That
Love is All There is
Terre_del_Nord
Slytherin's Blood
Habarcat - I.013
- L'Anello di Lestrange
Sirius
Black
Sheringham, Norfolk - lun. 14 giugno 1971
“Sirius
vieni qui, devo parlarti…”
*
Raramente mio padre mi chiamava nel suo studio, anzi era raro che mi
parlasse proprio in privato, salvo quando doveva punirmi. In
realtà erano un paio di settimane che si comportava in modo
strano, dal matrimonio di Bellatrix per l’esattezza. Quel
giorno
era stato sovrappensiero per tutto il tempo: non che di solito fosse
una persona particolarmente allegra, ma quel giorno, di colpo, si era
come spento, sembrava non trovare piacevole nemmeno la vicinanza di
Alshain o di Deidra. Sul finire della giornata, poi, quando gli sposi
si erano ritirati nello studio di zio Cygnus a salutare privatamente
gli invitati, per poi partire per il Norfolk, aveva fatto in modo di
separarsi da mia madre e mio fratello ed era andato a salutare Rod e
Bella, portandosi dietro soltanto me.
“Questo è un mio
dono personale per voi due, miei cari…”
Aveva estratto qualcosa dal panciotto, sembrava un libercolo antico,
custodito all’interno di una specie d’astuccio
meraviglioso, di pelle decorata in oro.
“Zio ma…
è meraviglioso…è… non
dovevi…”
Bella aveva gli occhi che esprimevano avidità pura, e suo
marito era letteralmente imbarazzato.
“So che hai una passione per
questi gingilli,
Rodolphus, non che ora tu abbia tempo da sprecare in queste
cose…”
Li guardò ammiccante, Bella si finse in imbarazzo, in
realtà non avevo mai visto una sposa meno pudica di lei,
Rodolphus, al contrario sembrava davvero preso tra due fuochi: era
chiaramente colpito dal dono, ma iniziava a scalpitare per godere dei
diritti di un marito. Quel giorno, negli abbracci e nei baci che si
erano scambiati, era stato più che palese a tutti quanti,
che
non fosse per il nome o la purezza di sangue di Bella che aveva fatto
di tutto per sposarla, quello che gli interessava era il corpo di mia
cugina, a cui non aveva smesso di lanciare sguardi famelici per tuta la
giornata.
“Signor Black…
questo è il dono
più straordinario, dopo Bellatrix s’intende, che
la sua
famiglia mi fa. Non so come potrò
sdebitarmi…”
“Te lo dono con tutto il
cuore, ragazzo
mio… voi siete il futuro delle nostre famiglie, rendeteci
fieri
di voi più di quello che già siamo
oggi… e...
quando capiterò nel Norfolk, mi farai ammirare la splendida
collezione di libri che vi ha donato tuo padre…”
“Ne sarò
più che lieto, signor
Black... Non sapevo che fosse un collezionista anche lei.
Perché
non me ne hai mai parlato, Bella?”
“No, no, non sono un vero
collezionista, non
ancora almeno: ho solo poche piccole sciocchezze, anche se spero di
iniziare quanto prima a mettere insieme qualcosa di valore. Sai bene
anche tu, Rodolphus, di questi tempi un galantuomo deve occuparsi di
questi gingilli: danno un’aura, come dire, di maggiore
rispettabilità…”
Rise pesantemente, sotto lo sguardo incuriosito di Bella e i cenni
d’assenso di Lestrange.
“Se vuole iniziare a mettere
insieme qualcosa
di valore, credo che debba assolutamente trattare con mio padre,
nessuno più di lui ha fiuto e gusto per queste cose, gliene
parlerò quanto prima…”
“Ti ringrazio, ma ci
penserò io, Rod,
non ti preoccupare, hai di meglio da fare che perdere tempo parlando di
cianfrusaglie con me…”
Un nuovo sorriso mellifluo e complice, e un brindisi a festeggiare
nuovamente la coppia: io avevo assistito alla scenetta surreale in
piedi, accanto alla porta dello studio. Conoscevo abbastanza mio padre
da sapere che stava architettando qualcosa ai danni di Lestrange senior
e Bella mi guardò complice, probabilmente stava pensando
alla
stessa cosa. Niente male: Rod si era portato in casa una pazza,
un’arpia, che dimostrava, fin da subito, quanto prendesse sul
serio l’impegno di rispettare e sostenere il suo sposo. Se
non
fosse stato a sua volta un maniaco omicida, un pazzo, oltre che un
idiota borioso, avrei quasi avuto pietà di lui, ma visto che
essere meschino fosse a sua volta… mi limitai a pensare che
mai
mi sarei messo nella mia vita in condizioni analoghe.
“Venite a trovarci presto,
siamo intesi zio?
Anche tu Sirius, e fai il bravo, mi raccomando…”
Annuii e le baciai le guance in segno di
pace: lei
iniziava, bene o male, una nuova vita, non l’avrei
più
vista tanto spesso e in fondo volevo davvero che ci lasciassimo il
passato alle spalle.
“Sei meravigliosa, Bella! Ti
auguro tanta fortuna e tanta felicità…”
Mi sorrise, sembrava quasi sincera, in quel momento assomigliava
tantissimo a Meda, e un senso di tristezza e di paura mi prese: non
volevo che mia cugina andasse via con quell’uomo, mi metteva
i
brividi, ero certo che portandola via avrebbe fatto sì che
la
perdessimo e che lei si perdesse per sempre.
“Dovete venire a trovarmi
presto, promettetelo…”
Annuii ancora, poi diedi la mano a Rodolphus, che già da un
po’ me la offriva.
“So che starai dagli Sherton
quest’estate, ragazzo… vedrai, ti divertirai un
mondo con
Mirzam, trasformerà te e tuo fratello in due campioni di
Quidditch!”
Mi spettinò i capelli e mi baciò la guancia, feci
finta
di essere felice, in realtà avevo solo voglia di raschiarmi
via
la pelle della faccia, mi faceva ribrezzo!
*
“Allora… mi stai
ascoltando o dormi in piedi?”
Lasciai perdere i ricordi di quel giorno e prestai tutta la mia
attenzione a mio padre: ero seduto alla sua scrivania, nella penombra
del suo studio, era una bella mattina di giugno, papà era
alla
finestra e guardava fuori, il profumo della città, della
primavera inoltrata, i suoni bizzarri e confusi entravano raccontando
un mondo così vicino a me eppure totalmente ignoto.
“Sì, scusami
padre…”
Andò alla scrivania, aprì il primo cassetto ed
estrasse
un foglio di pergamena antica, lo sbirciai curioso, visto che mio padre
lo teneva in modo che non vedessi bene. Mi osservò
attentamente,
quasi considerasse la bontà dei suoi pensieri, poi
sospirò e mi porse il foglio. Era davvero antico, pergamena
di
ottima qualità, disegno a sanguigna e carbone tracciato a
mano
con una calligrafia che non conoscevo.
“Devi guardare questo disegno
e memorizzarlo,
voglio che tu non abbia dubbi, osserva per bene tutti i
dettagli…”
“Un anello? Perché
devo memorizzare il disegno di un anello?”
“Sirius, è una cosa
importante che deve
restare tra te e me, non deve saperne nulla nemmeno tua madre. Pensi di
riuscire per una volta a guadagnarti il pane che mangi?”
Lo guardai offeso, stavo per ribattere, ma il suo sguardo perentorio mi
fece desistere e gli concessi tutta la mia attenzione.
“Questo pomeriggio mi seguirai
da Roland
Lestrange nel Norfolk, devo trattare un affare con lui, tu starai tutto
il tempo al mio fianco e osserverai tutto con attenzione,
perché
poi devi fare una cosa per me, una sola semplice
cosa…”
“Di cosa si tratta?”
“Lestrange forse ci
mostrerà un
catalogo e alcuni oggetti, io voglio che tu osservi tutto e mi faccia
un segno di nascosto se vedi questo anello: se
c’è, devi
memorizzare dove si trova. So che quando vuoi sei un osservatore
attento. Nessuno sa che sei abile in questo, voglio che tu sfrutti
questa tua dote oggi per me…”
“Io non capisco,
perché non fai vedere
questo anello a Lestrange e non chiedi direttamente a lui?”
“Salazar! Sirius, non farmi
perdere la
pazienza! Devi individuare quest’anello, devi osservare per
bene
Lestrange quando lo rimetterà a posto, voglio che tu sappia
dirmi tutto quello che ti chiederò quando saremo soli, senza
indugi…”
“Cos’è,
hai intenzione di rubare
a Lestrange questa brutta verghetta di ferro? Siamo messi
così
male, padre?”
Mi sembrò di aver fatto una battuta tanto divertente, per
quanto
era surreale un’ipotesi del genere, ma quando osservai mio
padre,
mi morsi immediatamente la lingua: mi osservava allibito, pensai che m
avrebbe preso a schiaffi e mandato a marcire nel sottotetto vita
natural durante. In effetti, non gli avevo mai risposto in quel modo
prima d’allora ed ero stato punito spesso per molto meno.
“In realtà, lo
farai tu… per me…”
“Che cosa? Ma stai scherzando!
è illegale… è…”
“Tu ruberai
quest’anello, Sirius, e
metterai al suo posto la copia che ho fatto preparare
apposta…”
Tirò fuori dal panciotto un piccolo astuccio,
l’aprì e apparve una piccola verghetta di ferro,
annerita
dal tempo, in tutto e per tutto uguale a quella del disegno.
“Ma cosa significa tutto
questo?”
“Vedi di fare le cose per
bene, Sirius, o la Scozia puoi scordartela…”
“Non è giusto! Io
non voglio…”
“La vita non è mai
giusta, Sirius, ora
poche storie, memorizza questo dannato disegno e fai come ti ho detto:
non è un gioco, da quest’anello può
dipendere la
mia stessa vita, e probabilmente anche la tua e quella di tua madre e
di tuo fratello…”
Stavo per dirgli
“allora rubatelo da solo!”
poi pensai che, in fondo, quello era pur sempre mio padre e Lestrange
era solo un maledetto bastardo suo pari. Inoltre quell’anello
non
sembrava poi così importante e prezioso, se anche fosse
sparito
Lestrange nemmeno se ne sarebbe accorto. Mi chiedevo soltanto
perché interessasse tanto mio padre, e in che senso la
nostra
vita dipendesse da quell’anello. Alla fine, dopo un paio di
ore
passate insieme in silenzio, mi lasciò andare a mangiare:
forse
mio padre era semplicemente sbronzo e all’ultimo, ci avrebbe
ripensato…
Non appena arrivammo a Lestrange Manor, che aveva un aspetto fosco come
il suo padrone di casa, mi sentii lo stomaco in subbuglio: al contrario
di quello che avevo sperato, sembrava che mio padre facesse sul serio.
I due maghi discussero a lungo, lamentandosi apertamente della politica
filobabbana del Ministero e della scuola diretta dal famigerato preside
Dumbledore, io mi annoiavo seduto di fianco a mio padre, aguzzavo le
orecchie solo quando parlavano di cose che mi sembravano interessanti,
come Mirzam Sherton e il matrimonio di mia cugina. In quelle due
settimane da sposati, Bella aveva già fatto impazzire i
domestici, dimostrando di essere una terribile padrona di casa, feroce
e puntigliosa, e suo marito la adorava letteralmente anche per questo.
Lestrange senior si augurava che quanto prima da quella unione
arrivassero dei nipoti, io, tra me, pensavo a quanto sarebbero stati
sventurati quei ragazzini, con due mostri simili per genitori.
“Ma veniamo a noi, Orion.
Rodolphus mi ha
detto che sei interessato al collezionismo: cos’è
ti sei
fatto affascinare dai vezzi di Sherton?”
“No, no, nulla del genere, lui
sta spendendo
vere fortune in oggetti che possono interessare solo a lui,
è
fissato con tutte quelle reliquie di famiglia…”
“Già, un
atteggiamento davvero strano:
per fortuna o per disgrazia, hanno risorse quasi infinite, chiunque
altro a quest’ora si sarebbe già ridotto sul
lastrico con
quel genere di vizi.”
“A me interessano solo gli
anelli, come puoi ben vedere.”
Mosse con noncuranza le mani, superbamente ingioiellate come sempre.
“Orion, non hai dita a
sufficienza, sei
già stracarico! Cosa te ne fai? Io ti avrei suggerito libri,
o
degli oggettini che…”
“Mi piacciono, Roland, non
posso farci nulla,
in particolare quelli elaborati, antichi, lo sai che ho una vera
passione per l’arte romanica…”
“Già, come darti
torto? Quella tua
casa, a Zennor, è magnifica in effetti… quindi
anelli
antichi… forse ho qualcosa per te: come di certo sai,
viaggio
molto e ho numerosi contatti, conosco almeno tre ottimi collezionisti
che tengono materiale davvero pregiato, con una storia dietro, e non mi
riferisco a storielle di pseudo anelli di Salazar o di altri
fondatori...”
“Anelli di Salazar? Che
buffonate, chiunque
con un minimo di preparazione sa che di anelli di Salazar ne esistono
al massimo due, uno devono averlo i Gaunt…”
“E l’altro, se
davvero esiste, ce
l’ha il tuo caro Sherton… gliel’hai mai
visto? o
è una leggenda anche quella?”
“Non mi risulta che abbia
anelli tanto
preziosi da potersi dire di Salazar… l’unico
anello che
porta….”
“È una stupida
verghetta di ferro…. Aspetta…”
Mio padre mi diede di nascosto una gomitata, io, semiassopito da quei
discorsi noiosi, ridestai rapidamente la mia attenzione. Roland
Lestrange tornò con un vecchio libro, lo sfogliò
rapidamente e, scelta la pagina, la porse a mio padre.
“Non ha un anello come
questo?”
“Sì, mi pare di
sì, o meglio, lo
aveva. Da almeno tre anni non gli vedo più anelli in
mano…”
“Come sospettavo…
Quello non era
l’anello di Salazar, ti pare che Salazar potente
com’era,
si sarebbe accontentato di una stupida verghetta di ferro?…
Ma
quel dannato scozzese ci tiene che la gente lo
creda…”
“Che cosa vuoi dire?”
“Credo che il tuo Sherton stia
inventandosi
delle reliquie inesistenti, non ne ho ancora capito il motivo ma deve
essere così…”
“Non ti seguo
Roland…. Perché
dovrebbe inventarsi delle reliquie, se a Herrengton Hill hanno
già Habarcat?”
“Non lo so, ma è
strano… prendi
quest’anello: tu dici che non lo ha più da tre
anni, e
guarda caso da tre anni mi fa una corte serrata perché gli
venda
un anello simile, che la mia famiglia ha dalla notte dei tempi, uno
stupidissimo anello di ferro, privo di qualsiasi valore commerciale o
storico. E non so nemmeno come abbia saputo che ce l’ho
proprio
io…”
“Se è
così fissato e non vale
niente, perché non glielo vendi, facendogli il prezzo che
vuoi
tu? Tanto ne ha di oro da sprecare…”
“Ma non lo so, per ripicca
forse, o
perché voglio capire che cosa ci nasconde…
Altrimenti,
sai che me ne faccio di quel pezzo di ferro?”
“Davvero buffa questa storia,
quasi quasi
provo a farmi raccontare cosa c’è
sotto…”
“Ecco, bravo! poi lo racconti
anche a
me… Dev’essere un pazzo, oppure, ed è
quello che
temo, è dannatamente furbo… ha qualcosa in mente,
me lo
sento…”
“Per curiosità,
posso vederlo questo
famigerato anello? Magari riusciamo a scoprire l’arcano,
conosco
Alshain meglio d te, magari c’è un segno , una
runa
particolare che tu non capisci ma io si…”
“Massì, guarda: se
non sapessi che quel
bastardo troverebbe il modo di prendertelo, te lo regalerei, pur di
togliermelo di torno.”
Aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori una
scatolina senza pretese, dentro c’erano centinaia di anelli
di
ferro, semplici, alcuni rovinati, privi di qualsiasi attrattiva o
valore.
“A riconoscerlo…
questa robaccia
andrebbe mandata in fonderia per farci un bel
lucchetto…”
Si sorrisero, ma io in quel marasma di ferro riconobbi
all’istante l’anello in questione, allungai la mano
e lo
presi, ammirandolo alla luce del sole pomeridiano.
“Salazar! Complimenti,
ragazzo, hai un occhio
di tutto rispetto, mi hai risparmiato una bella gatta da
pelare!”
Glielo porsi e Lestrange lo diede a sua volta a mio padre. Orion se lo
rigirò in mano per qualche minuto, fingendo di studiarlo,
mentre
il mago rimetteva nella scatola gli altri anelli.
“Io non vedo nulla di strano;
hai provato a arroventarlo sul fuoco? magari …”
“Fuoco, acqua, magia, non
sente niente: è e resta un insulso pezzo di ferro!”
“Mah… posso dirti
solo che non è
il genere di anelli che mi interessa trattare con te, non hai nulla di
più interessante?”
“Ma certo, Orion, vieni,
andiamo nel mio regno, lontani da questo ciarpame!”
Mio padre mi disse di rimanere lì e Lestrange non ebbe
niente da
ribattere: non potevo crederci, avevo l’occasione di fare lo
scambio senza nemmeno dovermi ammattire o rischiare chissà
che
cosa. Presi l’anello che avevo in tasca e lo deposi sul
tavolo,
erano davvero identici, lo misi al posto di quello di Lestrange,
facendolo finalmente sparire nelle mie tasche. Il fatto che mio padre
m’avesse chiesto di rubare era grave, ma sapere che
l’aveva
fatto per Alshain, in parte mi consolava: forse c’era un
motivo
nobile dietro a tutto questo. Guardai l’anello fasullo,
chissà qual era il segreto: non mi sembrava da Sherton
impuntarsi così tanto per qualcosa di nessun valore,
chissà se quello era davvero l’anello di Salazar.
Dopo
circa mezzora, mentre me ne stavo sulla terrazza a godermi quel timido
sole di fine primavera, i due maghi tornarono entrambi soddisfatti: mio
padre aveva pagato una bella somma per un paio d’anelli
d’argento, che dovevano essere i primi pezzi di una maestosa
collezione. Mi chiesi se era davvero sua intenzione continuare con
quella pagliacciata o se avrebbe fatto cadere tutta questa storia non
appena avesse dato l’anello al suo amico; magari avrebbe
continuato solo per mantenere le apparenze e non rendersi sospetto.
Lestrange scoprirà mai lo scambio? E capirà che
sono stato io?
Se la prima eventualità si fosse realizzata, la seconda
sarebbe
stata matematica e questo non mi rallegrava di certo: se era come suo
figlio, quell’uomo era davvero pericoloso. Quindi Orion Black
aveva davvero messo in pericolo la mia vita per fare un favore al suo
migliore amico? Mi chiedevo tutto questo rigirandomi insonne nel letto
con l’anello in mano; mio padre bussò piano alla
porta e
rapidamente entrò, non lo faceva mai: aveva la sua ricca
vestaglia color verde slytherin, i capelli legati in un codino, notai
che era dimagrito un po’, mi chiesi se era per
vanità o
per qualche preoccupazione.
“Hai niente per me?”
Allungai la mano, e gli porsi l’anello.
“Molto bene, questo lo darai a
Sherton da
parte mia, la mattina successiva al tuo arrivo… e bada che
non t
veda nessuno, né tuo fratello, nè qualcuno della
sua
famiglia, intesi?”
“Sì… ma
volevo sapere…”
Mio padre non ascoltò nient’altro, rapidamente fu
alla
porta, mi lasciò così, in silenzio, con
l’anello in
mano e duemila domande in testa.
*continua*
NdA:
Ringrazio quanti hanno letto, hanno aggiunto a preferiti/seguiti/ecc,
hanno recensito e/o hanno proposto/votato questa FF per il concorso sui
migliori personaggi originali indetto da Erika di EFP (maggio 2010).
Valeria
Scheda
Immagine
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