Fu
come se un fulmine mi colpisse in pieno. Mai avevo provato
un’emozione del genere, così intensa, pura e viva.
Esatto, mai m
ero sentita così viva.
Quando
il suo sguardo incrociò il mio è come se il cuore
mi fosse balzato
in gola. Era oscuro e profondo, attraente e ipnotico, come se il buio
volesse inghiottirmi e m’attirasse allo stesso tempo. Una
calamita
a cui non avrei mai saputo oppormi.
Era
una giornata di primavera come tante, nel tornare da uno dei miei
quotidiani appostamenti mi fermai nel solito bar per prendere una
birra, era proprio quello che ci voleva dopo una lunga giornata
noiosa come quella. Ed a casa non sarebbe cambiata di certo. La
solita routine, un lavoro che mi occupava gran parte delle ore, tempo
libero impegnato da sonno palestra e qualche piccolo svago ogni
tanto. Non avevo tempo per una relazione stabile, una di quelle in
cui ti svegli la mattina e devi pensare al benessere di un'altra
persona.
Un
appartamento in pieno centro spesso vuoto, una montagna di bollette
da pagare, frutta che ormai fugge nel cestino da sola, polvere che
prende possesso delle superfici di ogni mobile, un letto che spesso
non viene mai fatto perché prediligo qualche minuto in
più di sonno
che il resto. Nel frigorifero esistono solo cibi a lunga
conservazione e la maggior parte delle mie cene viene sfornata da
aziende di surgelati.
Le
mie relazioni sono esclusivamente a livello sessuale. Non importano
parametri sociali, interessi, hobby o cultura. Qualunque uomo
incontrato in un bar per una notte di sano e puro sesso andava bene
ed un bicchiere in più non faceva che alleviare questa
sensazione di
riluttanza che ogni donna può avere prima di finire sotto le
lenzuola di chissà chi. E prima che la sveglia del mio
compagno di
letto suonasse io mi trovavo già nel mio appartamento con la
mia
voglia di pudore ormai sanata.
La
mia vita avrebbe continuato a seguire lo stesso corso. Da quel
pomeriggio invece cambiò tutto, nulla ormai è
come prima. Entrai
nel solito bar un martedì pomeriggio come qualsiasi altro
giorno.
Fuori stava iniziando ad esserci buio e le luci dei lampioni stavano
dando il loro saluto a migliaia di passanti che questa città
ospita.
New York stava per chiudere uffici, aziende e lasciare spazio a
ristoranti, pub e cinema. La mia unica compagnia fino a quel momento
era una birra, in un angolo all’interno di un sudicio pub di
periferia ascoltavo il vociare dei clienti e di sottofondo una
fastidiosa radio locale trasmetteva una canzone blues.
Il
mio sguardo si perse all’interno di quella sala, senza una
destinazione specifica. Esattamente nell’angolo opposto era
seduta
una donna solitaria tanto quanto lo ero io, vestita elegantemente con
un tailleur nero, con uno sguardo incerto fissava dei fogli posti sul
tavolo davanti a lei. Poteva essere benissimo l'intruso all'interno
di un gioco enigmistico, non aveva nessuna attinenza con il luogo
circostante. La penna a sfera si muoveva incessante fra le sue dita.
Insicurezza, disagio, nervosismo, si potevano cogliere mille
aggettivi in quella figura. D’un tratto il suo viso si
levò da ciò
che aveva di fronte ed i suoi occhi casualmente si scontrarono con i
miei. Un leggero sorriso si dipinse su quel volto al quale risposi
in modo totalmente naturale.
Lasciai
il denaro sul tavolo con qualche dollaro di mancia e uscii dal
locale. I giorni passarono e quella donna era sempre presente
all’interno del pub. Non sono una persona che si lascia
prendere
dall’ansia e dalla vergogna, al contrario. Sia per il lavoro
che
nella vita affronto tutto ciò che mi capita. Lasciai
trascorrere una
settimana e mi avvicinai a lei, prontamente non a mani vuote. Al
bancone m ero fatta servire la solita birra e con stupore scoprii che
nel bicchiere quella sconosciuta aveva sidro di mele, un alcolico
spesso presente nei pub anglosassoni.
Non
mi aspettavo niente da un intrusione nella privacy altrui, ma speravo
di trovare una compagna di bevute che non sapesse nulla della mia
vita. Mi accostai al suo tavolo e con delicatezza appoggiai il
bicchiere sul pianale senza far trapelare nulla dall’orlo.
“A
volte bere in compagnia allontana i cattivi pensieri” potevo
inventarmi qualcosa di meglio ma al momento non era venuto in mente
nient’altro. Il suo viso si alzò dal tavolo ed
inquadrò il mio
volto. Rimasi quasi attratta da quegli occhi tanto che le mie mani
ebbero un attimo di esitazione nello staccarsi dal bicchiere.
“Ha
ragione, in questo luogo non dovrebbero esistere
preoccupazioni” mi
rispose lei con un leggero sorriso stampato sul volto.
Ricordo
ancora quell’inizio come se fosse accaduto tutto ieri. E poi
il suo
nome…
“Regina…
Regina Mills piacere di conoscerla, Miss?”
“Swan…
Emma Swan”
La
sua mano appoggiò la penna al tavolo e si stagliò
verso di me. In
modo del tutto naturale risposi a quel gesto. Mi accomodai solo dopo
che lei me lo concesse, quasi per la prima volta scettica sul da
farsi. Parlammo del più e del meno senza entrare nel
personale, solo
lo squillo del suo cellulare mi scostò da quella donna e
nell’osservare l’orologio mi accorsi
dell’ora fatta. Nel vedere
che la conversazione proseguiva feci intendere che dovevo proprio
andare. Salutandola con un gesto della mano e lasciando i soldi sul
tavolo tornai a casa. Qualche ora di sonno separava quella giornata
da un nuovo turno lavorativo, un turno che mi avrebbe portata a
svegliarmi prestissimo.
Fu
una giornata interminabile, una di quelle in cui guardi sempre
l’orologio ed il tempo non passa mai. Ero talmente stanca di
stare
seduta in un auto che i primi passi che feci fuori da quel veicolo mi
fecero dolere tutte le gambe. D'altronde tenere d’occhio le
persone
era il mio lavoro, fare il garante di cauzioni mi piaceva, avevo
sempre adorato quel settore fin da ragazzina. Mi dava modo di
conoscere tante persone, tranne quelle di cui essenzialmente avevo
bisogno. La mia famiglia.
Entrai
in quel locale e seduta al solito posto trovai quella donna, cosi
come ogni giorno di quella settimana interminabile. Il week end era
alle porte ormai e per non ritrovarmi nuovamente sola a cenare in un
ristorante di prima classe chiesi compagnia a Regina. Che
accettò
l’invito istantaneamente. Nella mia mente speravo vivamente
che lo
facesse, avevo voglia di uscire da questa monotonia. Avere un'amica.
Ci accordammo sull’orario e sul luogo prima di salutarci
fuori dal
locale. La sera stessa m’ero già prefissata di
andare in una
qualunque discoteca per “incontrare” un uomo con
cui passare
alcune piacevoli ore notturne, trovando quel piacere che mi avrebbe
appagato di una settimana d’astinenza.
E
così fu. Quell’uomo dagli occhi vitrei, dalla
barba incolta, con
un fisico che piacerebbe a qualsiasi donna mi fece passare una
nottata che pochi uomini mi avevano fatto provare. Non ricordo il suo
nome, forse Killian, ma non ne sono certa, alla fine non davo mai
troppa importanza ai nomi. Come sempre uscii di casa prima che lui
potesse accorgersi del mio risveglio. Una lunga doccia lavò
dal mio
corpo quell’odore di piacere che quella notte aveva portato
con se.
Passai il pomeriggio a fare Jogging nel parco, Central Park offriva
quella natura viva che in città non esisteva. Tornai a casa
in tempo
per un'altra doccia e per prepararmi per quella serata alternativa
che mi aspettava.
Arrivai
stranamente in anticipo ma Regina era già
all’esterno del
ristornate che mi aspettava. Rimasi quasi allibita nel vederla, era
di una bellezza a dir poco invidiabile, poteva stare bene
semplicemente con una tuta, ma in quel caso indossava un completo
grigio chiaro con una giacca in abbinato dello stesso colore. Per
quella serata decisi di vestirmi anch’io in modo elegante un
abito
rosso aderente ricopriva il mio corpo, non volevo affatto mettermi in
mostra ma il mio classico look giornaliero non era adatto per quel
genere di ristorante.
Dopo
esserci salutate entrammo ed il cameriere ci accompagnò al
nostro
tavolo. Per cominciare ordinammo del vino, mentre tra le nostre mani
i menù venivano sfogliati con estrema accuratezza. Si decise
per dei
piatti classici, che erano a dir poco sublimi. Notai fin dal
principio quanto le movenze di quella donna rispecchiassero il suo
nome. Regina di nome e di fatto. Il modo in cui mangiava, beveva, si
poneva verso di me e verso il cameriere dava segno di
familiarità in
un mondo di privilegi.
Fui
stupita nel vedere come le ore passarono senza essermi mai annoiata
dei discorsi affrontati, al contrario, ogni argomento toccato mi
incuriosiva, mi allettava. Mi rispecchiavo molto nei ragionamenti e
nei pensieri. Aveva detto tutto e niente di se, non sapevo che lavoro
facesse, dove vivesse, se aveva famiglia ma era come se la conoscessi
da una vita. Per la prima volta stavo ascoltando con piacere quello
di cui si parlava. Ed in un modo totalmente ambiguo mi sentivo
attratta da una persona che era esattamente l’opposto di
quello che
avevo sempre voluto. Un uomo.
Quando
uscimmo dal locale era ormai tarda serata, l’orologio di li a
poco
avrebbe battuto le 23.30. In modo inaspettato mi chiese se mi andava
di bere qualcosa a casa sua. Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere
sulla risposta che la mia bocca aveva pronunciato un si deciso.
Scoprii non con molto stupore che ella alloggiava in una delle case
più grandi e belle del miglior quartiere della
città. Mi sentivo
quasi in imbarazzo di fronte a tanta lussuria, io che avevo sempre
vissuto in un misero appartamento. Era un enorme villa bianca, un
porticato che nemmeno io avrei mai potuto immaginare, ma solo quando
entrai mi resi conto di quanto l’esterno non poteva essere
minimamente paragonabile all’interno. Tutto era arredato con
la
massima accuratezza, persino i fiori sul tavolo sembravano essere
scelti appositamente per quella stanza.
Mi
fece posizionare il soprabito nel sotto scale, che era grande tanto
quanto la mia cucina. La seguii fino a giungere in un fantastico
salotto, un piccolo divano ed un una poltrona erano messi
l’uno di
fronte all’altro ed al centro della stanza vi era un tavolino
su
cui era poggiato un portafrutta contenente delle mele talmente rosse
che paravano finte. Capii solo in quel momento perché quella
scelta
al pub, lei prediligeva quel frutto, il frutto proibito lo
chiamerebbero i più religiosi. Non avevo mai provato fino a
quel
momento sidro di mele ma devo ammettere che mi piacque non appena le
mie labbra si posarono sul bicchiere che mi aveva appena offerto.
Fu
un susseguirsi di sorsi, non feci più caso allo scorrere del
tempo.
Ma quando mi alzai per poter tornare nel mio piccolo appartamento in
centro mi accorsi che la macchina avrebbe dovuto sostare fuori dal
cancello di Regina fino al giorno seguente, perché non ero
nelle
condizioni più adatte per sedermi al volante. La mora mi
accompagnò
alla porta, recuperai il mio soprabito e nel voltarmi mi trovai
esattamente davanti a lei. Fu come un sussulto, il tempo e lo spazio
in quel momento si bloccarono, i nostro occhi erano esattamente
riflessi tra loro. Non seppi spinta da quale folle esperienza, mi
appoggiai a quelle labbra rosse come il fuoco con la consapevolezza
di essere respinta nel giro di un millesimo di secondo. Ed invece no.
Quella donna ricambiò quel semplice bacio, come se ne
sentisse il
bisogno.
Fu
uno sguardo carico di magia quello che ci scambiammo quando le nostre
labbra si staccarono. Era stato come se una pesante pietra fosse
caduta sul mio stomaco, tanto era forte quell’emozione che
ebbi
sentito. Le mie mani quasi prive di ogni mia decisioni si
posizionarono sui suoi fianchi mentre le sue mani si appoggiarono in
modo dolce e delicato sul mio viso. Nulla in vita mia fu più
bello.
Come magneti le nostre labbra si unirono nuovamente, dolce fu il
contatto con la sua lingua, non c’era fretta in quel bacio
solo la
voglia di assaporarlo fino in fondo.
“Resta”
fu solo quella la frase che Regina riuscì a dire prima che
le nostre
labbra si unirono di nuovo. Più i passi si allontanavano
dalla porta
più i vestiti iniziavano ad essere di troppo. Le mani
vagavano su un
corpo nuovo, un corpo sconosciuto, un corpo che mai prima
d’ora
avevo desiderato. Ricordo il suo bellissimo sorriso quando tenendomi
per mano mi condusse su per le scale, fino al secondo piano e mi
portò all’interno di camera sua. Non feci troppo
caso all’aspetto
di quella stanza, di certo valutando il piano sottostante doveva di
certo avere uno stile unico. Rimasi incollata a quello sguardo mentre
i nostri vestiti venivano tolti e gettati a terra senza nessun
ordine. Fu una sensazione bellissima quando il suo corpo si appoggio
al mio, nessun petto villoso, nessuna ruvidità sul viso,
solo un
corpo caldo, un tatto tenero, delle labbra morbidissime e delle mani
che mi toccavano in modo talmente delicato che se fosse stato in un
altro contesto avrei di certo iniziato a ridere per il solletico
creato.
Succedeva
tutto in modo così naturale, come se quel corpo sopra il mio
non
fosse di una donna. In quelle labbra scoprii un piacere mai provato,
in quei movimenti potevo godere ad ogni spasmo, in quei respiri avrei
potuto soffocare. Mai e poi mai avrei immaginato che una donna
così
potesse farmi provare il più puro e sano piacere della vita.
I suoi
baci non tralasciarono alcun centimetro della mia pelle quasi fossero
golosi, avidi. Il mio corpo era come se si stesse plasmato in ogni
momento a suo piacimento e per la prima volta non ero io quella
dominante nel letto, mi lasciavo trasportare, cullare da quelle
movenze quasi ipnotiche tanto da sentirmi immune da ogni forma di
stanchezza. Non ci volle molto prima che il mio corpo crollasse di
fronte al più puro piacere. Le mie mani s'aggrapparono alla
sua
schiena quando il piacere ebbe la meglio su di me. Era come se in
quel momento ogni parte di me si sciogliesse sopra quelle lenzuola.
Innumerevoli
dolci baci si susseguirono quella notte e non ho la minima idea di
quando il sonno e la stanchezza ebbero la meglio si di me. Posso
garantire che mai fino a quel giorno dormii cosi bene. Solo quando le
palpebre lentamente si mossero, capii che per la prima volta non
sarei stata io la prima ad alzarmi da quel letto. Ci volle qualche
secondo prima che i miei occhi si adattassero ad iniziare una nuova
giornata. La mia compagna notturna non era più presente al
mio
fianco, mi sentii sola, triste ed allungai il braccio per poter
capire se quel posto occupato fino a qualche ora prima era stato
lasciato di recente. Non era caldo. Questo significava che era da
molto che ero sola in quel letto sconosciuto, sul mio volto
probabilmente si dipinse un espressione triste, ora potevo immaginare
cosa i miei amanti di una notte potevano provare al loro risveglio.
La mia mente ripercorreva ancora quei recenti ricordi di una nottata
indimenticabile, forse la migliore della mia vita ed ora ero sola.
Quando avrei desiderato vivamente trovare accanto qualcuno. Trovare
accanto lei.
Uno
scricchiolare mi distolse da quelle immagini, la maniglia molto
lentamente si stava abbassando, ero pronta a tutto. Un marito di
ritorno dal lavoro, un bambino che di prima mattina irrompe nella
camera dei genitori. Tutto ma non lei. Lei, con un'elegante vestaglia
di seta, un sorriso radioso stampato sul volto e già
perfetta di
prima mattina. Non avrei cambiato quel momento per niente al mondo.
“Buongiorno
straniera” ammiccò lei
“Buongiorno
a Voi mia Regina” risposi di getto.
Le
nostre labbra si incontrarono per l'ennesimo bacio. Non mi
stancherò
mai di guardarle, di assaggiarle, di sentirle sulle mie. Ogni bacio
è
come se fosse il primo come se in quel momento cominciassi a
respirare. La colazione a letto fu uno dei primi lussi che mi diede,
come la doccia insieme di prima mattina, il tenersi mano nella mano
per strada, il vivere sotto lo stesso tetto, l'esigenza di passare
ogni istante libero insieme, di avere voglia di andare a letto e
ricominciare ogni giorno con lei accanto come se fosse il
più bel
regalo che la vita potesse offrirmi.
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Salve
a tuttiiiiii
Si
lo so dovrei continuare Scherzo del Destino ma la mia mente ha
sfornato solo una one shot che magari un giorno potrà
diventare
l'inizio di una nuova FF.
Nella
speranza che Vi sia piaciuta, Vi chiedo di avere pazienza che il
più
presto possibile aggiornerò anche l'altra
Alla
prossimaaaaaa
Trish
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