Undivided
One for love, one for
truth
One for me, one for
you
Where we once were
divided, now we stand united
We stand as one
Undivided.
(“Undivided” – Bon Jovi)
Tony Stark e Nick Fury entrarono
nell’appartamento in cui vivevano Steve Rogers e Bucky Barnes e Steve li
accompagnò in soggiorno, invitandoli a sedersi sul divano. Natasha Romanoff e
Sam Wilson erano già seduti e attendevano con ansia l’arrivo di Stark e Fury.
Essi, infatti, erano riusciti a ritrovare alcuni filmati che l’Hydra non aveva
fatto in tempo a distruggere e adesso li avrebbero mostrati a tutti su un
computer con maxischermo. Tutti erano molto impazienti di vedere i filmati che,
speravano, avrebbero potuto gettare una luce sulla sopravvivenza della perfida
organizzazione, sul luogo dove si trovava attualmente e sui suoi progetti
futuri.
Nick Fury non si sedette. Lanciò
uno sguardo penetrante sui presenti e poi si rivolse a Steve.
“Prima di iniziare a visionare i
filmati, dovrei dire due parole in privato a Sam. C’è un posto dove possiamo
parlare?”
“Certo, andate pure nella mia
stanza” li invitò gentilmente il giovane. “Vi accompagno.”
“Non importa, grazie, abbiamo
visto dov’è” declinò sbrigativo Fury. “Intanto tu, Tony, potresti spiegare un
paio di cose su questi filmati, che ne dici?”
“Li hai già esaminati e non ci
hai detto niente?” lo accusò Natasha, mentre Fury e Sam si allontanavano.
“Solo alcune parti” rispose
l’uomo. Pareva a disagio e guardava Steve di sottecchi, come a spiare le sue
reazioni. “Senti, Steve, bisogna che te lo dica prima di farteli vedere: in
alcuni di quei filmati ci sono documentati degli… beh, degli esperimenti che
hanno fatto su Barnes, per farlo diventare il Soldato d’Inverno e per
prepararlo alle sue missioni. Io ti chiedo, ora, sinceramente: pensi di farcela
a guardarli? E, soprattutto, pensi che sia opportuno che lui li veda?”
Steve sentì un brivido gelido
attraversargli la schiena: quanto potevano essere atroci quei filmati se Tony
gli domandava una cosa simile?
“Io voglio vederli, voglio sapere
cosa hanno fatto a Bucky!” rispose con veemenza il Capitano. “In quanto a lui,
penso che dovremo spiegargli di cosa si tratta e chiedergli direttamente se se
la sente di guardarli.”
“Ah, perché a te risponde quando
gli parli?” cercò di sdrammatizzare Stark. “Vabbè, a parte gli scherzi, ritengo
che tu abbia ragione. E, giusto a proposito, dov’è andato a rintanarsi stasera?
Perché non è qui con noi?”
Il Soldato d’Inverno era rimasto
nella sua stanza a riflettere su cosa avrebbe fatto quella sera. Diversamente
da Steve, lui poteva immaginare con una certa esattezza cosa gli avrebbero
mostrato quei filmati e la questione era capire se sarebbe riuscito a
sopportarne la vista. In quelle settimane, senza più lavaggi del cervello,
condizionamenti e torture, qualcosa del vero se stesso aveva iniziato a
riemergere dall’oblio, ricordi frammentari, sentimenti, emozioni… ma il
problema era che, dopo tutti quegli anni in cui era stato programmato come un
automa, Bucky non era più in grado di gestire quello che provava. Sensazioni ed
emozioni spesso lo sopraffacevano e lo stordivano e lui stava lentamente
imparando a esercitare un certo controllo su di esse… non sempre ci riusciva,
però, e ciò che gli avrebbe potuto scatenare dentro la visione di quelle
immagini era inquietante.
Come avrebbe reagito?
Stringendosi nelle spalle e
scuotendo il capo, Bucky decise che avrebbe tentato. In un modo o nell’altro
doveva abituarsi a fare i conti con i propri incubi e quella era un’occasione.
Uscì dalla sua stanza e fece per dirigersi in soggiorno ma, passando davanti
alla camera di Steve, sentì le voci di Fury e Sam. Sospettoso come al solito,
non poté impedirsi di fermarsi ad ascoltare.
“Devi avere ancora un po’ di
pazienza con il Capitano, Nick” stava dicendo Sam. “Per lui riavere il suo
amico è davvero importante e lo sta aiutando, sul serio, ti assicuro che Barnes
sta migliorando.”
“Lo spero” replicò bruscamente
Fury. “Comunque sarebbe anche utile far capire a Steve che il mondo non gira
attorno al suo Bucky e che, magari,
potrei avere bisogno di lui in certe situazioni. Accidenti, dovrebbe ricordarsi
che è pur sempre Captain America e non una badante!”
“Adesso esageri, Nick: Steve sa
benissimo quali sono i suoi doveri e sono certo che, se si presentasse una
reale minaccia, sarebbe pronto a intervenire.”
“Me lo auguro” brontolò Fury,
poco convinto. “Tu lo conosci bene, Sam, per questo mi sono rivolto a te: pensi
davvero che Rogers sia tuttora disposto a mettere al primo posto i suoi doveri
piuttosto che…”
S’interruppe di colpo,
accorgendosi che il Soldato d’Inverno era fermo davanti alla porta della stanza
e li stava fissando con uno sguardo penetrante. Mise una mano sul braccio di
Sam per indurlo a voltarsi e a vedere anche lui che qualcuno stava assistendo alla loro conversazione senza essere stato
invitato.
“Ma porc… Barnes, che ci fai lì?”
reagì Sam, sbigottito.
“Da quanto tempo ci stai
ascoltando? Quanto hai sentito della nostra discussione?” domandò Fury, in tono
secco.
“Quanto basta” replicò il
Soldato, gelido. Poi, senza dire altro, si voltò bruscamente e si diresse
deciso verso il soggiorno.
Sam e Fury si guardarono negli
occhi, turbati.
“Non so cosa ne pensi tu, ma a me
quel tizio fa venire i brividi ogni volta che lo vedo” dichiarò Fury. “Sei
sicuro che stia migliorando?”
Sam non seppe rispondere a una
simile domanda.
Quando Bucky giunse in soggiorno,
Steve lo accolse con calore, andandogli incontro con un sorriso disarmante.
“Eccoti qua, Bucky, ci chiedevamo
dove fossi finito. C’è una cosa che dovresti sapere su quei filmati… ecco, Tony
si domandava se fosse il caso di farteli vedere…” Rogers cercava di mostrarsi
disinvolto, ma era molto preoccupato dell’effetto che quelle scene avrebbero
potuto fare a Bucky. Che diamine, in realtà era angosciato lui stesso al
pensiero di assistere di persona alle atroci torture che il giovane aveva
subìto!
“Credo di sapere meglio di
chiunque altro cosa c’è in quei filmati” tagliò corto il Soldato, sfuggendo
allo sguardo ansioso di Steve e mettendosi a sedere sul divano, il più lontano
possibile dagli altri.
Fury sta perdendo la fiducia in Steve a causa mia, pensava, teme che non sia più in grado di compiere il
suo dovere perché si occupa troppo di me… Non devo permettere una cosa simile,
gli ho già causato troppi guai, gli ho fatto del male e adesso non posso
rovinare anche la sua reputazione! Devo assolutamente impedirlo!
Tony Stark inserì la chiavetta e
le immagini cominciarono a scorrere sullo schermo, ma, con grande delusione di
tutti, nessuno dei file ritrovati conteneva informazioni nuove che potessero
rivelare qualcosa sui futuri progetti dell’Hydra.
Il primo filmato risaliva ai
primi anni Cinquanta e vi si vedeva il fanatico dottor Zola che si dilettava a
spiegare ai posteri l’importanza del siero del supersoldato e, ovviamente, a
descrivere in ogni minimo dettaglio ciò che era stato fatto a un soggetto ben preciso, denominato in
codice Soldato d’Inverno.
Steve, seduto accanto a Bucky, lo
sentì irrigidirsi e tremare; gli circondò la vita con un braccio per fargli
sentire la sua vicinanza, ma anche lui era tremendamente turbato al vedere
l’uomo che aveva fatto tanto soffrire il suo amico e che parlava di simili
argomenti con tanto orgoglio e sussiego.
Il secondo filmato pareva più
recente, forse degli anni Sessanta o Settanta: in esso appariva un altro
scienziato, più giovane ma altrettanto pieno di sé, che mostrava con fierezza i
vari laboratori in cui il soggetto
veniva, di volta in volta, sedato, sottoposto a elettroshock, al trattamento
con il siero e, infine, dove veniva ibernato, per poi essere risvegliato ogni
qual volta ci fosse stata una nuova missione per lui.
“Che bastardi…” mormorò Sam.
“E’ una cosa allucinante vedersi
tutto questo sotto gli occhi” commentò Natasha, sconvolta. “Voglio dire,
sapevamo a grandi linee cosa faceva l’Hydra, ma vederlo realmente e sentirne
parlare come se fosse una grande
conquista…”
Rogers non riusciva nemmeno a
parlare tanta era l’amarezza che gli stringeva il cuore: il dolore provato
quando aveva saputo cos’era successo a Bucky si rinnovava e si faceva mille
volte più atroce nel vedere i luoghi in cui aveva tanto sofferto e le persone
che lo avevano torturato in modo inumano.
“Buck, sei sicuro di voler
continuare a vedere questi filmati?” gli chiese Steve, turbato. In realtà anche
lui era combattuto tra il desiderio di sapere fino in fondo cosa avevano fatto
al suo Bucky e la voglia di scappare il più lontano possibile da quell’orrore.
Ma no, non sarebbe fuggito, se scappi
una prima volta poi dovrai scappare
sempre, questo era ciò in cui Rogers aveva creduto fin da bambino.
Bucky annuì, gli occhi fissi sullo
schermo e i nervi tesi fino allo spasimo.
Il terzo filmato fu il peggiore.
Sembrava girato alla fine degli
anni Settanta e cominciava con un altro dottore in camice bianco, con due
assistenti al suo fianco, che spiegava trionfante come avrebbero dimostrato che
il supersoldato non era soltanto dotato di forza, velocità e resistenza fuori
dal comune, non era soltanto perfettamente addestrato ad ogni tipo di
battaglia, combattimento e all’uso di ogni arma conosciuta… ma che era in
grado, se catturato, di subire le più crudeli torture senza cedere.
“Abbiamo attrezzato il
laboratorio 4 come se fosse una sala interrogatori” illustrava lo scienziato
con un sorriso, “e alcuni agenti dell’Hydra interpreteranno la parte delle spie
nemiche. Il soggetto è stato sedato e
si risveglierà imprigionato alla sedia, convinto di essere stato catturato.
Documenteremo ogni istante di questo straordinario esperimento con i prossimi
filmati.”
“Posso interromperlo, se
preferite” disse Tony Stark, pallido come un morto, girando lo sguardo verso
gli altri presenti. “Io ne ho viste alcune scene e… insomma, se volete dormire,
stanotte, forse è meglio passare oltre.”
Natasha sembrava sul punto di
sentirsi male, Sam fissava il pavimento davanti a sé, Fury guardava lo schermo
con un’espressione indecifrabile e con i pugni serrati.
“Io… devo vedere” rispose Steve.
“Se voglio veramente aiutare Bucky devo sapere tutto quello che gli è stato
fatto. Però, forse…”
Guardò il Soldato d’Inverno
accanto a lui, temendo che una simile visione lo potesse straziare più di
quanto non lo fosse già.
“Vai avanti” tagliò corto Barnes.
“Non è niente di nuovo per me.”
Stark, scuotendo il capo,
premette il pulsante PLAY e le immagini ripresero a scorrere sullo schermo.
I minuti che seguirono sembrarono
eterni. Si vedeva Bucky a torso nudo e saldamente legato ad una sedia, in una
stanza attrezzata come una sala interrogatori. Tre uomini a volto coperto lo
interrogavano a proposito dell’Hydra, dove si trovava la sede principale, chi
ne era membro, chi era affiliato, in quante nazioni agiva e così via.
“Io non so niente” ripeteva il
giovane prigioniero.
Gli uomini cominciavano a
picchiarlo e lo minacciavano che avrebbero fatto anche di peggio se non avesse
parlato.
“Io non so niente” era l’unica
risposta che ottenevano.
L’immagine scompariva e
ritornava. Stessa stanza, stesso prigioniero, adesso coperto di lividi e tagli.
I tre uomini rientravano e uno di essi si avvicinava a Bucky con in mano un
taser.
“Ti tortureremo con questo se non
parli” lo minacciava.
“Io non so niente” insisteva
Bucky.
“Come vuoi” diceva l’uomo,
iniziando a utilizzare il taser su ogni parte del corpo del giovane. Bucky,
straziato dal dolore, si contorceva e urlava da far pietà, ma i suoi aguzzini
si fermavano solo per ricominciare le loro domande.
“Io non so niente… io non so
niente” era l’unica cosa che ottenevano.
Questa parte del filmato
terminava con Bucky privo di sensi e gli uomini che uscivano dalla stanza.
Natasha si alzò in piedi di
scatto.
“Sentite, io ne ho abbastanza”
disse. “Tony, c’è qualcos’altro che possa servirci in quei filmati o è solo una
sfilza di immagini dell’orrore? Perché, in tal caso, io me ne
vado!”
“Vi avevo avvertito” le ricordò
Stark. “Posso mandare avanti fino al prossimo filmato, l’ultimo, in cui…”
“Vai avanti” lo interruppe il
Soldato, con voce tagliente. “E tu vattene, se non ce la fai!”
“Bucky, sei sicuro…?” azzardò
Steve. Gli occhi del giovane mettevano paura, aveva il viso tirato e si mordeva
il labbro inferiore fin quasi a farlo sanguinare, ma non cedeva, nemmeno
allora…
“Era solo un fottuto
esperimento…” sibilò Bucky, quasi incredulo. “Io ho sempre creduto di essere
stato catturato… invece tutto quello che mi hanno fatto era solo uno
stramaledettissimo esperimento! Io devo, devo
sapere fino a che punto si sono spinti con me!”
Nell’ultima scena i tre uomini
entravano nella stanza con una sbarra di acciaio in mano.
“Questa è la tua ultima
occasione” intimava uno dei tre. “Se non parli stavolta, ti spezzeremo le gambe
e ti lasceremo qui a morire di fame e di sete!”
“Io non so niente!” ripeté il
Soldato, fissando negli occhi i suoi aguzzini con uno sguardo affatto diverso
da quello del Bucky che, nel soggiorno di casa, stava guardando quelle
terribili immagini.
L’uomo con la sbarra di acciaio
iniziava a colpire brutalmente le gambe di Bucky, che di nuovo gridava fino a
perdere la voce, si contorceva disperato, ma non cedeva.
“Allora, ti arrendi?”
Il giovane pareva giunto allo
stremo delle forze, ansimava e gemeva pietosamente, con i capelli appiccicati
al viso. Ma ancora una volta alzò fiero la testa e guardò negli occhi i suoi
torturatori con aria di sfida.
“Io. Non. So. Niente!” gridò, con
le ultime energie che gli restavano.
Ancora un colpo di spranga, un
urlo, il Soldato svenne e la scena si concluse.
Nella parte finale del filmato si
vedeva nuovamente lo scienziato con i suoi assistenti, che annunciava con
orgoglio che l’esperimento era perfettamente riuscito e che il Soldato
d’Inverno era una sicurezza per l’Hydra. Aggiungeva che, grazie al siero del
supersoldato, le ferite del soggetto
sarebbero guarite in poco tempo e che poi sarebbe stato nuovamente ibernato in
attesa della missione successiva.
Bucky si alzò in piedi di scatto.
“Era solo un fottuto esperimento,
un esperimento!” esclamò, rabbioso.
Tremava di una collera cieca, furibonda, che non sapeva contro cosa o contro
chi scatenare. Afferrò un vaso di porcellana da un tavolino e lo scagliò con
odio contro lo schermo del computer, distruggendo il vaso e lo schermo in una
volta sola. Rovesciò il tavolino con un calcio e, frustrato, colpì con il pugno
di vibranio la parete, lasciandovi una grossa crepa.
Gli altri poterono solo assistere
a questo scoppio d’ira con occhi sbarrati, senza sapere cosa fare o cosa dire.
Bucky era rimasto con la testa appoggiata alla parete che aveva colpito,
tremando più leggermente e ansimando.
“Solo un esperimento… questo sono
stato… una cavia…” mormorò.
“Beh, suppongo che il quarto
filmato non potremo vederlo” disse Tony Stark, contemplando lo sfacelo del vaso
e dello schermo del computer. Gli scatti di rabbia di Bucky cominciavano a
diventare anche costosi…
“Per me è stato anche troppo”
dichiarò Sam.
“In fondo non c’era nulla di
utile” aggiunse Natasha.
Fury non diceva niente e si
limitava a guardare il Soldato d’Inverno con una strana espressione negli
occhi.
Steve, affranto, si avvicinò a
Bucky e gli posò delicatamente una mano sul braccio.
“Va tutto bene, Buck, è passato”
gli disse con dolcezza. “Nessuno ti farà mai più del male, adesso. Sei con me,
non ti accadrà più nulla, io non lo permetterò.”
Il respiro di Bucky cominciava a
normalizzarsi. Il giovane voltò appena la testa per lanciare uno sguardo a
Steve.
“Ho combinato un altro casino,
vero?” chiese, quasi timidamente.
“Stark è miliardario, se lo può
permettere” scherzò Rogers, attirandolo a sé. Bucky gli si aggrappò come un
naufrago all’ultima tavola di salvezza.
Un certo imbarazzo si diffuse per
la stanza. Sam e Natasha si alzarono dal divano e fecero per andarsene.
“Bene, allora… visto che non c’è
altro da vedere…”
“Noi ce ne andiamo, eh? Steve,
chiamami domani, fammi sapere se va tutto… insomma, come vanno le cose” fece la
ragazza.
I due se ne andarono senza che
Steve se ne accorgesse, perduto in quell’abbraccio disperato con Bucky che
sembrava calmarsi solo quando era con lui.
Anche Stark e Fury si alzarono,
guardandosi incerti.
“Ci pensi tu a dare una pulita
qui, Steve?” domandò Tony. “Chi rompe
paga, come si dice…no?”
Alle parole scherzose di Stark,
Rogers sembrò scuotersi. Lentamente si staccò da Bucky e si rivolse agli amici.
“Sì, scusa, Tony, penso io a
mettere in ordine, voi andate pure. Mi dispiace che sia andata così” rispose.
Era ancora molto turbato per ciò che aveva visto e per la reazione disperata di
Bucky.
“Ti farò avere un nuovo schermo
perché possiate vederci… questo” disse Stark, mettendo in mano a Steve una
chiavetta USB. “Penso che questi filmati ti piaceranno: sono delle riprese che
ha fatto mio padre quando collaborava con voi, nel 1944, credo. Alcune sono le
immagini che hai già visto allo Smithsonian, ma ci sono anche scene più quotidiane… magari, guardandole, il tuo
amico potrebbe ricordare qualcosa, no?”
Steve era commosso.
“Grazie, Tony, davvero, questa è…
è davvero una bellissima sorpresa!”
“Li ho trovati tra le vecchie
cose di mio padre e li ho trasferiti su questa chiavetta, non è stato poi quel
gran lavoro” si schermì l’uomo. “Beh, allora me ne vado anch’io. Domani ti farò
avere un nuovo schermo, così potrete guardarli. Buonanotte, ragazzi.”
“Buonanotte e… grazie, Tony”
rispose Steve, stringendo la preziosa chiavetta in mano.
Fury era rimasto in silenzio fino
a quel momento; quando Stark se ne fu andato, anche lui si avvicinò a Steve e
Bucky ma, inaspettatamente, si rivolse al giovane Soldato.
“Finora non avevo capito, non
potevo…” disse, quasi impacciato. “Ciò che ti hanno fatto è imperdonabile e
mostruoso, ma sono sicuro che ne uscirai. Steve sta facendo un buon lavoro con
te ed io sono fiero di lui, anzi, sono fiero di entrambi. L’Hydra pagherà per
quello che ti ha fatto passare, te lo assicuro e… quando starai meglio, mi
farebbe piacere se volessi unirti a noi. Pensaci.”
Bucky lo fissò perplesso: era la
prima volta che Nick Fury gli parlava così amichevolmente.
“In quanto alla cosa che sappiamo
io e te… beh, le cose sono cambiate, adesso. Ammiro Steve per quello che fa e
non voglio distoglierlo da quella che, al momento, è la sua missione più
importante. Ci siamo capiti, vero?”
Bucky annuì, continuando a
guardarlo fisso.
“Buonanotte, ragazzi” concluse
poi il capo dello S.H.I.E.L.D. “Steve, sei una gran brava persona prima ancora
di essere un soldato e un eroe; e tu, Barnes, sarei davvero onorato di averti
nella mia squadra, se e quando vorrai.”
A quelle parole Bucky sembrò
illuminarsi e, per un fuggevole attimo, il suo volto parve tornare quello del
ragazzo di tanti anni prima…
“Sì, signore!” rispose con
slancio.
“Che segreti avete, voi due?”
chiese Steve, incuriosito e sollevato nel vedere una reazione tanto positiva in
Bucky dopo i traumi di quella serata.
“Nulla che ti riguardi” tagliò
corto Fury, allontanandosi lungo il corridoio. “Buonanotte!”
La porta dell’appartamento si
chiuse.
“Ti do una mano a riordinare”
disse Bucky, che sembrava essersi ripreso bene. “In fondo il casino l’ho
combinato io…”
“Non fa niente” rispose Steve,
con un sorriso. “Però sono contento di riordinare insieme a te.”
Tutto è più bello quando posso farlo con te, Bucky, pensò Steve
mentre raccoglieva i cocci con l’amico.
FINE