Potterborn
- James
Sirius Potter –
Continuava
a fare avanti indietro nell'ampia Sala d'aspetto del reparto
maternità del San Mungo; i muri attorno erano tinti di una
tonalità
d'azzurro che avrebbe dovuto infondere tranquillità ai suoi
ospiti,
come sempre momentanei.
Harry
aveva parecchi occhi ansiosi puntati addosso, tra cui quelli della
sua migliore amica Hermione Granger - ora in Weasley. Ron, che
affiancava Hermione sulla panca posta fuori dalla Sala Parto, non era
certo d'aiuto per Harry.
Aveva
gli occhi azzurri sbarrati, la fronte imperlata di sudore e
continuava a ripetersi, mormorando ripetutamente più verso
sé
stesso che ad altri, che sarebbe andato tutto bene.
Hermione,
di tanto in tanto, gli riservava delle occhiate rassicuranti,
nonostante fosse più preoccupata per Harry, che sembrava
come un
vulcano di ansia pronto ad esplodere.
Erano
le due del mattino, i tre erano in attesa di notizie di Ginny
già da
un paio d'ore dopo che Harry era arrivato lì con la moglie
che
urlava dal dolore, quando arrivò una trafelata Molly
Weasley, e un
ansioso – quasi quanto Ron – Arthur Weasley.
«Dov'è?
Cos'è successo?» la signora Weasley sembrava
invecchiata di un paio
d'anni, tanto era preoccupata. Harry le rivolse un'occhiata
altrettanto preoccupata, seppur stesse cercando di sforzarsi di
mantenere la calma.
«Si
è sentita male dopo che ci siamo messi a letto e... L'ho
portata
subito qui, poi ho avvertito Hermione e...» disse Harry, la
voce
tremante. Molly annuì lentamente, poi poggiò una
mano sulla spalla
del marito di sua figlia, come per tranquillizzarlo, anche se non
disse niente, probabilmente perchè troppo preoccupata e
ansiosa per
conto suo.
«Ma...
E' ancora troppo presto, non è vero?» chiese il
signor Weasley,
ansiosamente. Ron sembrò impallidire sotto il suo sguardo,
mentre
Harry annuiva stancamente.
Ginny,
sua moglie Ginny, era in attesa del loro primo figlio, ma il dottore
durante la visita di routine della settimana precedente aveva detto
ai quasi-genitori
che mancava ancora poco più di un mese alla nascita del loro
bambino. Ginny però, quella sera, aveva avvertito dei dolori
fortissimi, era svenuta persino tra le braccia di Harry mentre questo
la portava in ospedale.
E
se le cose non fossero andate per il verso giusto?
Si
scompigliò i capelli, in un gesto nervoso, come a voler
rimuovere
quei brutti pensieri dalla sua mente.
La
porta alle sue spalle si spalancò, ed una donna bassa e
grassoccia
uscì dopo quello che era sembrato un secolo, il viso stanco
e
l'espressione indecifrabile.
«Signor
Potter?» chiese questa, con voce ferma e nitida.
«Sono
io» rispose Harry, che sembrò riacquistare le
forze che, negli
ultimi momenti, aveva perduto.
La
donna gli sorrise lievemente e gli fece cenno di seguirlo.
Entrò in
una piccola stanza, in cui vi era solamente un'altra porta. La donna
tirò fuori dal camice una cuffietta per capelli, che porse
subito ad
Harry.
«Entri
pure, sua moglie è dentro»
Harry
annuì, deglutendo pesantemente prima di varcare la prossima
soglia,
quasi senza accorgersene. Aprì la porta, e vide una cascata
di
capelli rossi invadere il cuscino posto sull'unico letto all'interno
della bianca stanza.
«Ginny!»
urlò Harry, e subito si avvicinò alla moglie, che
gli sorrise con
le lacrime agli occhi, vinta dalla commozione del momento.
Prima
che Harry potesse dirle altro, la donna abbassò gli enormi
occhi
castani, puntandoli su un fagotto azzurro che teneva stretto tra le
braccia, che sembrava muoversi leggermente.
Harry
si avvicinò ancora, e vide, avvolto tra la copertina
azzurra, la
creatura più bella che avesse mai visto, che piagnucolava
piano.
Un
ciuffo ribelle di capelli neri affiorava dalla copertina, che Harry
scostò per poter vedere meglio la creatura avvolta in esso;
il
visino era piccolo e arrossato, il bambino sembrava muoversi
convulsamente, come se stesse cercando qualcosa - o qualcuno.
«Hey...
Ciao, piccolo. Sono io, il tuo papà»
L'ultima
parola pronunciata da Harry fu quasi un sussurro, immediatamente la
sua vista sembrò offuscarsi. Era stato vinto dalla
commozione, così
come la moglie che adesso sembrava versare silenziosamente lacrime di
gioia.
Il
piccolo sembrò riscuotersi udendo il suono della voce del
padre, le
sue labbra si contrassero in una smorfia molto simile ad un sorriso.
Harry alzò gli occhi, e incrociò con il suo
sguardo gli occhi lucidi della
moglie.
«E'...
E' bellissimo» disse Harry a Ginny, posandole un tenero bacio
sulla
fronte.
«E'
uguale a te. Guarda, guarda i suoi capelli!» disse Ginny, ed
Harry
sorrise radioso. Il piccolo continuava a muovere le piccole manine,
oltre che ad emettere dei versetti ogni volta che sentiva la voce di
mamma o di papà. Ginny chiuse gli occhi per un attimo, in un
gesto
di stanchezza, poi li riaprì e sorrise, beandosi della vista
del
figlio e di suo padre, che sembrava studiare ogni centimetro del viso
del suo piccolo.
«Posso
prenderlo in braccio?» chiese Harry
«Oh,
ma certo! Ecco, fa piano...» rispose lei, porgendo
delicatamente il
piccolo fagotto ad Harry, che prese in braccio il bambino quasi come
se avesse paura di romperlo, tanto era piccolo e indifeso.
Harry
constatò che quel bambino era tanto minuscolo
quanto incredibilmente leggero.
Tra
le sue braccia aveva smesso di divincolarsi, quasi come se non avesse
aspettato altro che stare tra le braccia del padre. Harry si
ritrovò
ad accarezzargli il viso tracciandone i lineamenti con un dito,
mentre facevano il loro ingresso nella stanza due commossi e
felicissimi signori Weasley, neo nonni di quella piccola creaturina
tra le braccia del loro genero.
«Possiamo
entrare?»
Harry,
per la prima volta dopo un bel po' di minuti, staccò lo
sguardo da
suo figlio per volgerlo verso la porta, che si era leggermente
aperta; vide dietro di essa Hermione, che teneva per mano Ron,
visibilmente scosso.
«Certo,
entrate pure... » disse Ginny, felice di vedere la sua amica
e suo
fratello lì con loro.
Harry
si avvicinò a questi, con un sorriso splendente stampato sul
viso
mentre mostrava ai due migliori amici suo figlio.
«Oh,
Harry, Ginny... E' bellissimo» disse Hermione, trattenendo a
fatica
le lacrime di commozione mentre guardava il piccolo Potter dai
capelli sparati, uguali a quelli del padre.
Ron
spalancò la bocca alla vista del piccolo, come sempre in
momenti di
grande gioia ed emozione era incapace di esprimere alcuna parola.
Ron
guardò un attimo Harry, dritto negli occhi, mentre il
secondo si
avvicinava con il piccolo verso di lui che aveva la mano stretta a
quella della sua sorella minore, adesso divenuta mamma.
«Vorresti
tenerlo, Ron?» gli chiese Harry.
Ron
lo guardò un attimo, prima che potesse accogliere tra le
braccia il
piccolo.
Ron
rise, gioioso, mentre il piccolo sembrava emettere dinuovo dei
versetti, quasi come se si stesse lamentando, o stesse facendo i suoi
primi capricci. Harry si scambiò un'amorevole e fugace
occhiata con
la moglie, prima di volgere il suo sguardo ad Hermione, che si
avvicinava a Ron e al piccolo a lenti passi, mentre il suo sguardo
era carico di significato.
«Hermione...
Hermione, guardalo... E' così piccolo» disse Ron,
Ginny notò che
la sua voce si era fatta rauca, e tremava per l'emozione.
Harry
si avvicinò alla moglie, che gli annuì
sorridente, mentre il
piccolo stringeva con la sua manina il dito di Hermione; quest'ultima
e Ron ridevano.
«Ron,
Hermione... Vorreste essere il padrino e la madrina di...»
Ginny
sorrise al marito che si era d'improvviso interrotto.
Harry
adesso lasciava vagare lo sguardo incerto nella stanza, in cerca di
quello della moglie: il loro piccolo non aveva ancora un nome.
Ne
avevano parlato a lungo, ma nessuno dei due aveva trovato un nome che
soddisfacesse entrambi, durante quei mesi di attesa.
«...Vorreste
essere il padrino e la madrina di James Sirius Potter?»
concluse la
rossa per Harry, scandendo bene il nome del bambino, il quale
sentì
il suo cuore esplodere di gioia pura. Ginny guardò il marito
in
cerca di una conferma per la scelta del nome, che arrivò
quando
questo si avvicinò alla moglie e lasciò, tra i
suoi capelli
vermigli, un tenero bacio pieno d'amore.
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