Login 'n Kill, versione seconda.

di Raeiki
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Pioveva. Albert odiava la pioggia, da sempre.
Ma quel giorno aveva bisogno di pensare, e decise di fare una camminata fuori, anche se pioveva. 
Gli erano successe parecchie cose. Innanzitutto dopo aver scoperto l'identità di Light, ovvero Edward Baine, aveva iniziato a farselo amico a scuola. Per lui non era semplicissimo, ma iniziò a parlargli ogni tanto, magari nella pausa pranzo. E il suo piano funzionò. Baine aveva molti più amici di Albert ed era decisamente più popolare, ma nonostante questo avevano molte cose in comune. Giocavano entrambi al computer per svariate ore del giorno, Albert iniziò a giocare agli stessi giochi di Edward e in poco tempo furono amici.
Durante questo periodo tuttavia non giocò a Login 'n Kill, salvo due o tre partite da solo giusto per fare un giro di ricognizione la sera, o per planare da un tetto all'altro. Adorava farlo, lo faceva sentire libero come nient'altro. 
Un altro fattore che lo tratteneva dal giocare era la polizia. Ogni tanto sentiva al telegiornale alcune notizie inerenti ad altre squadre che venivano sorprese a combattere, e quindi fermate dagli agenti. 
Alcune volte effettuò il login per nascondersi in un capanno degli attrezzi abbandonato nel bosco, poco lontano da casa sua, per allenarsi nel combattimento. Ne aveva bisogno, le abilità predefinite dell'avatar non sarebbero bastate per andare avanti in quel gioco. Gli serviva più addestramento, più forza. Doveva essere preparato a tutto.

Comunque, Albert camminava dritto, sotto la pioggia, con le auricolari nelle orecchie. La musica era altissima, il metal martellante nelle orecchie. Il metal gli dava una certa carica, quindi ascoltava principalmente quello. 
"Ti prego...basta...non ti ho fatto nulla... ti prego...". La persona giaceva per terra, pieno di lividi e ferite. Aveva provato a rubargli qualcosa dalla tasca. Albert se ne stava andando, contando di lasciarlo sotto la pioggia. Qualcuno lo avrebbe raccolto. "Aiuto...Aiuto! Qualcuno mi aiuti!". Albert si fermò, e si girò verso la sua vittima. Tremava. Perdeva molto sangue. Lo fissò da dietro gli occhiali neri, facendo oscillare il becco insanguinato dell'aquila d'argento contro la scarpa. Alzò il braccio, puntandolo con la pistola: "Non c'è bisogno di urlare, sto ascoltando la musica." Sparò un colpo nella fronte dell'uomo, che si accasciò a terra con un buco sanguinante in testa. Sentì avvicinarsi delle voci, che si trasformarono in urla. Spiegò le ali nere, e spiccò un salto altissimo grazie allo slancio. Arrivò in una stradina e uscì da Login 'n Kill, con tutta la calma del mondo.


Spalancò gli occhi, sentendo una voce rimbombante e poco chiara. Si strofinò le palpebre per qualche secondo, poi sua madre irruppe in camera sua: "Albert. E' come minimo la quarta volta che ti chiamo. E' pronta la cena, vedi di sbrigarti."
Albert si girò verso il monitor del computer, e spense Login 'n Kill. Sorrise, si passò una mano tra i capelli, pensando a quell'uomo di prima. Probabilmente avrebbe iniziato ad ascoltare la muscia mentre uccideva le persone, odiava le loro urla. Si stiracchiò, poi si alzò in piedi: "Arrivo, mamma."
Sarebbe stato un anno lungo e faticoso per lui. Ma forse ne sarebbe valsa la pena. Forse.




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