Chameleon Circuit
Titolo: Chameleon
Circuit
Fandom: Doctor
Who
Personaggi: Decimo
Dottore
Rating: Verde
Parole: 357
Note: È la mia prima
fiction sul Dottore... che ansia. Chiedo clemenza. Molta clemenza.
Disclaimer: Non mi
appartiene nulla e mai mi apparterrà. Zero guadagno economico, ovviamente.
Chameleon
Circuit
Sollevò quello strano oggetto che, colpito
dalla luce, mandò bagliori metallici un po' dappertutto. Il Dottore si infilò
gli occhiali ed il suo viso assunse un'espressione sorpresa. Era il ricambio
che serviva per aggiustare il Chameleon Circuit; il TARDIS avrebbe potuto di
nuovo cambiare forma per mimetizzarsi. Chissà da quanto se ne stava dietro quegli
scaffali. Adesso non resta che... Spostò lo sguardò dal
pezzo e fissò la colonna centrale,
che sembrò ricambiare il suo sguardo. Appoggiando il ricambio delicatamente, allungò una mano
per accarezzare la console. Poi, con decisione, in modo quasi inaspettato, uscì.
Guardò il suo TARDIS: il legno blu scuro, la luce sul tetto e la scritta
sulla porta. Sorrise con malinconia, trovando il cartello della polizia assolutamente
appropriato. Inclinò la testa di lato, appoggiando una mano sulla
superficie: sembrava in tutto e per tutto legno, eppure lui sapeva che non
era così. Entrò di nuovo, accompagnato dal familiare cigolio della porta. Il
ricambio che avrebbe cambiato tutto sembrava sfidarlo dalla sua posizione sul pavimento.
Il Dottore si mise a
camminare in tondo, incapace di stare fermo. Il TARDIS gli assomigliava più di
quanto avesse mai immaginato. Anche lui era destinato a cambiare. Ma io non
voglio! pensò imperiosamente, guardando di sfuggita le sue scarpe di tela bianca e non capendo se
si stesse riferenedo a se stesso o alla sua navicella. Continuando a camminare sempre più
velocemente, ripensò a tutti i posti in cui aveva portato la
sua cabina del telefono. Pianeti lontani e bizzarri, posti inimmaginabili, ma soprattutto... la
Terra. Allargò le labbra inconsciamente, pensando a quella che era
diventata a tutti gli effetti la sua casa adottiva. Il TARDIS era un
simbolo di speranza, e chiunque poteva riconoscerlo. Ed era giusto così. In un
mondo veloce e inarrestabile, qualcosa doveva rimanere sempre uguale. Ed
unico.
"E
se non posso io...", il Dottore
guardò la sua amata console color corallo. Sorrise dolcemente e con
affetto. Poi afferrò il ricambio e lo distrusse colpendolo più e più volte con la mazza.
Alla fine, prese i resti e li buttò via senza pensarci.
Il TARDIS, emettendo il
suo solito rumore di sottofondo, sembrò approvare.
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