dimentica le Aquile
Dimentica le Aquile
«Basta! La questione su chi ha fatto cosa e perché deve aspettare. Il mio popolo deve venire per primo.»
E’ stato in quel momento che ho capito di aver fatto la mossa sbagliata.
Un’intera partita giocata in punta dei piedi, tenendomi in
equilibrio tra la fedeltà all’Ordine e il desiderio di
avvicinarti, di mostrarti la sincerità delle mie intenzioni, di
provarti di non essere stato io a ordinare la morte di Ziio, di cercare
con te un punto d’incontro, un appiglio, un pretesto
qualsiasi… Ma una partita appunto, un gioco, e mentre io provavo
a vincere la redenzione tu perdevi il tuo villaggio, la tua gente, un
pezzo di cuore e quelle poche briciole di fiducia in me che eri
riuscito a racimolare.
D’istinto ho teso la mano verso di te ma tu ti sei tirato
indietro.
«No! Tra voi e me è tutto finito.»
E’ orrore quello che vedo nei tuoi occhi Connor?
Ma certo, orrore.
Puoi perdonarmi la morte di Ziio – vuoi
perdonarmela con tutto te stesso, ma non puoi perdonarmi di lasciar
morire un intero villaggio per pulirmi le mani di quell’unica
morte. Io però Connor ho imparato questo dalla vita: se vuoi
qualcosa, devi essere pronto a fare quello che va fatto per averla. E
io volevo una possibilità. La volevo così tanto che un
villaggio raso al suolo, donne, vecchi e bambini macellati insieme con
guerrieri armati di archi e frecce, mi sono sembrati un prezzo
accettabile per scalfire quel muro di diffidenza ostinata che mi
opponi. Tu però, tanto per cambiare, non la pensi come me.
«Figlio…»
«Pensate che sia tanto rammollito che chiamarmi figlio ora potrebbe farmi cambiare idea?»
No Connor, no. Sei molte cose – sei ingenuo, sciocco, testardo,
impulsivo – ma non sei debole. No, la verità è che
quello rammollito sono io, quello sentimentale, quello
vulnerabile… Ma sono stato solo tutta la vita, solo e devoto a
un Ordine che è stato la mia vocazione e la mia rovina e ora che
mi lasci indietro e mi dai le spalle, ora vorrei pregarti, supplicarti,
implorarti di fermarti, di perdonarmi, di rimanere. E se non puoi fare
nessuna di queste cose Connor, almeno ascolta quello che ho da dirti.
Dimentica le Aquile.
Dimentica le vette irraggiungibili della Libertà, le altezze
vertiginose dei tuoi ideali nobili e irrealizzabili e apri gli occhi:
gli uomini non sono fatti per essere liberi, la Libertà è
per gli adulti e gli uomini sono come i bambini, capricciosi, egoisti,
possessivi e tanto, tanto piccoli. Esigono di poter fare quello che
vogliono, quando vogliono e come vogliono, e non gli importa se questo
significa schiacciare la libertà di qualcun altro perché
vedi figliolo, quando cade la maschera, la Libertà che invocano
a gran voce è solo prepotenza.
Ascoltami Connor, dimentica le Aquile e scendi sulla terra dura e
polverosa dove il confine tra il bene e il male è confuso nel
fango in cui gli uomini arrancano, dove luce e ombra coesistono in
un'unica persona, in un unico Ordine. Vieni, scendi sul braccio della
mia Croce rossa e osserva: lo vedi come sono gli uomini per cui sei
disposto a morire? Incendiano un villaggio, ti danno fuoco al cuore e
poi vengono a chiederti di offrire la tua vita per la loro
Libertà, di combattere per loro contro di me, contro tuo padre.
Ah, c’è da avere paura degli uomini Connor, se lasciati
alle loro smanie e ai loro desideri posso essere bestie. Guarda me,
guarda cosa ti ho fatto: Washington spargerà sale sulle ceneri
del tuo villaggio, e io – io che potevo prevederlo, io che potevo
immaginarlo – non ho detto una parola. Volevo la tua attenzione
Connor, volevo spezzarti e ricomporti più simile a me, questa
è la verità, e il resto non aveva – non ha –
nessuna importanza.
C’è bisogno di Ordine Connor, che ti piaccia o no. La
Libertà è un’arma a doppio taglio e pochi sanno
usarla, quindi perché rischiare tanto? Non ne vale la pena.
Nessuno di loro ne vale la pena, né i tuoi preziosi coloni,
né le tue bianchissime Aquile e tanto meno il caro vecchio
Achille, nessuno.
Dimenticali Connor.
Dimentica un intero villaggio che ha mandato un orfano a combattere la
sua guerra, dimentica un vecchio che ti ha dato il nome di un rimpianto
e dimentica un Credo che ti porterà solo morte e disperazione,
dimentica la mano feroce di Lee, l’oro del suo anello, dimentica
il fuoco, il fumo, le urla, il dolore, dimentica tutto! Conserva solo
il ricordo fiero e indomito di tua madre e vieni da me. Chiudi le ali e
riposati su di me.
Io ho tradito tutto per te Connor.
Quel giorno a New York, il giorno della tua impiccagione, lo ricordi?
Ho tradito il mio Ordine quel giorno, ho tradito me stesso e l’ho
fatto per te. Ti amo più dell’Ordine a cui ho dato la vita
e credimi, nessuno ne è sorpreso più di me: pensavo di
aver perso il cuore da qualche parte nell’Europa centrale e
invece eri qui, appeso a una forca che scalciavi alla disperata ricerca
d’aria, giovanissimo e solo, con soltanto il ricordo di Ziio a
tenerti compagnia. Non vedi che sono solo anch’io Connor? Ho
perso tutto, la famiglia, l’amicizia, l’amore, tutto, e per
cosa? Per la causa Connor, per l’Ordine, ma ecco il risultato
è che sono solo.
Finirà così anche per te figliolo. Ti useranno –
gli indiani, i coloni, Achille, ti useranno tutti: cercano un campione,
cercano qualcuno che faccia il lavoro duro, che si sporchi le mani, che
riesca dove loro hanno fallito. Ti sacrificheranno, si prenderanno
tutti una parte di te, ti consumeranno e poi, quando non avrai
più niente da dargli, ti butteranno via. Non permetterlo, non
lasciare che accada, chiudi le ali e vieni da me. Dimentica le Aquile
Connor, dimenticale e vieni da me.
Ma no, tu vai di fretta. Hai un villaggio da salvare dopotutto e gli
uomini di Washington sono già in viaggio, non hai tempo per
starmi a sentire, per ascoltare le stupidaggini sdolcinate che mi
salgono alle labbra ogni volta che mi dai le spalle, ogni volta che
penso “ecco, l’ho perso, questa è l’ultima
volta che lo vedo”.
«Un avvertimento a entrambi. Decidete di inseguirmi o di contrastarmi e vi ucciderò.»
Lo faresti davvero. Mi uccideresti. Prima no, nonostante tutto
l’impegno e il veleno di Achille Davenport prima non
l’avresti fatto. Prima avresti cercato scuse, scappatoie,
alternative, ma ora…
Ti volti, corri via e io rimango qui, immobile, con i pugni stretti lungo i fianchi.
C’è qualcosa che posso dire? C’è una
parola, una frase, una promessa capace di
trattenerti?
No, vero? Questa era la mia ultima possibilità e l’ho sprecata.
Ti seguo con lo sguardo, ti vedo correre, raggiungere un
soldato che tiene due cavalli per le redini, ti vedo saltare in
groppa a uno dei due e lanciarlo al galoppo, facendo prendere un
accidente al povero soldatino. Superi la palizzata del campo e diventi sempre più piccolo all’orizzonte,
finché il verde della foresta non ti inghiotte.
Ti ho perso.
Come ho perso tua madre, come ho perso tutto.
Il fatto è, Connor, che io capisco.
Non riesci a dimenticare di avere ali grandi e bianchissime, proprio
non ce la fai, è nella tua natura, nel sangue indomabile che ti
viene da tua madre, nel tuo respiro. Davvero figliolo, lo capisco.
Dopotutto nemmeno io riesco a dimenticare di avere una croce qui,
proprio sul cuore, una croce rossa che mi brucia e mi tortura,
perciò posso capire. Dimenticare non è neanche il mio
forte. Quindi quello che mi chiedo Connor, quello che mi preoccupa,
è questo: quando sarà il momento, quando tu verrai da me
con le ali spiegate e gli artigli tesi, riuscirò a fare quello
che va fatto? Riuscirò a dimenticarmi che sei mio figlio?
Le parole di Connor sono tratte da Forsaken di O. Bowden.
Che dire? L'ho fatto ancora. Di nuovo Haytham e Connor. Rassegnatevi,
ho ancora un paio di lavori su di loro sulla scrivania perciò
mettetevi il cuore in pace ^^
Fatemi sapere cosa ne pensate per favore, ci tengo molto.
Un abbraccio,
tartaruga =)
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