Origami

di Chrystal_93
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Origami

 

Cap. 2: Pioggia - Confessioni
 

Mondo delle favole

Belle aveva trascinato Rumplestiltskin presso ogni cespuglio di rose che la colpiva in quell'immenso giardino fiorito e colorato in cui si erano fermati durante il viaggio di ritorno.

“Guardate queste! E questa, e quella lì!” strillava lei tutta contenta, mentre stringeva ancora il polso del folletto. Quest'ultimo, sorpreso e assuefatto dal calore di quel contatto con la giovane, non fece niente per protestare e, per almeno cinque minuti, camminò in uno stato di trance, senza nemmeno riuscire a prestare attenzione a tutte le osservazioni della donna.

Belle, dal canto suo, era entusiasta come una bambina; gli occhi azzurri le brillavano dalla gioia e il sorriso era intervallato solo dalla curvatura a O che le sue labbra assumevano per la sorpresa della bellezza dei fiori.

A un certo punto la ragazza lasciò la presa e fece qualche passo in avanti.

Rumplestiltskin rimase fermo sul posto, scioccato dall'interruzione repentina di quel tocco. Si sentiva confuso, talmente confuso che faceva fatica a percepire la terra sotto i propri piedi.

“Rumplestiltskin?” lo chiamò Belle. Il folletto si riscosse, sbattendo un paio di volte le palpebre.

La ragazza lo stava fissando, mezza voltata verso di lui.

“Non venite?” chiese lei, sorridendo timidamente.

“Che cosa?”

“Vi ho chiesto se volevate venire qui. C'è una rosa bellissima.”

Rumplestiltskin si avvicinò alla giovane e si fermò alle sue spalle. Sbirciò oltre la spalla di Belle e vide che si trovava di fronte a un cespuglio pieno di rose rosse dal quale ne ergeva una quasi alla loro altezza. Era rossa come il sangue e i petali sembravano fatti di raso, tanto invitanti che il solo guardarla senza poterla toccare sembrava una tortura. Una sensazione molto simile a quando, a volte -come ora- si ritrovava a osservare le labbra rosse di Belle incurvarsi in un sorriso.

“E' straordinario.” sussurrò lei. “Non trovate?”

Belle si girò verso di lui e così si ritrovarono a pochi centimetri dai rispettivi volti.

“E' solo un fiore.” ribattè lui, cercando di stemperare quella strana sensazione che gli stava risalendo le vene.

Belle strinse le labbra, alzò un sopracciglio e scosse la testa, allo stesso tempo divertita ed esasperata, come se volesse rimproverarlo.

“Non è solo un fiore. È molto di più. Guardatelo meglio.”

Lui aggrottò la fronte, senza capire cosa lei volesse dire.

“Questo è molto più di un semplice fiore. E' la prova che una cosa così bella, come questa rosa, nasca dal terreno, dal basso e sia ricoperta di spine. Così tante spine che potrebbero ferire solo sfiorandola; eppure queste si diramano e lasciano spazio a un bocciolo bellissimo e delicato.”

“Che cosa vuoi dire, dearie?”

Belle ora si girò completamente verso di lui e i due si ritrovarono l'uno di fronte all'altra, coi corpi a pochi centimetri. Gli occhi di Belle erano fissi su quelli di Rumplestiltskin e in essi si leggeva una speranza così profonda da mozzare il fiato.

“Il guscio non è lo specchio di ciò che siamo dentro. A volte le cose più... brutte, all'interno sono le più belle e sorprendenti.”

Rumplestiltskin trattenne il respiro, continuando a tenere gli occhi fissi sulla ragazza. Che stesse parlando di lui? Che gli stesse dicendo che, per lei, lui non era un mostro?

Senza nemmeno rendersene conto i loro volti si stavano avvicinando inesorabilmente, millimetro dopo millimetro.

Prima di arrivare a un punto critico di non ritorno, però, furono interrotti da un'improvviso acquazzone che li colse di sorpresa.

Rumplestiltskin fu il più rapido a muoversi e, prendendola per un braccio, trascinò la domestica sotto la casetta di legno, ormai quasi interamente ricoperta dai rampicanti delle rose.

Rimasero sotto il cornicione del tetto senza parlare, osservando la pioggia che scendeva imperterrita e che riempiva il silenzio.

“Sembra che non smetterà tanto presto.” fece a un certo punto Belle, senza girarsi verso di lui, per paura che fosse arrabbiato con lei. In fin dei conti era stata lei a insistere per rimanere e, se non si fosse impuntata, ora sarebbero stati al sicuro dentro la carrozza, diretti verso il castello.

Non sentendo alcuna risposta, dopo un po' si decise a girarsi e notò che Rumplestiltskin aveva lo sguardo perso, quasi malinconico.

Non sembrava nemmeno averla sentita, visto che era completamente assorbito dall'incessante flusso di acqua che scendeva dal cielo.

Belle rimase a osservarlo, con le labbra schiuse per la sorpresa. Si aspettava qualche battuta, qualche rimprovero, e invece era lì, fermo e quasi triste.

Si avvicinò e gli chiese timidamente: “Rumplestiltskin... State bene? Mi dispiace, non pensavo che la pioggia sarebbe sopraggiunta così presto e...”

“Lui adorava la pioggia.” la interruppe. “Non gli permettevo di uscire, ma quando finiva saltellava nelle pozzanghere ed era così felice...”

Belle rimase stupefatta. Non si era mai aperto così con lei, forse soltanto una volta, quando gli aveva chiesto il perchè filasse di continuo.

Era curiosa di sapere di chi stava parlando, ma decise che non gliel'avrebbe chiesto per non rischiare di rovinare quel momento. Conoscendolo, sapeva che non le avrebbe mai risposto, ma avrebbe virato su una battuta.

Così sorrise e, inaspettatamente, uscì dal loro piccolo riparo per mettersi a saltellare sotto la pioggia.

“Belle!” si riscosse Rumplestiltskin. “Che stai facendo?” strillò.

“Salto nelle pozzanghere!” rispose lei, piombando su una piccola pozzanghera.

“Ti prenderai un raffreddore! Torna subito qui.” ordinò lui, con gli occhi sbarrati.

Lei però non lo stette a sentire e continuò a saltellare nelle pozzanghere che trovava. Le sembrava quasi di giocare a campana, come quand'era piccola e si annoiava.

Sapeva benissimo perché lo stava facendo e, di sicuro, non avrebbe smesso prima di convincerlo a raggiungerla e imitarla. Voleva togliergli quell'espressione triste dalla faccia e, a costo di farlo arrabbiare, si sarebbe impuntata anche questa volta.

“Venite, è fantastico!” esultò lei, allontanandosi sempre di più dal riparo.

Quando fu a molti metri di distanza, si chiese se ciò che stava facendo fosse inutile. Di fianco a lei non c'era traccia del folletto.

Si fermò, lasciando che la pioggia l'avvolgesse. Quando ormai si era fermata, qualcosa la schizzò. Si girò e vide Rumplestiltskin che era appena atterrato in una pozzanghera accanto a lei. Aveva tutti i capelli bagnali e la pelle verdastra riluceva grazie alle gocce di pioggia che la solcavano.

I suoi occhi si spalancarono brillando, e non potè fare a meno di sorridere. Forse ce l'aveva fatta.

“Vi ho convinto?” chiese lei.

Lui sorrise beffardo. “Certo che no, dearie. Sono solo preoccupato che la mia domestica si ammali.”

“Andiamo, non siete venuto per questo.” disse lei, incalzandolo.

Lui strinse le labbra e scosse una mano.

“Mi hai detto che basta un tocco per guarire una ferita, ma ora non ti serve niente del genere.” Poi, sul corpo della ragazza comparse un mantello asciutto e caldo. “Hai bisogno di un mantello che ti scaldi. Non ho bisogno di cameriere ammalate e inutili.”

Belle, che cominciava a sentire i primi brividi, si strinse nel mantello e lo ringraziò. Lui si avvicinò e, toccandole un braccio, li fece avvolgere da una nube che li trasportò dentro la carrozza.

Alzò una mano e fece partire i cavalli. Belle starnutì, mentre i brividi si facevano sempre più numerosi.

“E' meglio se ci affrettiamo.” disse Rumplestitlskin.

Belle non poté fare altro che girarsi per dare un ultimo sguardo a quello splendido giardino di rose che era riuscito a svelare un nuovo lato del Signore Oscuro, un lato meno spinoso e molto più dolce, proprio come il bocciolo della rosa che si era fermata a osservare con il suo corpo a pochi centimetri da quello di lui.

 

 

Storybrooke

“Capisco, oggi è sabato ma... Non si potrebbe fare un po' prima?”

Era quasi mezzogiorno e, dopo aver cercato di distrarsi inutilmente riordinando alcuni libri, aveva richiamato il meccanico per sapere quanto ci sarebbe voluto per mettere a posto il danno che aveva causato alla macchina del marito mentre si recava al lavoro.

Era andata a sbattere e, non solo aveva bucato, ma aveva anche graffiato la carrozzeria dalla parte destra. Sapeva quanto il suo Rumple tenesse a quell'auto e aveva sperato di risolvere il tutto in poco tempo. Ma, ancora una volta, si era rivelata completamente ignara di alcune faccende della moderna tecnologia. A quanto pare era quasi più veloce aggiustare la ruota di una carrozza.

“Va bene, allora per giovedì prossimo.” sospirò, chiudendo la chiamata.

Sconsolata prese la giacca ancora umida, la borsa e l'ombrello di emergenza che teneva in biblioteca. Dopo essere uscita e averla chiusa, si incamminò per strada. La pioggia ora batteva forte e, per di più, si era alzato un gran vento. Avrebbe voluto fermarsi da Granny per un tè caldo ma preferì tornare a casa, sapendo che il marito la stava aspettando e che, in fin dei conti, non aveva voglia di vedere altre coppiette festeggiare un giorno così romantico che per lei invece era stato, fin'ora, disastroso.

Cercò di coprirsi come meglio poteva, ma il vento le sferzava i vestiti ancora umidi per la pioggia presa mentre spingeva sul lato della strada la macchina.

Starnutì e, proprio in quel momento, una folata di vento la investì e le fece piegare l'ombrello, che si ruppe.

“No!” esclamò lei, tentando invano di rimetterlo a posto.

Così, con l'ombrello fuori uso e la pioggia sempre più battente, si diresse verso casa.

Quando aprì la porta di casa, si tolse i tacchi in malo modo e appoggiò le chiavi e la borsa su un tavolino.

“Belle!” esclamò il marito. Appena la vide però l'espressione felice mutò.

“Belle, ma cosa ti è successo?”

La raggiunse in un attimo e le tolse la giacca. “Ma tu sei fradicia! Vieni.” Le mise la propria giacca sulle spalle e la fece sedere sul divano. Poi, accedendo con un cenno di mano il camino, corse via per ritornare poco dopo con degli asciugamani e una coperta pesante.

“Ecco, vado a prepararti il tè.” disse, mettendole attorno le spalle un asciugamano. “Togliti i vestiti, te ne porto di nuovi.”

“Rumple...” tentò di chiamarlo lei, senza gran successo.

Visto che il marito era sparito, si tolse i vestiti e si avvolse nella coperta. Quando lui le porse quelli asciutti, scomparve di nuovo per andare a preparare il tè in cucina.

“Brutta giornata, tesoro?”

“Sì, mi si è rotto l'ombrello.”

“Potevi chiamarmi, ti sarei venuto a prendere.” disse lui, portandole del tè.

Prese i vestiti bagnati, pronto per portarli via, quando Belle lo prese per mano.

“Aspetta, devo dirti una cosa.”

Lui la guardò, preoccupato.

“Devi scaldarti prima o...” ma la donna aveva già cominciato a starnutire.

Le porse un fazzoletto e le si sedette a fianco, coprendola di più con la coperta.

“Rumple, ho combinato un guaio. Un grosso guaio.”

Gold la guardò perplesso.

Belle sospirò e, dopo aver tossito due volte, prese il coraggio a due mani e disse tutto d'un fiato: “Ho rotto la tua auto.”

Alzò la testa per vedere la reazione del marito e ,quando vide che stava per aprire bocca, ricominciò a parlare. “Non l'ho fatto apposta. Mi sono distratta un attimo e sono andata a sbattere. Poi si è bucata anche una ruota. Comunque il meccanico ha detto che ci metterà una settimana e la carrozzeria dovrebbe tornare come prima.”

Gold tentò di nuovo di aprire bocca, ma lei continuò a parlare raccontandogli tutto l'accaduto in maniera frenetica.

“Lo so cosa stai per dire, proprio oggi dovevo rompere l'auto. Avrei dovuto regalarti una torta e non farti una sorpresa del genere, ma non l'ho fatto apposta. Mi occuperò io delle spese e ti prometto che mi farò dare altre lezioni, o che non la userò più. Oh Rumple, sono così mortificata. Farei qualunque cosa per...”

“Belle.” disse lui, prendendole le mani in grembo. “Belle, fermati un attimo. Non m'importa niente della macchina, è solo un'auto. Mi importa solo che tu stia bene e che non ti sia fatta male.”

Belle alzò la testa e lo guardò. Era seriamente preoccupato per lei e non c'era la minima traccia di rabbia sul suo volto.

“Sì... Io non mi sono fatta niente.” disse prima di starnutire ancora.

“Proprio niente non direi.” l'attirò verso di sé e la strinse contro il petto. “Ma perché non mi hai chiamato? Non ti saresti presa tutta quella pioggia, e ora non saresti così raffreddata.”

“Avevo paura che tu ti saresti arrabbiato...” disse Belle, strofinando una guancia contro il gilet del marito.

Gold scoppiò a ridere. “Amore mio, non mi sono arrabbiato tutte le volte in cui sei caduta travolgendomi o hai fatto bagnare anche a me, come potrei arrabbiarmi ora?”

Belle sorrise, stringendosi ancora di più all'uomo. Forse la giornata non era poi così brutta e lei non era riuscita a rovinare del tutto quel giorno di festa.

“E poi te l'ho detto, è solo una macchina. E a me importa unicamente di te.”

Belle starnutì ancora e Gold le sistemò addosso la coperta.

“Ora perché non ti riposi un po'? Penserò io a svegliarti.”

Belle, con le palpebre sempre più pesanti, mugugnò: “Ma la nostra serata romantica? Non vorrei aver rovinato tutto...”

Gold sorrise, accarezzando i capelli della moglie che intanto si era adagiata sulle sue ginocchia, completamente rannicchiata contro di lui sul divano.

“Non hai rovinato niente. Ho mia moglie stretta a me e mi ritengo molto fortunato. E poi è appena l'una, abbiamo tutto il tempo. Pensa solo a riposarti ora.”

Continuò ad accarezzarle i capelli e, prima che lei sprofondasse nel mondo dei sogni, le sussurrò: “Sembra che tu abbia proprio un debole per la pioggia. Ed è uno dei tanti motivi per cui ti amo, Belle.”





Note dell'Autrice
Eccoci al secondo capitolo. Per chi ha letto il primo, spero che apprezzere anche questo e per chi si accinge a leggere solo questo dovrebbe tranquillamente riuscirci, se sono stata brava nell'architettura un po' insolita di questa minilong. I prompt sviluppati sono pioggia e confessioni, trattati sia nel mondo delle favole che a Storybrooke.
Il prossimo capitolo dovrebbe essere l'ultimo ma, essendo molto lungo, è stato diviso in due. Quindi troverete la parte del mondo delle favole domani, mentre la parte di Storybrooke domenica. 
Anche in questo capitolo ci sono riferimenti alla puntata 1x12 e a "La Bella e la Bestia" disneyana (nel battibecco tra i due in cui si cerca di dar la colpa all'altro, proprio come quando la Bestia si ferisce e Belle tenta di curarlo).
Un grazie a ButterflySeven e Nimel17 per aver commentato il capitolo precedente, e a B e l l e, BeaSnape, ButterflySeven e Linsday Blackrose per aver aggiunta questa rumbelle alle seguite. Un grazie a tutti i lettori silenziosi.





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