Un diario blu TARDIS

di gateship
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River entrò nel TARDIS, accostando la porta e muovendo la testa in cerca del Dottore.

“Dimmi River Song, hai mai visto la cascata della Medusa?” chiese il marito sputando fuori da un corridoio, sorridente.

Lei scosse il capo, in silenzio.

“Bene, allora Dottoressa, le va di andare a osservare una delle cento meraviglie della Galassia di Alison?”

River annuì, continuando a fissarlo mentre lo sguardo le si faceva man mano più appannato.

“Ehi, tutto bene?” le domandò avvicinandosi.

Lei sbattè velcomente le palpebre, poi sorrise delicatamente. “Fai strada marito.”

Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Corse alla consolle del TARDIS, muovendovisi attorno, premendo pulsandi e alzando leve.

Si fermò, guardandola. “D'accordo... cosa c'è?”

“Niente!”

“Oh, River! Non hai voluto guidare il TARDIS, mi hai chiamato marito senza prima controllare i diari e non ti sei arrabbiata perchè ho lasciato i freni inseriti.” disse, come se servisse a chiarire il tutto.

“I miei genitori stanno divorziando.” sbottò lei improvvisamente, sedendosi su una poltroncina.

“Oh... mi dispiace tanto.”

“Non dovevo, lo so. Ma stavo entrando in casa, volevo fare loro una sorpresa, e ho sentito Amy discutere al telefono con Rory, stava piangendo Dottore. Stava piangendo. Loro stanno divorziando perchè lei non potrà mai più avere un bambino, e tutto questo è colpa mia.”

“River...”

“No. Non stavolta. Non azzardare a scusarmi. E potevo impedirlo, potevo. Conosco il loro futuro, potevo dirglielo. Eppure no, il tempo in pericolo... e potevo evitarlo, solo con un piccolo sforzo, impedire che Demon's Run avvenisse. ”

“River, non è così, lo sai anche tu.”

“Sono la loro unica figlia. La donna che ha ucciso il loro migliore amico, che ha strappato in pezzi il loro matrimonio. È stata rapita a causa mia, Dottore. Perchè io diventassi un'arma e...”

“Un'arma per una guerra contro di me. River, a volte non c'è solo... qualcuno a cui dare la colpa, a volte le cose succedono e basta. Se proprio vuoi incolpare qualcuno, incolpa me.”

“Ho visto mia madre dalla finestra... era così... l'ho vista in così tanti modi, stanca, ubriaca, triste, gioiosa, ma non l'avevo mai vista distrutta, con uno sguardo non devastato, strappato, ma vuoto. L'ho resa vuota Dottore. Ha perso tutto. E mi mancano. So che li posso vedere, ma... mi mancano. Mi manca la famiglia che eravamo.”

“River, per favore, non è vero. Smettila di darti la colpa, smettila di essere così simile a me!”

“Il bello -continuò lei ignorandolo - è che Rory non riesce a capire, come potrebbe? Non glielo ha detto, lo ha ridotto... non li ho mai visti così. Senza speranza. Hanno bisogno l'uno dell'altro e Amy non lo capisce, è spaventata, non sa cosa... a lui non importerebbe, la ama, incondizionatamente.”

Lui la zittì, passandole un braccio sulle spalle e asciugandole con una mano le lacrime. “Forse a lei si. Sai, i figli spesso, tendono a vedere i propri genitori come degli eroi. Non importa se li hanno visti piangere, o ridere, per loro sono... supereroi, qualcosa che non si può distruggere, qualcosa che sai che sarà sempre a proteggerti, e ad un certo punto, i figli crescono, capiscono che i genitori sono in carne e ossa come loro, che se li pungi, anche con il più sottile degli aghi, loro sanguinano, quanto è più di loro, imparano solo a nasconderlo. ”

Lei annuì, stringendosi nel corpo di quell'uomo che, anche nei momenti più difficili, riusciva a darle la forza di cui aveva bisogno, il coraggio.

“Ho paura.”

Ma c'erano giorni, in cui anche la più forte degli esseri umani, era solo una bambina, in ansia per i genitori, e River lo era, quella facciata indistruttibile, dietro la quale c'era la dolce Melody Pond, la figlia, che aveva paura che i suoi genitori si potessero lasciare, che aveva paura, che la flebile melodia che ancora teneva uniti i Pond, si spezzasse.





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