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Disclaimer: Albert
Wesker, Chris Redfield, Jill Valentine e tutti gli altri personaggi
appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e
a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata
scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine
lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui
descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non
ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia
autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.
"Ogni rosa è preda dell'inverno."
- Jialāl al-Dīn Rūmī -
Sonne
La Stairway of the Sun è un fiore quieto.
Fissa l'unico ritaglio di cielo che le è concesso e dondola piano, grondando filamenti nerastri e velenosi.
Qualcosa si è consumato mentre lei dormiva; forse una tragedia, forse una grande storia d'amore.
Il vento le accarezza i petali pieni e morbidi, pulsanti come mille cuori.
È tornato il silenzio nella caverna e a farle compagnia sono
rimaste solo tende vuote e ricordi di ruggine e polvere, uomini che
l'avevano ammirata come una divinità.
L'aria ha l'odore secco dell'abbandono, della dimenticanza.
Ondeggia sul suo stelo la Stairway e china la corolla, anelli d'arancione e rosso che ricordano i suoi occhi.
Excella sfiora con lo sguardo il fiore che Albert le sta porgendo, saggiandone la consistenza con la punta delle dita.
"Stairway of the Sun." mormora, annusandolo "Ha lo stesso odore dolciastro del sangue."
"È il gineceo." le risponde
Wesker "Secerne una sostanza attrattiva per un insetto tipico della
zona. Ecco come il fiore si riproduce."
Excella annuisce, percorrendone la lunghezza con l'indice.
"L'origine del virus T."
"L'origine di tutto." replica il Tyrant, la pupilla leggermente dilatata e fissa su Excella "L'origine di un nuovo mondo."
"Il Progenitore." e sorride Excella, dimostrando tutti i suoi ventitré anni "Sai cosa significa, vero?"
Ambizione.
"Che il futuro è nostro."
Quello è il primo bacio che Wesker le concede da quando si sono conosciuti.
Il fumo di quella disfatta non può raggiungerla e la Stairway
cresce forte all'ombra della morte, un fiore che solo una donna ha
stretto al petto come il più bello dei regali.
Un sasso rotola in lontananza e qualche altra maceria si accumula sul
fondo di quella tomba a cielo aperto, rovine che la custodiscono come
le braccia gelose di un amante.
Come le mani di un uomo che ha distrutto ciò che voleva creare.
Excella è senza vergogna e geme contro la sua bocca, spezzando il silenzio.
Si concede al suo desiderio e ignora la puntura dolorosa del vetro contro la pelle, schiudendo le cosce in un tacito invito.
Wesker vi lascia scorrere le dita, raccogliendo una voglia densa come il sangue; una crudele metafora della loro relazione.
Il laboratorio è un ammasso di
provette rotte e fogli sparsi, una discussione iniziata su chi avesse
la colpa di cosa e terminata nel solito modo - un dominio che Excella
chiamava amore.
"La mappatura è incompleta."
la redarguisce ancora, le mani strattonare il vestito fino a ridurlo a
uno straccio "Hai il fiore e la sua fonte originale: simili errori non
sono tollerati."
"Il distillato virale è
più complicato di quanto mi aspettassi. Se hai in mente una
procedura migliore fatti pure avanti, prego." ribatte Excella, parole
sussurrate tra un morso e l'altro.
È un ringhio sommesso l'unica
risposta che ottiene, fianchi che si spingono contro i suoi e labbra
che non le lasciano respiro.
Excella sorride alla follia, accogliendola in un'unica spinta.
Socchiude gli occhi Wesker,
sospettoso: è una donna ingorda Excella, una donna che lo sfida
anche nei momenti di totale resa.
"Una settimana" la sente respirare contro la sua spalla "Una settimana e avrai il tuo codice."
Wesker non dice nulla, affondando in
lei fino a quando le sue unghie non gli incidono la nuca e proseguono
poi verso la spina dorsale, una vertebra alla volta.
È così viva,
così terribilmente umana sotto di lui - s'inarca, gli passa la
lingua sul petto, lo stringe tra le gambe in una morsa umida e
appiccicosa - così...
Chissà come sarà vederla morire.
Excella viene mormorando il suo nome.
Sì, qualcosa deve essere successo mentre il fiore riposava.
Nessuno è più venuto a cercarla e la Stairway comincia a riprodursi di nuovo, rigogliosa come un tempo.
Gli uomini in bianco sono solo pallidi spettri che, di tanto in tanto,
le attraversano la strada, mentre il diavolo senza occhi è ormai
un ricordo lontano, un'ombra che va sbiadendosi.
Un insetto si posa vicino al calice e lascia vibrare le piccole ali, riprendendo poi subito il volo.
Un uomo in bianco si avvicina, annusandola; qualcosa lo fa ritrarre di colpo, e l'uomo ricomincia a camminare, gorgogliando.
La Stairway sospira nell'aria immobile della caverna.
La prima cosa che Wesker nota è il fiore - quell'unico, singolo fiore.
Excella l'ha infilato tra le pagine dei suoi appunti come fosse un segnalibro, lasciandone spuntare solo i petali rossastri.
"Oh, sei qui." esordisce "Pensavo fossi nel laboratorio."
Wesker solleva lo sguardo, piegando gli angoli della bocca in una smorfia che potrebbe essere un sorriso.
Excella lo accoglie con le braccia
piene di fascicoli disordinati e un viso pulito d'ogni trucco, un ovale
che all'improvviso dimostra tutta la sua giovinezza.
"La mappatura..." inizia, ma Excella è più veloce e gli sventola sotto al naso il grafico tanto desiderato.
"Filoviridae." comincia, buttandosi
sul divano e raccogliendosi i capelli in un nodo confuso "Il nostro
virus funziona a RNA. 80 nm di diametro per i vironi e 20.243
nucleotidi per ciascuna molecola lineare anti-senso di RNA. Codifica
almeno nove proteine strutturali e..."
Wesker l'ascolta per tutto il tempo in silenzio.
Piove sulla Stairway e diventano rosse quelle gocce d'acqua e cielo.
Non è più una, ma sono cento adesso, coltivate fino al limitare della grotta.
Il pigro mormorio degli infetti è ormai diventato un naturale
corollario della sua esistenza, fantasmi che ciondolano in camici ormai
grigi.
Stilla ancora veleno e lascia che si accumuli sul fondo della piattaforma, una pozza nerastra e liquida come il petrolio.
Uno straniero ha tentato di berlo l'altro giorno; forse era un turista, forse un disgraziato che aveva perso la strada di casa.
Le sue grida l'hanno tenuta sveglia per tutta la notte.
Jill li ha osservati per lungo tempo; forse troppo.
Li ha visti scontrarsi e distruggere
intere sezioni di laboratorio, Excella una donna che,
sorprendentemente, sembrava non temerlo per nulla.
Li ha visti discutere del mondo come se fosse solo un misero balocco, una piccola creazione al centro di una palla di vetro.
Li ha visti torturare, uccidere,
massacrare, godere nella sofferenza altrui - un orgasmo insano e che
brillava negli occhi di entrambi.
Ha visto Wesker progettare la sua morte, chiamare il siero Aheri e regalare a quel pugno di lettere una crudele ironia.
Ha visto Excella piangere, comprendere il proprio destino e poi continuare, incapace di fare altro.
E poi ha visto quel fiore.
Ne ha visto i petali secchi, il gambo
leggermente rovinato e la corolla schiacciata, una linea che scorreva
inesorabile tra le pagine della vita di Excella.
Ha visto il modo in cui lei lo guardava, una donna che possedeva tutto e che eppure lo fissava come se quello fosse stato il tutto - un fiore sgualcito e dal profumo di morte.
Albert.
Jill aveva visto i margini dell'abisso e non era più tornata indietro.
Una farfalla si appoggia sui suoi petali e cade pochi istanti dopo, morta.
Si accartoccia tra l'erba alta e lì rimane, nutrendo fiori velenosi come serpenti.
Gli uomini in bianco hanno smesso di camminare e si sono afflosciati su
loro stessi, lasciando nel silenzio più totale la Stairway.
Il vento le porta racconti di altri luoghi e altri tempi, leggende che
a volte le ricordano il diavolo senza occhi, ma ogni cosa ha perso la
sua dimensione, persino il tempo.
La Stairway chiude i suoi petali floridi e torna a dormire.
"Il virus è instabile."
"Lo so."
Excella sospira, premendogli l'ago nel braccio e inoculandogli il siero.
"Non durerà per sempre. Già adesso le dosi sono a malapena sufficienti."
"Allora le aumenteremo."
"Giungerà un momento nel quale il virus avrà la meglio, Albert."
"No." era stata la replica feroce "Io sono in controllo. Io decido cosa e quando. Non il virus."
"Un giorno la fame sarà tale che non potrai più ignorarla."
Una risata a metà, un suono sordo e derisorio.
"E tu sarai con me, Excella?"
"Sempre."
Wesker non aveva replicato.
Qualcuno è tornato.
Non saprebbe bene dire chi o quando, ma qualcuno è tornato a farle visita.
Ne percepisce gli occhi e il respiro, disgusto e curiosità.
Dita grosse, ruvide, scivolano tra i suoi petali e la chiudono in una
carezza che non ha nulla di gentile - solo livore e tristezza.
"È tutta colpa tua."
La Stairway soffoca lacrime nere come la notte.
Mordi gli dice una voce impietosa mordi.
Excella non gli nega nulla e s'inarca all'indietro, offrendogli il collo sottile e pallido.
Mordi torna a sussurrargli quella voce mordi.
Socchiude gli occhi Wesker, la siringa che scivola oltre la manica e poi tra le dita serrate.
Mordi.
L'ago le sfiora la pelle, l'Uroboros un serpente che invece chiede e basta.
Mordi.
Excella soffoca un gemito di dolore, portandosi istintivamente la mano al fianco e fissandolo sconvolta - delusa.
Mordi.
"Tu..."
Mordi.
"Mi hai infettata."
"Un giorno la fame sarà tale che non potrai più ignorarla."
"Sì."
"E tu sarai con me, Excella?"
"Perché?"
"Sempre."
Alcune domande non avranno mai risposta.
È di nuovo sola la Stairway, tra le sue foglie una sorella dimenticata.
L'uomo dagli occhi tristi le aveva offerto solo disprezzo e rabbia, sfilandosi poi un fiore secco dall'interno della giacca.
La Stairway l'aveva riconosciuto subito e il vento aveva parlato per lei, scricchiolando e gemendo contro la roccia.
L'uomo l'aveva poi deposto al centro della piattaforma in un gesto gentile, quasi reverente.
"Credo ti appartenga." le aveva infine detto, alzando gli occhi al
cielo stellato "Credo che ormai un po' tutti noi ti apparteniamo."
L'uomo se n'era andato esattamente come era arrivato: in silenzio.
Chris aveva sfogliato gli appunti di
Excella fino a quando il sole non era stato alto nel cielo, una sfera
di fuoco che aveva insanguinato l'orizzonte.
Tra formule chimiche di cui aveva
capito ben poco e deliranti discorsi sul nuovo mondo, solo una cosa
l'aveva davvero colpito: quel fiore.
Era uguale a tutti gli altri che lui
e Sheva avevano visto nei laboratori della Tricell, ma c'era qualcosa
nella cura con cui era stato deposto tra le pagine del diario, una
delicatezza che gli aveva raccontato altro.
All'ultima pagina di quella tragica
biografia, Chris aveva capito cosa aveva davvero ucciso Excella, oltre
l'ambizione e la sfrenata arroganza; cosa, oltre la follia e
l'Uroboros.
Un sentimento così comune. Un sentimento così pericoloso.
L'amore.
La Stairway of the Sun riposa ora quieta, dondolando al ritmo del respiro del vento africano.
Nessuno ha più osato disturbarla e il tempo si è mangiato
anche quel piccolo pezzetto di cielo che riusciva a strappare alle
macerie.
Gocciola il suo veleno nel silenzio della caverna, accolto solo dal buio e dal nulla di un'esistenza senza rumori.
È una pianta fantasma la Stairway, una leggenda che solo pochi conoscono e ancora meno racconteranno.
È l'eco dell'ambizione di un mostro e il riflesso del sogno di un
altro uomo, ma per lei, piccola ragazzina dalle illusioni troppo
grandi, era stata un semplice pegno; un omaggio al suo cuore e alla sua
bellezza.
"E tu sarai con me, Excella?"
"Sempre."
Un fiore donato tra innamorati in una tiepida giornata d'estate.
Note dell'autrice: la descrizione del
virus Progenitore s'innesta su quella del virus ebola, appartenente
infatti alla famiglia Filoviridae. Ho deciso di accomunare i due virus
per il semplice motivo che a) il primo centro dell'Umbrella ha come copertura pubblica quella di essere usato per la ricerca di un vaccino contro l'ebola b)
la stessa Umbrella prende in analisi il virus per le sue
caratteristiche. William Birkin usa due regioni specifiche del virus
(VP24 e VP35) e le innesta del virus T, potenziandolo, in quanto lo
rende in grado di aggirare il sistema immunitario umano.
Il termine "Aheri"
è una crudele metafora del rapporto Wesker/Excella. Nel gioco,
una volta che viene infettata dall'Uroboros, Excella diventa una
creatura chiamata "Uroboros Aheri", una specifica manifestazione del parassita.
In lingua Luo (un dialetto africano che copre il Sudan del Sud e la Repubblica del Congo) significa "ti amo."
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