“Come
siamo finite qui? Questo posto è orribile. Puzza di manto sudato!”
Sospiro,
ingoiando la bile che mi rode il fegato e stringe lo stomaco, fino a
strozzarmi.
Apro
gli occhi, specchiandomi nel paesaggio sotto di me.
Las
Pegasus si estende come una macchia su un panno assorbente, gli
edifici alti che sembra vogliano accarezzare le nuvole e le strade
che si intrecciano come fili di una ragnatela.
La
città è deserta. Come Manehattan e Throttingam prima di lei.
Dormono
tutti. Posso avvertire l'eco dei loro sogni fin quassù. Solo gli
animali mi fanno compagnia, con l'eco dei loro versi che salgono
dalle foreste fino al cielo e alle nuvole dove sono seduta.
“Che
razza di ingrati! Siamo noi
quelle che creano la notte. Noi
portiamo il riposo e sempre noi
creiamo l'unico momento in cui quei villici possono staccare dal
lavoro che invece Celestia inizia. E chi apprezzano di più, invece?”
Quella
voce cupa, grave ma ipnotica come la coda di un serpente, si infila
nelle mie orecchie come la lingua di un amante maldestro. Non le
rispondo, sospiro ancora e chiudo gli occhi cercando di ignorarla.
“Fai
pure finta di niente, lo sai
che ho ragione!”
Corrugo
la fronte, riconoscendo che ignorarla è molto più facile a dirsi
che a farsi.
I
primi raggi del sole che filtrano attraverso le palpebre mi avvisano
che la notte è conclusa. Un nuovo giorno inizia.
Riapro
gli occhi e, immediatamente, i primi pony escono dalle loro
abitazioni. Sulle loro labbra, un solo nome.
Celestia.
Princess Celestia.
Mormorando
una brutta parola, mi alzo dalla nuvola e me ne vado. Con me non c'è
nessuno.
Ritorno
al castello che è già brulicante di vita. Operai, artigiani,
guardie e diplomatici si muovono freneticamente dentro e fuori le
mura, creando cacofonie di rumori e urla.
“Guardali...
c'erano tutti questi subordinati, quando siamo partite?”
La
voce torna prepotentemente a farsi sentire. Le sue parole sono come
un calcio alle tempie dopo l'altro, il che destabilizza il mio volo.
Solo una manovra improvvisata mi salva da uno schianto.
Atterro
in una delle torri e subito un'altra voce si fa sentire.
“Ciao,
Luna.”
Scatto.
E subito la trovo avanti a me.
Alta,
il manto color avorio, la chioma fluttuante come l'aurora e gli occhi
magenta splendenti come cristalli.
“Sorella.”
saluto
Celestia
mi osserva con un'espressione triste “Va tutto... bene?”
Annuisco
“Ma certo, Celie! Perché non dovrebbe?”
Lei
mi studia per qualche secondo senza dire una parola. Forse ha visto
il mio atterraggio di fortuna, ma non vuole insistere. Alla fine mi
sorride con poca convinzione “Nulla... ascolta, questa sera al Gran
Galà Galoppante verranno i delegati dell'Arabia Sellata e mi farebbe
molto piacere che li conoscessi. Vuoi venire?”
Accetto.
Ci mettiamo d'accordo sull'orario, prima che altri impegni la
richiamino altrove.
Seguo
con lo sguardo mia sorella mentre lascia il terrazzo della torre,
spalancando le grandi ali per prendere il volo verso un'altra ala del
castello. I suoi movimenti sono leggeri e fluidi, come una danza sul
ghiaccio.
“Ma
guardala. Chi crede di ingannare, con quell'aria caritatevole?”
“Stai
parlando di mia sorella!” ribatto, quasi involontariamente
“Che
il Cielo ti guardi dagli amici, figurarsi dai parenti! Ci sta rubando
la scena, non lo capisci?!?!”
Faccio
ribattere, ma mi rendo conto di stare parlando con una voce nella mia
testa. Assolutamente non un buon segno. Tutto quello che posso fare,
adesso, è mordermi la lingua e cercare di riposare prima di stasera.
*
* *
“Gli
ambasciatori dell'Arabia Sellata!”
La
voce acuta e ugolare dell'usciere annuncia l'arrivo dei messi del
sultanato.
Alti,
quasi quanto Celestia, slanciati, i musi allungati e i colori scuri.
Ogni volta che muovono, le loro vesti ondeggiano, creando un effetto
ipnotico grazie ai colori caldi e alle finissime decorazioni incise
sopra.
Nulla
da sorprendersi sul loro abito: l'Arabia Sellata, oltre ad ospitare
provetti astronomi, è rinomata per le sue creazioni tessili.
Osservo
i due stalloni entrare nella stanza, salutando ossequiosamente
chiunque si rivolga a loro prima di perdersi in mezzo alla folla come
gocce nel mare.
Il
Gran Galà Galoppante è una celebrazione annuale che è stata
instaurata da Celestia poco dopo che siamo diventate principesse. Ai
tempi giustificò questa usanza dicendo che l'avrebbe usata per
ricordare il nuovo ordine che Equestria avrebbe creato e non appena
il decreto venne comunicato ai quattro angoli del regno fummo
sommerse da lettere e richieste da parte dell'alta società, tutte
bramose di un invito.
O
sarebbe più corretto dire che Celestia venne sommersa. Sono
pochi coloro che si rivolgono direttamente a me... tra i sudditi si è
sparsa la voce che perda facilmente la pazienza.
E
hanno ragione.
Voglio
dire, come posso mantenere la calma con una voce fastidiosa come lo
stridio del metallo che insiste nelle orecchie?
In
mezzo alla sala, circondata dall'elité di Equestria, avanzo come un
fantasma. Tutti i pony riuniti sono occupati a parlare tra loro con
un intramontabile sorriso sulle labbra di tutto quello che passa loro
per la testa. Politica, affari, questioni personali... non c'è un
solo argomento che non abbia udito affrontare.
L'amalgama
di voci crea un sottofondo forte ed insistente, la musica
dell'orchestra è a malapena udibile e credo che anche se uscissero
dallo spartito nessuno se ne accorgerebbe davvero.
“Ti
stanno ignorando, Luna.” ritorna la voce, perfettamente udibile
nonostante il brusio, come se la stanza fosse vuota.
Non
le rispondo, cominciando piuttosto ad avvicinarmi ai messi
dell'Arabia Sellata. Sono abili astronomi, magari loro possono
apprezzare le mie notti.
“Sì,
vai pure da loro... così finalmente capirai che ho ragione.”
Deglutisco
rumorosamente quando sono a pochi passi dalla coppia di stalloni, che
parla tra loro in un idioma che non conosco. Una volta abbastanza
vicino da essere udita, saluto entrambi in maniera rispettosa, gesto
che loro ricambiano con un largo sorriso sul muso.
“Sono
lieta che siate riusciti a venire qui, questa sera.” confesso.
Questa può essere forse l'unica notte dell'anno dove qualcuno può
fare degli apprezzamenti sul mio lavoro e adesso ne ho
particolarmente bisogno. Se non per altro, per zittire la voce del
mio ego nelle orecchie.
“Oh,
sì. Non so come dite... belo? Siamo contenti dell'invito di
Princess Celestia alla festa.”
La
risposta così spontanea mi stringe un po' lo stomaco, ma cerco di
andare oltre “So che voi, oltre ad abili sarti, siete grandi
studiosi del cielo. È una bella notte questa, vero?”
“Oh,
sì. Sappiamo che ci vogliono diversi unicorni per regolare giorno e
notte, oggi devono aver fatto davvero gli straordinari! Sudato sette
camice!”
“Oh,
quello era prima che nascesse Equestria!” spiego, felice che lo
apprezzino la notte e preparandomi a ricevere dei bei complimenti
Uno
dei diplomatici si dimostra particolarmente sveglio e capisce subito
quello che voglio dire “Volete forse dirci che basta un solo
alicorno per creare la notte?”
“Certo
che sì. E mi creda, questo è un lavoro da niente, fatto
risparmiando le energie per affrontare la serata del Gran Galà!”
I
messi sono sorpresi. Si guardano, esclamando ammirazioni nella loro
lingua prima di tornare a me e confessare colmi di ammirazione “Non
sapevamo che Princess Celestia avesse tutto questo potere!”
Per
la prima volta, il nome di mia sorella arriva come una pugnalata.
Sgrano
gli occhi, rimanendo paralizzata per qualche secondo prima di trovare
le forze per correggerli “No... non è stata Celestia a fare questa
notte...”
“Ma
non ha appena detto che un alicorno, come lei, può fare questo?”
“Sì,
ma... non è stata Celestia, ma sua sorella!” esclamo, agitandomi
“Princess
Celestia ha una sorella? Ah, questa ci giunge nuova!”
È
l'ultima goccia.
“Io
te lo avevo detto!” mi canzona la voce
Sento
i diplomatici chiedermi se sono io questa famosa sorella. Devono
immaginarlo dal sottile fatto che sono della stessa specie di Celie.
Eppure, anche se mi stanno parlando davanti agli occhi, li sento come
se fossero distanti. L'intera sala sembra allontanarsi, lasciandomi
sola.
Terribilmente,
disperatamente sola. Come ogni notte dell'anno.
Annuisco,
poco convinta. Quindi mi congedo, allontanandomi. I due stalloni
dietro di me esclamano qualcosa, forse scuse o forse complimenti...
non lo so.
E
non mi importa.
Il
tragitto verso camera mia, muovendomi nervosamente per gli affollati
corridoi del castello, è stata una delle traversate più difficili
della mia vita.
Tornata
nei miei alloggi, sbatto fortemente la porta dietro di me, per poi
sedermi sgarbatamente su di un cuscino con la testa tra gli zoccoli.
“Sei
patetica, Luna! Prendertela a questo modo solo perché due babbei
come quelli ancora non ti conoscono!”
Inspiro
profondamente, cercando di calmare la rabbia che, come una pianta, mi
cresce nel costato e sale il collo fino a stringermi il cervello tra
i suoi rami.
“Non
sei reale... sei solo il frutto della mia immaginazione...”
Sento
la voce ridere. Una risata di scherno “Sono reale quanto te,
piccola idiota!”
Rinunciando
a cercare di fermarla con i metodi che conosco, comincio a
piagnucolare “Lasciami in pace!”
“Sei
più bella di Celestia. Più giovane. Se solo ti mostrassi di più al
popolo, avremmo la folla che ci meritiamo!”
“Piantala
di dire noi! Non c'è nessun noi! Io sono la
principessa della notte! Io. Sono. Princess. Luna!” sbraito,
esplodendo di rabbia e lasciando uscire la rabbia che provo con tutto
il fiato che ho nei polmoni. Mi alzo sugli zoccoli, cominciando a
vagare nervosamente per la stanza.
“No:
tu hai bisogno di me! Perché senza di me, tu non sei niente!”
Accecata
dalla rabbia, avvolgo con la magia una vetrina contenente un set di
porcellane, facendolo schiantare violentemente contro la parete,
gridando “Vai al Tartaro!”
“Vacci
tu, piccola idiota! Tu e quegli ingrati che ci mancano di rispetto!”
“Non
so se te ne sei accorta, ma io e Celestia portiamo gli Elementi
dell'Armonia! Alterniamo il giorno e la notte! Creiamo un
equilibrio!” ribatto, continuando a sfogare la mia rabbia lanciando
oggetti.
Attorno
a me si crea rapidamente il caos più delirante: spinta unicamente
dal furore, lancio contro le pareti della stanza qualsiasi oggetto mi
capiti a tiro. Eppure, nel rumore di vetri rotti, porcellane a pezzi
e legni spaccati, quella dannata voce rimane udibile come se intorno
a me ci fosse il silenzio più assoluto.
“Un
equilibrio dove lei prende i meriti, mentre a noi rimangono solo le
briciole!”
“Basta!
Chiudi! Quella! Bocca!”
Sto
perdendo la voce gridando contro qualcosa che esiste solo nella mia
testa, non è un buon segno. Ma non mi importa. Non più.
“No!
Senza di me, tu non sei niente! Capito? Sei solo una patetica
puledrina, un mediocre alicorno che vive all'ombra di sua sorella
maggiore!”
Accecata
dall'ira, afferro il letto, una struttura in legno di quasi un
quintale di peso, e lo scaravento in aria come se fosse fatto di
cartone. Mentre va a pezzi, il materasso e i cuscini si aprono e nubi
di piume cominciano a galleggiare intorno alla stanza.
“Quei
pony al Gran Galà Galoppante non sanno ancora di cosa sei davvero
capace. Insieme, potremo far capire loro chi è che comanda, qui!”
Perdendo
completamente il controllo, comincio a lanciare una serie di insulti
contro questa voce, nella speranza di farla finalmente tacere. Non so
cosa sto dicendo di preciso e nemmeno per quanto tempo sono rimasta
in questo stato.
L'unica
cosa che mi ferma è la vista di uno stallone estremamente anziano
che, timidamente, fa il suo ingresso nella stanza.
Si
tratta di uno stallone molto alto per la media, quasi quanto me, con
due grandi occhi nocciola, una lunga barba bianca e il manto beige.
Il lungo cappello da mago e il mantello su cui sono ricamate più
stelle di quante ne possa contare, hanno i bordi ornati da campanelli
che trillano ad ogni suo passo.
Starswirl
il Barbuto.
Non
so da quanto tempo mi sta vedendo gridare al nulla mentre rado al
suolo la mia camera. Nemmeno quando io e Celie abbiamo affrontato
Tirek c'era così tanta confusione. Eppure, cercando di apparire
tranquilla, mi rivolgo a lui con un improvvisato sorriso “Oh...
ehi!
Come va?”
“Bene...”
risponde lui, poco convinto e allungando le vocali mentre lentamente
si avvicina a me, spostando lo sguardo tra le macerie “E tu?”
“Oh,
tutto a posto. Grazie. Tutto a posto. Sono scappata perché, sai... i
ricevimenti di Celie sono così noiosi!” ribatto, cercando
di concludere con una risata per apparire più credibile. Ma mi rendo
conto da sola che la mia pare più la risata di una pazza, che di un
pony divertito.
Lui
punta contro di me uno sguardo che non posso sopportare. Cerco di
evitare il contatto con gli occhi, ma dovunque mi giri lui mi segue.
Alla
fine, arrendendomi, mi specchio nelle sue pupille. Sono un vero
disastro.
Lui
mi poggia una zampa sulla guancia, in una delicata carezza, dicendo
“Lo sai che sono fiero di te, vero?”
Non
ribatto. Abbasso solo lo sguardo.
“Non
è facile essere la principessa di un regno appena nascente. Le
responsabilità sono enormi, ma tu e Celestia vi siete dimostrate la
scelta migliore che potessi fare assieme alle altre tribù di pony,
quando vi abbiamo offerto la guida dei nostri popoli.”
Annuisco
poco convinta. Ricordo come se fosse ieri, la prima volta che ho
visto quello strano stallone.
Io
e Celie abbiamo passato la nostra infanzia, che nel caso di un
alicorno sono più di un centinaio di anni, giocando e facendo finta
di essere principesse. Poi, un giorno, Starswirl apparve avanti a noi
assieme ai delegati delle tribù di pony che erano immigrate nei
territori vicino alle montagne dove vivevamo, offrendoci la corona di
regnanti dei tre popoli uniti.
Da
lì in poi è stata una nuova avventura e mi sono goduta ogni singolo
istante, fino a quando mi sono accorta come tutti amassero mia
sorella, mentre io ero quasi ignorata dalla maggior parte della
popolazione. Insomma, io e Celie siamo le governanti di Equestria, ma
spesso pare che solo lei abbia il comando, mentre io sia solo una
figura di contorno. Una comparsa.
È
allora, in contemporanea con i primi raggi di sole che filtrano le
finestre della stanza, che capisco quello che devo fare.
Leggendomi
nel pensiero, la voce nella mia mente echeggia “Adesso
sì che ci capiamo.”
Appoggio
a mia volta una zampa sul petto di Starswirl, ringraziandolo della
compagnia prima di allontanarmi a grandi passi. Esperienza poco
facile, dati i cocci per strada verso la porta.
Ma
una volta uscita dalla stanza, mi muovo decisa verso la sala del
trono.
Devo
parlare con mia sorella.
Come
mi aspettavo, trovo Celie seduta sul suo trono, di fianco al mio
vuoto, mentre firma delle carte che gli porge il suo assistente.
Incurante,
come metto la zampa nella stanza la chiamo a gran voce “Celie!”
Lei
alza lo sguardo e, senza aggiungere una sola parola, il paggio al suo
fianco di dilegua.
“Ciao,
Luna.” mi saluta. La sua espressione tradisce la preoccupazione che
cerca invece di nascondere “Non dovresti riposare? In fondo è
appena iniziato il giorno...”
“Sono
certa che ti piacerebbe!” esclamo, sbattendo gli zoccoli a terra
non appena arrivo ai piedi della scalinata che porta ai troni.
Celestia
si alza. Si muove esattamente come vola, con garbo ed eleganza,
sembra studiare ogni suo movimento ancora prima di pensarlo.
Scende
gli scalini allo stesso modo in cui una sposa attraverserebbe una
navata. Le ali semiaperte e l'espressione preoccupata le donano una
bellezza che non saprei descrivere nemmeno tra mille anni.
“Be'...
sei mia sorella, è naturale che mi farebbe piacere vederti
riposata!” mi risponde, non capendo cosa voglio dire.
“Lo
sai a cosa mi riferisco, invece!” esclamo ancora, adirata. Avverto
le guardie intorno irrigidirsi, le armature stridono mentre i muscoli
si tendono pronti ad intervenire in caso di pericolo.
Sono
più di venti guardie, eppure potrei occuparmene senza nemmeno
sudare. Ma a loro, questo, sembra non interessare.
Un
gesto di Celestia fa comunque calare improvvisamente la tensione
nella sala e subito torna a parlarmi “Cosa ti prende, Luna?”
Non
rispondo subito. Ansimo vistosamente, ma voglio prendere il mio tempo
per organizzare meglio le parole.
“Se
ti preoccupi tanto di quanto io sia riposata o meno, dimmi: non è
nemmeno mezzogiorno, ma quante riunioni con diplomatici, capi di
stato o altro hai già fatto?”
Celestia
sposta lo sguardo, come se stesse cercando la risposta in uno dei
quadri appesi nelle mura della sala, mormorando calcoli sconnessi e
difficili da interpretare. Dopo qualche secondo confessa, ridendo
divertita “Non lo so, ho perso il conto qualche ora fa,
onestamente...”
Vederla
divertita, per qualche ragione, mi ferisce ancora di più. Mi passo
una zampa sul muso, chiedendo “E questo non stanca anche te?”
“Oh,
da morire! E poi il sole è così pesante da muovere, non puoi
immaginarlo!”
“E
allora chi ti fa tenere questo ritmo?”
Celestia
alza le spalle, parlando come se avessi fatto una domanda ovvia
“Nessuno, è solo il mio dovere. Proteggere e servire Equestria,
per cielo e per terra. Ricordi?”
Sentirla
ricordare il vecchio giuramento che facemmo entrambe al momento
dell'incoronazione, non come sovrane ma come protettrici del regno, è
solo l'ennesima stilettata. Qualunque cosa dica, per qualche ragione,
finisce solo con l'alimentare l'ira che provo.
“Lo
sai...” sospiro “Essere tua sorella non è facile: chiunque
guardi me pensa subito a te, a te e a quanto tu sia
straordinaria e potente. E con il tempo sarà solo peggio!”
Celestia
corruga la fronte, presa alla sprovvista da queste mie parole
“Tranquillizzati Luna, non succederà!”
“Succede
già adesso, invece!” la interrompo, diventando paonazza in volto e
sbattendo gli zoccoli per terra “È per questo che passo le notti
completamente da sola! È per questo che il massimo che posso fare è
osservare i sogni di un pony alla volta e persino al Gran Galà
Galoppante, l'unica notte dell'anno in cui ho la possibilità di
conoscere qualcuno e venire riconosciuta per quello che valgo
davvero, la tua presenza mi oscura, anche da lontano! Ti
prego, Celie, non continuare, perché finirà male, non solo per te,
ma sopratutto per me!”
“Io
ti farei del male?” domanda Celestia, piegando la testa a un lato e
inarcando un sopracciglio
“Sì!”
annuisco, guardandola dritta negli occhi “È quello che stai
facendo!”
Celestia
apre la bocca per ribattere, ma la anticipo “Come credi che mi
senta, mentre faccio le stesse cose che fai te, a vedere come tutti
si beino del tuo lavoro, mentre i nostri ospiti hanno fatica a
ricordare persino il mio nome? Non lo sopporto!”
Inavvertitamente
alzo troppo la voce e si sentono nella stanza i primi passi delle
guardie. È solo un'occhiata di Celestia a fermarli. Dopo qualche
secondo, mantenendo la calma che la contraddistingue da sempre, mi
confida “Sai, Luna... quando ci venne offerto il ruolo di
protettrici del regno, ero così agitata che mi tremavano le zampe.
Governare è una responsabilità enorme, ancor più con tutte le
minacce che abbiamo dovuto affrontare. Ma poi ho visto te...”
Mentre
parla, Celie allunga uno zoccolo per toccarmi, ma lo schivo
preferendo continuare ad ascoltare. Lei, senza dare a vedere alcuna
reazione al mio gesto, prosegue “Tu eri così entusiasta di queste
nuove avventure, di questa nuova vita sin dal primo momento ed è
stato il tuo entusiasmo contagioso a convincermi. I mesi sono passati
e tu sei sempre stata allegra, solare, felice di questa nuova
vita. Ma qualcosa, ultimamente, ti ha cambiato: il tuo entusiasmo si
è spento. Hai permesso al primo maligno che ti arrivava alle
orecchie di dirti che non valevi niente. Sono cresciute le difficoltà
e hai cercato un colpevole. E lo hai trovato... in un'ombra!”
Qualcosa
nella voce di Celestia cambia. Mentre parla, smette il tono
distaccato e amorevole che tutti conoscono in favore di un modo di
parlare molto più confidenziale.
In
un crescendo, conclude “Lascia che ti dica una cosa: essere
principesse è forse la responsabilità più grande che avremmo mai
potuto avere. Ci sono decisioni difficili ogni giorno e tutti contano
su di te. Perciò il successo di una principessa non si misura con
quanti sanno il tuo nome o quante feste in tuo onore vengono
celebrate ogni anno, l'importante è quanto quelli che contano su di
te sono felici, gli sforzi che fai per mantenere la pace! Così
sei una vera principessa, un sovrano non dovrebbe andare ad
accusare prima questo e poi quello che qualcuno non sa come si
chiami, i tiranni fanno così! E tu non lo sei!”
Celestia
conclude sbraitando, perdendo la calma per la prima volta da quando
ha preso la corona. La sua voce è ha una tonalità così elevata che
devo aggrapparmi al tappeto per non cadere. E giudicando lo stridio
delle armature intorno a noi, anche le guardie devono essersi
sforzate.
Nella
sala piomba il silenzio; io sono atterrita dalla ramanzina di Celie,
mentre lei ansima.
Una
parte di me si sente amareggiata, delusa di averla fatta infuriare a
questo modo. Ma l'altra mantiene il rancore: Celie mi ha appena
umiliata, sgridandomi come una puledrina, dandomi della tiranna e
facendomi quasi cadere semplicemente alzando la voce. Lei è
superiore a me, sotto ogni punto di vista e questa consapevolezza
alimenta il mio rancore.
Restiamo
ad osservarci senza dire niente per un minuto che pare durare in
eterno. La confusione che regna in me è tale che ignoro quale
espressione debba avere, mentre mia sorella sembra persino
dispiaciuta.
È
lei ad interrompere il silenzio tra noi “Comunque sia, ti vorrò
sempre bene. Sei mia sorella, la mia unica sorella, non potrebbe
essere altrimenti. Sei l'unica creatura a cui non torcerei un solo
crine, anche se ne andasse della mia stessa vita. Ma finché non
capirai cosa vuol dire essere davvero una principessa, quella corona
che porti non varrà mai davvero!” detto questo, si congeda “E
adesso devo andare. Ho una riunione. Un'altra.”
Abbasso
lo sguardo, mentre mi supera.
“Vuoi
che ti accompagni?” chiedo, quasi involontariamente.
“Vedendo
come stanno le cose... preferirei di no.” mi risponde, senza
rallentare un solo istante, prima di chiudere la porta dietro se.
Le
guardie, poco dopo di lei, aprono le ali e lasciano la stanza uscendo
dalle lunghe finestre disposte nella navata.
Sola,
salgo le scale fino a sedermi sul trono. Con la magia, chiudo le
finestre e tiro le tende, facendo piombare la stanza nell'oscurità.
Le voci da fuori arrivano schermate dalle spesse pareti, come un
lontano eco che rende indistinguibili le parole, mentre davanti a me
non si alza nemmeno un filo di vento.
Studio
attentamente l'intera area intorno a me, nella speranza di trovare
qualcuno, chiunque, che prima o poi esca dall'ombra per farmi
compagnia. Ma questo non accade mai.
Sono
sola.
Terribilmente,
disperatamente sola.
Come
ogni singola notte dell'anno.
Solo
che adesso, oltre alla solitudine, anche l'untuosa umiliazione appena
ricevuta mi stringe la gola in un nodo che non posso sciogliere,
mentre lacrime di rabbia mi rigano il muso.
Non
ho nemmeno un posto dove andare, adesso. Dopo il disastro che ho
fatto in camera, non ho nemmeno un giaciglio.
Resto
a fissare l'oscurità avanti a me, in lacrime, per qualche minuto,
prima che la stanchezza e la comodità del trono abbiano il
sopravvento e, finalmente, mi addormenti.
“Svegliati,
Luna!”
La
voce arriva come una freccia alle mie orecchie, facendomi trasalire.
Sgrano gli occhi, accorgendomi che sono rimasta addormentata per
tutto il pomeriggio.
“Stai
per fare tardi ad alzare la luna! Già che ci conoscono poco, vuoi
anche saltare le tue mansioni?”
Non
rispondo, scendendo piuttosto dal trono per dirigermi fuori. Per
quanto odi ammetterlo, la voce nella mia testa ha ragione: giudicando
la luce fuori, deve mancare poco alla fine della giornata. Ma lungi
da me il confessarlo.
“E
così una principessa non fa questo per la gloria, eh?” domanda
la voce, mentre attraverso zoppicante la navata “Be', chi se ne
importa! Tu sei molto più di questo! Tu sei un alicorno! Sei una
forza della natura! Sovrasti tutti quei pagliacci che si prostrano
agli zoccoli di Celestia!”
Tutti
i complimenti ricevuti assieme mi confondono. In una giornata storta
come questa, sentire le prime lodi alle mie capacità ha qualcosa di
attraente. Per la prima volta, non provo fastidio a sentir parlare il
mio ego.
Non
mi sono ancora del tutto ripresa dal sonno, non riesco nemmeno a
camminare completamente dritta, pur tenendo le ali semiaperte per
mantenere l'equilibrio. Ma mi concentro per ascoltare ogni parola che
sto per sentirmi dire.
“Non
lo capisci? Hai preso a calci dei pezzi da novanta come Discord,
Tirek e Re Sombra! I tempi sono maturi per qualcosa di davvero
epico e noi, dannazione, glielo daremo!”
Le
sue parole mi convincono. Raggiungo finalmente il portone d'ingresso
al corridoio, ma non lo apro. Rimango piuttosto a fissarlo
specchiandomi nelle decorazioni in ottone.
“Ci
sono più di cento incantesimi per cambiare aspetto. Rendi la tua
chioma fluttuante come quella di Celestia! Cresci! L'altezza è
sinonimo di potere, se non lo sai! Tu sei la principessa della notte,
sei tu quella che ha spianato la strada a tua sorella e adesso
prenderai quello che ti spetta! La fama, il rispetto... un tappeto
rosso che va da Equestria fino al regno dei Grifoni, garantito! Li
hai fatti riposare, hai preservato le forze per questo momento...
tutto quello che devi fare è dare inizio al grande evento! L'inizio
della Notte Eterna!”
Con
il fiato spezzato, guardo dentro un ottone. Posso vedere quello che
la voce sta suggerendo. Equestria avvolta nell'oscurità, i pony di
tutto il mondo che si prostrano con foga ai miei zoccoli, pronti a
baciare il suolo dove passo, se serve a farmi piacere. Città in
fiamme, nessun nemico che osi opporsi a me.
“Di
questo sto parlando!” esclama, eccitata, la voce
“Esplosioni, pony che gridano, oscurità! Guarda quei sudditi,
guarda i loro occhi, come brillano! Amano questa realtà!
Amano l'andrenalina, amano un vero capo da temere! Non quella
pietosa leadership basata sul rispetto che Celestia predica, è
deprimente!”
Annuisco,
in modo assente, a quelle parole.
La
visione cessa improvvisamente e mi ritrovo nuovamente davanti al mio
trono, dall'altro lato della stanza. Come ci sia tornata, questo non
lo so. E non mi importa.
“Sì...”
sospira la voce “E la prossima volta che alzerai la luna, la
notte durerà...”
“Per
sempre...” decreto, sottovoce, ipnotizzata dall'enorme opportunità
che si sta aprendo avanti a me, mentre un largo sorriso si forma
lentamente sulle mie labbra.
“Celestia
ha ragione, quando dice che tu non sei una principessa.
Perché sei una Dea! Capito? Una maledettissima Dea tra
le formiche!”
Lentamente,
con un riso isterico ad accompagnare i miei passi, mi avvicino al
terrazzo comune che unisce il mio trono e quello di Celestia.
“Ci
può essere solo una principessa ad Equestria... e quella
principessa, ovviamente...” sussurro, mentre la voce nelle mie
orecchie si fa sempre più insistente, fino a quando non è lei a
diventare la mia voce e io soltanto un pensiero remoto.
“I
ragionamenti mortali non si applicano con te! Aspetta solo di vedere
le facce di quei perdenti che ancora non ci conoscono. Mostriamo
a Celestia e al mondo di cosa siamo davvero capaci!
Mettiamo fine a tutto questo, a modo nostro!”
“...
sarò io!” grido, con tutto il fiato che ho in corpo. Il mio
ultimo atto con questo debole, gracile, corpo da principessina deve
essere udito in tutto il regno e anche oltre. Con il mio potere, il
parapetto va in frantumi e le pareti si crepano e cedono.
La
luna si alza in cielo e io con lei. Un'esplosione di energia oscura
sancisce la nascita della nuova me e l'inizio di una nuova era, non
solo per Equestria ma per il mondo intero.
Cresco,
assumendo le stesse dimensioni di Celestia, ma con un manto nero come
la notte. I denti aguzzi aiuteranno ad infondere la paura in quelli
che incontrerò. Grandi ali eleganti, criniera e coda fluttuanti come
il cielo stellato e protezioni metalliche per quelli che si
dimostreranno abbastanza pazzi da sfidarmi.
Questo
giorno verrà ricordato per sempre come la fine di Princess Luna e di
quel poco che rappresentava. Oggi, una nuova principessa... no, una
nuova signora della notte è nata. Una signora fatta di puro
potere oscuro, animata dalla sete di vendetta e di potere.
Intossicata
dall'eccesso, rido di gusto, posando lo sguardo su quello che mi
circonda. Su di un regno maturo, pronto per essere mietuto.
Un
paio di raggi incantati seminano altra distruzione intorno a me.
Quello che ci sono voluti dieci mesi e decine di operai per
costruire, lo sto abbattendo da sola in dieci minuti.
E
mi piace.
Oh,
quanto mi piace!
Solo
quando Celestia entra nella stanza, camminando verso di me senza fare
rumore, mi fermo. Con se, non ha nemmeno un singolo soldato.
Vado
verso di lei, imitando le sue movenze ma con un'espressione
agguerrita che mostra apertamente le mie intenzioni.
Quando
siamo una di fronte all'altra, illuminata dai raggi della luna, della
mia luna, illuminare la stanza attraverso i cedimenti che ho
causato, restiamo a osservarci per alcuni secondi.
“Luna...”
grida Celestia, spalancando le ali e rompendo il silenzio creato “Non
combatterò contro di te. Ma devi abbassare subito la luna, questo è
il tuo dovere!”
Socchiudo
gli occhi.
Rispondo
con voce grave e tonante.
“Chi
è questa Luna? Io sono... Nightmare
Moon!”
FINE
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