ho fatto piangere- puntualizzò Severus, mettendole in mano un bocciolo di rosa e facendogli cambiare colore. Ora era rosa, ora bianco, ora rosso, ora blu, ora giallo…

-È bellissimo- sussurrò Lily, sorridendo attraverso la tristezza.

-Mi prometti che non piangi più per lei? Non se lo merita, davvero. Tu sei bel… una strega e lei non è nessuno! Aspetta solo che saremo a Hogwarts e…-

 

E Severus parla, parla… oh, quante storie fantastiche che ti racconta!

E tu ancora lo guardi rapita, perché siete bambini,

perché questo è solo come la storia comincia,

non come deve finire.

Hogwarts, sì… è lì che troverai la tua famiglia,

non al parco giochi dietro casa.

E non è lui, non è Severus, l’uomo che amerai,

anche se ora gli vuoi bene. Perché ti consola,

perché ti mette il suo maglione sulle spalle,

perché si prende cura di te quando Petunia non vuole più.

Ma non è lui… non è lui, bambina, l’uomo che amerai sempre,

anche quando sarai troppo testarda per ammetterlo.

E non è Petunia la ragazza che chiamerai sorella, migliore amica…

Oh, Lily Evans, piccola mia, sii forte.

Perché tutto è solo cominciato. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

Buon salve a tutti, vorrei rassicurare i pochi coraggiosi che sono arrivati fin qui: sì, siete sani di mente almeno quanto me (anche se non so quanto questo vi possa rassicurare) e quello che avete appena letto l'ho scritto davvero. 

Primo chiarimento: questa è una storia sui Malandrini attraverso le loro foto, scatti della loro vita. Le immagini non sono mie, le ho trovate su Tumblr sul blog di themaraudersyearbook. E le ho trovate troppo belle e inspirose per non scriverci sopra qualcosa.

Secondo chiarimento: le parti in corsivo, a lato, le ho immaginate dette dalla Morte. Lo so, è lugubre come cosa, ma mi piaceva l'idea di questa bimba che corre piangendo e la Morte che quasi vorrebbe consolarla, ma non può. Se mai continuerete la lettura di questa raccolta, sappiate che, ogni tanto la Morte comparirà, visto anche com'è andata la vicenda dei Malandrini e amichi loro. 

Terzo chiarimento: al momento ho attiva un'altra long sui Malandrini, ma questa e l'altra saranno completamente diverse. Qui ho reinventato personaggi e coppie, perchè anche a me (come alle scale) piace cambiare.

Quarto (e giuro ultimo) chiarimento: gli aggiornamenti saranno di lunedì ogni due settimane (quindi ci rivedremmo il 9). Se però questo capitolo dovesse praticamente passare inosservato, la faccio finita qui. Non ammorbo voi e non butto via del tempo. Perchè le storie sono scritte per essere lette (quindi non mi sto riferendo a un numero minimo di recensioni, ognuno è libero di recensire se gli pare), quindi a meno che qualcuno non la metta tra i seguiti/preferiti/ricordati, io me ne lavo le mani. Se tu, lettore, anche se sei solo, l'hai inserita in una di queste categorie o l'hai recensita, sappi che la mia storia continuerà, anche solo per te.

Ok, ho finito. Spero mi diate la possibilità di farvi conoscere i "miei" Malandrini, perchè credo che vi piaceranno.

Un bacione e (spero) alla prossima.

I.L.







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