Fatto il Misfatto
“Chi spii?” domandò James a
Sirius, che da qualche minuto aveva
cominciato a seguire con il dito la traccia di qualcuno sulla Mappa del
Malandrino.
“Nessuno” rispose Sirius troppo
in fretta.
James lo guardò con sospetto.
“Cosa stai combinando?”
“Nulla” disse Sirius con finta
noncuranza.
James disse il suo nome in tono
perentorio.
“Ecco… Potrei essermi fatto
sfuggire accidentalmente
davanti a Mocciosus
il trucco per superare il Platano Picchiatore…” spiegò Sirius con un
ghigno.
Il cuore di James mancò un
battito.
“Tu cosa?!” esclamò, sfilandogli
la Mappa da sotto il naso.
James inorridì quando individuò
il cartiglio di Severus Piton che
si muoveva nel parco. Vicino, troppo vicino al Platano Picchiatore.
“Sei impazzito?!” sbraitò. “Ma
come ti è venuto in mente?!”
Quando con la coda dell’occhio
intravide Mocciosus sparire dalla
Mappa, afferrò il Mantello e cominciò a correre a perdifiato.
Appena uscito dalla Sala Comune
di Grifondoro – “Non ti aspetterò
sveglia, sappilo!” gli urlò dietro la Signora Grassa – si buttò il
Mantello addosso, senza smettere di correre e non curandosi di attutire
i passi.
Aveva già una fitta al fianco
quando entrò nel passaggio segreto e
si levò il Mantello.
Dovette chinarsi scomodamente per
poter avanzare nel tunnel, e fu
difficile mantenere una certa velocità. Mentre si ripeteva nella mente
incantesimi su incantesimi, sperando di trovarne qualcuno che potesse
rivelarsi utile, cominciò a urlare lo stesso nome a intervalli prima
regolari, poi sempre più ravvicinati.
“Piton!”
Dopo vari tentativi, finalmente
la voce del ragazzo si alzò in
risposta.
“Chi c’è?”
“Torna indietro!” rispose James
con disperata urgenza.
“Lo so che state nascondendo
qualcosa di grosso! E scoprirò cosa!”
ribatté Piton, la cui voce trionfante era sempre più vicina.
“Tu non capisci! TORNA INDIETRO!”
Finalmente James lo intravide
dietro a una curva del passaggio
segreto.
Capì che era l’ultima curva solo
quando sentì Piton pronunciare Alohomora.
Un attimo dopo, si udì
distintamente l’ululato rabbioso del lupo.
James vide il ragazzo
immobilizzarsi con la bacchetta ancora tesa
davanti a sé, indirizzata verso la porta, e lo raggiunse con un ultimo
slancio, strattonandolo per un braccio.
“Devi andartene subito.”
Terribili versi animali
riempirono l’aria ancora una volta.
“Cos’è?” domandò Piton con voce
roca, il volto pallido deformato
dal terrore.
“Vattene via!” gridò ancora
James, intimandogli di muoversi e
spingendolo davanti a sé lungo il tunnel.
Poi sfoderò la bacchetta e si
precipitò verso la porta per
serrarla nuovamente.
Peccato che il Lupo Mannaro,
ormai completamente trasformato,
fosse stato più rapido di lui nel raggiungerla.
James ebbe un attimo di
esitazione, prima di riuscire a
riprendersi dalla terrificante sorpresa e – mentre Piton finalmente
capì e cominciò a correre con il busto chino – scagliò un incanto
Conjunctivitis che andò a vuoto, perché il lupo era scattato avanti,
aggressivo.
James riuscì a scansarsi appena
in tempo, e sentì una fitta di
dolore quando la sua mano sinistra fu ferita superficialmente dagli
artigli del lupo.
Tentò ancora con lo stesso
incantesimo, che questa volta andò a
segno. La bestia scosse il capo ululando di dolore, poi tornò
all’attacco, accecata dalla rabbia e dalla magia.
James fu costretto a
indietreggiare per sfuggire alla sua furia
e urtò malamente la volta del tunnel con la nuca. Continuò a scagliare
incantesimi cercando di ferire il lupo, che a sua volta tentava di
azzannarlo alla cieca.
Colpendolo ripetutamente al
ventre, il suo punto più sensibile,
riuscì ad aprirgli uno squarcio sanguinante che lo fece impazzire di
dolore, quindi rispose all’ennesimo tentativo di aggressione con un
Incantesimo Scudo ben piazzato, che respinse il lupo.
Lo ferì ancora, questa volta a
una zampa, e riuscì poi a
scardinare il suo equilibrio già precario con un Incanto Gambemolli,
che risultò assai meno efficace rispetto a quanto lo fosse su un uomo.
Allora James puntò la bacchetta
verso il soffitto e urlò “Reducto!”,
facendo cadere una
pioggia di piccole pietre sopra al lupo. Si concentrò di più prima di
tentare per la seconda volta, e grossi massi si staccarono dal
soffitto, frapponendosi tra sé e il lupo.
La bestia tentò di smuovere le
pietre cercando di forzare le
fessure tra i massi con la zampa sana e il muso insanguinato, ma alla
fine, ostacolato e ferito, dovette ritirarsi nella sua tana.
Appena sparì nella Stamberga,
James puntò la bacchetta verso la
porta attraverso un piccolo varco tra i massi e la serrò con un Colloportus.
Solo quando sentì il lamento
straziante del lupo realizzò di aver
appena ferito brutalmente uno dei suoi migliori amici.
Solo allora, per la prima volta,
comprese fino in fondo quanto
grande dovesse essere la sofferenza di Remus.
Rimase a fissare a lungo il muro
di sassi che lo separava da lui,
prima di decidersi a risistemare il danno fatto e di voltarsi per
ritornare al Castello.
Arrivato alla fine del tunnel,
prese in mano il Mantello e
premette il nodo che controllava l’albero.
Fu sorpreso di trovare Severus
Piton ad attenderlo fuori dal
Platano Picchiatore. Era più pallido che mai, ma per un momento gli
parve come sollevato nel vederlo ancora vivo.
Si apprestò a nascondere il
Mantello sotto la veste.
“Potter!”
James fissò il suo nemico di
sempre per un lungo attimo, quindi gli parlò con voce minacciosa.
“Prova a dire a qualcuno quello
che hai scoperto e te la farò
pagare, Mocciosus.”
L’espressione di Piton ci mise
poco a tramutarsi in una maschera
d’odio.
“Sono io che ve la farò pagare
per questo simpatico scherzo,
Potter, a te, a quello sporco traditore del suo sangue e a quel sudicio
ibrido! E Silente sarà il primo a saperlo!”
“Non ti azzardare a
chiamarlo sudicio ibrido” commentò James
con rabbia. “E Silente già lo sa.”
Piton sembrò sorpreso, ma ci mise
un attimo a riprendersi.
“Avrei dovuto immaginarlo che
quel babbanofilo fosse d’accordo…
Suppongo non sia un caso che quest’albero sia stato piantato proprio
all’arrivo di Lupin. Comunque, dubito che sarà contento di sentire
dello scherzetto che avete organizzato a mie spese!” concluse Piton,
con una maligna nota di trionfo nella voce.
James deglutì a vuoto, prima di
riuscire a elaborare una risposta.
“Lo scoprirà in ogni caso, quando
Madama Chips lo verrà a
prendere, domani mattina” disse, quasi sussurrando.
Lo
capirà vedendo come l’ho
ridotto.
“Oh, povero Remus Lupin” commentò
Piton sardonico, la voce colma
d’odio.
“Tornatene a dormire, Mocciosus”
disse James con freddezza,
dandogli le spalle e incamminandosi verso il castello.
**
Appena superato il grosso portone
di quercia e accertatosi di
essere solo, James indossò il Mantello e si diresse lentamente verso la
torre di Grifondoro.
Non era la paura di essere
scoperto che gli impediva di
velocizzare i passi, ma il desiderio di posticipare il più possibile
quello che – lo sapeva – era destinato a essere il confronto più duro
che avesse mai avuto con Sirius Black.
Prima di oltrepassare l’ultimo
angolo che lo separava dalla
Signora Grassa, la sentì presa da un’animata conversazione con la sua
amica Violet.
Tirando un sospiro di sollievo,
James si sfilò il Mantello e
avanzò verso il ritratto.
“Foie
gras” disse
stancamente.
“Cosa credi, che siamo i tuoi
elfi domestici, ragazzo?” esclamò
Violet indignata.
“È la parola d’ordine, Vio” la
tranquillizzò la Signora Grassa,
facendosi da parte per lasciarlo entrare.
“Ritieniti fortunato, starei
dormendo se non avessi incontrato
compagnia!” aggiunse poi con tono di rimprovero rivolgendosi a James,
che stava già attraversando il buco del ritratto quando sentì Violet
domandargli come si fosse procurato quel brutto taglio.
“James!” urlò sollevato Peter
quando lo vide entrare nel
dormitorio, alzandosi dal letto con un’agilità che non gli era propria
e correndo preoccupato verso di lui. Spalancò gli occhi quando vide la
ferita che gli solcava il dorso della mano.
“È… è stato Piton?” domandò
incerto.
“No” si limitò a rispondere James
seccamente.
I suoi occhi si posarono sul
ragazzo dai capelli scuri che sedeva
con le gambe incrociate sul letto e teneva lo sguardo fisso sulla Mappa
del Malandrino, ancora aperta davanti a sé.
La rabbia e la delusione nei suoi
confronti montò rapida dentro di
lui, e se prima l’ansia del confronto aveva spinto James a rimandare
quel momento, ora si avvicinò a lui con due rapide falcate, assalito da
un prepotente desiderio di scuoterlo. O meglio, di tirargli un pugno.
Si impose però di trattenersi, e
fu con le parole che decise di
aggredirlo.
“Ti è andato di volta il
cervello?” gli chiese con voce calma, ma
furente.
Sirius lo ignorò.
“Sto parlando con te” continuò
James.
Probabilmente sarebbe riuscito a
ottenere più risposte da una
sfera di cristallo impolverata.
“Guardami in faccia!” gli gridò
allora, dopo un silenzio
stranamente protratto.
Sirius sobbalzò e finalmente aprì
bocca, ma ancora non si degnò di
alzare lo sguardo.
“Se l’è meritato. Sempre a
ficcare il naso in faccende che non lo
riguardano” disse con rancore.
James lo guardò basito.
Non che avesse mai sperato di
sentirgli ingoiare l’orgoglio e
ammettere di rimpiangere lo scherzo fatto, ma nemmeno si era aspettato
che sostenesse di avere la ragione dalla sua.
Una profonda amarezza lo invase,
quasi mozzandogli il fiato.
Fu con l’intenzione di ferirlo
che pronunciò le parole successive.
“Quindi secondo te Lunastorta
meritava di diventare un assassino,
immagino” disse con freddezza.
Sirius alzò improvvisamente lo
sguardo su di lui e James provò un
piacere perverso nel vedere il suo bel volto corrotto dalla
costernazione. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che non aveva
minimamente considerato quali terribili implicazioni celasse il suo
scherzo, oltre alle più ovvie.
“È… morto?” domandò Peter con
voce flebile e intrisa di paura.
“No” rispose James dopo un
attimo. “E sai perché, Sirius?”
continuò, la voce che si alzava sempre di più. “Perché io sono stato
costretto a difenderlo, capisci? Ho dovuto attaccare Remus, ferirlo
deliberatamente per evitare che mordesse Mocciosus, o che lo uccidesse! Ti
rendi conto di come si sarebbe sentito, se si fosse risvegliato dalla
trasformazione con accanto il cadavere di uno studente? Non credi che
abbia una vita già abbastanza difficile, anche senza dover convivere
con la consapevolezza di aver ammazzato qualcuno?!”
James non provò alcuna pietà
guardando gli occhi di Sirius
diventare lucidi, e rincarò la dose.
“Lo sai che non ti avrebbe mai
perdonato se il tuo simpatico
giochetto fosse riuscito, vero? Be’, non l’avrei fatto neanche io.
Anzi, non lo farò neanche io.
Non ci tengo ad avere come fratello qualcuno capace di desiderare la
morte di un altro.”
Non lo aveva visto tanto
addolorato nemmeno quando si era
presentato alla sua porta nel cuore della notte, quell’estate.
Se
l’è meritato, si disse
sfruttando le parole di Sirius mentre girava i tacchi e usciva dal
dormitorio.
Eppure, quel pensiero – che nella
sua mente sarebbe dovuto suonare maligno – sembrò più che altro intriso
di dolore.
Forse non sarebbe stato Sirius
quello a soffrirne di più,
dopotutto.
**
Quando varcò la soglia
dell’Infermeria gettò uno sguardo lugubre
sul letto che dopo ogni Luna piena ospitava Remus, nascosto agli occhi
indiscreti da pesanti tende. Con un magone sul cuore alzò il pugno e
bussò con insistenza alla porta dell’ufficio di Madama Chips.
La guaritrice aprì dopo qualche
minuto, con la vestaglia da notte
addosso e un’aria al tempo stesso assonnata e preoccupata.
“Potter! Cosa succede?” esclamò,
quando lo vide davanti a sé,
stranamente privo di quell’espressione spavalda che in precedenza
nemmeno un bolide sul setto nasale era riuscito a strappargli dal volto.
James faticò a trovare le parole
giuste.
“Volevo… Volevo solo dirle che
domani dovrà essere particolarmente
gentile con Remus, ok?”
Madama Chips divenne ancora più
preoccupata.
“Spiegami tutto, Potter” disse
con voce ansiosa.
James deglutì.
“Ecco… Lo troverà messo peggio
del solito. Una brutta ferita
sull’addome, una ad una zampa, delle lesioni agli occhi… Riuscirà a
guarirlo qualunque cosa abbia, vero?” chiese infine, con voce quasi
supplichevole.
Madama Chips lo guardò con gli
occhi spalancati dalla sorpresa,
poi si riebbe.
“Siediti, Potter. E aspettami
qui.”
James eseguì senza fiatare.
Dopo svariati minuti le porte
dell’infermeria si aprirono e Madama
Chips entrò seguita da Silente, anche lui in vestaglia da notte.
“Poppy, potrei chiederti
l’immensa cortesia di lasciarmi solo con
il Signor Potter, per favore?” domandò il Preside, serafico come sempre.
“Ma certo, Professore. Se dovesse
avere bisogno di me, mi troverà
nella mia stanza a preparare una pozione che potrebbe essere d’aiuto a
Remus.”
Silente la ringraziò con un
cenno. Appena Madama Chips si fu
chiusa la porta alle spalle, fece apparire una comoda sedia davanti a
James, si sedette e lo scrutò con i suoi profondi occhi azzurri
attraverso gli occhiali a mezzaluna.
“Signore, io…” esordì James
incerto, ma Silente lo interruppe.
“Quando Poppy è venuta a
cercarmi, Signor Potter, avevo appena
concluso un’interessantissima conversazione con il Signor Piton a
proposito di un certo scherzo perpetuato a sue spese.”
James si sentì minuscolo quando
Silente ebbe finito di pronunciare
quelle parole.
“Il Signor Piton mi ha raccontato
di come il Signor Black gli
abbia rivelato uno scottante segreto sul Platano Picchiatore, di come
questa notte egli abbia seguito il Signor Lupin e di come lei,
evidentemente colto dal terrore di essere espulso qualora lo scherzo
fosse riuscito, si sia precipitato a rimediare alla situazione…”
James continuò a tacere.
“Ora, Signor Potter, sarei
curioso di ascoltare anche la sua
versione dei fatti.”
James tacque ostinatamente.
“Devo forse dedurre dal suo
silenzio che non ha alcuna annotazione
da fare sul racconto di Severus Piton?”
James deglutì.
Per quanto fosse rimasto
profondamente deluso da Sirius, in quel
momento capì che non lo avrebbe mai tradito, anche se le sue parole
intrise d’odio e scherno tornarono a rimbombargli nelle orecchie.
Se
l’è meritato.
“Nessuna, Signore.”
“È consapevole del fatto che
questo mi costringerà a punirvi tutti
severamente, Signor Potter?”
“Sì, Signore.”
“E comprende che la punizione
potrebbe essere anche l’espulsione,
e che quando dico tutti, io
mi riferisca anche a Signor Lupin?”
Ascoltare quella frase
pronunciata con tranquillità fu come
ricevere un pugno.
“Lupin, Signore?” disse James,
esitando per la prima volta
dall’inizio della chiacchierata,
come l’avrebbe di certo definita Silente.
“Il Signor Piton è persuaso del
fatto che fosse anche lui complice
dello scherzo.”
“No, Signore, lui non c’entra
nulla” si affrettò a chiarire James.
“E in quanto a Peter Minus?”
“Neanche lui, Professore.”
“Molto bene, Signor Potter. Non
mi resta che togliere cinquanta
punti a lei e al Signor Black. Inoltre, saranno avvisati i vostri
genitori, e vi sarà interdetta qualsiasi visita in infermeria al Signor
Lupin nei giorni successivi alla trasformazione.”
“Ma Signore, noi –” cominciò a
protestare James, colpito nel vivo
dall’ultima affermazione. Tacque immediatamente quando Silente alzò una
mano per interrompere le sue lamentele.
“Non solo non vi siete dimostrati
degni custodi di un segreto non
vostro, Signor Potter, ma lo avete anche sfruttato per far del male ad
altre persone. Remus potrà godere della compagnia del Signor Minus.
Comunque, domani sarò io stesso a spiegargli l’accaduto” commentò
Silente con voce estremamente seria.
“Sì, signore” rispose mesto
James. “E… Professore… Piton non
racconterà nulla di quello che ha visto, vero?” aggiunse con una certa
urgenza nella voce.
“No, ti garantisco che non lo
farà, ho la sua parola.”
James tirò un sospiro di
sollievo. Non che le promesse di Piton
valessero molto per lui, ma se era Silente a farsene garante, allora
poteva dormire sonni tranquilli.
Solo in quel momento realizzò un
dettaglio della faccenda che fino
a allora gli era parso irrilevante.
“Questo vuol dire che non ci
espellerà?”
“No, per questa volta non sarete
espulsi. Ora, Signor Potter, si
faccia medicare quel brutto taglio da Madama Chips, poi vada dritto a
letto, per favore.”
James annuì mentre Silente si
alzava e faceva evanescere la sua
sedia con un colpo di bacchetta.
Prima di uscire, il Preside si
girò e lo guardò con dolcezza.
“Ho sempre ammirato la vostra
nobiltà d’animo nel mettere da parte
ogni pregiudizio e accettare Remus per quello che era. Credo che tutti
noi abbiamo molto da imparare, da un’amicizia come la vostra, James. E
oggi ne ho avuto la dimostrazione. Trovo sia stato altrettanto nobile
assumersi una colpa non propria rischiando perfino l’espulsione, pur di
non tradire un amico, nonostante questo abbia compiuto un gesto di cui
non lo avresti mai creduto capace… Anche se questo non lo giustifica,
vorrei che ricordassi sempre come l’infanzia di Sirius non sia stata
confortevole quanto la tua.”
James lo guardò sorpreso. A
quell’uomo non sfuggiva davvero nulla.
“Ah, dimenticavo…” aggiunse
Silente con un tono improvvisamente
più allegro e un sorriso sornione. “Hai fatto guadagnare sessanta punti
a Grifondoro, questa notte, per aver messo a repentaglio la tua vita
pur di salvare quella di un’altra persona… Una che, tra l’altro, so non
andarti particolarmente a genio.”
Detto ciò, gli fece l’occhiolino
e uscì dall’infermeria, mentre
il volto di James si distendeva nel primo sorriso della serata.
*********
Eccomi qui, con il primo di
due capitoli che raccontano del famigerato scherzo ☺
In fondo trovate i tratti
della saga a cui ho fatto riferimento.
Ho tanti pensieri da
condividere con voi sulla vicenda, ma alcuni preferisco inserirli al
termine
della mini-long, insieme ad altre due citazioni dei tratti dei libri su
cui mi sono basata.
Ci tengo a specificare
che l’uso dei nomi propri piuttosto che dei cognomi da parte di Silente
è voluto ☺
Inoltre, non essendo nella
vicenda ancora Animagi, Remus è l’unico ad avere già il soprannome da
Malandrino.
Nella storia Sirius è nato a
settembre, per questo aveva “quasi sedici anni” quando chiese
ospitalità ai Potter l’estate prima del quinto anno.
Vi lascio con
una delle due grosse perplessità che ho avuto: davvero Piton se la
sarebbe data a gambe? Dal racconto di Remus pare di sì. All’inizio
l’avevo fatto tornare indietro per il finale, poi rileggendo bene quel
pezzo ho deciso solo di farlo aspettare fuori, tanto prima o poi un
confronto tra i due ci doveva stare.
Dovuti i ringraziamenti
finali a voi lettori e alla mia beta Horror Vacui :)
Alla prossima, spero!
Isidar^^
Black se ne uscì con una
risatina di scherno.
«Se l'era meritato» disse in tono beffardo. «Sempre in giro a ficcare
il
naso dappertutto, a cercare di scoprire che cosa facevamo... sperando
di riuscire a farci espellere...»
«Severus era molto curioso
di sapere dove andavo tutti i mesi» spiegò Lupin a Ron, Harry e
Hermione. «Eravamo nello stesso anno, sapete, e non... ehm... non ci
amavamo molto. Quello che gli piaceva meno di tutti era James. Era
geloso, credo, del talento di James sul campo di Quidditch... comunque,
Piton mi aveva visto attraversare il parco con Madama Chips una sera
mentre mi accompagnava al Platano Picchiatore per tra- sformarmi.
Sirius pensò che sarebbe stato... ehm... divertente dire a Piton che
bastava premere il nodo sul tronco con un lungo bastone e avrebbe
potuto seguirmi. Be', naturalmente Piton lo fece... se fosse riuscito
ad arrivare fin qui, avrebbe incontrato un Lupo Mannaro completamente
sviluppato... ma tuo padre, che aveva scoperto cosa aveva fatto Sirius,
seguì Piton e lo fece tornare indietro, mettendo a repentaglio la
propria vita... Piton però riuscì a vedermi, alla fine del tunnel.
Silente gli proibì di raccontare agli altri che cosa aveva visto, ma da
allora seppe che cos'ero... »
[Harry Potter e il
Prigioniero di Azkaban]
«Hai forse
immaginato un atto di glorioso eroismo? Allora lascia che ti corregga.
Il tuo santissimo padre e i suoi amici hanno fatto uno scherzo davvero
spiritoso che si sarebbe concluso con la mia morte se tuo padre
all'ultimo momento non avesse avuto paura. Non ci fu niente di
coraggioso in quello che fece. Fu solo per salvare la sua pelle quanto
la mia. Se lo scherzo fosse riuscito, sarebbe stato espulso da
Hogwarts»
[Harry Potter e il
Prigioniero di Azkaban]
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