Autrice:
Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo:
Walk like an Egyptian
Capitolo:
Breaking the law
Fandom:
One Piece
Personaggi:
Nami, Zoro Roronoa, Eustass Kid, Jewelry Bonney,
Cavendish, Killer, Nico Robin, Franky, Trafalgar Law, X-Drake,
Bartolomeo,
Rebecca, Monkey D. Rufy
Pairing:
Zoro/Nami, Franky/Robin, Eustass/Trafalgar,
Bonney/X-Drake, Cavendish/Bartolomeo/Rebecca, implied!Rufy/Nami
Rating:
sfw
Genere:
slice of life, sentimentale, generale
Avvertimenti:
soulmate!AU, tattoo!AU, roadtrip!AU, modern!AU, linguaggio
volgare
Parole: 5124
Note: allora prima
di tutto grazie a
tutte le persone che stanno seguendo la storia (risponderò a
tutte le
recensioni appena posso). Prima di cominciare con le note vere e
proprie ci
tengo a dire due cose sulla visione che ho dei personaggi, in
particolare di
Bonney e Kid che da Oda non hanno ricevuto lo stesso spazio di molti
altri. Non
so come siano ritratti dal fandom perché non entro in questa
sezione da una
vita, ma posso dire che nella mia testa ho preso questi due li ho
immaginati
come dei venticinquenni problematici. Bonney è sgrezza da
paura, ma la sua è in
parte solo una recita e spiego in questo capitolo perché,
mentre Kidd, beh. Lui
è un tamarro senza speranza di redenzione che vorrebbe fare
il rockettaro, ma
gli esce male.
Detto
ciò, mi dispiace in questo capitolo c’è
pochissimo, se non per niente, spazio
dedicato a Zoro e Nami, ma mi rifarò.
Relativamente
al capitolo (scusate, le solite seimila
note). Le
canzoni cantate sono: Hungry like the wolf, Duran Duran; Otherside, Red
Hot; Breaking
the Law, Judas Priest. Se le fate partire quando cantano rendono tipo il 200%. Ho
deciso che Kidd è mezzo irlandese, per giustificare i suoi
capelli rossi e la
sua carnagione super pallida; Bonney, invece, in questo capitolo ha un
sacco di
spazio e ho deciso di darle un background che in qualche modo si
ricollega ad
un mio headcanon relativo alla serie. Per quanto riguarda Drake, io lo
amo
tantissimo e mi dispiace che sia così malcagato,
perché secondo me è un
personaggio stupendo. Nelle scene tra lui e Bonney ci sono un paio di
rimandi a
Bonnie & Clyde: Clyde chiamava Bonnie “Bambina dagli
occhi blu” (Blue-Eyed
Baby) e beh, erano famosi per essere due rapinatori di banche. So che
in realtà
il nome Bonney è legato ad Anne Bonney, la famosa pirata, ma
mi piace pensare
che Jewl giochi invece molto sull’assonanza con con Bonnie,
soprattutto visto
che lei si diverte a infrangere le regole (anche se no, non rapina
banche). Poi,
Bonney è alta 174 cm per Oda e Drake 233, per ovvie ragioni
(tipo il realismo),
qui Drake è alto tipo 1,98.
Tra
le altre cose che nomino: Kiddo è un soprannome di Kidd che
gioca sull’assonanza
Kidd e Kid/Kiddo inteso come “bambino” in inglese;
Ro’ è un’abbreviazione
trucida di Roronoa (grazie Bonney per portare trucidume e big babol
nella
nostra vita, tvb).
La
scena finale, con i mentecatti che camminano nel canyon, riprende la
scena (più
o meno iniziale) in cui aspettano il pullman, tanto che Kidd ripete gli
stessi
gesti e le stesse parole; volevo rendere l’idea di
come si stiano
fracassando i coglioni di come il tempo sembri non passare
mai, soprattutto
nel deserto, quando in realtà sono trascorse tipo cinque
ore.
Preciso
che i prezzi, il percorso con i cavalli o a piedi, la posizione super
inculatissima di Supai e tutto ciò che la riguarda sono cose
reali, quindi
sappiate che se andate a visitare questo posto in cui, per inciso, la
posta
arriva ancora coi muli, dovete sborsare soldi. Invece ho inventato i
tour del
primo martedì del mese di Drake (perché di fatto
a Supai c’è una mini stazione
della polizia) e ho inventato bellamente la durata del percorso,
perché a) non
ho capito quale sia il tempo di percorrenza medio a piedi (ma so che
sono 10
miglia/13 chilometri) b) non ho capito perché a cavallo ci
si metta tipo 3 / 4
ore, ma ok. Also, i cartelli che indicano la strada ci sono davvero.
Preciso
inoltre che: Rebecca qui è bionda e non ha i capelli rosa,
mentre quelli di
Bonney, Zoro e Bartolomeo sono tinti.
Per
i nomi: Rebecca Dold, dove Dold viene dalla seconda parte del nome di
King Riku
Dold III; Sakazuki Akainu è il nome completo di Akainu che
poi è solo un
mescolamento dei due nomi affibbiatigli nel manga.
Per
chiudere, non lo so se un retroammiraglio che sbidona la marina
può andare a
fare lo sceriffo, ma mi andava, quindi fingiamo di sì (e
fingiamo che “sbidona”
sia italiano).
Avviso che: a) saranno
più di 3 capitoli b) ho
due esami da preparare, quindi il prossimo aggiornamento non so
esattamente
quando arriverà.
Walk
like an Egyptian
2.
Breaking the law
«Ancora
cinque minuti» borbotta il ragazzo infilando la testa sotto
al cuscino, nel
vano tentativo di bloccare i raggi di luce che entrano dalla finestra.
Nami
sbuffa, fissando il suo riflesso nello specchio e legando i lunghi
capelli
aranciati in una coda alta; gli lancia un’occhiata di
rimprovero, quindi inizia
a smanettare con il telefono, finché non trova la canzone
giusta.
Esce
silenziosamente dalla porta e bussa a quella di Bonney. Nessuna
risposta.
Riprova, questa volta chiamando ad alta voce l’amica.
«Oi,
Marshmellow, ci sei?»
«Che
c’è?» borbotta la ragazza apparendo alle
sue spalle.
Nami
fissa l’uscio della stanza da cui è uscita, che
decisamente non è la sua,
quindi sposta lo sguardo sull’amica.
«Oh,
è la camera di Killer» esclama con nonchalance
Bonney.
«Jewls
che cazzo vuole la super oca?»
«Anche
Kidd?» domanda Nami allibendo «Avete dormito tutti
lì? Nella stanza di Killer?»
«No,
no. Aspetta, ciccia, non è come pensi, non è
successo –»
«E
mi avete fatto pagare una singola a testa? Maledetti
bastardi!!» esclama la
rossa inferocita, entrando a larghe falcate nella camera «Ora
tutti fuori,
almeno imparate a rendervi utili per qualcosa, approfittatori senza
vergogna!»
«Guarda
che il budget è comune» le fa notare Cavendish
mettendo il naso fuori dalla sua
stanza, attirato da tutto quel trambusto.
«Zitti
e datemi una mano a svegliare Roronoa» si lamenta ancora la
rossa trascinandoli
tutti quanti con sé dentro la camera da letto matrimoniale
in cui Zoro riposa
sdraiato a stella marina sul materasso.
«Cosa
cantiamo stamattina?» domanda Bonney «Io voto Edge of the Blade».
«Col
cazzo che canto i Journey di prima mattina» borbotta
Cavendish «Che ne dite
delle –»
«Non
cantiamo le cazzo di Bangles, Barbie. Che ne dite di Girls,
girls, girls?»
«Dico
che sei fissato coi Motley, ecco cosa dico» borbotta Nami
«E comunque lo sapete
che non dovete propormi roba gli piace o non si sveglia. La canzone di
oggi è…»
Fa
partire la musica sul cellulare e Bonney trattiene a malapena un
gridolino: «La
adoro!»
Si
avvicinano al letto, proprio nel momento in cui partono le parole e
Kidd e
Cavendish attaccano con la prima strofa.
«Darken the
city, night is a wire» comincia il biondo.
«Steam
in the subway, earth is a afire» continua Eustass iniziando
ad ancheggiare a ritmo
e scatenando un movimento sincronizzato in tutti i presenti.
Quindi
attaccano Nami e Bonney: «Dododo dododo dododo dododo
dodo».
«Woman,
you want me, give me a sign» riprende Cavendish, facendo
schioccare le dita a
ritmo di musica
«And catch
my breathing even closer behind» lo segue Kidd.
«Dododo
dododo dododo dododo dodo».
«Tutti
insieme ora!» grida il rosso, sulla buona strada per
l’esaltazione mattutina.
«In touch
with the ground, I'm on the hunt I'm after you. Smell like I sound, I'm
lost in
a crowd, And I'm hungry like the wolf. Straddle the line in discord and
rhyme, I'm
on the hunt I'm after you. Mouth is alive with juices like wine, And
I'm hungry
like the wolf».
«Cristo
Santo! I Duran Duran no, brutti bastardi!» Borbotta Zoro tirandosi a
sedere di
scatto e cadendo dal letto nella foga di allontanare quel manipolo di
mentecatti dal suo capezzale «Sono sveglio, sono sveglio!
Soddisfatti ora?».
«Oh,
peccato Ro’, sarei andata avanti a cantarla tutta!»
si lamenta Bonney, prima di
venire cacciata fuori a calci assieme agli altri.
«Le
fate spesso queste cose?» domanda Killer osservandoli con
aria divertita.
«Tutte
le mattine o quel buzzurro non si alza dal letto» borbotta
Nami, scendendo a
fare colazione «E vedi di muoverti che io il caffè
non te lo porto, pezzente!»
urla all’indirizzo di Zoro prima di sparire al piano di sotto.
«Qualcuno
mi ripete cosa cazzo ci facciamo qui?» borbotta Kidd seccato
piazzandosi gli
occhiali da sole sul naso.
«Siamo
qui» ruggisce Nami, ferma insieme agli altri al punto di
ritrovo
dell’escursione «Perché tu e
quest’altra sbarellata ci avete fracassato i
coglioni per ore. Tra l’altro mi spieghi cosa diamine ci fai
con la chitarra
sulla schiena?»
Il
rosso solleva le spalle prima di rispondere: «Mi andava,
magari ci gira di
cantare davanti alle cascate o cose
così…»
Nami
si volta verso Killer con aria indagatrice scrutando lo zaino che sia
lui che
Roronoa hanno sulle spalle.
«Mi
assicuri che non sono sbronzi? E che non c’è
niente di illegale là dentro?»
«Quante
storie, ciccia, va’ che è arrivato il pullman e
credo che quello sia lo
sceriffo» la interrompe Bonney prevenendo qualsiasi risposta
e, soprattutto,
cecando di evitare che l’amica si metta ad indagare sul
contenuto degli zaini.
«Ecco,
facciamo che state zitti voi due, così non vi arrestano
subito, eh» interviene
Killer prendendoli per la collottola.
Un
uomo dai capelli aranciati, sui trentacinque anni, si avvicina alla
fermata del
pullman; ha un sorriso sottile stampato sul volto, una cicatrice sul
mento e
sul petto brilla una stella a cinque punte.
«Signori,
il mio nome è Drake e sono lo sceriffo di questo schifo di
buco. Siete qui per
il tour?» domanda educatamente «Tutti e
otto?» chiede nuovamente inquadrando
anche la coppietta alle spalle del gruppo, la stessa coppietta che si
è dovuta
sorbire gli scleri del tutto inappropriati di quel branco di menteccati
la sera
precedente.
Ad
un cenno affermativo, l’uomo fa aprire la porta del bus e
lascia che tutti si
accomodino all’interno; le ferma poco prima che si richiudano
e infila la testa
di fuori con espressione perplessa.
«Vieni
anche tu? Non l’avrei mai detto, non avevi una
riunione?»
«Sti
cazzi» borbotta in risposta una voce che a Nami sembra di
riconoscere.
Law
fa il suo ingresso e si siede nella prima fila, ignorando completamente
chiunque altro; lo sceriffo si siede al suo fianco lanciandogli
un’occhiata in
tralice.
«Non
saranno felici in comune» gli dice sistemandosi il cappello
sugli occhi e
facendo cenno all’autista di partire.
«Capirai, non sono
mai felici di un cazzo».
Seduto
nell’ultima fila, Kidd trattiene una bestemmia; non sa se
essere divertito o
irritato dall’ingombrante presenza di
quell’individuo. L’unica cosa di cui è
certo è che gli dà ai nervi e che questa avrebbe
dovuto essere una giornata
rilassante e invece si è appena trasformata in uno schifo.
«Che
due maroni. E manco sono sbronzo» borbotta sdraiandosi sui
sedili in fondo e
appoggiando la testa sulle gambe di Killer.
Nami
si gira verso di lui con aria di rimprovero: «Forse se non
avessi sempre questo
approccio così del cazzo con chiunque incontri per la prima
volta, potresti
provare a parlarci».
Eustass
si blocca, passando lo sguardo prima su Bonney e poi su Killer.
«Voi
due stronzi parlate troppo».
«E
tu sei un libro aperto, Kiddo» gli fa notare Jewelry facendo
scoppiare la bolla
della gomma da masticare «E in ogni caso Nami ha ragione,
potresti provare a
parlarci, magari senza saltargli al collo o minacciarlo come fosse tipo
la tua
arcisuper nemesi».
«I
cazzi vostri voi mai? E comunque l’avete visto? Non ha
nessuna fottuta
intenzione di parlarmi né di attaccare bottone. Gli
roderà ancora il culo per
la sua eterosessualità tradita».
«Eterocosa?»
domanda Zoro con una smorfia «Cristo, ma ti senti quando
parli?»
«Probabilmente
no» interviene Cavendish «O ci avrebbe da tempo
liberato della sua
schizofrenica presenza, magari gettandosi da uno di questi canyon del
cazzo.
Che ne dici, faccetta di culo, ce li facciamo un duecento metri in
caduta
libera?»
«Fottiti
Barbie, o l’unico che farà un volo qui sarai tu.
Fuori dal finestrino».
«Prima
di tutto» sibila Nami «Linguaggio! Vediamo di non
farci riconoscere subito e-
Oddio. BONNEY! Metti subito via quella roba!»
L’amica
la guarda con aria perplessa, mentre in tutta tranquillità
continua a rollarsi
una canna.
«Guarda
che non la fumo mica adesso, è per quando sarò
sul pony».
«C’è
lo sceriffo in prima fila, mentecatta!»
«Oh,
beh, scialla. Mica mi faccio problemi, io la roba la condivido, se
vuole un
tiro basta chiedere!»
«Ti
prego» borbotta Roronoa girandosi verso di lei
«Basta con le cazzate».
«Vi
divertite tutti a segarmi le gambe, almeno qualcuno può
chiedere all’autista di
accendere la radio?»
Nami
sbuffa, ma si alza lo stesso, salvo poi rivolgere uno sguardo
perentorio a
tutti loro: «Sappiate che alla prossima idiozia vi ammazzo e
lascio il vostro cadavere
a marcire nel deserto. E vale per tutti, tranne per Zoro».
«Oh,
che dolci» esclama Bonney.
«Tu
mi servi come autista».
«Come
no, questa sprizza amore da tutti i pori» borbotta Roronoa
guardandola
allontanarsi.
La
rossa si avvicina alla parte anteriore del pullman, incurante delle
proteste
che sente giungere dal fondo; si china verso l’autista e gli
domanda con fare
educato se sia possibile far partire della musica.
«Non
sarebbe male. Qui mi sto fracassando i coglioni» si lamenta
una voce alle sue
spalle.
Nami
si gira con un sorriso beffardo sul volto e un sopracciglio sollevato.
«Allora
farse saresti dovuto rimanere a casa, non credi?»
«Nessuno
ha chiesto il tuo parere, rossa» borbotta il medico,
ricevendo immediatamente
uno scappellotto dall’uomo seduto al suo fianco.
«Chiedi
scusa alla signorina e piantala di comportarti come un
moccioso» lo redarguisce
lo sceriffo.
«Cosa
sei? Mio padre?»
«Oh,
non sono necessarie le scuse, sceriffo» si schernisce Nami
godendosi la scena e
pensando che, vista la comitiva di mentecatti che si trascina dietro,
sia
sempre meglio allisciarsi l’unica forza dell’ordine
presente «Piuttosto» si
appoggia al sedile dal lato opposto del corridoio e inizia a conversare
amabilmente «Ci raccontava Trafalgar ieri sera che
è una gita che organizza
spesso, come mai tutto questo interesse verso Supai?»
«Oi,
chi ha detto che puoi chiamarmi per nome?»
«Law,
piantala o ti butto fuori dal pullman in corsa» borbotta
Drake.
«Bell’esempio
che dai! Forze dell’ordine il cazzo».
Questa
volta viene ignorato, mentre l’uomo al suo fianco si rivolge
a Nami con un sorriso
educato: «Normalmente sono gli
abitanti a scendere fino a Peach Springs, ma una volta al mese vado io
su a
controllare che tutto sia a posto, che non ci siano problemi e che,
fondamentalmente, non abbiano bisogno di qualcosa di particolare. In
quel caso
chiamiamo a Kingman e mandano un elicottero con il
necessario».
«Non
deve essere semplice abitare lassù».
«Forse
non sarà semplice» interviene Law «Ma
male non se la passano di certo, 30
dollari a persona per entrare nella riserva, 70 per salire coi muli,
per non
parlare di chi fa andata e ritorno in elicottero. Ovviamente senza
contare le
tariffe per dormire in quella specie di albergo, quanto vengono a
notte?»
«Sui
135 dollari, mi sembra» risponde Drake togliendo della
polvere dal cappello con
una manata.
Nami
sbianca, sentendo tutto il sangue defluirle dal viso.
«Vogliate
scusarmi» borbotta piano, catapultandosi verso il fondo del
pullman «Brutti
bastardi! Perché nessuno di voi mi ha detto che costava
così tanto venire qui?
Tutto per vedere una cazzo di riserva indiana?»
Zoro
e Cavendish si scambiano un’occhiata da “noi
non vogliamo saperne niente, è tutta colpa loro”,
mentre Bonney si fa
piccola, piccola contro il sedile a fianco a Kidd.
«Beh
ecco…» azzarda sotto lo sguardo di fuoco della
rossa, pronta, al minimo accenno
di risposta sbagliata, a scaraventarla fuori dal bus.
«Sì?»
domanda con tono minaccioso.
«Ho
pensato che una notte di campeggio potesse essere
piace–»
«Ah!
Ecco cos’erano quegli zaini! Non mi fiderò mai
più di quello che mi dite! Mai
più!»
«Eddai,
Nami» cerca di rabbonirla Zoro «Che ti costa, non
è che ci sveniamo eh».
«Stai
zitto, buzzurro. Vuoi forse pagare per me?»
«No,
no!» interviene Bonney «Pago tutto io!
Cioè sono i soldi di mia madre, ma ci
teneva che ci fermassimo tutti qui almeno una notte. Eh, ha insistito
così
tanto! Continuava a dire “Jewelry se non dormi a Supai mi
offenderò tipo super
tantissimo”, vero Kiddo?»
Il
ragazzo si gira verso di lei con la stessa espressione terrorizzata di
uno che
è appena stato scoperto a fare qualcosa di profondamente
sbagliato.
«Non
voglio saperne niente» alita piano «Non tiratemi in
mezzo».
«Ti
prego?»
Eustass
salta in piedi, capendo che l’unico modo per uscirne risiede
in quel tizio con
la faccia da schiaffi. Persino una come Nami potrebbe lasciarlo andare,
senza
prima spellarlo vivo e appenderlo a un palo, davanti al richiamo
dell’anima
gemella.
«Oh,
quello stronzo tatuato del cazzo mi sta chiamando, decisamente vuole
parlare
con me. Vado a sentire cosa vuole, eh» borbotta liberando il
braccio dalla
morsa dell’amica, che gli si è attaccata come una
cozza allo scoglio, nel vano
tentativo di salvarsi dalla furia della rossa.
Si
allontana senza pensare troppo alle conseguenze delle sue parole,
finendo con l’andare
realmente ad accomodarsi nel sedile dietro a quello di Law, che,
fingendo di
non vederlo, si trattiene dal voltarsi e domandargli che diamine voglia.
Eustass
non lo degna di uno sguardo, continuando a fissare i suoi amici seduti
sul
fondo del bus, mentre canticchia svogliatamente le parole della canzone
trasmessa dalla radio. Fa così tanto anni novanta che quasi
gli dispiace di
essersi spostato per non poter coinvolgere gli altri in un coro.
« Centuries
are what it meant to me, a cemetery where I marry the sea».
Lo
sceriffo si volta di tre quarti verso di lui, sollevando un
sopracciglio.
« Stranger
things could never change my mind, I've got to take it on the
otherside. Take it on the
otherside» continua
senza accorgersene.
«Canti
bene» nota Drake, con tono di ammirazione
«È raro trovare giovani così intonati,
hai studiato in conservatorio?»
«Le
sembro uno che studia, sceriffo?» borbotta Kidd, sorridendo
appena.
«Decisamente
no» mormora Law a voce bassa, anche se non a sufficienza per
non farsi sentire.
«Faccio
parte di una band, quindi cantare è una delle poche cose che
so fare» continua
ignorando completamente il moro «Anche se di solito mi limito
suonare la
chitarra».
«Ah,
sì?» continua Drake interessato «E chi
è il vostro vocalist? Fate tutti parte
dello stesso gruppo? Quindi forse la rossa piena di grinta che
è passata
prima?»
«Decisamente
no, sceriffo; oh, questo pezzo! Pour
my life into a paper cup,
the ashtray's full and I'm spillin' my guts. She wants to know am I
still a
slut-»
«Certo
che lo sei Kiddo» gli urla Bonney dal fondo del Pullman
«E se per caso
decidiamo di fare tappa in Messico sia mai che riusciamo a venderti a
qualche
frocio del Cartello!»
Il
ragazzo solleva elegantemente il dito medio, sventolandolo senza
problemi sotto
lo sguardo divertito dello sceriffo e quello annoiato di Trafalgar.
«Ecco,
quella, la psicopatica con i capelli rosa. È lei la nostra
vocalist» borbotta
quindi rimettendosi a sedere.
«Ma
non mi dire» mormora Trafalgar con un mezzo sorrisino
«In effetti ha una gran
bella voce. Soprattutto quando urla».
«Oh,
non lo immagini nemmeno, sfigato».
«E
cosa suonate?» domanda Drake, cercando di cambiare argomento.
«Quello
che capita, siamo un gruppo rock/metal/grunge che reinterpreta
classici, ma ci
divertiamo anche con il folk nord europeo e irlandese» celia
il rosso tutto
tronfio.
«Come
no» commenta Trafalgar sarcastico «Poi fate il
caffè, vi esibite in spettacoli
di country e ballate la polka».
«Ma
stai zitto, coglione».
«Ma
fammi tu il favore! Come diamine fate ad essere un gruppo sia metal che
rock
che grunge?! Per l’amor del cielo, o siete una cosa o siete
l’altra!»
Eustass
storce il naso sporgendosi tra i sedili e fissandolo con aria truce.
«Capisco
che fossi troppo impegnato a studiare medicina per interessarti di
musica,
cazzone» esordisce «Ma ti informo
dell’esistenza di una cosa chiamata
sottogenere».
«Ma
non mi dire» ironizza Law sollevando gli occhi al cielo
«Ed è per questo che
fate, cos’era? Folk nord europeo?»
«No,
faccia di cazzo, lo facciamo perché sono
irlandese».
«Ed
è ora di scendere» li interrompe lo sceriffo
appoggiando una mano sulla testa
di Trafalgar «Forza bambini, senza litigare».
«Vaffanculo
pure tu, Drake!» si lamenta Law, scostandogli il braccio con
un movimento brusco
e scendendo piccato dal pullman.
«Come
sarebbe a dire che hai intenzione di prendere il mulo?»
domanda Nami sgranando
gli occhi.
«Beh,
ciccia, non è tutta sta cosa da capire. Mi tira il culo a
fare tredici
chilometri a piedi, quindi vado a cavallo» risponde Bonney
legandosi i capelli
rosa in cima alla nuca in una fluente coda.
«Costa
settanta dollari, settanta!»
«Su,
scialla. Sono soldi di mio padre, e ho tutta intenzione di spenderne
quanti più
possibile. E poi così ci lasciano usare un mulo per portare
i bagagli».
«Dai
Nami, se ci tiene» Zoro la prende per il polso, calandosi in
testa un capello a
visiera che per i gusti della rossa fa davvero troppo Backstreet boys
agli
albori.
«Ci
vediamo su» si intromette Killer accarezzando il capo
dell’amica «Mi raccomando
non fare niente che possa attirare l’attenzione».
«Soprattutto
niente di illegale» sibila Nami sistemandosi le scarpe da
trekking.
Bonney
agita la mano, senza rispondere, mentre il gruppo di cavalli si
allontana dalla
strada inerpicandosi sul sentiero che conduce a Supai.
«Sceriffo
quanto tempo ci vorrà, più o meno, per
raggiungere la cima?» chiede
educatamente una giovane bionda, che, a quanto Bonney è
riuscita a capire, si
chiama Rebecca. Il suo ragazzo, che dalla sera precedente continua a
lanciare
loro occhiate torve, annuisce con convinzione, come ad evidenziare
l’importanza
di quella domanda.
«Se
seguite la guida, facendo il giro turistico, circa tre ore, signorina
Dold»
risponde l’uomo con un sorriso «Se seguite me,
circa un’ora e mezza».
«Bartolomeo,
possiamo fare… Ecco, vorrei fare il tour con la
guida» mormora la ragazza
sorridendo e strappando un sorriso anche al suo accompagnatore.
«Come
preferisci tu, per me è identico, sai?!»
Bonney
solleva le spalle, smettendo di prestare loro attenzione, quindi sprona
il
cavallo e va ad accostarsi allo sceriffo.
«Oh
capitano, mio capitano» esclama con un sorriso «Io
vengo con te, fino alla
fine! Beh, della strada almeno».
Drake
la osserva sollevando un sopracciglio, quindi scoppia a ridere; si
toglie il
capello di dosso e lo appoggia in testa alla ragazza.
«Sei
davvero un capitano?» continua lei, senza lasciargli il tempo
di parlare e sfiorando
con le lunghe dita sottili le spillette che troneggiano sulla sua
divisa.
«E
tu hai davvero i capelli rosa?» domanda di rimando lui
prendendole la mano con
la propria e riportandola gentilmente verso le redini del cavallo.
Bonney
scoppia a ridere, mentre con la sinistra scende a massaggiarsi un punto
sopra l’inguine,
la dove la pelvi incontra l’anca.
«Se
vuoi puoi controllare» gli sussurra piegandosi verso di lui,
con un ghigno
malizioso dipinto in viso.
L’uomo
scuote il capo e aumenta l’andatura del cavallo, mettendo
distanza tra loro e
il gruppo guidato; Bonney lo segue sorridendo, sentendo che la giornata
ha
preso una piega inaspettatamente insolita.
«Brucia
ancora?» le domanda senza girarsi.
«Pizzica
e basta, e il tuo?»
«Ero
troppo impegnato a cercare di ricordarmi il tuo nome per farci
caso» ammette
Darke passandosi una mano tra i capelli aranciati.
«Mi
chiamo Bonney» esclama lei sorridendo «Ma puoi
chiamarmi Bambina dagli occhi blu,
se preferisci».
Drake
scoppia a ridere, ignorando la sua espressione civettuola:
«Francis Drake, e non
ti accompagnerò a rapinare banche».
«Peccato,
perché: there I was completely wasting, out of work and
down, all inside it's
so frustrating as I drift from town to town».
Drake
fa schioccare la lingua sul palate, gettandole un’occhiata di
sbieco; la voce
di Bonney invade il canyon e per qualche istante si sente solo
l’eco delle sue
parole e degli zoccoli dei cavalli sui ciottoli.
«Feel as
though nobody cares if I live or die, so I might as well begin to put
some
action in my life».
«Non
stai seriamente cantando Breaking the law
a uno sceriffo, vero?» domanda voltando il viso verso di lei,
sollevando un
sopracciglio e accogliendo l’aria di sfida della giovane
«Immagino dovessi
aspettarmelo, dopo tutto tuo padre ti ha sempre definita una
“piantagrane”».
Bonney
sente le parole successive della canzone morirle in gola, ferma il
cavallo e
rimane a guardare Drake con occhi contratti, il sorriso trasformato in
una
smorfia e il labbro inferiore leggermente tremante. Lo sceriffo si
volta verso
di lei, con lo scopo di chiederle se abbia intenzione di fermarsi
lì tutto il
giorno, rimanendo però interdetto nel notare come lo sguardo
negli occhi della
ragazza sia completamente diverso, carico di una freddezza di cui non
l’avrebbe
mai creduta capace. Quando riprende a parlare, avvicinandoglisi
nuovamente, il
tono è privo di qualsiasi nota allegra e il suo lessico
scevro di quei termini
gergali che Nami tanto detesta.
«Così
sei davvero un capitano, ma non mi dire» mormora piano.
«A
dire la verità sarei retro ammiraglio. O meglio ero retro
ammiraglio, flotta
del pacifico, forze sottomarine, ma non che abbia molta importanza
adesso».
«Affascinante»
commenta Bonney, ma il suo tono riflette tutto tranne che interesse.
«Questo
dovrei dirlo io» continua l’uomo «Non mi
sarei mai aspettato di trovare la
figlia di Sakazuki Akainu in questo posto dimenticato da Dio».
«Ti
stupisce quello, o il fatto che io sia tutto fuorché la
quadrata figlia dell’Ammiraglio
della flotta degli Stati Uniti?»
Drake
scoppia a ridere, avvicinando il viso a quello della ragazza.
«Tuo
padre è un –»
«Un
figlio di puttana che non ha idea di cosa siano l’onore e
l’integrità?» sibila
lei.
«Stavo
per dire un ostinato bastardo senza scrupoli, ma la tua definizione va
benissimo».
Bonney
sorride appena, calandosi il cappello sul viso e aumentando
l’andatura per
rimanere al suo fianco.
«E
com’è che ora sei qui a fare lo sceriffo? Non che
a Peach Springs ci sia molto…»
«Puoi
dirlo, non mi offendo. So che questa cittadina è un
postaccio dimenticato da tutti,
ma che vuoi farci. È la vita. Diciamo solo che io e le alte
sfere abbiamo avuto
una divergenza di opinioni».
«Mi
piace questa visione: divergenza di opinioni. Sembra il riassunto della
relazione
con mio padre».
«Questo
spiega i capelli rosa e beh… Tutto il resto»
esordisce scrutando il suo
abbigliamento dai toni sgargianti.
Bonney
sorride appena: «Oh, no. Questi vestiti mi piacciono davvero,
cioè all’inizio
mi sono resa conto che più colori indossavo, più
ero scoperta e più gli dava
fastidio. Ma alla fine ci ho preso gusto, dovresti vedere il mio
armadio».
«Tra
una decina d’anni magari, eh» ride Drake, fermando
un attimo il cavallo e
smontando.
«Per
quanto riguarda i capelli invece» Bonney lo imita e, dopo
essere scesa, si
avvicina all’uomo intento ad aprire la sacca di uno dei pony
della comitiva per
prendere una bottiglia d’acqua «Beh, li tingo da
quando avevo dodici anni ed è
colpa tua».
Francis
si gira lanciandole un’occhiata sorpresa, sorpresa che si
trasforma in allarme
nel vedere che la ragazza sta slacciandosi il bottone dei
già fin troppo corti
shorts, risvoltandone la cima.
«Cosa
diavolo!»
«Guarda»
risponde perentoria, mostrandogli un lembo di pelle proprio sopra il
filo degli
slip, là dove spicca, in nero, il suo Basher.
E tu hai
davvero i
capelli rosa?
Sorride,
avvicinandosi, mentre la ragazza si ricompone.
«Ora
che ci penso, non mi hai risposto».
«No»
risponde Bonney afferrando la sua cravatta e, tiratolo verso il basso,
quasi
irritata dal fatto che lui sia così tanto più
alto di lei, gli sussurra all’orecchio
«Ma ti ho invitato a controllare».
Quindi
si stacca, rimontando sul cavallo e dandogli la schiena.
«Dubito
sopravvivrò abbastanza a lungo per scoprirlo»
borbotta Drake tra sé, salendo
nuovamente in sella e riprendendo la marcia.
«Oh,
andiamo, sceriffo» lo prende in giro «Non mi dire
che ti ho lasciato senza
parole».
«Ne
hai di strada da fare prima di riuscirci, bambina».
«Dagli
occhi blu?»
«Oddio.
Che ho fatto di male?» geme aumentando l’andatura.
«Non
lo so, ma so io come farti tornare il buon umore. Aspetta»
armeggia qualche
secondo con la sacca sul fianco dell’animale e ne estrae un
busta.
«Bonney,
no».
È
la prima volta che la chiama per nome e la ragazza reprime un leggero
brivido,
senza però riuscire a evitarsi di sorridere. È
una sensazione strana, come se
avesse appena ufficializzato il legame che li unisce, seppur solo
virtualmente;
è così che ci si sente quindi, pensa la ragazza
fissandolo negli occhi e
reprimendo una risatina.
«Drake?»
lo chiama a mezza voce.
«Cosa?»
«Posso
farmi una canna?»
«Per
l’amor del cielo! No! Ma cosa ti salta in mente di
chiedermelo!»
«Guarda
che possiamo dividerla, mica me la fumo tutta da sola».
L’uomo
ruota il cavallo nella sua direzione, avvicinandosi con aria
minacciosa; piega
il viso verso di lei, dandole modo di osservare i suoi lineamenti
marcati e la
cicatrice a forma di X sul mento.
«Sono
lo sceriffo» sibila piano scandendo ogni parola «Ed
è illegale».
«Anche
quando nessuno ti vede?» domanda fingendo innocenza.
«Dio.
Sei… Sei… Sei così irritante che,
gh!»
«Lo
prendo come un sì» continua imperterrita,
spronando il cavallo e superandolo.
«Giuro
che se non la passi ti arresto direttamente» borbotta
raggiungendola.
«Oh,
siamo già alle manette?»
«Ricordatemi
perché non siamo saliti tutti sui fottuti pony del
cazzo» ripete Kidd
nascondendo lo sguardo dietro gli spessi occhiali da sole e
rovesciandosi parte
della bottiglietta d’acqua in testa.
«Costava
troppo» borbotta Nami, troppo accaldata e stanca per
ricordargli di moderare il
linguaggio.
Zoro
solleva a malapena il capo dalla pietra contro cui è
appoggiato, osservando
quel branco di debosciati dei suoi amici intendi a riposarsi.
«Ok»
interviene Cavendish «Posso capirlo, ma perché
questo qui è con noi?»
L’indice
affusolato della mano destra va a posarsi a pochi centimetri dal petto
di Law,
che, perfettamente a suo agio anche sotto il sole cocente, si limita a
osservarlo con aria schifata.
«Preferivi
perderti?» gli domanda.
«Non
dubito delle tue buone intenzioni» borbotta Nami
«Ma ci sono i cartelli».
Accenna
a un grosso segnale arrugginito appoggiato a un sasso che reca la
dicitura “Supai,
siete a meta strada!”.
Roronoa
grugnisce, rimettendosi in piedi e guardandoli tutti con lo stesso
sguardo che
si rivolgerebbe a una manica di scansafatiche colti a cazzeggiare in
piena
giornata di lavoro.
«Sono
tredici chilometri, gente. Tredici. Non posso credere che siamo ancora
qui. Se
fossi stato da solo li avrei fatti in due ore!»
«Se
fossi stato da solo» gli fa presente Kidd «Ti
saresti perso nel fottuto
deserto»
«E
ora saremmo tutti a cercarti come dei deficienti» aggiunge
Cavendish legandosi
i capelli in una specie di nido in cima alla testa.
«Però
sarebbe saggio riprendere a camminare» interviene Killer,
l’unico la cui folta
chioma ricade ancora sulle spalle, incurante della temperatura che
sembra solo
aumentare «Non vorremo essere ancora qui quando
sarà ora di pranzo,
rischieremmo di prenderci un’insolazione e, detto tra noi,
Kidd non regge bene
il caldo».
«Grazie,
eh. Bell’amico di merda» borbotta il rosso,
saltando in piedi e tirando un
calcio a un sasso.
«Devi
ammettere» interviene Nami rimettendosi in marcia
«Che con una carnagione
pallida come la tua ustionarsi è un attimo».
«Hai
messo la crema solare?» domanda Trafalgar in tono neutro e
sono le prime parole
che gli rivolge direttamente da che sono partiti.
«Cinquanta
più» risponde Killer al suo posto «Ma
riesce a scottarsi lo stesso».
«La
volete piantare, cazzo! Non ho dodici anni e tu vuoi legarti quei
fottuti
capelli? Mi fai caldo solo a vederti».
«Veramente!»
alita Cavendish «E poi non ti si appiccicano tutti sul
collo?»
Killer
abbassa lo sguardo e aumenta il passo, strappando a Eustass uno sbuffo
di
irritazione; si avvicina in poche falcate all’amico e gli
sibila con un tono
sufficientemente basso perché solo lui possa udirlo:
«Nessuno ti giudicherà per
qualcosa che non è nemmeno dipeso da te, quindi legati
quegli stracazzo di
capelli che abbiamo ancora cinque miglia da percorrere e non voglio
portarti a
spalla perché svieni per il caldo».
Quindi
lo supera e raggiunge Zoro in testa al gruppo, sincerandosi che la
direzione
sia quella corretta e che l’amico non stia guidandoli verso
un crepaccio, un
burrone o morte certa.
«Avete
un altro elastico?» domanda invece Killer cercando di non far
trapelare ansia
dal tono della domanda.
«Quanti
ne vuoi, aspetta. Siediti su quel sasso».
Nami
gli scompiglia i capelli, passando le dita tra le ciocche bionde,
quindi li
tira all’indietro, pettinandoli alla bell’e meglio
e annodandoli, con un
elastico scuro, in una coda in cima al capo.
«Che
ne dici?»
Sta
per risponderle, quando si accorge che la rossa non sta parlando con
lui, ma
con Cavendish che lo fissa con occhio attento.
«Ancora
troppi, fai un altro mezzo giro di elastico e lasciali
penzolare».
«Ringrazio
solo che sono abituata a sentirti parlare o non avrei capito
niente».
Si
allontana per ammirare il suo operato e Killer nota, non senza
sollievo, che
nessuno dei due pare soffermarsi sulle cicatrici che gli attraversano
il viso:
profondi solchi più chiari che gli incidono la fronte, le
tempie e parte della
palpebra destra.
«Trafalgar,
vieni qui» chiama la rossa, per poi chinarsi al suo orecchio
e iniziare a
bisbigliare frasi sconnesse, indicando a gesti prima Killer e quindi
Cavendish.
Entrambi
spostano ripetutamente lo sguardo da uno all’altro per poi
fissarlo
definitivamente sul ragazzo ancora seduto.
«Con
quei capelli e quegli occhi così
azzurri…» borbotta Law aggrottando la fronte.
«Potreste
benissimo essere fratelli» conclude Nami, per poi girarsi
verso Cavendish con
aria teatrale «Peccato che tu però abbia barattato
il tuo senso estetico per
una fornitura a vita di crema idratante».
«Oh,
ma piantala! È solo che non capisci il mio stile, fino ad
ora nessuno si è mai
lamentato»
«Avete
finito di fare salotto? Fa un caldo fottuto, ho fame e sto sudando come
una
cazzo di nutria. Vi muovete?»
Quando
raggiungono, finalmente, Supai sono oramai le due del pomeriggio e ad
aspettarli c’è una Bonney fresca come una rosa,
con un panino in una mano e una
birra nell’altra.
«Oh,
stavo per iniziare a preoccuparmi!» borbotta
«C’avete messo strasuper tanto!»
Il
suo tono di voce è così allegro da essere quasi
irritante e nel vederla
sorridere a quel modo Kidd trattiene l’impulso di mandarla a
cagare, perché lui
si sente sporco, appiccicoso e a dirla tutta vorrebbe solo lasciarsi
cadere a
terra e dormire, ma ovunque lì intorno ci sono solo arida
terra rossastra e
fottute merde di cavallo.
«Francis
sta parlando con un suo collega, un tizio che sta qua tipo sempre a
scassarsi
le palle, ma m’ha lasciato il numero e m’ha detto
che se c’ha cazzi ci raggiunge».
«Ci
diavolo è Francis?» chiede Zoro perplesso.
«Ah,
Killer, ma stai una favola, ciccio! Era una vita che non ti vedevo
senza ciuffi
davanti alla faccia» continua la ragazza ignorando bellamente
Roronoa.
«Drake»
borbotta Trafalgar al suo posto, bevendo a canna da una bottiglietta di
plastica «Lo sceriffo».
Eustass,
senza farci troppo caso, gliela ruba di mano e ne beve un paio di
sorsate prima
di ridargliela e fissare Bonney con aria scettica.
«Hai
corrotto lo sceriffo?»
«Più
che altro, perché ci hai anche solo parlato?»
esclama Nami esasperata «Oddio,
dimmi che non hai fatto niente di illegale».
Jewelry
sembra pensarci un attimo, quindi sorride e risponde: «Non ho
fatto niente che
a lui non andasse di fare… Più o meno».
«Fantastico.
Siamo fottuti».
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